Lunedì 29 maggio 2017
“In questi giorni del Simposio avremo diversi suggerimenti che possono aiutarci a vivere spiritualmente il nostro essere comboniani. Suggerirei di vivere questi giorni facendo tre cose: ringraziare Dio per i 150 anni della vita dell’Istituto; valutare con umiltà il nostro oggi dell’Istituto; e ripartire da Cristo, da Comboni e dalla nostra bella storia, per un cammino di rinnovamento e di rilancio”, ha detto P. Tesfaye Tadesse Gebresilasie, Padre Generale dei Missionari Comboniani, che stanno realizzando dal 26 maggio al 1 giugno, a Roma, il Simposio per il 150° anniversario della fondazione del loro Istituto. Pubblichiamo di seguito il discorso che il Padre Generale ha rivolto ai presenti all’inizio del Simposio. [Cliccare qui per vedere il video].


Alleluia.
Lodate Dio nel suo santuario,
lodatelo nel suo maestoso firmamento.
Lodatelo per le sue imprese,
lodatelo per la sua immensa grandezza.
Lodatelo con il suono del corno,
lodatelo con l'arpa e la cetra.
Lodatelo con tamburelli e danze,
lodatelo sulle corde e con i flauti.
Lodatelo con cimbali sonori,
lodatelo con cimbali squillanti.
Ogni vivente dia lode al Signore.
Alleluia
”.
(Salmo 150)

Carissimi confratelli e consorelle, saluti e un grande grazie per essere venuti in occasione del Simposio per il 150° Anniversario della nascita del nostro Istituto come “Istituto delle Missioni per la Nigrizia”. Ringraziamo tutte le circoscrizioni che hanno inviato confratelli e hanno detto di sì a questa iniziativa di celebrazione e riflessione a livello d’Istituto.

Sono contento di salutare tutti i confratelli venuti come invitati a questo Simposio, in modo particolare i confratelli che hanno servito l’Istituto e la missione come Padri Generali ( P. Francesco Pierli, P. David Glenday, P. Manuel Augusto, P. Teresino Serra e P. Enrique Sánchez) in collaborazione con i loro Consigli generali, i membri della Direzione Generale e la comunità del distretto della Curia. P. George Klose, superiore generale emerito del ramo comboniano di lingua tedesca, ci ha mandato il suo saluto, visto che non ha potuto venire per motivi di salute ed età.

Un GRAZIE speciale alla Madre Generale Sr. Luigina Coccia e alle consorelle del Consiglio Generale, qui presenti, e al signor Alberto de la Portilla, coordinatore internazionale dei Laici Missionari Comboniani. Un grazie alle secolari missionarie comboniane e ad altre sorelle comboniane che parteciperanno ad una parte del Simposio. Grazie ai nostri relatori: i superiori generali emeriti, P. Fidel González, nostro confratello che ci parlerà oggi, P. Diego Farés SJ e Madre Luigia Coccia, CMS. Grazie a Isabella d’Alessandro e alle suore comboniane e a tutti quelli che parteciperanno al “pannello” della Famiglia Comboniana,

Una speciale parola di ringraziamento a P. Rogelio Bustos Juárez, coordinatore della commissione per il 150°, e a tutti i membri della commissione: Fr. Alberto Lamana, P. Claudio Lurati, P. Mariano Tibaldo e P. Venanzio Milani che ci ha aiutato anche con le iniziative per le celebrazioni  a livello generale e nella provincia d’Italia, e a tutti gli altri confratelli che ci aiuteranno in questi giorni in diversi modi.

Il mio discorso di apertura voleva limitarsi a questo, ma siccome mi hanno detto di dire qualcosa di più, aggiungerei quanto segue. In questi giorni del Simposio avremo diversi suggerimenti che possono aiutarci a vivere spiritualmente il nostro essere comboniani. Suggerirei di vivere questi giorni facendo tre cose:

  • Ringraziare Dio per i 150 anni della vita dell’Istituto.
  • Valutare con umiltà il nostro oggi dell’Istituto.
  • Ripartire da Cristo, da Comboni e dalla nostra bella storia per un cammino di rinnovamento e di rilancio.

1. Ringraziare Dio per i 150 anni della vita dell’Istituto

Il Missionario della Nigrizia, spoglio affatto di tutto se stesso e privo di ogni umano conforto, lavora unicamente pel suo Dio, per le anime le più abbandonate della terra, per l’eternità. Mosso egli dalla pura vista del suo Dio ha in tutte queste circostanze di che sostenersi e nutrire abbondantemente il proprio cuore, abbia egli in un tempo o vicino, o lontano, per mano altrui e colla propria a raccogliere il frutto dei suoi sudori e del suo Apostolato. Anzi il suo spirito non cerca a Dio le ragioni della Missione da lui ricevuta, ma opera sulla sua parola, e su quella de’ suoi Rappresentanti, come docile strumento della sua adorabile volontà, ed in ogni evento ripete con profonda convinzione e con viva esultanza: servi inutiles sumus; quod debuimus facere fecimus” (Scritti 2702).

Chi contempla i 150 anni di vita dell’Istituto e soprattutto la storia della vita comboniana dei nostri confratelli passati e presenti, è provocato a dire GRAZIE. Celebrare la bellezza del nostro Istituto e della grande generosità dei nostri confratelli ci provoca a cantare il MAGNIFICAT. In questi giorni, spero che, attraverso la liturgia, la convivenza e la condivisone, viviamo di questo dono di celebrazione, grati per i 150 anni di dedizione, di servizio, di presenza e di sacrificio dei membri del nostro Istituto.

Siamo grati per le Suore Missionarie Comboniane, per le Missionarie Secolari Comboniane, per i Laici Missionari Comboniani, per i catechisti e per gli agenti pastorali, che hanno camminato, collaborato, faticato e amato la missione con noi e noi con loro. Grazie a Dio, per i nostri 150 anni di vita come discepoli e apostoli chiamati a condividere la Fede, la Speranza e la Carità con la gioia del Vangelo in una comunità di fratelli che provengono da diversi nazioni dell’unico mondo, amato da Dio.

2. Valutare con umiltà il nostro oggi dell’Istituto

Continuiamo a ringraziare il Signore, perché anche se siamo un Istituto piccolo, il Signore attraverso di noi ha fatto grandi cose, in molte parti del mondo, in modo particolare in Africa. Quante comunità cristiane sono state fondate da noi? Quanto annuncio? Quanta testimonianza e quanto servizio all’umanità? Quanta generosità dei nostri confratelli? Dio continua a fare attraverso i nostri confratelli. Nell’ultimo Capitolo Generale abbiamo detto: “I missionari comboniani identificati, generosi e disposti a dare la vita per Cristo e per la missione sono tanti; senza rumore si spendono ogni giorno nei vari servizi che sono loro affidati. La presenza di confratelli che sono testimoni del Risorto in mezzo ai poveri e agli emarginati, è una benedizione che ci ricorda la ragione della nostra opzione di vita. Essi sono parabole esistenziali, punti di riferimento nei diversi compiti che svolgiamo” (AC 2015, n. 14).

Però, d’altra parte, con tutta umiltà riconosciamo che non sempre siamo capaci e pronti a vivere secondo il Vangelo. Tutti siamo chiamati a lasciarci convertire e riconfermare nella nostra vocazione. Nella lettera del CG per il 150°, del mese di gennaio, dicevamo “eppure, guardando al passato, dobbiamo riconoscere che non sempre siamo stati fedeli. Spesso, costretti dalle sfide o dalla paura, ci siamo tirati indietro di fronte alle avversità e alle prove. A volte ci siamo allontanati dall’intuizione primigenia… chiediamo a Dio, fonte di carità, che abbia misericordia delle nostre incoerenze e dei nostri peccati, personali e istituzionali, e conceda a tutti il dono della conversione, condizione per accogliere il Regno di Dio che viene (Mc 1,15), per accogliere la sua Parola ed essere persone felici della vocazione ricevuta (cfr. AC 2015, n. 4)”.

3. Ripartire da Cristo, da Comboni e dalla nostra bella storia per un cammino di rinnovamento e di rilancio

Celebriamo per essere rinnovati, ringraziamo Dio perché vogliamo anche noi vivere con lo stesso spirito. Non celebriamo solamente per godere del passato ma per lasciar rinnovare dallo Spirito il nostro presente. A me sembra molto importante che riprendiamo ciò che abbiamo già detto nel Capitolo Generale.

“Ci chiediamo come annunciare la gioia del Vangelo in solidarietà con i popoli ed essere promotori di riconciliazione e di dialogo, riscoprendo la spiritualità delle relazioni a livello interpersonale, istituzionale, sociale e ambientale….Sogniamo un istituto di missionari “in uscita” (EG 20), pellegrini con i più poveri e abbandonati (RV 5), che evangelizzano e sono evangelizzati attraverso la condivisione personale e comunitaria della gioia e della misericordia, cooperando allo sviluppo di una umanità riconciliata con Dio, con il creato e con gli altri (EG 74). Veri discepoli-missionari-comboniani, ci ispiriamo al Cuore di Gesù appassionato per il mondo. Vogliamo continuare nell’ascolto di Dio, di Comboni e dell’umanità, per cogliere e indicare nella missione di oggi i segni dei tempi e dei luoghi (AC 2015, 20-22).

La Chiesa ha fiducia in noi e ci ricorda quello che possiamo fare, se rimaniamo attaccati al Signore Gesù e se rimaniamo fratelli fra noi.

«In quanto Comboniani del Cuore di Gesù, voi contribuite con gioia alla missione della Chiesa, testimoniando il carisma di san Daniele Comboni, che trova un punto qualificante nell’amore misericordioso del Cuore di Cristo per gli uomini indifesi. In questo Cuore c’è la fonte della misericordia che salva e genera speranza. Pertanto, come consacrati a Dio per la missione, siete chiamati ad imitare Gesù misericordioso e mite, per vivere il vostro servizio con cuore umile, prendendovi cura dei più abbandonati del nostro tempo. Non cessate di chiedere al Sacro Cuore la mitezza che, come figlia della carità, è paziente, tutto scusa, tutto spera, tutto sopporta (cfr. 1 Cor 13,4-7)» (Papa Francesco).

Buona celebrazione del 150°.
P. Tesfaye Tadesse Gebresilasie, mccj