Lunedì 16 marzo 2020
P. Torquato Paolucci, missionario comboniano, partecipa con frequenza alle attività pastorali della Parrocchia dei SS. Martiri d’Uganda a Roma. Oggi come tutti gli italiani deve restare a casa a causa del Coronavirus. Ma in tempi come questi che viviamo non si può rimanere assente. “Sono contento”, dice P. Torquato, almeno di avere la possibilità di “comunicare con voi attraverso questo video”. Di seguito riportiamo il testo del messaggio video inviato dal missionario.

Vinciamo, insieme, la battaglia

Cari fratelli e sorelle della Parrocchia dei SS. Martiri d’Uganda, buon giorno.
Sono contento di avere questa occasione e comunicare con voi attraverso questo video. Mi mancate e ringrazio chi mi ha chiesto di rivolgervi due parole.

Anzitutto voglio dirvi che seguo con attenzione (almeno quello che traspare in Facebook e WhatsApp) quello che avviene in parrocchia in questi giorni e vedo con gioia e ammirazione come la Parrocchia si sta organizzando. Direi che è proprio in stile missionario, come già facciamo in tanti altri aspetti (missioni, poveri, migranti, disabili ecc..).

Grazie a don Luigi, don Matteo, fra Giuseppe e Francesco, Giuseppe, ai giovani della parrocchia e a tanti altri che non nomino. Siete tanti e generosi sia in parrocchia che in casa parrocchiale. State cercando di portare speranza e consolazione in questo momento difficile e doloroso. La nostra speranza cristiana ha un nome, Gesù. Comunicando agli altri Gesù, noi siamo missionari. È un concetto che abbiamo approfondito varie volte nelle catechesi e incontri vari.

La seconda cosa è una riflessione su quello che stiamo vivendo. Quante domande ci facciamo. Che cosa succede? Perché? Qual è il senso di tutto questo? Siamo giustamente preoccupati e ci sentiamo persi.

Siamo nel periodo di Quaresima. Il Papa ha detto, “questo è il tempo propizio che Dio ci dona per la nostra conversione e per incontrare Gesù nel suo mistero di morte e risurrezione”. Abbiamo maggior tempo per riflettere e pregare. Giorni fa Augusto, un amico della mia età che viene a pregare nella nostra cappella mi diceva: io credo che il Signore ci dice “voi uomini credete di essere i padroni del mondo, avete costruito bombe atomiche e mezzi di distruzione di massa e pensato di sapere risolvere tutto al di fuori della legge morale, del rispetto del povero, del migrante, del debole, delle persone fragili, avete violentato la natura per trarre profitti senza curarvi delle mie creature. Vedete come un piccolo virus, che non vedete e che non conoscete, vi ha messo a terra”. Augusto mi ha fatto pensare che forse abbiamo sbagliato i calcoli e abbiamo fondato la nostra vita sulla sabbia. È ora che mettiamo a fondamento della nostra vita la roccia, che è Gesù Cristo. È un messaggio che vale anche per me nel mio piccolo e per ognuno di noi. Ho bisogno di convertirmi. Oggi ci chiedono di cambiare comportamenti esterni, ma ci sono comportamenti interni e visioni di vita che dobbiamo adottare per capirci qualche cosa. In questi giorni riprendiamo in mano la corona del Rosario, il Vangelo e cerchiamo di capire ciò che conta veramente nella vita, riprendiamo quei valori umani e cristiani che abbiamo abbandonato (giustizia, accoglienza, perdono, fraternità, rispetto dell’altro, specie del più debole).

Ancora, voi sapete che a me piace legare la parola di Dio e i fatti di oggi alla esperienza fatta in missione, perché la salvezza è nella realtà della vita e Cristo salvatore si incontra negli eventi che viviamo, nelle persone che incontriamo, specialmente negli umili e poveri in spirito. Ho vissuto molte esperienze belle e anche altre pesanti (le guerre, le ingiustizie, l’oppressione dei deboli, i bambini uccisi, i fragili abbandonati e disprezzati.) Tra gli avvenimenti che più mi avvicinano a quello che viviamo oggi c’è stata una epidemia di meningite a Lodonga nei mesi di gennaio, febbraio 2008. Lontani dalla capitale, in piena savana, sbuca questa meningite che uccide in poco tempo oltre 200 persone. Non ci sono mascherine, non c’è vaccino. Ci sentiamo abbandonati da tutti. La chiesa si organizza e si dà da fare. Portare i malati in un unico ospedale a circa 15 km dalla missione, aiutare chi non ha niente ecc. Il clima è pesante e molto pericoloso. Eppure tra i cristiani circola un saluto che dà coraggio “MUNGU CI”. Il Signore c’è e non ci abbandona. Vinciamo, insieme, la battaglia. Alcuni eroi (tra i quali catechisti, infermieri, muoiono.) Dopo l’arrivo dei vaccini e l’inizio della stagione delle piogge ritorna la normalità e la gioia di celebrare insieme ancora la vita e l’amore di Dio. Questa fede semplice ha vinto il male.

Giorni fa, Tina ci ha mandato la foto del nuovo cero pasquale dipinto da Alberto. Lo useremo? Certamente, dominerà la nostra chiesa e liturgia tutto l’anno. È il simbolo che Cristo è risorto. È il simbolo della vittoria sul male. Teniamolo presente. Ci dona coraggio.

A tutti auguri di ogni bene e rimaniamo uniti nella preghiera e con questi mezzi (chi può) tecnologici. Grazie a voi e Dio ci benedica.
P. Torquato Paolucci