Sabato 25 gennaio 2020
“Da schiavo a missionario. Tra Africa ed Europa, vita e scritti di Daniele Sorur Pharim Den (1860-1900)”. Questo è il titolo del libro sulla vita di Daniele Sorur Pharim Den. Primo prete d’origine sud-sudanese, la sua è la voce critica di un africano del XIX secolo che arriva a delineare una visione originale di chiesa autoctona e di riscatto per il proprio continente. Ma chi era Sorur, e perché è così importante riscoprirne la figura ed il pensiero?

Da schiavo a missionario
Tra Africa ed Europa, vita e scritti di Daniele Sorur Pharim Den
(1860-1900)

Daniele Sorur Pharim Den (1860-1900)

“La civilizzazione e la cristianizzazione dell’Africa: ecco il grande problema di oggi. In qualità di figlio del deserto, ora missionario, ho giudicato mio stretto dovere di patriottismo esprimere pubblicamente il mio parere per allontanare le stravaganti opinioni che [gli europei] hanno della razza nera, proponendo il modo più giusto di studiare la questione”.

Comincia così uno degli scritti inediti, pubblicato qui per la prima volta, di Daniele Sorur Pharim Den. Primo prete d’origine sud-sudanese, la sua è la voce critica di un africano del XIX secolo che arriva a delineare una visione originale di chiesa autoctona e di riscatto per il proprio continente. Ma chi era Sorur, e perché è così importante riscoprirne la figura ed il pensiero?

Nato intorno al 1860 in un villaggio dinka dell’attuale Sud-Sudan, come la più nota Bakhita (1869-1947) anche Pharim figlio di Den è ancora solo un bambino, quando cade vittima delle tratte transahariane di schiavi e viene chiamato Sorur da un mercante di lingua araba. Verso i 13 anni è liberato dal missionario Daniele Comboni, fondatore dei Missionari Comboniani, che lo battezza con il suo stesso nome e lo porta con sé in Italia, al Collegio Urbano di Propaganda Fide. Nel 1887, dopo aver terminato gli studi dai gesuiti a Beirut, è ordinato sacerdote al Cairo. Fino alla morte per tubercolosi all’alba del 1900, si dividerà tra l’attività di insegnante in Africa e i lunghi viaggi di animazione missionaria e antischiavista in Europa. Con la sua vita ed i suoi scritti, alcuni dei quali giudicati all’epoca troppo audaci per venir pubblicati, Sorur ci offre oggi un prezioso punto di vista non eurocentrico sulla storia globale di fine Ottocento, accompagnandoci in un viaggio ricco di spunti di riflessione anche per ripensare il nostro tempo presente.

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Giacomo Ghedini (Padova, 1992) è dottorando del corso in “Storie, Culture e Politiche del Globale” dell’Università di Bologna, in cotutela con l’Université de Paris. È laureato in Storia a Padova e in Scienze Storiche a Bologna - Paris 7 Diderot. I suoi ambiti di ricerca comprendono la global history, la storia della schiavitù e la storia della Chiesa, con focus sulle missioni in Africa e l’abolizionismo cattolico nel XIX secolo. Dopo la tesi magistrale su Daniele Sorur Pharim Den, sta lavorando ad un progetto intitolato: I “moretti” di metà Ottocento: bambini africani liberati dalla schiavitù e portati in Europa dai missionari cattolici.

Don Daniele Sorur Pharim Den

Missionario Sud Sudanese,
figlio Spirituale di San Daniele Comboni

San Daniele Comboni e
Daniele Sorur Pharim Den

“Daniele Sorur, ed Arturo Morsàl da me riscattati, battezzati, e dai miei missionari istruiti sono due giovani sui 13 anni di età d'ingegno e memoria distinta, di candidi costumi, e desiderosi di essere apostoli ai loro confratelli: li ho tenuti un anno nel mio Istituto di Verona, perché in Propaganda possano entrare negli studi delle latine, e secondo il giudizio del Rettore e Professori di Verona, potranno fare un'ottima riuscita da riuscire apostoli dell'infelice lor patria.” (Scritti di San Daniele Comboni 4683)

“Chi sei tu?” gli domandò Monsignore. “Lo schiavo di un cammelliere” rispose il piccolo fuggiasco. “Chi ti manda?”. “Iddio mi manda presso di te”. (Dalla rivista Nigrizia, febbraio-marzo e maggio 1900)

Così comincia il dialogo del primo incontro tra San Daniele Comboni, Padre-della Chiesa nel Sudan-Sud-Sudan e futuro fondatore della dei Missionari Comboniani e delle Missionarie Comboniane, e l’ancora fanciullo Sorur, di circa 13 anni, quando arriva alla missione Cattolica di El Obeid (Sudan), dopo essere fuggito dalle mani degli schiavisti.

San Daniele Comboni lo accoglie nella missione e, alcuni anni dopo, il 12 giugno 1874, festa del Sacro Cuore di Gesù, il ragazzo viene battezzato con il nome di Daniele. Il 25 marzo 1876 Comboni lo porta con sé in Italia. San Daniele Comboni muore a Khartoum il 10/10/1881. Qualche anno dopo, il giovane studia alla Pontificia Università Urbaniana di Roma ed è ordinato sacerdote nel 1887. L’11 gennaio 1900 muore al Cairo, a soli 40 anni di età.

La vita e il pensiero di Daniele Sorur sono raccontati in maniera eccellente in questo volume del Dr. Giacomo Ghedini: “Da schiavo a missionario tra Africa ed Europa, vita e scritti di Daniele Sorur Pharim Den (1860-1900)”. È soprattutto nella seconda parte del libro che la figura e la personalità di Daniele Sorur emergono in modo singolare. Profondamente deciso a seguire la chiamata di Dio, è disposto a lasciare tutto, anche gli affetti più cari, per “liberare” i suoi fratelli Africani e portarli alla fede nel Dio di Gesù Cristo. Comincia così l’attuazione del Piano di Comboni di “Salvare l’Africa con l’Africa”.

I missionari comboniani sono riconoscenti al Dr. Ghedini per questo prezioso e accurato lavoro di ricerca, grazie al quale la vita e il pensiero di Don Daniele Sorur sono oggi maggiormente conosciuti e a disposizione di tutti. Ispirandosi a questa figura di sacerdote e missionario, possano i giovani vivere con passione la missione di Gesù nel Continente Africano, rispondendo con generosità alla chiamata di Dio per l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo che trasforma la vita individuale e sociale e per l’abolizione di tutte le schiavitù e impegnandosi nella costruzione del Regno di Dio in un futuro sempre più luminoso per questo continente.

Inoltre, ci auguriamo che, attraverso queste pagine, Don Daniele Sorur, missionario Sud Sudanese nell’Africa Centrale, possa tornare alla sua Africa, in mezzo al suo popolo nella chiesa locale nel Sudan, con gli stessi sentimenti di quel San Daniele Comboni che lo aveva riscattato dagli schiavisti e lo aveva ispirato nella sua vocazione missionaria: “Io ritorno fra voi per non mai più cessare d'essere vostro, e tutto al maggior vostro bene consacrato per sempre… Tutti avranno sempre eguale accesso al mio cuore” (Daniele Comboni, Scritti 3158).

Grazie Dr. Giacomo Ghedini!, Consiglio Generale dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù