In Pace Christi

Colombini Francesco

Colombini Francesco
Fecha de nacimiento : 04/10/1914
Lugar de nacimiento : Fornace TN/I
Votos temporales : 07/10/1933
Votos perpetuos : 07/10/1938
Fecha de ordenación : 16/04/1939
Fecha de fallecimiento : 04/06/1979
Lugar de fallecimiento : Verona/I

P. Francesco Colombini nacque a Fornace (Trento) il 4 ottobre 1914. Fu tra i primi studenti della Scuola Apostolica di Trento aperta nel 1926, passando all'Istituto Comboni di Brescia per la IV e V ginnasio. Nel settembre del 1931 entrò nel noviziato di Venegono, dove fece la prima professione il 7 ottobre 1933. Fu poi a Verona per il liceo e la teologia che frequentò al seminario diocesano, come si faceva allora. Durante lo scolasticato fu uno degli ideatori e fondatori del «Combonianum» che venne alla luce durante il primo congresso missionario degli Scolastici a Fai nel 1936. Ordinato sacerdote il 16 aprile 1939, fu mandato a Sunningdale per studiare l'inglese. Quando l'Italia entrò in guerra al fianco della Germania nel giugno 1940, tutti i Padri e Fratelli - una dozzina - furono internati nell'Isle of Man, e la casa di Sunningdale fu occupata per oltre sette anni dal comando della Marina Norvegese. Durante l'internamento, i missionari si occuparono dell'assistenza religiosa delle centinaia di italiani internati. P. Colombini si interessò particolarmente dei giovani dirigendo il coro e i gruppi di Azione Cattolica. Alla fine del 1942, su richiesta del Cardinale di Westminster, P. Colombini con P. Sina e P. Maccagnan furono assunti come cappellani dei prigionieri di guerra italiani addetti ai lavori agricoli nel Galles e Midlands. Conoscendo un po' di tedesco, P. Colombini si occupò anche dei prigionieri tedeschi ricoverati in un grande ospedale presso Chepstow nel Galles.

Finita la guerra nel 1945, e prima ancora che si aprissero le comunicazioni con l'Italia, con la prima nave di civili che lasciava l'Inghilterra per il Mediterraneo, P. Colombini partì per il Sudan con destinazione Bahr el Ghazal. Fu assegnato alla missione di Kwajok. Ben presto però fu colpito da pleurite e dovette andare a Khartoum per cura e convalescenza. Nel febbraio del 1947 poté ritornare a Wau dove rimase come superiore di quella missione e procuratore del Vicariato. Nel 1949 da Verona gli arrivò la nomina di Superiore Regionale del Bahr el Ghazal, ufficio che occupò fino al Capitolo del 1953. Nominato dal Capitolo Assistente Generale nella seconda amministrazione del P. Antonio Todesco, rimase a Verona come Superiore della Casa Madre e degli Scolastici. Dopo la morte di P. Giacomo Andriollo nel 1954, fu chiamato a sostituirlo come Superiore della Regione delle Scuole Apostoliche in Italia. Per essere maggiormente nell'ambiente di sua competenza, fissò la sua residenza nell'Istituto Comboni di Brescia. Dopo due anni però, trovando che l'ufficio di Superiore dell'Istituto gli impediva di visitare le Scuole Apostoliche che l'Italia aveva, ristabilì la sua sede a Verona. Un Padre che a quei tempi era addetto alla formazione dei nostri Aspiranti scrive: «Ricordo Padre Colombini, come Superiore Regionale delle Scuole Apostoliche italiane, per la sua metodicità e per la sua serenità. La sua metodicità nelle visite delle Scuole Apostoliche era l'espressione più manifesta del suo interesse e del suo amore per quest'opera della Congregazione. La sua serenità, espressa dal suo costante sorriso, per i formatori era un incoraggiamento e allo stesso tempo un'approvazione del loro operato e per gli alunni un segno di amore paterno. Nelle difficoltà, immancabili nel lavoro di formazione, la sua parola era la chiave per la soluzione di problemi. Allora le Scuole Apostoliche rigurgitavano di ragazzi e le statistiche assicurano che hanno dato buoni frutti» (nel 1954 gli alunni delle SS.AA. erano 638, nel 1958 salirono a 885).

Dopo il Capitolo del 1959 tenuto a Venegono, P. Colombini fu nominato Superiore Regionale dell'Inghilterra. Fu ben accolto dai confratelli e si fece benvolere anche per il suo carattere bonario, allegro e amichevole. Dispose subito che si completasse la costruzione della casa di Mirfield, iniziata da un gruppo di Fratelli sotto la direzione di Fr. Adani. Il nuovo seminario fu aperto l'anno seguente con oltre 70 ragazzi e la vecchia casa di Stillington fu venduta. Si riaprì lo Scolasticato di Sunningdale; si intensificò il lavoro di animazione missionaria e promozione vocazionale. Lui stesso si prestava tutte le domeniche a fare le giornate missionarie che spesso richiedevano viaggi lunghi e fatiche non indifferenti, e le faceva bene. Erano i tempi più opportuni per lo sviluppo delle nostre opere in Inghilterra. Essendo riusciti vani tutti i tentativi di stabilirci in Irlanda, nel 1963 si aprì la prima casa in Scozia, ad Allanton, presso Dumfries, destinata ad essere la scuola apostolica superiore e il centro di formazione per aspiranti Fratelli. Lusingato dai successi e ingannato da grandi promesse di un «amico» di cui si era fidato ciecamente, P. Colombini s'imbarcò in un programma di costruzioni e riparazioni a Londra, Sunningdale e Allanton, che esaurì le risorse economiche della Provincia. Fu un periodo molto difficile per i membri della Provincia e l'inizio per lui di una grave situazione morale che influì anche sul suo fisico già minato da un ritorno di quei disturbi polmonari per i quali aveva dovuto sottoporsi a prolungate cure nel 1961. Nel marzo 1966 diede le dimissioni dall'ufficio di Superiore Regionale e fu sostituito dal Padre R. Bresciani. Rimase per circa un anno nella casa di Elm Park e nel maggio del 1967 passò a Madrid per studiare lo spagnolo con l'intenzione di andare in America Latina. Difatti, nel marzo del 1968, s'imbarcò per l'Ecuador, dove arrivò dopo un viaggio di 3 settimane. «Poiché da poco era morto a Quito il Padre Angelo Giacomelli, investito da un taxi di fronte alla sua chiesa di Iñaquito dove era parroco», - scrisse P. Colombini stesso - «fui mandato a sostituirlo. Quito è a circa 3000 metri sul livello del mare e io, senza darmi conto, verso la fine del 1970 fui colpito da alta pressione che mi procurò una deficienza cardiaca con ipertensione arteriosa. I medici mi consigliarono il ritorno urgente in patria che si effettuò nel gennaio 1971. Ricoverato a Verona e poi a Gordola, nel Canton Ticino, ho fatto molto progresso e spero di poter ritornare o in Ecuador o in qualche altro paese di lingua spagnola». Le sue speranze non si avverarono. La sua salute si aggravò sempre più e nel 1976 fu ricoverato di nuovo a Verona, dove per tre anni salì il suo calvario lentamente, in quasi assoluto silenzio, spirando serenamente il 4 giugno 1979. Scrive un confratello che aveva lavorato con lui per parecchi anni: «Ogni volta che passavo per Verona, andavo a trovarlo, ma non sono mai riuscito mai a fare una conversazione con lui. Mi dava sempre l'impressione di un povero Giobbe prostrato in tutto il suo essere, incapace di esprimere a parole i sentimenti che pure trasparivano vivi dai suoi occhi. Dicevo una breve preghiera con lui e me ne partivo commosso, ammirando il mistero del Signore che purifica i suoi amici con la sofferenza per prepararli ad un premio eterno».

Da Bollettino n. 126, novembre 1979, pp.69-71