In Pace Christi

Donini Gino

Donini Gino
Fecha de nacimiento : 13/01/1922
Lugar de nacimiento : Molveno (TN)/I
Votos temporales : 07/10/1941
Votos perpetuos : 07/10/1946
Fecha de ordenación : 31/05/1947
Fecha de fallecimiento : 08/08/1998
Lugar de fallecimiento : Verona/I

Gino era il secondo di due fratelli, figli di Giuseppe e Carolina Garazza, contadini in proprio e boscaioli nei mesi invernali. Tipo vivace e un po’ sbarazzino, tuttavia buono e generoso, il nostro futuro missionario era un assiduo frequentatore della chiesa, come del resto i suoi familiari. Chierichetto zelante, un giorno s’imbatté in un missionario che andò a Molveno a parlare di missioni. Egli sentì immediatamente che quella era la sua strada.

Infatti, nel 1933, al termine delle elementari entrò nel seminario missionario dei Comboniani di Trento per le medie e, nel 1936, approdò a Brescia per il ginnasio. Ragazzo diligente e impegnato riportò sempre bei voti sia in condotta come nelle discipline scolastiche. Il parroco aveva scritto di lui: “Gino è molto pio e obbediente in casa e ha amore nel servizio della chiesa, di cui è chierichetto”.

Dal 1939 al 1941 fece il noviziato a Venegono Superiore. Nel 1940 il noviziato di Venegono si divise, essendo i novizi troppo numerosi, dando origine a quello di Firenze con p. maestro p. Stefano Patroni. Donini rimase a Venegono dove era maestro p. Antonio Todesco. Questi scrisse di lui: “In principio fece un po’ fatica a incanalarsi nello spirito del noviziato perché prendeva tutte le cose allegramente. Infatti come carattere è portato alla leggerezza ed è anche un po’ irascibile, ma sono tutti temporali estivi che passano subito senza lasciare danni”.

Esuberante con allegria

Dopo due anni di lavoro interiore, il p. maestro aggiustò il tiro in questo modo: “Volontà risoluta e generosa. Prega; è osservante ed è rigidamente esatto nei suoi doveri. Solido e volitivo nelle sue idee, ma molto buono, sincero, leale e di ottima compagnia, saprà tenere allegra la comunità dove verrà a trovarsi. Gli piace raccontare barzellette (buone)”. Emise i Voti temporanei il 7 ottobre 1941.

Dal 1941 al 1945 - si era in tempo di guerra - frequentò il liceo e parte della teologia a Rebbio di Como. Dal 1945 al 1947 fu a Verona per concludere gli studi teologici.

I suoi compagni ricordano un episodio che fece parlare a lungo, capitato durante lo scolasticato e che mostra l’indole del nostro Gino. Durante le vacanze a Fai della Paganella, il gruppo nel quale si trovava il nostro giovane arrivò dalle parti di Molveno. Quando furono sopra il dirupo che sovrasta il paese, Gino fu preso da un “colpo di nostalgia paesana” e, sembrandogli di essere Mosè quando vide la Terra Promessa, cominciò ad esultare gridando con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Non potendo andare al paese (era il suo paese) dove c’era la sua famiglia, perché ciò era proibito dalla regola, quell’urlo era il meno che si poteva concedere nella sua giovanile esuberanza.

Non sappiamo se fu udito dai suoi genitori e dal fratello Eugenio. Sappiamo che il grido fu ascoltato dagli incaricati del soccorso alpino i quali, pensando che qualcuno fosse in pericolo, si sguinzagliarono sulla montagna e attorno alle rive del lago per cercare chi fosse in emergenza. A Gino, e ai suoi compagni, non rimase altro che darsela a gambe per evitare complicazioni con le autorità locali.

Padre Capovilla, nell’esame prima dell’ordinazione sacerdotale, scrisse di lui: “Ha sempre tenuto buona condotta morale e religiosa. Nulla mai vi fu da eccepire circa i suoi costumi. Di pietà sentita e soda. Come carattere è piuttosto impulsivo, rude e timido, tuttavia è docile. Buone capacità e lodevole diligenza. Ha un forte spirito di sacrificio. Credo che sarà un valido missionario per la Congregazione e per la Chiesa”.

Ricevette l’ordinazione sacerdotale a Verona da mons. Girolamo Cardinale il 31 maggio 1947. A Verona conseguì anche il diploma di Infermiere e di Aiutante di Sanità nel Regio Esercito Italiano.

In America

Dopo alcuni mesi trascorsi nella comunità di Casa Madre dedicandosi al ministero nelle parrocchie vicine, p. Donini venne inviato a Thiene come economo locale. Più che amministrare i soldi che non c’erano, doveva andarli a cercare battendo le parrocchie del Vicentino predicando giornate missionarie. A Thiene, infatti, c’era un folto gruppo di giovani che si preparavano a diventare Fratelli missionari mediante lo studio delle arti e dei mestieri e il lavoro. E’ chiaro che, se dovevano essere efficienti per la missione domani, dovevano nutrirsi bene oggi. E p. Donini ce la mise tutta facendosi ben volere dai sacerdoti grazie anche al suo carattere gioviale e sempre allegro.

Dopo un anno di permanenza a Thiene, fu destinato a Crema come propagandista, cioè ancora come predicatore di giornate missionarie perché il piccolo seminario comboniano rigurgitava di ragazzini di buon appetito. Anche qui diede buona prova di sé, ma non mancava di scalpitare “con i dovuti modi” per essere mandato in missione. Ovviamente sognava l’Africa. Fu dirottato negli Stati Uniti.

Fu a Cincinnati dal 1950 al 1952 con il compito di economo; a Monroe dal 1952 al 1953 come insegnante di greco e di latino nel noviziato comboniano; a Washington (Georgia) dal 1954 al 1956 come vice parroco e addetto al ministero particolarmente tra i Neri. In questo periodo fu eletto Assistente del p. Provinciale. Ciò indica la stima che godeva presso i confratelli. Dal 1956 al 1958 fu nel Centro di Animazione Missionaria a Irwindale come vice parroco e ancora Assistente; a Toccoa dal 1958 al 1964 come parroco. Qui fece una bella esperienza di dialogo con i protestanti. Poi fu inviato a Pala, la prima missione tra gli indiani occupata dai Comboniani (insieme a Santa Ysabel) quando sono andati nella California statunitense. Vi esercitò l’ufficio di parroco dal 1964 al 1973. Dal 1974 al 1976 fu a Cinciannati come addetto alla pastorale e, nel 1976, fu per un anno economo provinciale.

In tutti questi uffici portò la sua esuberanza e la sua fantasia facendosi ben volere dalla gente e dai confratelli perché era elemento di coesione e di ilarità in comunità anche se, di tanto in tanto, si lasciava prendere dai suoi momenti di scontrosità che poi diventavano motivo di ulteriore umorismo.

In Messico

Dal 1977 al 1981 fu vicario cooperatore a Villa Insurgentes, nella Bassa California messicana, una parrocchia fondata nel 1963 con 16.000 abitanti per il 99 % cattolici sparsi in una zona di 10.000 Kmq, con un Collegio di 200 alunni. Con p. Donini c’era p. Bruno Adami. Un lavoro improbo per due sacerdoti.

Scrive p. Vittorio Turchetti: “In Messico p. Donini si trovò nel suo elemento, proprio come un pesce nell’acqua. Il carattere gioviale, allegro e portato a vedere le cose buone della vita, proprio dei messicani, si adattava perfettamente al suo. Imparò bene lo spagnolo, in modo da poter comunicare con tutti. Nelle sue visite ai villaggi e ai casolari isolati, s’intratteneva con gli anziani e godeva nell’ascoltare le loro storie, le loro tradizioni. Acquistata la loro confidenza e amicizia, introduceva il discorso religioso che veniva recepito da quella buona gente portata all’amicizia e alla cordialità.

Lo stesso discorso può essere fatto con gli agricoltori che lavoravano nelle piantagioni. S’interessava di loro, delle loro famiglie, dei loro problemi. E se c’era qualche difficoltà riusciva a sdrammatizzare le cose in modo da mettere in risalto i lati positivi della loro vita e del loro lavoro. Ma il suo carisma si scatenò con i ragazzi. Erano tanti, vivaci e buoni. Avevano solo bisogno di un catalizzatore che li coordinasse, li organizzasse, desse loro qualche cosa da fare.

Padre Donini introdusse nuovi giochi, specialmente quello del pallone, li organizzò in cori dove venivano eseguite le canzoni messicane, parlava loro della Madonna di Guadalupe e raccontava la storia delle apparizioni con sempre nuovi particolari, nuove sfumature. Altre gli venivano suggerite dai ragazzi stessi. Organizzava con loro gite e scampagnate durante le quali si giocava e si rideva... Dopo tutto questo lavoro era uno scherzo farli andare in chiesa per pregare o per il catechismo”.

Ritorno alle origini

La salute, intanto, cominciò a dargli qualche preoccupazione. Nel 1979 fu operato di cuore a Los Angeles. Dopo l’intervento tornò ancora alla sua missione dove si trovava veramente bene ma, dopo tre anni, nel 1981, dovette tornare a Los Angeles, negli Stati Uniti, dove i Comboniani hanno una parrocchia. Fu vice parroco per due anni, poi venne eletto parroco di Pala, altra parrocchia dove si era trovato a suo agio, e vi rimase fino al 1987.

Nonostante la sua buona volontà e il suo ottimismo, la salute gli dava motivi di preoccupazione per cui, dal 1987 al 1991 si ritirò nella parrocchia di Sant’Albert di Compton, tra i Neri e gli Ispanici, come aiutante nel ministero.

Ma dal 1993 dovette ritirasi definitivamente a vita privata per un notevole peggioramento fisico. La circolazione sanguigna non era più efficiente e ciò gli procurava notevoli disturbi a livello cerebrale. Si rifugiò nel centro di Animazione Missionaria di Covina, ma nel luglio del 1995 fu colpito da infarto per cui dovette tornare in Italia, questa volta definitivamente. Venne accolto nel centro Ammalati di Verona e lì si preparò all’incontro col Signore.

Il Gino della tenerezza

Dopo la malattia che gli impose un improvviso e inatteso cambiamento di vita, p. Gino non fu più quello di prima: allegro, estroverso, che riempiva la casa con le sue allegre risate, con le sue barzellette e battute umoristiche. Si chiuse in se stesso quasi concentrato sulla croce che il Signore gli aveva messo sulle spalle. Nell’Eucaristia trovava motivi per portarla, questa croce. I confratelli lo ricordano nella cappella dell’infermeria di Verona, diritto, in silenzio, davanti al tabernacolo, proprio come un soldato sull’attenti davanti al suo capitano, pronto a ricevere gli ordini che volesse trasmettergli. Poi passava davanti alla Madonna ad aprirle il suo cuore, ma sempre in silenzio, si direbbe in contemplazione, quella contemplazione vera, fatta non di parole o di gesti, ma di silenzio. Quindi tornava in corridoio portandosi la pena che aveva in cuore: un desiderio immenso di missione, di apostolato diretto tra la gente. Dopo qualche ora, era nuovamente in chiesa a ripetere l’atto di presenza davanti al Signore e davanti alla Madonna.

I confratelli del Centro Ammalati notarono un altro aspetto del suo carattere: la tenerezza del Padre. Pur non parlando, prendeva la sedia a rotelle sulla quale si trovava qualche confratello e gli faceva fare una passeggiata lungo i corridoi. Poi metteva una mano sulla spalla al confratello, gli faceva una carezza e così, senza dir niente, se ne andava. Il confratello percepiva la dolcezza di un cuore fraterno che amava non con le parole, ma con i fatti.

Dopo il funerale in Casa Madre, con la presenza del p. Provinciale, p. Gino venne portato a Molveno dove riposa nel locale cimitero accanto ai suoi genitori. A noi lascia il ricordo di un confratello che, pur non avendo fatto grandi cose esteriori - da p. Aleardo De Berti che ha tenuto l’omelia e che è stato suo compagno in America, è stato definito “un missionario feriale, un soldato semplice.” - ha lavorato assiduamente per le anime con generosità e dedizione. Ci ha insegnato il nascondimento. Fu uno, infatti, che sempre evitò il protagonismo preferendo fare il bene senza fracasso, nell’umiltà. Davvero egli non ha lavorato per fare notizia davanti agli uomini, ma solamente per il Signore e per le anime. Ed ora possiamo ben dire che per lui si è verificato il detto evangelico: “Chi si umilia sarà esaltato”. E in questa luce, riservata ai piccoli, lo contempliamo in Cielo.       P. Lorenzo Gaiga

Da Mccj Bulletin n. 202, gennaio-aprile 1999, pp. 97-101