In Pace Christi

Bombieri Giocondo

Bombieri Giocondo
Geburtsdatum : 15/02/1887
Geburtsort : Cerro Veronese/I
Zeitliche Gelübde : 24/09/1908
Ewige Gelübde : 03/03/1910
Datum der Priesterweihe : 07/08/1910
Todesdatum : 11/09/1964
Todesort : Verona/I

P. Bombieri fu colpito da paralisi destra nel giugno 1964, all'ospedale di Negrar, appena ricoverato per accentuati disturbi circolatori. In quella condizione fu riportato in Casa Madre il 2 luglio. A chi andava a fargli visita, sorrideva amabilmente, porgendo la sinistra; e cercava invano di rispondere, poiché la paralisi gli aveva tolto la parola. La forte fibra e le cure dei Fratelli gli permisero di vedere la mattina dell'11 settembre. Si spense in fretta verso le 10.15.

Nato a Cerro Veronese il 15 febbraio 1887, ventiquattro anni dopo la morte del suo grande compaesano e primo evangelizzatore del Sudan meridionale, Don Angelo Vinco, aveva sentito imperioso l'invito alle Missioni Africane all'età di 18 anni. Perciò lasciò il Seminario per la Casa Madre il 7 ottobre 1905. Raggiungeva il sacerdozio il 7 agosto 1910.

I primi tre anni esercitò il suo ministero a Brescia, nell'Istituto Comboni, a Roma, presso la nostra chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio a Trevi, e al Cairo, al S. Cuore. Si diede subito con impegno e successo alla predicazione, per la quale aveva buone doti.

Nel 1913 i Superiori lo fecero proseguire per l'Uganda. Nell'ottobre raggiungeva Palaro, stazione che era stata aperta sette mesi prima, sulla destra del Nilo. La componevano una chiesetta e diversi altri fabbricati di fango e paglia.

Purtroppo la salute gli mancò fin dal principio. Due settimane dopo l'arrivo, una forte febbre malarica l'obbligò a più di quindici giorni di letto. Altre ricadute suggerirono ai Superiori di non imporre alla stazione nuova la cura di un malato e di procurare a lui un clima migliore. Lo mandarono quindi a Omach, subito dopo Natale. Vi si trovò contento; ma anche qui le condizioni di salute non migliorarono. Anzi nel settembre del 1915 fu inchiodato a letto dalla febbre nera. Si alzò dopo un mese e attribuì a speciale grazia l'aver salva la vita.

Perciò, appena fu in grado di farlo, dovette rassegnarsi a dire addio all'Uganda e tornare in Egitto, perché la guerra non permetteva di rimpatriare. Lasciò Omach per Palaro il 7 novembre, compiendo il tragitto parte in battello e parte in portantina. Ristabilitosi meglio, raggiunse Nimule in battello. Superate nuove febbri proseguì per il Cairo, dove arrivò il 24 febbraio.

Pochi giorni dopo dovette assumersi la responsabilità della comunità e del collegio di Hélouan, con un centinaio di alunni interni e una sessantina di esterni. Inoltre, raggiungeva spesso la chiesa del S. Cuore per predicarvi. Nonostante la guerra, il Signore non permise che il Collegio fosse chiuso, anzi offrì a P. Bombieri la gioia di organizzare le feste per la consacrazione episcopale di Mons. Stoppani, primo Vicario Apostolico del Bahr el Ghazal, avvenuta al Cairo nel dicembre del 1917.

Un anno dopo P. Bombieri riprese la via dell'interno per raggiungere Khartoum Nord come procuratore della Missione. Neppure questa volta il clima gli fu favorevole, e i Superiori lo richiamarono in Italia nel 1920 per affidargli l'Istituto Comboni di Brescia, che era allora l'unica Scuola Apostolica della Congregazione. Qui ebbe modo di dedicarsi anche alla propaganda missionaria. Partecipò al Capitolo Generale del 1925, e fu confermato nel suo ufficio. Proprio in quell'anno, in cui ricorreva il giubileo della Scuola Apostolica, dovette cominciare ad organizzare le scuole interne, perché il Collegio Arici non poteva più accettare l'ormai notevole numero di apostolici.

Nel 1928 la Consulta nominava P. Bombieri Padre Maestro. Anche i novizi crescevano di numero in maniera consolante, tanto che nel 1931 toccavano il centinaio; metà erano aspiranti Fratelli. Il lavoro di P. Bombieri divenne allora estenuante, tanto più che il Capitolo gli aggiunse la carica di Assistente Generale.

Nel 1937 fu confermato nell'ufficio di Assistente e fu anche nominato Procuratore Generale. A questo nuovo ufficio, dovette dedicarsi per dieci anni, e in un periodo particolarmente laborioso a causa della guerra.

Era difficile comunicare con i Confratelli delle Missioni; e bisognava pensare a quelli che erano cappellani militari o erano finiti nei campi di concentramento. Inoltre le operazioni belliche divisero l'Italia in due, e nel 1944-45 P. Bombieri si trovò ad avere la responsabilità delle Case dell'Italia Centro-Meridionale. Dal 1° febbraio 1946 all'agosto dell'anno seguente, poté inviare regolari messaggi settimanali ai confratelli d'Africa per mezzo della Radio Vaticana.

Dopo il Capitolo del 1947, P. Bombieri ebbe ancora la grazia di rivedere l'Africa come Superiore Regionale dell'Egitto. Arrivò al Cairo nell'ottobre, dopo una navigazione fortunosa per le condizioni del mare e della vecchia nave. Al S. Cuore poté dedicarsi ancora con soddisfazione al ministero. Sperava ancora di prolungare la sua permanenza in Africa, invece dovette salutarla nel 1950, dopo avere avuto la consolazione di fare un pellegrinaggio in Terra Santa.

«Lieto di servire Dio e amare la Congregazione» e desideroso di giovare alle anime, si dedicò all'ufficio di parroco del Santuario della Mediatrice, a Troia e poi di Padre Spirituale nella Scuola Apostolica di Padova.

Nel 1953 fu definitivamente addetto alla chiesa di S. Tomio, nel centro di Verona, dove fino alla morte prestò un servizio prezioso come guida illuminata di fedeli e specialmente di sacerdoti.

La sua salute cominciò a deperire fin dal 1951, anno in cui rischiò la vita a Padova per una fuga di gas nel bagno. Nel 1954 un attacco di tifo con conseguente flebite gli lasciò dei disturbi circolatori che ogni anno doveva curare a Negrar per una ventina di giorni. Altrimenti di solito lasciava S. Tomio solo una volta a settimana per una breve visita in Casa Madre.

Quanti ebbero la fortuna di avvicinarlo notarono in lui l'amore alla Congregazione, la devozione al S. Cuore, la fedeltà alle regole e consuetudini, lo spirito di preghiera e l'assiduità al confessionale. Fu fedele al dovere fino al giorno in cui, in serie condizioni di salute, fu ricoverato a Negrar per l'ultima volta.

Vero servo fedele, è andato al gaudio eterno all'età di 77 anni. Il suo paese di Cerro Veronese volle che la salma riposasse nel suo cimitero.

Da Bollettino n.71, ottobre 1964, pp. 994-996

*****

Compaesano dei grandi missionari Angelo Vinco e i due fratelli Carcereri, a 18 anni lasciò il seminario diocesano per entrare tra i comboniani. Divenne sacerdote nel 1910. Dopo un tirocinio a Brescia e a Roma, andò al Cairo e poi in Uganda, ma la malaria e poi la febbre nera lo costrinsero a rimpatriare. Raggiunse il Nilo in portantina. Al Cairo guarì perfettamente reggendo la missione con molta perizia. Tentò nuovamente la missione andando a Khartoum, però dovette tornare poco dopo, se voleva salva la vita. Era il 1920. Fu brillante superiore a Brescia e indefesso animatore missionario nelle parrocchie della diocesi. Nel 1925 organizzò le scuole interne perché il collegio Arici, frequentato dai seminaristi comboniani, non poteva più accoglierli. Nel 1928 fu maestro dei novizi a Venegono con più di cento novizi. Durante l’ultima guerra fu assistente del p. Generale e procuratore delle missioni con sede a Roma. Qui poté inviare settimanalmente messaggi ai confratelli d’Africa (isolati dalla guerra) per mezzo di Radio Vaticana.

Dopo la guerra trascorse ancora tre anni al Cairo. Dal 1953 fu confessore ricercato, specie dai sacerdoti, nella chiesa di San Tomio a Verona. Fu un grande devoto del Sacro Cuore e ne propagò la devozione. Era l’uomo della fedeltà alla Regola e di intensa preghiera. Lavorò finché lo colse la paralisi che lo portò in cielo, all’età di 77 anni. I suoi compaesani vollero che la salma riposasse nel loro cimitero. Di lui resta il ricordo di un vero servo del Signore.

P. L. Gaiga