In Pace Christi

Corsini Luigi

Corsini Luigi
Fecha de nacimiento : 15/12/1928
Lugar de nacimiento : Erbusco BS/I
Votos temporales : 09/09/1947
Votos perpetuos : 19/09/1952
Fecha de ordenación : 30/05/1953
Fecha de fallecimiento : 07/05/1963
Lugar de fallecimiento : Todos Santos/MEX

Un telegramma giunto a Verona la sera dell'8 maggio da Città di Messico annunciava che il giorno prima era annegato a Todos Santos P. Luigi Corsini.

                 La lettera scritta pochi giorni dopo dal Prefetto Apostolico di La Paz, Rev.mo Mons. Giordani, all'arciprete di Rovato, aggiungeva questi particolari:

                 « Il Padre aveva passate le prime ore del giorno, dopo la S. Messa, preparandosi la predica della sera: argomento " la vita cristiana nella famiglia ". Ne aveva programmate otto.      Verso le 10 andò a vedere le Suore, per sapere a che punto erano i preparativi del giorno della mamma. Qui in Messico il 10 maggio è tutto riservato a loro: i figli vengono anche da lontano, tutti le presentano promesse e regali, e approfittiamo anche noi per avvicinarle più che possiamo ai Sacramenti. Andò poi a vedere i lavori del Fratello sul tetto della chiesina di Nostra Signora di Fatima. Contento anche qui. Pensò di andare a prendere una boccata d'aria alla spiaggia. Era un po' stanco. Passò ad invitare un maestro che non accettò. Comprò qualche amo e se ne andò. La signora, presidente di Azione Cattolica, insisté che non andasse da solo: le era venuto come un cattivo presentimento; ma il Padre si allontanò. Lei si ritirò ad accendere un lume a S. Martin de Porres.

                 Venne l'ora del pranzo. L'altro Padre e il Fratello non diedero importanza alla sua assenza, perché spesso capita che bisogna uscire, per varie ore, chiamati per infermi. E dopo pranzo ognuno andò ai propri lavori: il Padre a fare catechismo e il Fratello alla chiesa da terminare. Venne la sera; arrivò un contadino ad avvisare che l'auto del Padre era sempre ferma allo stesso posto laggiù presso il mare, e che aveva gridato senza avere avuto risposta. Il Fratello scappò giù di corsa, cercò anche lui, chiamò. Trovarono le calze e le scarpe lì sopra un sasso, vicino a un laghetto, a pochi passi dal mare. Venne intanto molta altra gente; portarono lumi, frugarono palmo palmo il laghetto, senza risultato; ma due giovani vollero tuffarsi ancora e andare sotto una roccia a 4 metri di profondità: lì stava il povero Padre. Lo estrassero: pareva dormire, placido. Erano le otto e quindici.

                 Si pensò ad una disgrazia, che fosse svenuto pescando, e caduto nell'acqua. Aveva qualche cosa di rotto alla fontanella del collo. Il medico spiegava che doveva essere stato causato dalla caduta. Però, perché lì in quel punto e non sul mento o nella faccia? D'altra parte non aveva acqua dentro.

                 Si fecero i funerali solennissimi, nel senso che tutta la popolazione di Todos Santos partecipò. Quasi tutti i Padri della Prefettura erano presenti: ci doveva essere un ritiro in quel giorno.

                 Sparsasi la voce che poteva esserci di mezzo un delitto, il Governatore ordinò che si disseppellisse e si facesse l'autopsia. Così fu fatto. La Polizia ha promesso che si farà luce e giustizia. Pensiamo - da una lettera anonima ricevuta qualche giorno prima, mandata a varie parrocchie - che ci siano di mezzo i nemici della Chiesa.

                 Vorrei pregare di assicurare i parenti che in Todos Santos lo amavano molto, che più di una donna ha pianto al posto - dicevano - della sua mamma assente. La gente volle sostenere la spesa della cassa funebre, terreno nel cimitero, ecc.

                 Lo porteremo però più tardi in una chiesina per la quale già stava riunendo il materiale.

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Nato a Erbusco (Brescia) il 15 dicembre 1928, P. Luigi Corsini era poi vissuto a Rovato, dove la famiglia si era trasferita. Nell'agosto del 1940 passava dalle file dei chierichetti a quelle degli aspiranti missionari della Scuola Apostolica di Rebbio, e nel settembre del 1943 andava a quella di Crema. Erano anni di guerra, e le prove non gli mancarono, soprattutto per le tristi condizioni della famiglia.

                 Cominciò il Noviziato a Venegono il 7 ottobre 1945. Fu ordinato sacerdote a Milano alla fine di maggio del 1953 e, dopo un anno di insegnamento a Firenze, tornò a Crema dove si dedicò anche alla propaganda. Vi rimase sino a giugno del 1960.

                 Raggiunse Tepepam in gennaio dell'anno seguente, e vi rimase a familiarizarsi con lo spagnolo. Il 1962 poteva salutarlo felice e contento nella sospirata terra di Missione, a Todos Santos, e il 1° luglio aveva la gioia di vedere inaugurata la chiesa di Nostra Signora di Fatima.

                 Lo scorso aprile P. Corsini era stato a Las Angeles, dove, accompagnato dai Confratelli di San Diego, era riuscito ad assicurarsi alcune Giornate Missionarie per i primi di giugno. Avrebbe dovuto parlare in inglese e spagnolo, per essere compreso anche dai vecchi. Ai Confratelli aveva accennato a una sorda opposizione al suo ministero, per aver cercato di impedire i balli e il peccato; ma non aggiunse di avere offerto la vita per il suo popolo.

                 Infatti nel suo breviario furono trovate queste righe, scritte in marzo: “ Signore, non ne posso più. Aiutami a non perdermi d'animo. Non riesco a far niente di buono. Se io sono l'ostacolo, prendimi con te, o Signore, in qualunque momento e nel modo che ti piacerà. Se è necessaria una vittima per convertire questa gente, eccomi qui, o Signore: prendimi con te; non servo ad altro”.

                 Queste righe spiegano perché il Signore lo chiamò il 7 maggio, festa del grande vescovo e martire polacco, S. Stanislao: egli aveva accettato la sua offerta. R.l.P.

Da Bollettino n. 66, luglio 1963, p.749-751

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Era persuaso di non riuscire a essere un bravo missionario in quella terra. Nel suo breviario furono trovate queste righe scritte due mesi prima: «Signore, aiutami a non perdermi d’animo. Se io sono l’ostacolo, prendimi con te, o Signore, in qualunque momento e nel modo che ti piacerà. Se è necessaria una vittima per convertire questa gente, eccomi qui, o Signore: prendimi con te, non servo ad altro».

All’età di 12 anni entra nel seminario dei comboniani a Rebbio di Como. Prosegue poi gli studi nel seminario di Crema. Nel 1945 entra in noviziato a Venegono Superiore (Varese). È ordinato sacerdote a Milano nel maggio 1953. Insegna per un anno filosofia nella casa di Firenze, poi è a Crema come animatore missionario della zona. Nel 1960 i superiori lo destinarono al Messico. Vi arriva nel gennaio 1961.

A Tepepam frequenta la scuola di spagnolo. L’anno seguente è a Todos Santos, nella Bassa California, un’antica missione fondata dai gesuiti nel 1700 e gestita successivamente da francescani, domenicani e altri ordini missionari. I comboniani vi sono arrivati nel 1948, in appoggio al clero locale.

Todos Santos è un paese di 3.000 abitanti, nell’estremità meridionale della penisola della Bassa California messicana, sul versante dell’Oceano Pacifico. Vi è un certo benessere a motivo di un’agricoltura fiorente. È come un’oasi nel deserto, con vasti campi di terra fertile e un’abbondante sorgente che consente l’irrigazione. Il sole fa il resto.

P. Luigi scrive a un amico: «In questo deserto arido, ogni semente muore, se non è annaffiata. Ma le anime di questa gente sono più aride del deserto, con il rischio che la Parola di Dio non le sfiori neppure. La Madonna di Fatima, alla quale è dedicata la cappellina che stiamo costruendo, avrà il suo bel da fare per cambiare certe teste. Se guardassi ai risultati che ottengo, dovrei disperarmi. Ma io confido nell’onnipotenza di Dio, che sa cavare figli di Abramo anche dalle pietre».

Il suo lavoro, sistematico e fecondato da tanta preghiera, porta i suoi frutti. Questo dà fastidio ai nemici della chiesa, che cominciano a guardare con sospetto sempre più aspro questo straniero che parla chiaro e porta via clienti ai loro affari. Bisogna toglierlo di mezzo.

Il Messico ha già avuto i suoi martiri. Forse, con l’infittirsi delle minacce di morte, p. Luigi presagisce qualcosa di brutto per lui?

I congiurati decidono di agire immediatamente. Cercano un’occasione in cui trovare il padre da solo, mentre le forze di polizia sono occupate a controllare i preparativi per la festa della mamma (10 maggio).

E l’occasione si presenta il 7 maggio. Dopo la messa, il padre ha trascorso le prime ore del giorno nello studio. Poi ha controllato con le suore i preparativi della festa ed è passato dal fratello per fare il punto sui lavori per il tetto della chiesa. Pensa, quindi, di andare a prendere una boccata d’aria fresca sulla spiaggia.

È stanco. Invita un maestro ad accompagnarlo, ma questi si rifiuta. Compra degli ami e se ne va a pescare. La presidente dell’Azione Cattolica insiste che non vada da solo. Un brutto presagio?

È l’ora di pranzo e p. Luigi non è ancora tornato. Nessuno, però, bada alla cosa: tutti pensano che abbia avuto altri impegni.

Verso sera, ecco arrivare un contadino. Dice che l’automobile del padre è sempre ferma sullo stesso punto, presso la spiaggia. Del padre, però, non c’è traccia.

Il fratello corre in cerca del padre. La gente si unisce a lui. Usano lumi. Frugano ogni angolo anche della riva del laghetto vicino al mare. Ma senza risultato.

Finalmente trovano le calze e le scarpe sopra un sasso. Due giovani si tuffano: sotto una roccia, a 4 metri di profondità, trovano il corpo. Lo portano in superficie. Dicono: «Sembrava dormire». Sono le 20.15.

Si pensa che il padre sia svenuto e caduto in acqua. Ma il tipo di ferite e le fratture che il corpo presenta fanno sospettare un omicidio. Si sono avverate le molte minacce anonime?

Radio La Paz, dandone la notizia, parla senza mezzi termini di delitto. L’ambasciata italiana vuole andare a fondo della questione per scoprire i colpevoli. La polizia, dopo l’autopsia, promette di fare luce. Passa il tempo senza che nulla accada. I missionari, temendo rappresaglie o il pericolo di un’espulsione, preferiscono mettere ogni cosa a tacere.

Il sacrificio di p. Luigi però ha dato frutti. La cittadina si è scossa dalla sua apatia spirituale e la gente è ritornata alla pratica della vita cristiana. Attorno alla tomba di P. Luigi, divenuta meta di pellegrinaggi, ha preso vita il movimento dei “Piccoli Fratelli di Maria”, un’associazione missionaria, animata dal comboniano padre Piacentini, che ha come scopo vivere il Vangelo e diffonderlo nel mondo.

(Dalla serie “I Martiri” preparata a Verona da P. Romeo Ballan, 14.9.2010)

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La notizia

Un fatto triste ha gettato nel lutto la missione della Bassa California nel Maggio 1963: la morte di P. Corsini, avvenuta a Todos Santos in circostanze abbastanza misteriose che fecero sospettare si trattasse di un delitto.

L’8 maggio nella casa Moctezuma, a Città del Messico, arrivò un telegramma giunto da La Paz: “Ieri è morto annegato P. Corsini. Il funerale si farà questa sera a Todos Santos. Avvisare Verona. Ruggera”.

Mentre si trasmetteva la notizia a Verona, a Todos Santos si faceva il funerale. Celebrava Mons. Giordani, essendo presenti quasi tutti i Padri della Prefettura e un mare di gente.

Fu un’apoteosi. Successivamente, per iniziativa della gente, si organizzò una colletta per venire incontro alle spese della sepoltura.

Per i Superiori di Verona la notizia fu una dolorosa sorpresa: in due mesi, era il terzo comboniano che moriva tragicamente.(Piacquadio e Rossi).

Ipotesi di un delitto

Il giorno dopo il funerale P. Becchio, vice provinciale, mandava al Provinciale P. Turchetti una lettera con notizie dettagliate e chiudeva la lettera con una serie di domande che erano ormai sulla bocca di tutti e non escludevano l’ipotesi di un delitto.

La radio XNT di La Paz informava che le Autorità avevano fatto esumare il corpo e ordinata la autopsia.

Il 10 maggio P. Becchio mandava al Provinciale una seconda lettera, questa volta confidenziale, dove informava che per le voci che correvano non si escludeva si trattasse di un delitto. A parte, informava anche del risultato della autopsia. Il giorno dopo P. Turchetti informava di tutto i Superiori di Verona.

Cronaca dei fatti

Il 7 maggio, in mattinata, P. Corsini era andato verso la spiaggia, evidentemente con l’intenzione di pescare. C’era vicino alla spiaggia una pozza d’acqua dolce e lì aveva lasciato l’auto.

Alcuni contadini che lavoravano poco distante e lo avevano visto arrivare, si meravigliarono quando verso sera notarono che l’auto era ancora lì e P. Corsini non c’era.

Andarono in paese e avvisarono Fr. Di Domenico che subitò si recò sul luogo. Trovò vicino alla pozza le scarpe e i calzini di P. Corsini, il pullover che era un po’ umido e pieno di pagliuzze delle piante che circondavano la pozza: tutto sistemato e in ordine. Ma P. Corsini non c’era. Tutto faceva pensare che fosse scivolato e caduto nell’acqua. Fr. Di Domenico ritornò immediatamente in paese in cerca di aiuto e trovò le Autorità che accorrevano già allarmate. Cominciarono le ricerche che durarono ore. Quando cominciò a farsi notte si andò in cerca di un generatore elettrico per usare i fari. Finalmente, alle 8.15, fu trovato il corpo, a quattro metri di profondità, e fu tirato fuori. Aveva indosso la camicia e i pantaloni. Non presentava ferite né contusioni e non conteneva acqua.

L’autopsia

Portato all’ospedale di Todos Santos, il medico riscontrò solo una frattura interna nella gola. La spiegazione che si volle dare e che non convinse nessuno, fu che P. Corsini poteva essere scivolato dalla roccia dove si era messo a pescare e aveva sbattuto contro la roccia cadendo in acqua.

Ma come aveva potuto sbattere proprio la gola e non il mento o la faccia? E come spiegare che non aveva ingerito acqua?

Qualcuno suggerì l’opportunità di fare la autopsia, ma Mons. Giordani si oppose e i Padri non insistettero. Non ci furono sospetti, né accuse.

Ma dopo il funerale, mentre i Padri tornavano a La Paz, si accorsero che la Radio si era occupata del caso e tutto faceva sospettare che si trattasse di un delitto.

Comunque le Autorità fecero esumare il corpo e si fece l’autopsia. Il 10 maggio si rese pubblico il risultato: non era stata trovata acqua nei polmoni. Unicamente si era riscontrata una frattura nella trachea, provocata evidentemente con un corpo soffice perché esternamente non si notavano ferite né contusioni. La frattura era interna e presentava anche una certa quantità di sangue coagulato. Il parere medico fu che P. Corsini era morto per asfissia prima di cadere nell’acqua.

Le indagini

In base al risultato dell’autopsia le Autorità si mossero alla ricerca dei responsabili. I missionari, per suggerimento del Delegato Apostolico, si mantennero al margine della vicenda anche per evitare la suscettibilità della popolazione di Todos Santos. Le ricerche non diedero nessun risultato.

Tre settimane più tardi, scrivendo da Todos Santos al Superiore Generale, P. Turchetti dava poca speranza che si potesse chiarire la cosa: la morte di P. Corsini rimaneva un mistero.

Voci

Cominciarono a circolare voci.

Un maestro della scuola, che aveva fatto parlare di sé per supposti abusi sessuali, venuto a sapere che P. Corsini aveva messo in guardia i genitori dei ragazzi, era andato su tutte le furie e minacciava di denunciare P. Corsini per diffamazione.

Per sottrare legna al fuoco P. Corsini pensò bene di allontanarsi per un po’di tempo da Todos Santos e anticipò un viaggio che aveva in programma per gli Stati Uniti.

Non mancarono voci di sospetto che ci fossero di mezzo vendette personali per questioni di donne. Cosa assolutamente falsa e priva di ogni fondamento. Però non mancò chi soffiasse anche in questa direzione, perché aveva interesse a intorbidare le acque e sviare le ricerche.

A fine aprile, a La Paz, era arrivata una lettera anonima. In forma un po’ misteriosa si avvisava dell’esistenza di un complotto: alcuni maestri di tendenza comunista avevano la consegna di tramare qualche cosa di grave contro i missionari della Bassa California. Si diceva tra l’altro, che era urgente cambiare il Padre di Todos Santos per evitare dolorose sorprese.

L’autore della lettera diceva che il complotto aveva avuto luogo vicino al Sobarzo (il carcere di La Paz) e che lui non poteva rivelare il suo nome per timore di rappresaglie, ma per dovere di coscienza aveva voluto avvisare del pericolo.

Trattandosi di una lettera anonima, non si dette molta importanza alla cosa. Ma dopo la tragedia, questa lettera non fece altro che confermare il sospetto che la morte del Padre fosse un crimine premeditato.

Foglietti trovati nel Breviario

P. Corsini aveva avuto sentore che si stesse tramando qualcosa contro di lui? Nel suo Breviario furono ritrovati alcuni foglietti dove, mese per mese, annotava le intenzioni che si proponeva nella recita dell’Ufficio.

Nulla di strano; lo fanno molti parroci zelanti per dare una proiezione apostolica alla loro preghiera sacerdotale. Però, nel foglietto corrispondente al mese di marzo 1963, l’intenzione, scritta in forme di orazione, rivela lo stato d’animo di una persona che sta attraversando dei momenti angosciosi. Trascriviamo il testo: Signore, non ne posso più. Aiutami a non scoraggiarmi del tutto. Non riesco a concludere niente. Se sono io l’ostacolo, prendimi con te in qualsiasi momento e in qualsiasi maniera piaccia a te. Se é necessaria una vittima per la conversione di questo popolo, io accetto di esserlo. Prendimi con te, dato che ad altro non servo.

Qualcuno ha voluto leggere tra le righe un velato riferimento alla tragedia del 7 maggio, che il Padre presentiva in qualche modo.

Certamente stava passando momenti difficili. Si trovava davanti delle resistenze che ostacolavano il suo lavoro pastorale. E come responsabile della parrocchia arriva a chiedersi se non era lui l’ostacolo.

Faceva fatica ad accettare che un sacerdote che ha la cura delle anime possa incontrare resistenze anche da parte dei buoni. Le contrarietà che altri accettano con serenità perché sono parte della vita, lo scoraggiavano e gli toglievano la pace.

Se si tiene presente anche che P. Corsini era, per temperamento, portato al pessimismo, si spiega che abbia potuto scrivere quelle righe senza bisogno di aver sentore di quello che stava per succedere: la tragedia arrivò inaspettata per lui come per tutti.

Infatti, aveva organizzato in modo del tutto normale le sue attività fino all’ultimo giorno. Aveva in programma una serie di temi di predicazione per tutto il mese di maggio. Aveva accettato di predicare il Ritiro ai Padri a La Paz l’ 8 maggio. E aveva preso accordi con alcuni parroci di Los Angeles, CA, per alcune giornate missionarie che avrebbe predicato nel mese di giugno.

Il 7 Maggio cominciò senza novità. Tanto in casa come nel Collegio delle Suore lo avevano notato più sereno del solito. Tutto faceva pensare che non sospettasse minimamente ciò che stava per succedere.

Gli mancò prudenza?

C’è una lettera di P. Pizzioli al Superiore Generale che si riferisce alla morte di P. Corsini in questi termini: “Sapendo io la situazione che si era venuta creando a Todos Santos, avevo suggerito la convenienza di mettere rimedio a tempo. Si lasciarono andare le cose e successe la tragedia”. P. Briani scrisse immediatamente a P. Pizzioli che si spiegasse più chiaramente.

Allora P. Pizzioli scese nei dettagli: P. Corsini avrebbe potuto fare molto bene in altro ufficio e in altro luogo perché aveva molte buone qualità ma non era la persona a cui affidare la responsabilità di una parrocchia. Gli mancava prudenza. Difatti non riuscì a capire la gente di Todos Santos. Si creò dei nemici specialmente tra i maestri. Le stesse Suore ebbero a soffrire a causa del suo carattere, tanto che la Superiora Generale pensava di ritirarle dalla parrocchia. In casa P. Corsini non parlava con nessuno: era una situazione che faceva soffrire lui e anche gli altri. Questo malessere si rifletteva in qualche modo anche nella sua predicazione.

I Superiori erano al corrente della situazione e lo avevano anche avvertito, raccomandandogli prudenza.

Quando la rivista Tempo, il 6 agosto 1962, pubblicò un articolo pieno di accuse contro P. Corsini, il Provinciale, P. Turchetti, gli scrisse: “Tutti sanno che è una rivista tendenziosa e che prova gusto a calunniare la Chiesa. Non saprei fino a che punto l’articolista dica la verità quando parla delle sue prediche e delle processioni. È più che bugiardo là dove dice che lei ha tre automobili nuove. Ma non conviene mettersi in polemiche. Servirebbe solo a fare più rumore, tutto a svantaggio della nostra opera. Per non dire che, essendo noi degli stranieri, questo ci potrebbe creare problemi anche con il Governo. È preferibile lasciar morire la cosa. Non saremo mai prudenti abbastanza.

Quanto a cambiare il Padre, togliendolo da Todos Santos si temeva che egli lo avrebbe interpretato come un atto di sfiducia verso la sua persona e si credette meglio incoraggiarlo dandogli la nomina di parroco. Poi successe la tragedia.

Continua ad essere un mistero

Tre anni dopo, P. Briani, anche per dissipare una volta per sempre le chiacchiere, scrisse a P. Becchio, nuovo Provinciale, pregandolo di chiarire le cose. Non risulta che si siano fatte ulteriori indagini.

Nel 1974 si esumarono i resti del Padre dal cimitero municipale per metterli nella chiesa. E dopo tanti anni la gente, entrando in chiesa, si ferma a pregare sulla sua tomba e accende qualche lumino.

Così il missionario che ha lasciato la famiglia e la patria non si sente straniero in nessuna parte del mondo. La sua famiglia è il popolo dove lavora. Una famiglia che gli vuol bene, che lo piange quando muore e sulla sua tomba non lascerà mancare né i fiori né le preghiere.                    (P. Domingo Zugliani)