In Pace Christi

Piantoni Giuseppe

Piantoni Giuseppe
Geburtsdatum : 30/06/1925
Geburtsort : Coccaglio BS/I
Zeitliche Gelübde : 09/09/1948
Ewige Gelübde : 09/09/1951
Datum der Priesterweihe : 11/06/1949
Todesdatum : 26/06/1979
Todesort : Milano/I

Giuseppe Piantoni nacque a Coccaglio, in provincia e diocesi di Brescia, il 30 giugno 1925, ma la sua famiglia si trasferì presto nel Vicentino, dove egli crebbe ed ebbe la sua educazione. Frequentò il Seminario vescovile di Vicenza dalla terza ginnasiale alla seconda teologia. «Da questo corso venne promosso riportando dieci in tutte le materie di insegnamento». Così scrisse il Rettore del Seminario, che in un'altra lettera aggiunse: «È un giovane di molta intelligenza e di molto amore allo studio... di pietà sentita e profonda... di condotta in tutto esemplare». Nei primi mesi del 1946, attraverso una nutrita, briosa e nitida corrispondenza col «famoso» P. Giacomo (Andriollo), maturò la sua vocazione missionaria, «frutto d'una ripresa energica di ideali inveterati». Nel settembre dello stesso anno entrò nel noviziato di Venegono. L'anno seguente, con un gruppo di novizi e sotto la guida di P. Giordani, passò nel nuovo noviziato di Gozzano, dove fece la prima professione il 9 settembre 1948. Completò la quarta teologia a Venegono riportando pieni voti con due «lodi», e fu ordinato sacerdote a Milano l'11 giugno 1949. Durante l'anno 1949-1950 insegnò nel nostro seminario di Crema, dandosi allo stesso tempo al ministero sacerdotale e allo studio in preparazione per gli esami di maturità liceale. Fu poi per tre anni insegnante a Rebbio di Como, mentre frequentava la facoltà di filosofia all'università cattolica di Milano. L'eminente Prof. Gustavo Bontadini lo accompagnò nei suoi studi con un'attenzione preferenziale avendo trovato in lui una forte capacità di analisi e di espressione. L'impressionante attività di P. Piantoni preoccupava un po' il buon P. Simoncelli, suo superiore, che riferiva a Verona che il giovane padre studiava troppo, ma aggiungeva che era molto zelante nel ministero, molto espansivo, «un po' sbarazzino», sempre allegro. Dall'ottobre 1953 all'inverno 1954 insegnò filosofia a Gozzano e l'anno seguente a Sunningdale. Nel frattempo ottenne la laurea in filosofia alla Cattolica di Milano, difendendo brillantemente la tesi «Ricerche sul concetto di realtà nel pensiero di Giorgio Berkeley». Ritornò a Sunningdale come insegnante e superiore degli Scolastici (erano allora una ventina tra inglesi, irlandesi e italiani). Si guadagnò la loro stima e fiducia per le sue grandi qualità intellettuali e spirituali, per la sua vivacità, chiarezza di esposizione, comprensione e attenzione per i meno capaci. Dava responsabilità ai giovani e li formava ad una seria disciplina e pietà con le parole e con l'esempio. Tra le altre attività di quegli anni ricordiamo le giornate missionarie e l'assistenza spirituale alle Suore Comboniane di Chiswick. Seguì un triennio (1958-1961) di stretta collaborazione con P. Riccardo Lombardi e P. Virginio Rotondi all'«Opera promotrice del Movimento per un Mondo Migliore» a Rocca di Papa presso Roma. La sua presenza e attività fu molto apprezzata, come testimoniano P. Rotondi e P. Rossetti, O.M.I. Questi scrive: «Quando arrivai al "Mondo Migliore", trovai P. Piantoni che vi aveva già passato un anno. Era il principale collaboratore di P. Rotondi, e direttore dei corsi in inglese, lingua che lui possedeva molto bene. Svolgeva un'attività straordinaria ed era instancabile, e sorrideva sempre. Aveva un'intelligenza superiore e una cultura non comune, un cuore grande e una volontà ferrea; era fervente, socievole e generoso. Collaborare con lui era facile. Nonostante che io fossi quasi 30 anni più anziano di lui, si stabilì tra noi un'intima amicizia; soffrii molto quando nel giugno 1961 lasciò Rocca di Papa». P. Rotondi così lo ricorda: «Avevo la massima fiducia in P. Piantoni; gli davo da sbrigare la mia corrispondenza anche più delicata. Era entrato pienamente nel mio modo di pensare tanto che io firmavo le lettere da lui preparate senza leggerle. Era sempre servizievole, attivissimo, svelto e deciso. Aveva un carattere forte, sensibilissimo ed effondeva la sua sensibilità sugli altri. La sua corrispondenza mantenne sempre un alto livello di spiritualità. Preparava bene le sue conferenze, parlava bene, anche se talvolta un po' difficile, ed era sempre ascoltato volentieri». Nel giugno del 1961 il Superiore Generale, P. Gaetano Briani, chiese a P. Lombardi di lasciare libero P. Piantoni «per l’urgente necessità di personale nelle missioni». P. Piantoni aveva già assicurato il Padre Generale di sentirsi «più che mai membro fedele e obbediente della Congregazione e prontissimo ad ogni cenno...». Destinato all'Uganda, arrivò a Gulu nell'ottobre 1961. Con l'aiuto di P. Giazzi si diede allo studio della lingua acoli per potersi dedicare all'apostolato parrocchiale. Ma il Vescovo, Mons. G. B. Cesana, lo fece Rettore del Seminario diocesano di Lacor. Iniziò la sua attività con il nuovo anno scolastico nel gennaio 1962. Credette necessario dover instaurare una disciplina più rigida - «la tradizionale disciplina del seminario» - con un più oculato discernimento dei seminaristi, «non senza l'esplicita approvazione del Vescovo». La linea dell'«inesperto» Rettore, o il modo di seguirla, non incontrò molto favore tra i suoi collaboratori, e meno ancora tra i seminaristi che erano stati investiti dal vento dell'indipendenza che spirava in tutta l'Uganda. In luglio P. Piantoni organizzò delle giornate sullo spirito sacerdotale, invitando anche i sacerdoti locali, ma non vi fu la rispondenza e l'entusiasmo che si aspettava. Al contrario, il 20 luglio, i seminaristi, per protesta contro l'espulsione di un loro compagno, rifiutarono di entrare in classe. In seguito a questo «sciopero» il Seminario fu temporaneamente chiuso. Si credette anche opportuno cambiare il Rettore; P. Piantoni non solo diede le dimissioni suggerite, ma, sentito il parere del Padre Generale, abbandonò l'Uganda e ritornò in Italia. Senza volergliene fare una colpa, si disse che la sua inesperienza aveva portato a questa situazione. Ovviamente per il sensibilissimo P. Piantoni fu un trauma di cui soffrì per tutta la vita. Anni dopo, partendo proprio dalla riflessione su questa esperienza, credette di riconoscere in sé «un radicale rifiuto psicologico nei confronti della missione vissuta». Né i Superiori né i confratelli ne furono molto convinti, ma dovettero constatare una tormentosa situazione interiore che era difficile comprendere e soprattutto superare. In Italia fu assegnato all'animazione missionaria nei Seminari, che svolse con il suo ben noto impegno e con ottimi risultati. Nel 1964, su richiesta di P. Lombardi, andò in Ghana per organizzarvi una sezione del «Movimento per un Mondo Migliore». Terminato il suo compito, ritornò a Verona e riprese la sua attività preferita, l'animazione missionaria. Per alcuni mesi (giugno-ottobre 1965) fu Assistente ecclesiastico delle Missionarie Secolari Comboniane (che allora si chiamavano «Ausiliarie Comboniane») e, nonostante il breve tempo, diede un impulso decisivo all'Istituto con alcune direttive che furono poi discusse nell'Assemblea Generale, e con il promuovere il riconoscimento dell'Istituto da parte della S. Congregazione per i Religiosi e gli Istituti secolari. Tuttavia i suoi dubbi interiori persistevano e gli causavano momenti di crisi dolorose pur nella sua fondamentale disponibilità alla volontà di Dio. Ad un certo punto, per la sua avversione ad un ritorno in missione, si credette in dovere di lasciare la Congregazione. Presentò formale domanda a Propaganda Fide che gli concesse (29 ottobre 1965) di passare alla Pia Società di San Gaetano da Thiene. Tuttavia prima di fare il passo decisivo ebbe un colloquio con il Superiore Generale, P. Briani, che lo assicurò dell'apprezzamento e della stima dei Superiori e dei confratelli. Così rimase comboniano. L'attività di animazione missionaria nei Seminari d'Italia era in quegli anni molto intensa. P. Piantoni era convinto che per stabilire legami duraturi tra i seminari e le missioni o per suscitare vocazioni, non bastava una breve visita né una semplice conferenza, di conseguenza offriva corsi di esercizi, ritiri mensili, ritiri straordinari, serie di conferenze, ecc., e i risultati furono rilevanti. Ben presto accettò di fare altrettanto per il clero a livello diocesano e le richieste piovvero da molte parti d'Italia. Naturalmente, ciò lo teneva molto impegnato e qualche confratello avrebbe preferito che si limitasse alla promozione vocazionale diretta ed esclusiva. Nel suo zelo si sentiva portato ad assecondare i vari movimenti di spiritualità, per es. i Focolarini, e di quando in quando presentava all'approvazione dei Superiori iniziative apostoliche, come per es. un Centro di spiritualità. Quasi tutte le settimane, tra un impegno e l'altro, andava nella parrocchia di S. Paolo a Vicenza per aiutare un suo vecchio amico di seminario nel ministero domenicale. La popolazione lo ricorda ancora per l'accoglienza aperta e sorridente e l'attenzione particolare che dava ad ogni persona, e per il bene immenso ricevuto. «La sua presenza - attesta l'attuale parroco - è stata come un passaggio di Dio». Volentieri si prestava, quando richiesto, a fare conferenze, ritiri, ecc., anche alle nostre comunità. «Le sue meditazioni - scrive P. Ramponi - erano veri gioielli. Le preparava con lunghe ore di adorazione eucaristica e le scriveva in nitidi schemi che vorrei sperare non vadano perduti». Altri confratelli testimoniano la pietà eucaristica e mariana di P. Piantoni. Nel 1970 fu eletto consigliere provinciale e gli fu affidato l'ufficio di segretario nazionale dell'animazione missionaria. Fu allora che fece un viaggio in Uganda per vedere se riusciva a rendersi disponibile per la missione. L'esperimento non riuscì e «umiliato fino al midollo delle ossa» diede le dimissioni da segretario dell'animazione, pur continuando la sua attività. «E le cose continuarono... - nota con tristezza -, continuò la sofferenza interiore: indisponibilità, emarginazione, ambiguità, lavoro arduo... e una passione per la pastorale immediata...». Da Vicenza venne l'invito a ritornare in diocesi. «Volli prendere tempo per pregare e mi parve di nuovo di sentire che finché non era la Congregazione (ripetutamente interpellata in proposito) a dirmi di uscire, per me sarebbe stata infedeltà alla mia consacrazione l'uscire, solo per trovarmi a mio agio e libero da quella sofferenza interiore. Così dissi al Vescovo. E da allora lavorai intensamente a mettere in un clima di fede più profonda tutta la mia vita». Nel 1976, a 51 anni, dopo un colloquio con un confratello «amico di vecchia data», pensò che doveva tentare ancora una volta un inserimento in missione e dichiarò ai Superiori la sua disponibilità facendo l'opzione per una zona di lingua inglese. Gli fu proposto il Malawi; accettò «con tutte le forze e tutta la gioia», e nel maggio 1977 lasciò l'Italia. Fu destinato a Phalombe e si mise al lavoro, ma «gradatamente e inesorabilmente» sentì insorgere dentro di sé un conflitto, una indisponibilità che era più forte di lui «un po' come uno che ama gli ammalati, ma non resiste a rimanere come infermiere in un ospedale». Ne parlò come di una tragedia ma questa volta non si sognò neppure di lasciare la Congregazione, anzi ne avrebbe sofferto moltissimo se, come temeva, i Superiori gli avessero suggerito di lasciarla. Naturalmente Superiori e confratelli soffrivano con lui e fu ben visto il suo inserimento nell'animazione missionaria con base a Milano, 16 mesi dopo che aveva lasciato l'Italia. A Milano, il 26 giugno 1979, gli venne incontro precocemente Sorella Morte sotto forma di un collasso cardiocircolatorio in seguito ad un’operazione. Nella luce del volto di Dio che aveva sempre cercato e amato e fatto amare avrà trovato il segreto e il premio delle sue sofferenze e fatiche. A noi resta il rimpianto di non essere riusciti a dargli la completa serenità che insieme con le sue doti e virtù avrebbe fatto di lui una grande figura della nostra Congregazione.

(A cura di P. F. Centis e P. V. Dellagiacoma)

Da Mccj Bulletin n. 127, marzo 1980, pp. 58-61