Venerdì 19 maggio 2023
Domenica 7 maggio 2023 è una bella giornata di sole a Padova e la comunità comboniana accoglie un gruppo di una settantina di amici, a diverso titolo, comboniani. Ci sono amici un tempo confratelli, altri ex allievi, volontari, laici comboniani, collaboratori, benefattori e vicini di casa. Ognuno ha risposto alla domanda proposta da p. Gaetano: perché sei qui, oggi? [Nella foto: P. Gaetano Montresor, Fr. Aldo Pedercini, Fr. Paolo Rizzetto]

Le prime parole sono di ringraziamento che accompagna i ricordi del passato, belli ed ancora molto vivi. Grazie a Comboni e grazie ai vari comboniani incontrati. Alcuni raccontano del loro trascorso comboniano; altri del loro periodo vissuto in formazione nelle case comboniane, e tra loro qualcuno, con sorpresa e gioia, rivede, dopo tantissimo tempo, fr. Aldo Pedercini e fr. Renato Dalla vecchia, loro formatori a Thiene e Pordenone. Altri ricordano gli anni vissuti nel seminario delle Missioni Africane assieme a p. Gaetano, proprio a Padova. Sono presenti anche le mogli e un figlio di amici che ci hanno lasciato ultimamente, Paolo Pianta e Aldo Pettenuzzo. Ci sono un gruppo di amici di p. Lorenzo e varie coppie di Laici comboniani e qualche prezioso volontario del gruppo SERVOCO. Si vedono anche dei vicini di casa e dei membri di un gruppo di preghiera, che partecipano con gioia all’incontro.

Fr. Paolo Rizzetto, partendo dalla sua esperienza di medico in Uganda, Kenya e Sud Sudan racconta dell’impegno comboniano nel settore della sanità. Soprattutto sottolinea l’importanza di incontrare la persona ammalata, rispettandola nella sua sensibilità, cultura e ambiente. Con esempi pratici testimonia della bellezza, l’urgenza ma anche la complessità dell’esercizio dell’arte medica e della gestione di un centro sanitario, nelle esperienze fatte in tre situazioni e nazioni diverse.

Presentando fr. Aldo Pedercini, p. Gaetano, lo ha introdotto con questa frase: passiamo ora dalla sanità comboniana alla santità comboniana, incarnata in un confratello, il beato Giuseppe Ambrosoli, la cui immagine era al centro della sala dell’incontro.Fr. Pedercini, con parole semplici come se dicesse cose normali, ha raccontato di p. Giuseppe Ambrosoli: ‘gli ho tagliato la barba negli ultimi cinque giorni di vita: è morto senza nessuna assistenza medica, lui che ha assistito tanti malati. Da tutti era considerato un santo.

È stata anche ricordata la particolare difficile situazione attuale del Sudan in guerra civile e della condizione di vita dei nostri confratelli rimasti, di cui tre sono provenienti dalla diocesi di Padova, con l’invito di ricordarli nella preghiera.

Nella Messa, animata dai Laici comboniani, p. Gaetano, partendo dalla Parola di Dio, ha parlato del ruolo fondamentale dei laici nella Chiesa per la testimonianza di Cristo, Via, Verità e Vita. Con dieci espressioni di Comboni ha invitato ad assumere una mentalità comboniana.

Con gli occhi fissi in Gesù Cristo, il comboniano comprende Gesù è l’unica fonte di civilizzazione e che le opere di Dio nascono e crescono ai piedi della croce. Per questo la fede è l'unico mezzo, anche il più sicuro, contro la schiavitù, perché insegna che la libertà dei figli di Dio è per tutti. Così il missionario comboniano, acceso di carità, che abbia la sua sorgente da Dio, e dall’amore di Cristo, ha una grande fiducia in questo Dio per il quale soffre e morirà, ed ha esposto e continua ad esporre, la vita e il lavoro e sa che quando si ama davvero Cristo, allora sono dolcezze le privazioni, i patimenti, il martirio, e non ha mai smesso di difendere la giustizia e l'innocenza; egli resta sempre dalla parte degli innocenti.

Il comboniano è parte di un piccolo cenacolo di Apostoli, i cui zelanti e virtuosi missionari che escono dal suo seno e prendono a fare causa comune con tutti, considerandosi una pietra nascosta sottoterra, che forse non vedrà mai la luce.

Concludendo il celebrante ha fatto riferimento alla situazione che sta vivendo in questo momento i confratelli comboniani in Sudan. Il loro restare ed operare è scelta di vivere la mentalità comboniana ben integrata nella loro vita.

Durante il pranzo, momento di convivialità, sempre gradito, p. Gaetano ha invitato, a sorpresa, un suo compagno di scuola in seminario a Padova negli anni sessanta, a raccontare della sua particolare vicenda umana, che lo ha visto scegliere la lotta armata delle Brigate Rosse per cambiare la società ed ha partecipato ad operazioni importanti, che ha dolorosamente pagate. Armando ha accolto l’invito e con una certa fatica ha raccontato la sua vicenda, affermando che i valori acquisiti nel tempo di formazione comboniana, gli hanno permesso di ritrovare il cammino di impegno nel sociale, ora in modo non violento.

Dopo l’esperienza di questa giornata vissuta insieme a tanti amici ‘comboniani’ credo ancora di più che san Daniele Comboni, dono per la Chiesa e per il mondo, abbia dato consistenza di vita impegnata a tante persone, che ringraziano i comboniani per averli messi in contatto con lui.
P. Gaetano Montresor