In Pace Christi

Valcavi Pietro

Valcavi Pietro
Fecha de nacimiento : 06/02/1887
Lugar de nacimiento : Paullo di Casina RE/I
Votos temporales : 25/12/1921
Votos perpetuos : 08/04/1925
Fecha de ordenación : 15/05/1915
Fecha de fallecimiento : 10/04/1959
Lugar de fallecimiento : Lodonga/UG

P. Pietro Valcavi era nato a Paullo di Casina (Reggio Emilia) il 10 febbraio 1887, e fece gli studi nei seminari diocesani, ricevendo l'ordinazione sacer­dotale nel 1915. Nel 1917 scrisse al nostro venerato P. Vianello chiedendo di entrare nella nostra Congregazione, perché fin dai primi anni di seminario aveva sentito desiderio di farsi missionario, ma aveva sempre tardato a mani­festarlo per non rattristare i suoi genitori, pensando addirittura di attendere fino alla loro morte. «Di tutto questo, scriveva P. Valcavi, non ho mai parlato con nessuno, neppure coi miei confessori, per timore che mi facessero obbligo di dare subito ascolto alla voce del Signore. Se in questo ho mancato, doman­do a Dio perdono ed aiuto per rimediarvi come posso».

Le vicende della prima guerra mondiale lo decisero finalmente a fare il passo, ed entrò in Noviziato a Savona nel 1920, facendo la professione a Venegono nel Natale del 1921.

Partì per l'Uganda nel novembre del 1922, destinato alla tribù Logbara, e nel 1927 lasciò Arua per la fondazione della nuova stazione di Lodonga, come primo superiore. Rimpatriò per salute nel 1934 e di nuovo nel 1938, quando ritornò come Superiore Regionale dell'Uganda, restandovi, anche durante il periodo della guerra e dell'internamento a Katigondo, fino al suo rimpatrio nel 1947 per partecipare al VII Capitolo Generale.

Fu per alcuni anni Padre Spirituale degli Scolastici a Venegono e a Roma, e un anno addetto al santuario di Crema, ripartendo per la sua missione di Lodonga nel 1954, dove restò fino alla morte.

Si ammalò alla fine di giugno 1958, mentre andava in bicicletta a visitare una cappella a 4 miglia da Lodonga. Accusò disturbi al cuore, per cui fu por­tato ad Arua prima dell'Assunta 1958 per un po' di riposo e per essere curato dai dottori. Da Arua fu mandato ad Angal, nella speranza che quel clima gli fosse più propizio, ma non avendone ricavato giovamento, si pensò di man­darlo a Kalongo perché fosse curato dal nostro dottore. Dopo cure prolungate sembrò rimettersi alquanto, sicché in gennaio 1959 poteva ritornare a Lodonga, dove i cristiani avevano espresso il loro disappunto per la sua partenza, dicendo che il Padre, caso mai, doveva morire a Lodonga.

Nel tempo che gli rimase, P. Valcavi fu sempre ansioso di lavorare: nel­l'ufficio parrocchiale, nelle confessioni, in chiesa: naturalmente a scapito della sua salute. Chiese ai Superiori l'aiuto di Fr. Amedeo, suo compagno nella fondazione di Lodonga, che venne subito per assistere il Padre con grande carità.

Spesso era obbligato a stare in letto. Il giovedì e venerdì santo volle an­dare in chiesa per ricevere la S. Comunione, ma tradiva la stanchezza e lo sfor­zo. Il giorno di Pasqua celebrò per l'ultima volta. Dopo Pasqua ebbe un primo forte attacco di asma; poco dopo un secondo attacco più forte ancora. Da al­lora andò sempre peggiorando, fino al mercoledì mattina 8 aprile, quando lui stesso, rendendosi conto della gravità degli attacchi, chiese i sacramenti, che gli furono amministrati dal P. Ruggieri, e che ricevette con una devozione edi­ficante e commovente.

Non perse mai la serenità e giovialità nel rispondere e nel fare i suoi soliti scherzetti. Lo stesso mercoledì mattina quasi tutti i confratelli che si trovano tra i Logbara, e le Superiore delle Suore di Arua e Maracia, vennero a Lodon­ga per assistere il Padre nelle crisi d'asma. Egli si mostrò sempre sereno e ab­bandonato nelle mani del Signore e della Madonna, che spesso invocava con devozione.

Intanto S. E. Mons. Cesana, avvertito telegraficamente, veniva il 9 aprile a Lodonga con P. Marchetti e Fr. Landonio. Il Padre, che conservava la co­noscenza ad intervalli, ne fu molto contento. Seguirono altre crisi, ma appena riprendeva conoscenza rispondeva alle preghiere con molta serenità. Verso sera si manifestò un gonfiore generale, che saliva lentamente dalle parti in­feriori del corpo verso il cuore.

La mattina del venerdì 10 aprile sembrava molto quieto; così il Vescovo e buona parte dei Padri si recarono a celebrare; ma alle 7.10 il Padre soccombeva, soffocato dal sangue che invadeva le vie respiratorie. Veramente si temeva la morte fin dal mercoledì, se non fosse intervenuta la Dott. Mondini, in servizio nell'ospedalino di Angal, che di passaggio a Lodonga gli aveva praticato un salasso e fatte alcune iniezioni che gli prolungarono la vita per breve tempo.

In questi ultimi giorni si era potuto vedere quanto Padre Valcavi fosse amato dai suoi parrocchiani, che in ginocchio, sotto la veranda, passavano del­le ore per poterlo vedere e sentire da lui un'ultima parola.

Fu subito allestita una camera ardente, in modo che al termine della Mes­sa della comunità in chiesa, tutto era già pronto. Commovente lo spettacolo dei cristiani piangenti, che per tutta la giornata si susseguirono pregando da­vanti alla salma. Perfino numerosi musulmani, che avevano conosciuto il Pa­dre ancora una trentina di anni fa, passando vicino alla missione, sostavano davanti alla stanza del Padre in silenzio.

Non mancarono i vecchi cristiani che si prestarono sotto la direzione di Fr. Landonio a preparare la tomba di fianco alla cappellina del cimitero di missione, alla destra, guardando la facciata. La cassa fu preparata dalla scuo­la tecnica di Ombaci.

Si decise di fare il funerale la sera stessa, e Sua Eccellenza Mons. Cesana concesse la celebrazione di una Messa vespertina. La funzione si svolse tra le 17 e le 19, con la partecipazione dei cristiani dei dintorni, della scuola dei mae­stri, dei Fratelli indigeni e aspiranti di Lodonga. Il Vescovo impartì l'asso­luzione al feretro. Erano arrivati in mattinata anche i due sacerdoti nativi di Lodonga, P. Isidoro e P. Silvio Amandua. Al cimitero P. Isidoro rivolgeva al­la popolazione alcune parole di occasione, rievocando come al P. Valcavi si doveva il progresso della Missione di Lodonga, e come tutti i cristiani devono seguirlo nel buon esempio che egli ha lasciato dietro a sé.

Sarebbe interessante rievocare tanti particolari, noti ai Padri e Fratelli anziani (e speriamo che qualcuno di loro li voglia mettere in iscritto), sia dal punto di vista religioso che apostolico, molti veramente eroici, che ha lascia­to P. Valcavi, assieme ad altri confratelli tanto benemeriti delle missioni di Uganda, che hanno letteralmente piantato la Chiesa coi loro sudori, febbri, pe­nitenze e preghiere. Basti qui ricordare che P. Valcavi, nelle diverse mansioni che gli furono affidate, si dimostrò sempre missionario zelante, pronto ad ogni sacrificio, uomo di preghiera e di mortificazione, divorato dalla sete delle ani­me, dal quale noi tutti abbiamo tanto da imparare.

Mentre il dovere della carità fraterna richiede che innalziamo la nostra preghiera di suffragio per il riposo eterno della sua anima, sentiamo di poter anche pregare il Cuore di Gesù a voler dare alla Congregazione tanti missionari e religiosi dello spirito di pietà soda e zelo ardente di P. Pietro Valcavi.

Da Bollettino, n. 50. Aprile 1959, pp. 1514-16