Cairo - Medina Nasr (28 novembre 2003)
Aswân (30 novembre 2003)
Omelia del Patriarca Cardinale Stéphanos II Ghattas
Alessandria (13 febbraio 2004)

Cairo - Medina Nasr (28 novembre 2003)

La solenne azione di grazie per la canonizzazione di San Daniele Comboni a Medina Nasr, nella nuova cattedrale copto-cattolica, è stata presieduta dal Patriarca Cardinale Stéphanos II Ghattas.
Hanno concelebrato il Superiore Generale dei MCCJ, P. Teresino Serra, i due Vescovi ausiliari, Mons. Youhanna Golta e Mons. Antonios Aziz, i vescovi copto-cattolici del patriarcato con una presenza significativa di Missionari Comboniani e di altri sacerdoti.
Vi assistevano pure, con Mons. Jean Marie Speich, Consigliere della Nunziatura Apostolica, i vescovi di Rito Latino, Maronita e Sohag, Mons. Morcos Hakim e Mons. Antonios Naguib.
Tra i tanti fedeli e religiosi/e spiccavano le Suore Missionarie Comboniane con Madre Adele Brambilla, Superiora Generale, Sr. Maria Aparecida Gonçalves, Sr. Teresa Irene Yago Abril, superiora provinciale, ed un folto gruppo di sudanesi che hanno animato la celebrazione con i loro canti e danze.
Nell’omelia il patriarca ha esaltato la figura del nuovo santo sottolineando il suo motto “Salvare l’Africa con l’Africa”, e le sue ultime parole alla fine della sua vita: “Io muoio, ma la mia opera non morrà”.
Prima di concludere il rito celebrato secondo la liturgia copta, P. Teresino Serra e Madre Adele Brambilla hanno rivolto il loro saluto ai presenti in inglese, servendosi di Sr. Samiha Ragheb come interprete. Quando la Superiora Generale ha detto in lingua araba che aveva appena lasciato il Sudan, i sudanesi presenti si sono fatti notare con un clamoroso battimano e, dopo la celebrazione, si sono esibiti con una danza folcloristica attirando l’attenzione di quanti avevano partecipato all’Eucaristia.
Nel pomeriggio, Madre Adele ed alcune Comboniane si sono unite a P. Teresino Serra e ad un gruppo di Comboniani per visitare i luoghi più significativi che parlano di Comboni in Cairo, concludendo il pellegrinaggio nella Chiesa “Cordi Jesu” con la celebrazione solenne del vespro in onore di San Daniele.

Aswân (30 novembre 2003)

Grande festa anche in Alto Egitto per l’avvenuta canonizzazione del nostro Fondatore.
Essa era stata preceduta da una veglia di preghiera durante la quale spiccavano ai piedi dell’altare simboli significativi: l’Icona della Madonna e quella di Comboni, la Bibbia, il mappamondo, 5 candele per rappresentare i continenti e un’anfora d’acqua per mettere in risalto il Nilo che Comboni aveva più volte percorso con i suoi missionari/e per portarsi all’interno dell’Africa.
La Santa Messa secondo il rito copto-cattolico è stata presieduta dal Patriarca Cardinale Stephanos II Ghattas, assistito da Mons. Yohannes Zakarya, Vescovo di Tebe-Luxor, avendo come concelebranti P. Teresino Serra, Superiore Generale dei MCCJ e altri 11 sacerdoti comboniani e diocesani.
Dopo una breve introduzione che spiegava il motivo della celebrazione, si è snodata la processione dei diaconi e dei celebranti, preceduti da Fr. Umberto Martinuzzo che sosteneva l’icona del Comboni, da Madre Adele che portava la reliquia del santo, da Sr. Maria Aparecida Gonçalves e dalla superiora provinciale. Il patriarca, nell’omelia, ha spiegato ai numerosi presenti, in modo semplice e chiaro, la vita e l’opera di Comboni, e come essa continua ancora oggi nelle varie parti del mondo attraverso i suoi figli e figlie.
Alla preghiera d’intercessione, alcune suore e alcuni laici hanno partecipato con intenzioni particolari, dando un respiro missionario alla celebrazione.
Prima di concludere la liturgia, il patriarca ha annunciato che all’attuale titolo della chiesa, dedicata a Maria Immacolata, veniva aggiunto quello di San Daniele Comboni divenendo, questa, la prima chiesa a lui dedicata. Le autorità religiose hanno quindi sottoscritto il documento.
Terminata la celebrazione, tutti i fedeli si sono portati presso la sala parrocchiale che ha preso il nome del nuovo santo e dove il patriarca ha tagliato il nastro. Successivamente il gruppo ha visitato l’antica Shellal e alla sera i giovani della parrocchia hanno rappresentato alcuni episodi della vita di Comboni.
Dopo aver salutato il Vescovo di Luxor, Mons. Joannes Zakareya, il Superiore Generale dei Missionari Comboniani, P. Teresino Serra, la Superiora Generale delle Suore Missionarie Comboniane, Madre Adele Brambilla, e tutti i fedeli convenuti per l’occasione, il patriarca ha tenuto la seguente omelia:

Omelia del Patriarca Cardinale Stéphanos II Ghattas

“Io sono il Buon Pastore, il Buon Pastore dà la vita per le sue pecorelle”. Oggi, dopo aver festeggiato San Daniele Comboni in Cairo, lo festeggiamo ancora qui ad Aswân con voi. Aswân è il posto dove San Daniele Comboni soleva fermarsi prima di ripartire per Khartoum, Sudan, per poi andare in altre città.
Siamo venuti oggi per ringraziare il Signore della canonizzazione del grande apostolo ed evangelizzatore dell’Africa, San Daniele Comboni.
Daniele Comboni era l’unico figlio sopravvissuto della famiglia di Domenica e Luigi Comboni. I suoi genitori erano poveri materialmente ma ricchi di fede. I suoi compaesani dicevano che già da bambino sognava di andare a portare la fede in Africa, perciò fin da piccolo Dio lo scelse per salvare l’Africa dalla schiavitù e annunciargli il Vangelo di Cristo.
Nel secolo diciottesimo in Africa c’erano molte malattie e nonostante questo decise di andarvi.
Studiò alla scuola di Don Mazza e, appena ordinato sacerdote, partecipò alla prima spedizione missionaria in Africa con altri cinque sacerdoti nel 1958.
Comboni fu un grande profeta. Nel 1864 a Roma, nella Basilica di San Pietro, mentre pregava, ebbe l’ispirazione e scrisse il Piano per la rigenerazione dell’Africa.
Diceva sempre che l’Africa doveva essere evangelizzata dagli Africani. Preparava gli Africani nei seminari in Italia perché, tornati in Africa, evangelizzassero i loro fratelli. Amava tutti senza distinzione di colore, di religione o di lingua.
Per andare in Sudan, i missionari venivano qui nella casa di Shellal e da qui partivano per Khartoum. A quel tempo viaggiavano con il cammello e impiegavano quaranta giorni per attraversare il deserto sotto un sole cocente.
Ha sopportato le malattie, la fatica, la fame, la sete, il calore e l’aridità del deserto per amore degli Africani. Soleva dire “O Nigrizia O Morte”.
Diceva: “Io muoio, ma la mia opera non morirà”. Più di una volta ritornò in Italia dall’Africa molto ammalato per ristabilirsi. Nel 1972 ritornò in Africa con un gruppo di suore e di missionari che dovevano aiutarlo nella missione. Quando fu consacrato vescovo ritornò in Africa e disse ai suoi parrocchiani: “Io vi amo più di mia madre e più di mio padre, voi siete i miei figli, voi siete il mio tesoro”.
La malaria lo colpì ed egli sentì che si avvicinava la morte. Chiamò i suoi confratelli, li radunò attorno a sé e disse loro: “Figli miei, non vi sgomentate, io muoio, ma la mia opera missionaria non morirà e dal cielo vi aiuterò”.
Non morì martire, però il suo sangue fu sparso più di una volta. È un vero martire.
Carissimi figli e figlie, ringraziamo il Signore per la grazia che ha dato a San Daniele e ai suoi Istituti. I suoi figli e figlie curano gli ammalati, insegnano nelle scuole, aiutano i poveri, visitano le famiglie e animano la Chiesa locale.
Ringraziamo le Suore e i Missionari Comboniani per l’apostolato che hanno fatto e che continuano a fare qui ad Aswân. Grazie a loro siete diventati figli di Dio. Ad Aswân San Daniele inviava gli africani liberati dalla schiavitù.
Grazie a San Daniele Comboni abbiamo oggi molte parrocchie e centri di diffusione del Vangelo sia nel Basso Egitto che nell’Alto Egitto. Nell’Alto Egitto animano la nostra Chiesa copta. Da cinquant’anni aiutano nel seminario il clero e gli studenti che si preparano al sacerdozio.
Chiediamo al Signore per l’intercessione di San Daniele che faccia di questa città un campo fertile di vocazioni e di cristiani ferventi.
Siamo tutti, grazie al sangue di Cristo, figlio di Dio, senza distinzione di colore e di nazionalità. Dio amò tutti allo stesso modo.
Chiediamo a Dio di benedire tutti i Comboniani e le Comboniane, perché possano continuare l’opera di San Daniele per la salvezza delle anime. Essi annunciano il Vangelo non solo in Africa ma anche in diversi paesi e continenti del mondo.
Oggi, da questo altare, con la nostra autorità apostolica proclamiamo la Chiesa di Aswân santuario non solo dedicato all’Immacolata Concezione ma anche a San Daniele Comboni. Con Sua Santità Papa Giovanni Paolo II diciamo che San Daniele Comboni è il nostro intercessore e chiediamo per noi la sua benedizione.

Alessandria (13 febbraio 2004)

Dopo le due celebrazioni comboniane del Cairo e di Aswân non poteva certo mancare la terza che ha avuto luogo nella cattedrale Santa Caterina ad Alessandria il 13 febbraio.
La celebrazione è stata presieduta da Mons. Giuseppe Bausardo e concelebrata da 20 sacerdoti: Comboniani, Francescani e Salesiani, mentre vi assistevano il Patriarca Cardinale Stéphanos II Ghattas e Mons. Marco Dino Brogi, Nunzio Apostolico in Egitto. La cattedrale era gremita di religiosi/e e fedeli che hanno ringraziato con noi il Signore per il dono di Daniele Comboni alla Chiesa.
Le due corali, quella della cattedrale e quella dei sudanesi, hanno reso un gioioso servizio per il buon esito della celebrazione.
Nella sua omelia Mons. Bausardo ha esaltato le virtù e le doti di San Daniele Comboni e il nunzio apostolico, al termine della celebrazione, si è congratulato con la Famiglia Comboniana e ha ringraziato i Comboniani/e per la loro presenza in alcuni luoghi significativi d’Egitto per portare sollievo e conforto a tante sofferenze umane.
Anche Madre Adele Brambilla, ha voluto esprimere il suo grazie al patriarca, al nunzio e a tutta la Chiesa d’Egitto che per Comboni fu particolarmente significativa perché qui egli iniziò la sua missione e i suoi due primi Istituti.
Dopo la benedizione con la reliquia del santo, non è mancato un inno comboniano eseguito dalle suore in lingua italiana.