Martedì 22 luglio 2025
Probabilmente vorrete sapere come trascorro qui le mie giornate… come un missionario. Cerco di accontentare questa vostra sana curiosità con quanto segue.
Al mio arrivo in Ciad, ho ricevuto due grandi “doni”: l’essere inviato nella periferia di Kilwiti e l’aver ricevuto l’incarico di occuparmi della locale prigione. Si tratta di due luoghi di “periferia”, geografica ed esistenziale. Consacro gran parte del mio tempo a queste due realtà.
A partire da Pasqua, mi reco al mattino presto a Kilwiti, per la messa delle 5.30. Parto di notte, quando non c’è nessuno per strada (a parte quelli che distribuiscono il pane) e viaggio con il finestrino aperto per prendere un po’ di aria fresca.
Mi servono 45 minuti per raggiungere la parrocchia. Là i neobattezzati mi stanno aspettando con il loro vestitino bianco e le loro lampade. Ne approfitto per una piccola catechesi mattutina su Gesù, in modo che poi possano essere liberi di andare a scuola.
Da un paio di settimane, in occasione del decimo anniversario della Laudato si’ di Papa Francesco, dopo la messa, incontro i ragazzi della scuola e parlo loro del rispetto della nostra “casa comune”. A me spettano le prime due ore di lezione, prima che arrivi il caldo. Ho anche insegnato ai piccoli a cantare l’inno “Laudato si’, mi Signore”, con grande gioia loro e mia.
Si possono dire molte cose su Dio creatore e sulla «Madre terra che ci alimenta e ci sostiene», partendo dalla realtà che ci circonda, dalle strade ostruite da plastica e rifiuti... Mi rattrista il fatto che i ragazzi, che vivono praticamente in una zona che è diventata vero e proprio deserto in questi ultimi anni, non sanno che cosa sia un fiore, un monte, il mare… Qui non ci sono alberi. Questi bimbi non hanno mai visto un nido, né ascoltato il cinguettio degli uccelli. In queste zone il colore verde è praticamente inesistente. Una buona parte della bellezza del creato è loro impedita dalle condizioni ambientali oltremodo difficili.
Trascorro tre mattinate (lunedì, mercoledì e venerdì) così, in compagnia degli alunni, dei loro insegnanti e di qualche altra persona adulta.
Il sabato, invece, è il giorno della visita alla prigione. Due religiose mi accompagnano. A volte, con noi c’è anche qualche cristiano che vuole fare un’opera di misericordia corporale e spirituale. Ultimamente, le autorità hanno incrementato i controlli, rendendo la vita più difficile per i carcerati. E così, invece dell’indulgenza invocata da Papa Francesco, i carcerati hanno trovato durezza, severità e, spesso, accanita repressione.
Mi sono spesso chiesto cosa potessi fare per migliorare un po’ l’ambiente. Ora, la preghiera e la celebrazione eucaristica sono vissute dai carcerati come momenti di vita e di gioia. La prossima settimana avremo il battesimo di sette di loro, e anche questo sarà un tempo di gioia (anche perché quel giorno li aiuteremo a avere un pranzo un po’ più sostanzioso di quello solito).
In questo servizio alle carceri ho trovato la disponibilità dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Hanno accettato di inviare alcuni formatori per dei corsi brevi di falegnameria e di saldatura. Dovremmo cominciare con questi corsi tra pochi giorni.
Trascorro e vivo la domenica con la grande comunità cristiana: più di mille fedeli si ritrovano insieme ai loro fratelli e sorelle per lodare Dio e far festa. Dopo la messa, c’è sempre qualche gruppo che aspetta da me un momento di istruzione o di animazione: i giovani, i catechisti, i responsabili delle comunità, i cresimandi... Ad aiutarmi in questo, ci sono circa trenta catechisti che istruiscono i catecumeni, ai giovani e i responsabili della comunità. Con il caldo di questi giorni, quando arriva mezzogiorno, io mi devo arrendere… Loro, invece, continuano con il loro insegnamento. Non hanno mai fretta di terminare.
Ringrazio i Signore perché mi dà sia la forza di andare avanti nel servizio missionario, sia la possibilità di riposare. E lo ringrazio anche perché tante persone pregano per me e mi incoraggiano. Tra queste ci siete anche voi.
La prossima volta vi racconterò qualcosa sulla costruzione di un Centro sanitario.
Ricevete da me un cordiale saluto e un forte abbraccio.