Mercoledì 21 dicembre 2022
Dal 9 all’11 dicembre, tre giorni intensissimi di convivenza e studio rilanciano la missione comboniana con i Migranti in Italia. Al centro del dibattito sfide aperte, criticità evidenti, lavoro di rete, proposte ad ampio raggio e maggiore consapevolezza sui nodi delle diverse tematiche e sulla loro interconnessione. (Della Commissione Comboniana Migrantes e Cantiere Casa Comune)

Una miscela di workshop, testimonianze, preghiera, convivialità e tanta passione missionaria si è respirata a Verona nello scorso fine settimana, a conclusione della prima tappa di un percorso nato in piena pandemia, nel 2020, in seno alla Famiglia Comboniana e aperto alla società civile.

Decidemmo allora di non restare a guardare i numeri dei contagi al rialzo e di reagire per lanciare un laboratorio di riflessione, preghiera e azione chiamato Cantiere Casa Comune. Il nome stesso voleva evocare i lavori in corso in vista di un riassetto del nostro modo di abitare il pianeta mettendone in evidenza le contraddizioni e le potenzialità. A cominciare dalle prime vittime dell’ingranaggio socio-economico predatorio che fa gridare Madre Terra e gli impoveriti: i fratelli e sorelle migranti. Loro che segnalano, con i loro movimenti, la temperatura del mondo e comunicano in modo inequivocabile la malattia cronica di un pianeta che ha visto per la prima volta quest’anno oltrepassare la soglia dei 100 milioni di rifugiati.

All’inizio del percorso abbiamo organizzato cicli di incontri online per approfondire le tante sfumature di un tema molto complesso e in costante evoluzione come quello della mobilità umana e abbiamo percorso l’Italia nelle sue periferie e frontiere geografiche e antropologiche all’ascolto delle diverse realtà, delle sfide e dei testimoni.

Abbiamo così deciso di chiudere la prima tappa di questo itinerario dedicato ai migranti con un evento che aveva lo scopo di fare sintesi dei passi intrapresi e di rilanciare i lavori del Cantiere aprendoli al tema, sempre connesso, dell’ecologia integrale.

Il titolo che ci siamo dati rievoca quello dell’ultimo messaggio di papa Francesco per la giornata del Migrante e del Rifugiato e apre la strada al protagonismo di quel “noi” interculturale nella realizzazione di un umanità nuova: “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”. Una sfida, un laboratorio urgente. L’unica strada per un avvenire davvero umano e praticabile sul pianeta minacciato al cuore dai cambiamenti climatici, da guerre, proliferazione di armi, razzismi e disuguaglianze economiche e sociali di dimensioni globali.

Al cuore dell’evento la sete di andare a fondo su tre aspetti interconnessi delle migrazioni: l’accoglienza e i respingimenti, il caporalato e invisibili, la cittadinanza. Ad accompagnare una ventina di partecipanti per ogni laboratorio tre esperti per i rispettivi temi: Gianfranco Schiavone presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS), Francesco Strippoli dell’Associazione NO CAP e Simohamed Kaabour, consigliere comunale a Genova. Seguendo una modalità partecipativa e coinvolgente, i membri dei laboratori hanno potuto, per un giorno e mezzo, ascoltare analisi, dati, video, sfide ma anche portare al tavolo del confronto esperienze, conoscenze, dubbi e domande. Ne sono uscite intuizioni non scontate che hanno aiutato a scavare dentro la complessità del fenomeno.

Nel laboratorio su Accoglienza e Respingimenti sono emersi alcuni punti significativi:

  • Nel mondo ci sono gravi squilibri mondiali sull’accoglienza e non ci sono generalmente canali di ingresso protetti, nessun programma internazionale ed europeo che cerca di mitigare inique responsabilità sulla protezione dei rifugiati ma si infierisce con politiche di confinamento in paesi terzi, esternalizzazione delle frontiere e delle procedure, respingimenti illeciti e costruzione di muri. La macro-proposta è invertire questa situazione con la cessazione di tutte le misure di respingimento e di esternalizzazione per rilanciare un programma di ingressi protetti per salvare le persone e combattere davvero i traffici illeciti.
  • Responsabilità europea: nonostante la creazione di un sistema di asilo in Europa rimangono squilibri enormi tra Paesi dove ci sono migranti forzati e altri in cui non ci sono mentre la politica si alimenta della paura. Emblematico il caso delle porte aperte agli ucraini in fuga dalla guerra e di quelle chiuse nei confronti degli altri rifugiati.
  • La maggioranza degli arrivi non è per causa di guerre ma prevalentemente per la volontà di trovare una vita migliore. Ad oggi é impossibile entrare in Italia se non in modo illegale. Cresce la proposta di una legge di iniziativa popolare di riforma del sistema di accoglienza, ingressi e protezione insieme alla riforma del lavoro e della cittadinanza della Campagna “Ero Straniero”.
  • Il Soccorso in mare è un dovere del Diritto Internazionale e il lavoro delle Ong del mare è un servizio suppletivo di un obbligo che gli Stati non stanno attuando. E’ urgente porre fine alle speculazioni indecenti sull’argomento e sulla pelle dei migranti.

Nel laboratorio sul Caporalato e Invisibili abbiamo sviscerato in particolare:

  • Il fatto che si tratti di un fenomeno ormai su scala nazionale (Toscana, Emilia, Puglia, Campania le più interessate) e multisettoriale, con in testa l’agricoltura, ma ben inserito nell’edilizia, grafica, riders che comporta una quota rilevante di evasione fiscale.
  • Il ruolo del “Caporale”, una definizione di stampo militare, ossia un’intermediazione illecita di manodopera schiava per varie tipologie di lavori. Un reato punito severamente dalla legge 99 del 2016 che parifica la responsabilità del caporale a quella dell’azienda ma che non colpisce l’altro attore coinvolto e potentissimo della filiera: la catena della distribuzione. E soprattutto non permette di dare un alternativa ai molteplici servizi che un caporale può offrire all’azienda: dal trasporto alla logistica, dall’alloggio al controllo dei braccianti. Ragion per cui, nonostante il passo in avanti giuridico, il numero delle persone coinvolte nel fenomeno è in continuo aumento fino a raggiungere quest’anno la cifra delle 230.000 unità.
  • Il sistema agroalimentare, quello che più fa leva sul caporalato, è particolarmente marcio perché distorce il mercato dal momento che il prezzo lo fa l’acquirente, ovvero le potenti multinazionali della distribuzione (Lidl, Eurospar, etc.) con aste a doppio ribasso per offrire il prodotto al prezzo più basso possibile. La riduzione dei costi va ad incidere quindi in modo rilevante sui salari da fame consegnati ai braccianti, carne da macello costretti a vivere spesso nei ghetti e in rifugi di fortuna.  
  • La proposta della “filiera pulita” dell’Associazione NO CAP, fondata dall’ingegnere camerunese Ivan Saignet a Foggia, che consiste nel mettere allo stesso tavolo gli attori della filiera agroalimentare per fissar insieme il prezzo, ripartendo in modo equo gli utili, rispettando gli standard etici e contrattuali ed evitando che la distribuzione ricorra alle pratiche sleali di commercio.
  • La proposta degli acquisti consapevoli, dei GAS (gruppi di acquisto solidale) e dei progetti sociali nelle aziende.

Nel laboratorio sulla Cittadinanza possiamo evidenziare:

  • Le Migrazioni come un fenomeno culturale: si parte per tutta la famiglia con le conseguenze delle rimesse e della fatica dell’immersione nella realtà di approdo.
  • La sfida delle nuove generazioni: oltre un milione di ragazzi che nascono e/o crescono in Italia, senza avere la cittadinanza e che ci portano a chiederci davvero cosa significhi essere italiani.
  • La centralità del linguaggio: siamo vittime di ripetitori e megafoni di parole che non conosciamo e che riproduciamo con l’immagine che ci impongono. E’ urgente riabilitare il senso di molte parole caricandolo di una sostanza autentica e propositiva.
  • La centralità della Scuola come fattore secondario, il primo è la famiglia, di immersione nella nuova realtà veicolando valori e principi che aiutano a mescolare il meglio delle culture che si incrociano.
  • La proposta di una Riforma della cittadinanza più ampia possibile tenendo conto dei vari aspetti che questa comporta nella convivenza e nello scambio culturale avvalendosi anche di un Patto educativo e interculturale.

Il punto su cui convergono queste tre tematiche è sicuramente quello relativo alla mancanza di documenti che alimenta il circuito dell’irregolarità, dell’esclusione, dell’invisibilità e dello sfruttamento. La madre di tutte le riforme in materia di immigrazione dovrebbe prevedere quindi per tutte le persone presenti sul suolo italiano un documento di riconoscimento che conceda a tutti la dignità di poter essere considerato persona umana e di accedere ai servizi di base.

Questi sprazzi di competenze, esperienze e proposte sono stati convogliati nella conferenza aperta al pubblico di domenica mattina al Teatro Santa Teresa dove sono intervenuti alcuni protagonisti.

Gianfranco Schiavone, rilanciando il lavoro svolto precedentemente nei laboratori, ha sottolineato come la percezione diffusa è che le leggi in materia di immigrazione siano inique, irrazionali e con mancanza di prospettive: “Sembra che le alternative non ci siano. Invece leggi diverse sono possibili, dettagliate, razionali e facili da spiegare. Bisogna innescare un meccanismo virtuoso anche se c’è una certa sudditanza a uno stato di fatto inamovibile”.

Veronica Atitsogbe, vice presidente del Consiglio comunale di Verona e fondatrice dell’Associazione Afroveronesi, ha testimoniato il soffio di un nuovo vento nell’amministrazione della città che spiega le ali al laboratorio di una nuova convivenza possibile dei cittadini, frutto di un lungo percorso della società civile con particolare attenzione al tema delle nuove generazioni.

Pietro Bartolo, europarlamentare e ex medico a Lampedusa, con passione e commozione travolgenti ha testimoniato il suo lavoro sull’isola all’incontro con gli sbarcati, per curare ferite e torture e spesso per registrare morti assurde, violente e spietate. Ma anche ha presentato il suo attuale impegno a Bruxelles per cercare di far breccia dentro il cuore gelido della Fortezza Europa che si arrocca a difesa dei suoi privilegi.

Hanno concluso la ricca mattinata gli spunti di padre Alex Zanotelli che non risparmia un accesa critica all’egoismo di quella che lui chiama la “tribù bianca” artefice delle sofferenze di tanti popoli e detentrice delle leve del potere che scarta gli impoveriti e del nuovo vescovo di Verona, Domenico Pompili, che ha messo l’accento su tre parole chiave: lo stupore della paura alimentata ad arte da una certa politica che scava un abisso tra il fenomeno reale e quello percepito, il tempo delle politiche di integrazione (parola quanto mai contestata nell’evento!) che non può essere velocizzato e l’esperienza che non cresce per moltiplicazione di incontri ed eventi a cui si partecipa ma per il grado di coinvolgimento in un rapporto con le persone che ci troviamo davanti.

Lo stesso Vescovo ha presieduto l’Eucarestia animata dalle comunità nigeriana e ghanese, al termine della conferenza, nella Chiesa di S.Giacomo che ha anche ospitato un delizioso banchetto finale con specialità africane in un clima di convivialità fraterna.

L’approfondimento, l’analisi, l’ascolto e incontro con i testimoni su tematiche così determinanti delle migrazioni sono stati accompagnati da altri momenti di spessore che hanno aiutato la Famiglia Comboniana a mettersi in ascolto dei testimoni. Come la serata di venerdì, trascorsa a Fittà alla Trattoria Sociale dell’Associazione “Sulle Orme” con cena fraterna e ascolto delle testimonianze vibranti dei membri della comunità che da anni accoglie persone fragili e migranti e il sabato sera durante la visione del film “La notte è un posto sicuro” che narra il viaggio e le intrepide vicende di Amin Nour, giovane profugo eritreo, e la presenza del regista Giuseppe Papasso in collegamento video.

Non potevano mancare momenti di spiritualità molto intensi per sostenere tutto il lavoro e far leva su nuovi sguardi, linguaggi, motivazioni e azioni nell’impegno con i migranti. Sabato pomeriggio con il Movimento non violento e leaders religiosi dei diversi gruppi presenti a Verona abbiamo vissuto in piazza Isolo un momento molto forte di digiuno in solidarietà con i migranti e di preghiera interreligiosa accompagnati da canti di libertà e dall’emozionante teatro popolare del Centro Sociale Paratodos per fare memoria dei morti in mare nel Mediterraneo.

Nel lungo percorso del Cantiere, non privo di diversi ostacoli, non sono mancati e sono tuttora ben presenti gli ingredienti per agire con più incisività nel lavoro di curare e costruire la Casa Comune. “Non possiamo giustificarci e accomodarci dicendo che non è un momento favorevole per le nostre azioni con questo nuovo governo – ha sostenuto Simohamed al termine dei laboratori – è invece proprio questo il tempo migliore per scuotere le coscienze e tornare a darci da fare con rinnovato impegno per sostenere il cambiamento”.