Venerdì 12 aprile 2019
L’associazione Casa Famiglia Ludovico Pavoni, nel quartiere di Torpignattara a Roma, è nata dall’esperienza di p. Claudio Santoro, sacerdote pavoniano, nell’oratorio della chiesa di S. Barnaba situata in quello stesso quartiere. P. Claudio, sollecitato dalla presenza sempre più crescente di minori a rischio di devianza, dal crescente afflusso di migranti e dalla richiesta sempre più pressante delle famiglie residenti nel territorio, decise di iniziare questa associazione che ha come scopo di aiutare i ragazzi e adolescenti a inserirsi nella scuola, sostenere famiglie povere e aiutare nell'inserimento e nell'integrazione nel tessuto socioculturale famiglie e ragazzi migranti.

Da sinistra, P. Fermo Bernasconi, P. Claudio Santoro, e P. Mariano Tibaldo.

P. Claudio ha presentato la sua esperienza nella terza conferenza organizzata nella casa generalizia dei Missionari Comboniani a Roma, il giorno 11 aprile 2019, dal titolo: “La sfida del convivere tra persone di differenti culture nell’ambito parrocchiale”. Ciò che ha colpito in p. Claudio è stato la sua semplicità ma anche la capacità di scelte radicali fondate sul semplicissimo ma anche sconvolgente messaggio evangelico: ama. La conferenza del sacerdote pavoniano non è stata un’esposizione sistematica del tema, anzi, parlando ‘a braccio’ ha comunicato in modo coinvolgente ciò che per lui è la motivazione che rende possibile l’incontro tra persone di culture differenti: amare e far amare Dio, quindi l’accoglienza, il rispetto al di là delle differenze religiose. Hanno appassionato i racconti di vita vissuta di ragazzi e giovani di varie estrazioni religiose e culturali che si accettano e si rispettano in una zona dove i migranti (soprattutto dal Bangladesh) sono l’80%.

Certamente un prete al di fuori degli schemi di tanti sacerdoti ‘in cura d’anime’. Provocatoriamente ha posto l’accento sulla necessità di cambiare il modo di amministrare le parrocchie: “Bisogna uscire dalla chiesa perché è la strada che fa la chiesa” diceva; “è tempo di rompere una pastorale autoreferenziale e gruppi parrocchiali chiusi in sé stessi”. E sulla possibilità che genti di diverse religioni possano incontrarsi ha sottolineato la necessità di “mettere in comune la carità”. P. Claudio ha rimarcato la necessità che il sacerdote sia un mediatore che suscita la domanda di Dio nei giovani attraverso una testimonianza entusiasta del Vangelo: è questo entusiasmo che colpisce i giovani e i non più giovani e, di fatto, è strumento di unità e di comunione.