Messa di ringraziamento
Omelia di Mons. Gabriel Zubeir Wako
Udienza del Papa
Spettacolo: “Il giorno e la notte di Daniele Comboni”
Mostre ed altre attività

Messa di ringraziamento

La Basilica di San Pietro è gremitissima di pellegrini venuti da tutte le parti del mondo per il grande evento della Canonizzazione. Si sono qui riuniti attorno alla grande Famiglia Comboniana per esprimere la gratitudine a Dio per il grande dono di Comboni a tutta la Chiesa e al mondo intero.
Un caloroso battimano accoglie la lunga processione di presbiteri e vescovi, preceduta dal gruppo folcloristico sudanese che con danze e costumi tribali creano in Basilica un’atmosfera africana.
La Santa Messa è animata dalle voci giovanili dei cori sudanese e comboniano che si alternano durante i vari momenti della celebrazione. La processione offertoriale, preceduta dai danzatori e danzatrici sudanesi, è accompagnata da vivacissimi canti in arabo. La danza indiana con fiori e candele, subito dopo la Consacrazione, offre un momento di intensa spiritualità e poesia.
L’insostituibilità e centralità di Cristo, Parola che è Presenza e Persona, è stata anche il fulcro dell’omelia di Mons. Gabriel Zubeir Wako, martellata dalla richiesta lanciata a missionari e missionarie: “Portateci Cristo! Di questo ha bisogno il popolo africano, anche nelle più dure situazioni”. L’arcivescovo ha pure sottolineato l’atteggiamento di ringraziamento che tutti dobbiamo avere sempre ma specialmente in questa celebrazione: “... Nelle persone che veramente hanno gustato la bontà di Dio in un modo così forte che non possono tenerla dentro, esce dal cuore un grazie forte... ringraziamo il Signore per Comboni... ringraziamo il gruppo di missionari che si chiamano Comboniani e Comboniane... ringraziamo perché con questa canonizzazione la Chiesa può predicare con più coraggio... noi siamo qui a ringraziare il Signore perché il lavoro di Comboni è andato avanti e io ne sono testimone...”.
Un gruppo di pellegrini dall’America Latina, prima della benedizione finale, presenta un’icona della Madonna mentre P. Teresino Serra, Superiore Generale dei Comboniani, legge la preghiera di affidamento a Maria di tutta la Famiglia Comboniana usando la formula scritta da Comboni e adattata alla circostanza.
Prima della processione finale Mons. Gabriel Zubeir Wako rivolge un ultimo saluto all’assemblea: “... continuiamo a ringraziare Dio per Comboni e per la Chiesa in Sudan perché il Sudan è talmente legato a Comboni che quando vedete il Sudan vedete Comboni e dove c’è Comboni c’è il Sudan... è là che ha lavorato ed è morto e noi sediamo sui resti di Comboni...”.

Omelia di Mons. Gabriel Zubeir Wako

Noi siamo qui per ringraziare il Signore non solo per noi stessi, ma per tutto il mondo, perché ha portato il Comboni alla canonizzazione. E così la notizia della sua santità, del valore del suo lavoro può arrivare a tutto il mondo e diventare un esempio per tutti e una chiamata a una vita cristiana rinnovata, e così pure ad un’opera di evangelizzazione rinnovata. Noi vogliamo ringraziare, e quando ringraziamo siamo abituati a dire “grazie, grazie, grazie”, tre volte grazie. Molte volte questo grazie è superficiale, non esce dal cuore. Solo dalle persone che veramente hanno gustato la bontà di Dio in un modo così forte che non possono tenerla dentro, esce un grazie forte che può divenire la nostra vita.
Noi ringraziamo il Signore per il lavoro che il Comboni ha cominciato; ringraziamo i missionari che si chiamano Comboniani e Comboniane perché hanno sentito la chiamata del Signore e sono andati dappertutto a predicare il Vangelo ed insegnare con il loro esempio alla gente come si vive il messaggio di Gesù. Oggi il Comboni ci dice: “Così si vive da missionario: il missionario deve essere santo”.
Alle volte la gente dice: è un messaggio un po’ difficile, io sono un cristiano semplice. Ma un cristiano semplice è un figlio di Dio, è redento da Cristo, è dimora dello Spirito Santo, e può essere un santo e deve essere un santo, e io chiedo a Comboni di mettere questo nelle nostre teste: che non si può vivere in questo mondo senza cercare questa strada. Peccheremo, ma il peccato non è l’ultima parola, l’ultima parola è di Colui che è morto sulla Croce ed è risorto perché tutti noi avessimo la vita.
Ringraziamo, perché con questa canonizzazione la Chiesa possa predicare con più coraggio, predicare questo dono così importante, perché è un dono che appartiene prima di tutto al Signore. Lui è il solo Santo. Solo Lui può dare la santità.
La santità di Comboni viene come una conferma di tante cose che ha detto. Io penso che l’espressione più forte che ha usato sia stata: “Io muoio, ma la mia opera non morirà”. Comboni aveva la mentalità di un bambino. Gesù diceva: “Beati i piccoli”; e Comboni era un piccolo con le idee che vanno avanti. E noi siamo qui a ringraziare il Signore perché il lavoro è andato avanti e io ne sono testimone. Se sono cristiano oggi, se sono vescovo, se tanti miei fratelli sono cristiani, è grazie a Comboni che ha cominciato questo lavoro.
Il lavoro dell’evangelizzazione deve continuare, e io mi rivolgo ai vescovi e ai missionari e ripeto: deve continuare. Oggi uscire dalla propria nazione può diventare un’avventura. Io vorrei dire, anche a nome della mia gente, che il più bel dono che i missionari possano darci è il dono di Cristo, del Vangelo.
Altri modi di aiutare la gente, a volte, la rendono più schiava di prima; ma se siamo uniti nella ricerca della santità e di Cristo siamo sullo stesso piano dei missionari. Essi cercano Cristo, noi cerchiamo Cristo, e nessuno cerca più il denaro. E questo lavoro continua, e noi preghiamo che continui.
In Sudan, mia patria, ci sono delle pressioni forti per fermare questo lavoro: le persecuzioni, le leggi che dicono “Qui non ci sono cristiani, qui non si predica; non si recitano preghiere cristiane” e chi non si attiene a queste leggi corre il rischio di andare in prigione. Ma noi continuiamo a vivere la vita cristiana. È la fede che ci spinge avanti.
Noi siamo sicuri che Comboni continuerà a pregare per noi e a dire che il lavoro andrà avanti. Non è necessario che vada avanti con me o con i miei fratelli Vescovi, ma deve andare avanti, e andrà avanti. Siamo sicuri di questo.
Questa canonizzazione ci ha dato un coraggio nuovo e io credo che dia un coraggio nuovo anche ai missionari ai quali a volte la gente dice: “Perché perdete il vostro tempo pregando Gesù, Gesù, Gesù. Perché non ci portate soldi?” Ciò che i missionari devono donare è solo Cristo. Se non l’avete, tornate a casa vostra.
Comboni ha detto “Salvare l’Africa con l’Africa”. La salvezza dell’Africa non dipende solo dai cardinali o dai vescovi, ma da tutti coloro che hanno conosciuto Gesù, che amano Cristo e portano Cristo agli altri, formando così una Chiesa più forte.
Mancano tante cose nelle Chiese che si dicono oggi “mature”. Una di esse è la cooperazione dei missionari che diventa sempre più debole, perché dicono: “Adesso potete andare avanti da soli”. Ci vuole ancora aiuto, ci vuole sostegno perché la Chiesa in missione vada avanti. Il lavoro missionario e pastorale è una cosa congiunta, di tutta la gente. Comboni girava l’Europa, l’America per chiamare i missionari. E ancora adesso abbiamo bisogno di missionari. Possiamo essere lì in 100 sacerdoti locali, ma sono necessari altri 100, di altre Nazioni, perché questo lavoro vada avanti.
Abbiamo noi africani, che dobbiamo salvare gli altri africani, lo spirito di Comboni, il suo spirito di sacrificio, il suo spirito di obbedienza, il suo spirito di cooperazione tra di noi?
La Chiesa in Africa ha bisogno di mettere nei sacerdoti, religiose e religiosi africani lo spirito della croce. Dobbiamo sacrificarci per la nostra gente. E questa è un’educazione che dovremmo ricevere dai missionari.
La Chiesa in Africa non può andare avanti se non abbiamo laici forti nella fede e più preparati anche culturalmente ed è per questo che colgo l’occasione oggi per fare un appello: “I vescovi Sudanesi hanno bisogno di aiuto per aprire un’università in Sudan”. Sembra un sogno. Comboni stesso aveva però detto che era necessario aprire un’università per educare e formare un laicato preparato per l’Africa.
Voi direte: dove prendiamo i soldi? Comboni diceva: i soldi ci sono; sono i donatori di soldi che non ci sono. Sono questi che dobbiamo trovare. I vescovi del Sudan dovrebbero essere come Comboni capaci di dire: “Questo è per la salvezza del Sudan, dobbiamo batterci e andare avanti con il progetto”. La politica del Sudan è orientata all’Islam e i nostri cristiani non sono capaci di reagire perché si sentono inferiori e impreparati. Io chiedo a Comboni di portare avanti questo progetto e chiedo pure al Comboni di intercedere per la pace in Sudan. Senza la pace in Sudan la Chiesa avrà difficoltà ad andare avanti. Se il Sud Sudan viene sopraffatto allora i mussulmani avranno aperto una breccia grande per l’infiltrazione dell’Islam in tutta l’Africa. In un incontro con i giovani ho detto loro: “Il Cristianesimo era fiorente in Sudan. Oggi non c’è nel nord del paese. È morto. Volete che muoia la Chiesa adesso che è nelle vostre mani? Tutti loro, erano più di diecimila giovani, hanno risposto: “No!”. Noi sappiamo che ai nostri giorni la Chiesa va avanti e Comboni intercede perché la sua opera vada avanti con tutti i cristiani, ovunque si trovino.

Udienza del Papa

Subito dopo la Santa Messa di ringraziamento, nella maestosa Aula Paolo VI, il Santo Padre, applaudito dai numerosissimi pellegrini appartenenti alle realtà missionarie Comboniane e Verbita, si è rivolto loro con le seguenti parole.

Venerati Fratelli nell’Episcopato!
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di incontrarvi, all’indomani della canonizzazione di tre luminosi testimoni dell’impegno missionario, a voi particolarmente cari: San Daniele Comboni, Sant’Arnold Janssen e San Josef Freinademetz. Essi sono tre “campioni” dell’evangelizzazione.
Vi rivolgo il mio cordiale saluto e vi ringrazio per la vostra presenza.

2. Saluto tutti voi, cari Missionari Comboniani del Cuore di Gesù, che proseguite l’azione apostolica di San Daniele Comboni. Egli viene giustamente annoverato fra i promotori del movimento missionario che ebbe nella Chiesa del diciannovesimo secolo uno straordinario risveglio. In particolare, saluto il Superiore Generale recentemente eletto, P. Teresino Serra, e i religiosi partecipanti al Capitolo Generale. Auspico che le riflessioni e le indicazioni scaturite dall’assemblea capitolare infondano un rinnovato slancio missionario al vostro Istituto.
Saluto poi voi, care Suore Missionarie Comboniane Pie Madri della Nigrizia, e voi, care Secolari Missionarie Comboniane e cari Laici Missionari Comboniani, che vi ispirate al carisma di San Daniele Comboni.
Iddio renda fruttuosa ogni vostra iniziativa, sempre tesa a diffondere il Vangelo della speranza. Benedica, inoltre, gli sforzi che compite nell’ambito della promozione umana, specialmente a favore della gioventù. A questo riguardo, auspico vivamente che sia ripreso e portato a compimento il progetto di fondare un’università cattolica in Sudan, terra cara al Comboni. Sono certo che una così importante istituzione culturale renderà un qualificato servizio all’intera società sudanese.


3. Mi rivolgo ora a voi, cari pellegrini venuti per onorare Sant’Arnold Janssen e San Josef Freinademetz. Con speciale affetto saluto voi, cari Membri dei tre Istituti della Famiglia religiosa Verbita, con i rispettivi Superiori Generali: P. Antonio Pernia, Sr. Agada Brand e Sr. Mary Cecilia Hocbo.
Arnold Janssen fu un ardente animatore della missione ecclesiale nell’Europa centrale. Diede prova di coraggio aprendo una casa missionaria a Stely, nei Paesi Bassi, quando la Chiesa attraversava momenti difficili a causa del cosiddetto “Kulturkampf”. Nel percorrere strade nuove ed inesplorate per diffondere il Vangelo, seppe suscitare attorno a sé molti collaboratori – sacerdoti, religiosi, religiose e laici – che ora ne proseguono l’opera apostolica.
4. Uno speciale saluto desidero ora rivolgere a voi, cari familiari e pellegrini giunti dalla diocesi di Bozen-Brixen, Bolzano-Bressanone, e, in particolare, al gruppo di lingua ladina. Vi saluto con affetto, cari pellegrini ladini. San Giuseppe Freinademetz sia per voi un esempio di fedeltà a Cristo e al suo Vangelo! La Provvidenza, mediante la Società del Verbo Divino, lo inviò in Cina, dove rimase fino alla morte.
“Tutta la tua vita per i tuoi cari cinesi”: questo è il programma che stilò il giorno della sua professione perpetua. Ad esso, con l’aiuto di Dio, si mantenne sempre fedele. Si fece cinese con i cinesi, assumendone la mentalità, gli usi e i costumi. Nutrì sincera stima e affetto per quel caro popolo, sino ad affermare: “Anche in Cielo vorrei essere cinese”. Dal Paradiso continui a vegliare su quella nazione e sull’intero continente asiatico.

Spettacolo: “Il giorno e la notte di Daniele Comboni”

Nell’Auditorio Pio, in Via della Conciliazione, 4 - Roma, la compagnia teatrale “La Grande Opera” ha presentato nei giorni 4, 5 e 6 ottobre uno spettacolo di grande spessore artistico e psicologico: “Il giorno e la notte di Daniele Comboni” di Massimiliano Troiani che penetra il grande dramma affrontato con fede e fermezza dall’eroico Daniele, per amore dell’Africa, contro tutti i suoi oppressori.
La rappresentazione altamente apprezzata per il suo valore artistico, termina con le ultime parole di Comboni sul letto di morte “Addio fratelli e sorelle, io muoio ma la mia opera non morirà”. Allo spettacolo hanno assistito non meno di 5.000 spettatori, tutti entusiasti. Anche le rappresentazioni in parecchie città italiane hanno avuto successo. Il testo dello spettacolo è disponibile in portoghese, tedesco, italiano, spagnolo, inglese.

Mostre ed altre attività

Le due mostre, quella del Palazzo della Cancelleria come quella dell’Istituto Maestre Pie Filippini hanno avuto un buon numero di visitatori. Quest’ultima ha richiamato molte scolaresche. Di particolare rilievo in questo campo è stata l’iniziativa del sindaco di Roma, Walter Veltroni, di farci presentare il 2 ottobre, in 13 istituti scolastici di Roma, Comboni e le problematiche dell’Africa. Lui stesso è stato presente nell’Istituto De Magistris.
Gli artisti partecipanti al concorso “San Daniele Comboni” con opere di scultura, pittura e grafica sono stati ben 110. Il concorso era stato organizzato dai Comboniani con il patrocinio del Comune di Roma e dell’Unione Cattolica Artisti Italiani (UCAI). Diversi artisti hanno fatto omaggio della loro opera.
Radio e televisioni private e pubbliche, come pure la stampa, hanno dato particolare risalto all’avvenimento. La domenica della canonizzazione in ben sei studi televisivi o radiofonici di Roma erano presenti Comboniani e Comboniane a commentare l’avvenimento e a presentare la figura e l’opera di Comboni.
In occasione della canonizzazione si sono intensificate le pubblicazioni su Comboni e in parte sui Comboniani. Diamo un riassunto di quanto editato. Daniele Comboni: A servizio della missioni. Antologia di testi, ed. San Paolo 2003; Agasso Domenico, Comboni: una vita per la missione, ed. San Paolo 2003; Calendarietto 2004, ed. San Paolo; Troiani Massimiliano, Una vita per la missione (La vita di Comboni) video, EMI 2003; Vostro per sempre, Le intuizioni e l’omelia di Khartum di Comboni, video, EMI; Tescaroli Cirillo, Un cuore per l’Africa, EMI 2003 (in francese e spagnolo); Juan Lozano, Vostro per sempre, EMI 2003; Romanato Gianpaolo, L’Africa nera tra Cristianesimo e Islam, Corbaccio 2003; Pronzato Alessandro, La sua Africa, Gribaudi 2003; Mostra di 15 poster, Curia generalizia Roma 2003; Una notte africana, fumetto/estratto da Il Giornalino, 30 pp. (Curia generalizia); Antonio Furioli, Vita di Comboni (francese, inglese, tedesco); Marcello Marrocchi, Inno a Comboni; Lorenzo Gaiga, Comboni, la missione continua, EMI; Dossier (in 6 lingue) Mille vite per la missione (Curia generalizia).
In Famiglia Cristiana del 5 ottobre è stato inserito un fascicoletto di 16 pagine in cui era presentato Comboni e la Famiglia Comboniana. Il fascicoletto è stato mandato a tutti gli 800.000 abbonati di Famiglia Cristiana e a 30.000 benefattori e benefattrici extra.
L’Osservatore Romano di domenica 5 ottobre ha pubblicato un interessante inserto su Comboni, la sua opera e spiritualità.
È uscito il volume di P. Fidel González Fernández su Daniele Comboni e la rigenerazione dell’Africa, Piano (edizione critico-comparativa delle diverse edizioni), Postulatum, Regole, ed. Università Urbaniana.
Giorno di Ringraziamento