Notiziario mensile dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù

DIREZIONE GENERALE

Nomine e assegnazione nella comunità della Curia

P. Baritussio Arnaldo,
mentre continua come postulatore generale, è nominato procuratore generale presso la Santa Sede dal 1° ottobre del 2005. Sostituisce P. Ballan Romeo, che alla fine di luglio ha terminato il suo impegno con il CIAM ed è stato assegnato all’Italia dal 1° luglio, ma continuerà come procuratore generale fino alla fine di settembre di quest’anno.
P. Sardella Michele, mentre continua ad essere il segretario personale del Superiore Generale, dal 1° ottobre del 2005 è nominato bibliotecario della Curia al posto di P. Cisternino Mario Salvatore che è stato assegnato all’Italia dal 1° luglio del 2005.
Fr. Baldo Guerrino è stato assegnato all’Italia dal 1° luglio del 2005. Lo sostituisce Fr. Cariolato Domenico.
P. Bandera Gian Paolo, membro della provincia italiana, ma per un anno assistente dell’archivista generale, a luglio si è ritirato nella casa di Rebbio.
P. González Fernández Fidel alla fine di luglio ha terminato il suo ufficio di rettore del Pontificio Collegio Urbano. Assegnato all’Italia dal 1° luglio del 2005, risiede a San Pancrazio e continua come professore all’Urbaniana e alla Gregoriana e come consultore della Congregazione delle Cause dei Santi.
P. Fernando Domingues da 1° agosto del 2005 è stato nominato rettore del Pontificio Collegio Urbano, dove risiede, pur appartenendo alla comunità della Curia.
P. Benetazzo Luciano, che il 31 luglio ha concluso il suo mandato di direttore del Collegio Missionario Mater Ecclesiae della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli a Castel Gandolfo, è nominato superiore della comunità di Parigi dal 1° settembre del 2005.
Un sentito ringraziamento va a tutti i confratelli che lasciano la comunità della Curia, per il lavoro che hanno svolto negli ultimi anni a favore dell’Istituto e della Chiesa. Auguriamo loro benedizioni e grazie per il futuro.
Un caloroso benvenuto ai confratelli arrivati recentemente nella comunità della Curia ed auguri ai nuovi nominati per i vari uffici.

Nuovo Vescovo
“Il Santo Padre ha nominato P. Camillo Ballin, MCCJ, Vicario Apostolico di Kuwait (superficie: 17.900; popolazione: 2.650.000; cattolici: 158.500; sacerdoti: 10; religiosi: 13; diaconi permanenti: 1), in Kuwait.
Il Vescovo eletto, finora Direttore del Centro di Studi Arabi e Islamici "Dar Comboni" in Cairo (Egitto), è nato a Fontaniva (Padova) nel 1944, ha emesso la professione perpetua nel 1968 ed è stato ordinato sacerdote nel 1969.
Il Vescovo Camillo Ballin succede al Vescovo Francis Micallef, OCD, del quale il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del medesimo Vicariato Apostolico, presentata per raggiunti limiti d'età”.
(Città del Vaticano, 14 luglio 2005 - VIS)
Mons. Ballin è stato ordinato vescovo il 2 settembre a Kuwait City.

Segretario generale: Annuario Comboniano 2005
Si spera che entro agosto tutti i provinciali e delegati abbiano ricevuto le copie stampate dell’Annuario Comboniano 2005. Si assicurino che ogni confratello (inclusi quelli di voti temporanei) ne abbia ricevuto una copia.
Ai provinciali, ai delegati e a vari confratelli, lo scorso 27 luglio sono state spedite via e-mail due versioni (una zippata e l’altra in DPF) dell’Annuario Comboniano 2005, abbreviato (senza cartine geografiche), e aggiornato al 1° luglio 2005. Se qualche provinciale non le avesse ricevute, informi immediatamente il segretario generale.
I confratelli che desiderano una o entrambe le versioni elettroniche dell’Annuario 2005 le richiedano ai loro provinciali o delegati, che possono inoltrarle via e-mail o copiarle su floppy e CD.
Ancora una volta, ogni confratello è caldamente invitato a controllare l’Annuario Comboniano 2005, specialmente i dati che lo riguardano e soprattutto i recapiti di famiglia. Eventuali correzioni, aggiornamenti e suggerimenti di miglioramento siano spediti al segretario generale nel modo più rapido.

Segretariato generale per l’Evangelizzazione

Preparazione degli animatori per la Ratio Missionis

Dal 25 al 29 luglio, nella casa provinciale di Nairobi, è stato realizzato l’incontro con gli animatori delle province e delegazioni africane di lingua inglese. Erano presenti P. Sebhatleab Ayele Tesemma (delegato responsabile dell’evan-gelizzazione per l’Africa anglofona), P. Anton Schneider e P. Fernando Zolli (animatori), P. Rinaldo Ronzani (KE), P. Rafael Rico Hernández (KE), P. Ivo Martins do Vale (ET), P. Nicola Di Iorio (ET), P. Edward Kanyike Mayanja (MZ), P. Tiziano Laurenti (MZ), P. Elia Pampaloni (U), P. Günther Ludwig Hofmann (RSA), P. Andrew Wanjohi Thumbi (RSA), P. Guillermo Aguiñaga Pantoja (SS), P. Luis Alfredo Estrada Meza (SS), P. Joseph Okello Yala (SS), P. Norberto Stonfer (KH), P. Simon Mbuthia Mwaura (EG), P. Mussie Abraham Keflezghi (ER). Assente il rappresentante della provincia del Mozambico a causa di uno sciopero aereo.
L’incontro è stato vissuto con molta intensità da tutti i partecipanti, i quali hanno preso maggiormente coscienza della necessità del percorso e del loro ruolo di animazione nelle rispettive province e delegazioni per la preparazione della Ratio Missionis. Più volte è stato ribadito che in questa prima fase del cammino siamo chiamati a mettere a fuoco il nostro essere e il nostro agire missionario; dopo l’Intercapitolare, invece, ci sarà la fase della valutazione e del discernimento per poterci proiettare nel futuro.
In un clima di grande fraternità e di spontaneità il workshop ha messo in evidenza la ricchezza dell’esperienza missionaria dell’Istituto, inserito nel lavoro dei quattro continenti. La Ratio Missionis dovrà prendere in considerazione la nostra tradizione e ispirarsi all’esempio di tanti confratelli che hanno portato avanti la missione comboniana nella storia. Allo stesso tempo, il workshop ha individuato alcuni dei nodi che non ci permettono di affrontare le sfide della missione oggi nel mondo sempre più globalizzato, come per esempio la mancanza di programmazione e di continuità nel nostro lavoro missionario, l’imper-meabilità ad ogni stimolo di rinnovamento, la difficoltà di vivere e agire in comunità sempre più internazionali e interculturali, l’uso dei soldi come mezzo per realizzare progetti personali piuttosto che progetti comunitari e di circoscrizione. Tutti i partecipanti, aiutati dalle commissioni provinciali e di delegazione, animeranno il lavoro e raccoglieranno materiale da inviare al segretariato generale dell’Evangelizzazione. È stata infine programmata l’assemblea continentale anglofona, che si terrà a Kampala dal 1° al 6 maggio 2006, per la valutazione del lavoro e dei contributi continentali per il primo abbozzo della Ratio Missionis.

Segretariato generale della Formazione

Assemblea dei formatori dei noviziati, scolasticati e C.I.F.

Dal 10 al 30 luglio si è svolta a Palencia, in Spagna, l’assemblea dei formatori dei noviziati, scolasticati e C.I.F. Essa segue, dopo sei anni, l’assemblea di Pesaro 1999. Vi hanno partecipato 41 confratelli (15 formatori dei noviziati, 15 degli scolasticati, 4 dei C.I.F., 2 rappresentanti dei superiori provinciali, 2 dei Fratelli, e alcuni membri della Direzione Generale). Per tre settimane, in un clima di fraternità e di condivisione, si sono vissute tre tappe importanti:
La prima tappa è stata dedicata alla Formazione Permanente in cammino con l’Istituto (Capitolo 2003) e la Chiesa (Vita Consacrata), con la presenza del Superiore Generale e di altri confratelli che hanno cercato di animare le varie giornate.
Fin dall’inizio, e con l’aiuto di P. Teresino Serra, ci siamo confrontati con una realtà bella ma difficile, densa di complessità e di gravità. Con estrema chiarezza, un linguaggio franco e diretto, senza mezzi termini, P. Teresino ha condiviso la sua analisi della realtà formativa comboniana e della vita dell’Istituto e ci ha invitati ad individuare il “tallone d’Achille”, cioè il punto debole del nostro cammino formativo, e quindi i fattori che impediscono e hanno impedito un cammino fruttuoso nella preparazione alla Missione e al dono di sé per sempre.
La seconda tappa è stata dedicata alla verifica e alla valutazione del cammino compiuto negli ultimi sei anni, avendo come punti di riferimento l’assemblea di Pesaro 1999 e il documento della verifica della formazione (2001). Ogni comunità formativa ha presentato la sua relazione con la ricchezza del vissuto quotidiano e le numerose problematiche aperte, che richiedono nuovi cammini.
La terza tappa è stata un tempo forte di riflessione per giungere a proposte nuove e significative, soprattutto concrete, per il cammino dei prossimi anni.
Il “tallone d’Achille”, o punto debole del sistema formativo comboniano, ci è apparso alquanto chiaro:
• siamo coscienti di una forte mancanza di “esigenza” in tutte le diverse tappe, nell’accompagnamento e nel discernimento.
• L’interiorizzazione dei valori non raggiunge il cuore e la vita delle persone.
• Siamo di fronte ad una dicotomia, una divisione tra linguaggio e vita.
• La gradualità nella continuità del cammino formativo non si realizza o fa fatica a portare frutto.
• Le stesse strutture, e non solo quelle materiali, le programmazioni, i passaggi da una tappa all’altra, devono essere ripensati per nuove risposte all’oggi della nostra storia.
• Formazione e missione non esprimono unità nella vita delle persone: sentiamo il bisogno di un cammino d’insieme per cui la crescita umana, cristiana e comboniana trovi nella missione il suo luogo “naturale” per giungere ad un’identità chiara e matura.
• Noi stessi, formatori, sentiamo l’urgenza di curare di più la nostra formazione, perché la nostra vita sia la prima testimonianza, espressione del dono di sé, per dei giovani in cammino.
Da qui, le proposte formulate durante l’assemblea ed elaborate con coraggio da tutti i formatori vogliono essere una risposta attuale, sincera e concreta per un nuovo cammino formativo nell’Istituto Comboniano.
Alcune di esse, in modo particolare, sono affidate al Consiglio Generale, perché, attraverso un ulteriore discernimento, possano essere valutate in vista della loro rapida attuazione.
Le conclusioni dell’assemblea possono essere lette nel sito comboniano, www.comboni.org, area riservata, sezione del segretariato della formazione.
Un grazie sincero alla provincia di Spagna e alla comunità comboniana di Palencia per l’accoglienza e la generosa attenzione affinché tutto potesse funzionare per il meglio.

Specializzazioni
Hanno ottenuto la licenza in “Arabic and Islamic Studies”, magna cum laude”, presso il Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica (P.I.S.A.I.) i seguenti confratelli:
P. Antonio Núñez Baldenebro: “Arabic Renaissance and the Narcissistic Wound - A Cri-tique of George Tarabishi of Contemporary Arabic Islamic Radicalism”.
P. Eibu Dominic: “Religious Freedom in Islam - A general over-view of Religious Freedom in Islam according to 'Abd al-Muta'ali al Sa'idi”.
P. Otíeno Onesmas Godfrey: “The Political Perspective and the Caliphate in an Arab/Islamic Civilization - Extracted from Dr. Ahmad Al-Baghdadi’s Book (The Renovation of Religious Thought: A call for using the mind)”.

Ordinazioni sacerdotali

P. Zagaja Adam (PO) Wólka Niedźwiedzka (PL) 02.07.2005
P. Kondo Komivi (Antoine) (T) Atakapamé (TG) 03.07.2005
P. Marcelo Fonseca Oliveira (P) Sobral (P) 24.07.2005
P. Kakwata Kigwaya Séraphin (CN) Kinshasa (RDC) 31.07.2005
P. Kibira Anthony Kimbowa (U) Masaka (UG) 06.08.2005

Opera del Redentore
Settembre 01 – 15 NAP 16 – 30 PE
Ottobre 01 – 15 P 16 – 31 RSA

Intenzioni di preghiera

Settembre
- Perché San Daniele Comboni conceda il coraggio e la perseveranza a tutti i missionari e missionarie, che annunciano il Vangelo nei contesti religiosi dell’Islam e in situazioni di emergenza, di pericolo e di guerra. Preghiamo.

Ottobre - Perché possiamo annunciare il Vangelo con atteggiamenti di profondo e rispettoso ascolto dei valori e delle esperienze religiose concrete dei popoli che serviamo. Preghiamo.

Pubblicazioni

P. Pasquale Crazzolara
rimane tuttora il più importante studioso dei popoli della Valle del Nilo, anche secondo qualsiasi accademia o biblioteca che coltivi studi africani. Era ben giusto, quindi, che finalmente un suo conterraneo ne rispolverasse la vita e le opere e ce ne restituisse la memoria: “P. Pasquale Crazzolara e la sua Africa”, Franz Vittur, edito dall’Istituto Ladino “Micurà de Rü”, 176 pagine.
Quello di Vittur è un libretto scarno ed agile, dal contenuto sostanzioso e molto elegante. Proprio nello stile di P. Pasquale. Un vero, piccolo gioiello. Chi volesse accertarsene lo richieda a: Istitut Ladin “Micurà de Rü” - 2005 San Martin de Tor (BZ), Italia.
E-mail biblioteca.micura@ladinia.net.

ASIA

Un altro passo avanti

Gli ultimi giorni di agosto e i primi di settembre di quest’anno segnano un momento significativo per il progetto missionario comboniano in Asia con la visita di P. Teresino Serra, Superiore Generale, accompagnato da P. Tesfamariam Ghebrecristos Woldeghebriel, alle comunità di Taipei e Macau e la susseguente visita di P. Tesfamariam alle comunità delle Filippine (il Superiore Generale le ha già visitate all’inizio di quest’anno). Oltre all’opportunità di incontrarsi con i confratelli, P. Teresino e P. Tesfamariam potranno incontrare le comunità cristiane locali, i vescovi e i membri di altri Istituti Missionari che lavorano in questa parte dell’Asia.
Durante la loro permanenza ci sarà anche un incontro di tre giorni di tutti i Missionari Comboniani che lavorano a Taipei e Macau, ospiti dei confratelli della chiesa di S. Giuseppe Lavoratore a Macau. Questo raduno, il primo di questo genere dopo sei anni, avrà lo scopo di valutare il cammino Comboni-Cina compiuto finora e programmare per il futuro. Un punto importante dell’agenda riguarderà le diverse modalità che aiuteranno i confratelli a coinvolgersi con la Chiesa della Cina continentale.

BRASIL NORDESTE

Giubileo sacerdotale

Ordinato nel 1955 a Milano dall’allora cardinale Montini, P. Franco Sesenna ha celebrato il 26 giugno a Balsas, in Brasile, i suoi 50 anni di sacerdozio. Sempre nel Nordeste brasiliano dal gennaio 1965, P. Franco ha trascorso più di trent’anni a servizio della diocesi di Balsas. Gesù ci dice: “chi perderà la sua vita per causa mia, la troverà”. P. Franco sembra aver fatto di queste parole il progetto della sua vita, cercando di essere fedele al Vangelo e ai poveri, secondo il carisma del Comboni.
La celebrazione è stata molto significativa. Al momento dell’atto penitenziale, ad esempio, P. Franco ha strappato la vecchia tunica che aveva usato fino a quel momento e ne ha indossata una nuova, dono delle comunità parrocchiali. C’è stata poi l’entrata di un contadino con un cavallo che portava nella bisaccia il vangelo. Questo è stato consegnato a P. Franco al momento della proclamazione della Parola come simbolo dei viaggi, dei disagi, delle “desobrigas” che i primi missionari dovevano affrontare per raggiungere le comunità più distanti. A P. Franco il ringraziamento della provincia per aver speso la sua vita per la causa del vangelo.

CENTRO AMÉRICA

Corsi e assemblea continentale

Il mese di luglio è stato un mese molto intenso e proficuo per la delegazione del Centro America. Dal 5 al 20 luglio si è svolto il corso di animazione missionaria per le province e delegazioni di America e Asia, al quale hanno partecipato anche le Missionarie Comboniane. Sono stati giorni di grande impegno, proficua formazione ed entusiasmo per continuare nel compito di animatori secondo lo stile di San Daniele Comboni.
Il 19 e 20 luglio sono stati dedicati all’assemblea continentale dell’ani-mazione, durante la quale si sono condivisi progetti e preoccupazioni per far sì che l’animazione missionaria sia più efficace nella realtà del continente americano e in Asia.

Incontro dei giovani confratelli
Lunedì 25 luglio ha avuto luogo l’incontro dei giovani confratelli, al quale ha partecipato anche Fr. Alfredo de Jesús Aguilar Cedeño che si trova in Costa Rica per prepararsi a partire per l’Anno Comboniano di Formazione Permanente in Messico. L’incontro, durato l’intera giornata, è stato animato da P. Enrique Sánchez González con una riflessione sull’essere comboniani oggi. Uno spazio è stato riservato alla condivisione delle esperienze fatte nel cammino attuale della delegazione, e nei luoghi in cui si è avuto occasione di vivere nei primi anni di ministero. La giornata si è conclusa con un momento di festa tutti insieme.

Assemblea annuale
Dal 26 al 28 luglio si è svolta l’assemblea annuale della delegazione, che ha avuto una straordinaria partecipazione, visto che in pratica tutti i membri della delegazione erano presenti.
Il primo giorno si è riflettuto sulla realtà che ci si trova a vivere nei contesti così diversi della delegazione. Sono state raccolte le sfide future e si è riconosciuto il bene che si continua a fare in Centro America attraverso la nostra presenza. Abbiamo reso grazie, in particolare, per il dono delle vocazioni, visto il numero incoraggiante di postulanti presenti a San José.
Il secondo giorno dell’assemblea si è cominciato a lavorare sulla Ratio Missionis ed è stato considerato il momento più proficuo dell’incontro, come una porta che si apre verso mete di approfondimento.
Il terzo giorno ci si è occupati di questioni più pratiche e, tra gli impegni fissati, vale la pena di sottolineare la decisione di partire proprio dall’esperienza del fondo comune. Una commissione si incaricherà di presentare alcuni statuti, al più tardi entro gennaio del prossimo anno.
L’ultimo giorno, il 29 luglio, tutti i superiori locali si sono riuniti e hanno condiviso le loro esperienze prendendo come guida le riflessioni contenute in un articolo di P. Manuel Augusto Lopes Ferreira sul tema della leadership.
La delegazione, dunque, sebbene piccola, continua ad essere un luogo dove la passione di San Daniele Comboni anima molti cuori.

CONGO

Corso di formazione per gli animatori missionari

Il corso di formazione per gli animatori missionari si è svolto a Kimwenza (Kinshasa) dal 7 al 21 agosto 2005. Vi hanno partecipato 14 confratelli, 10 Suore Missionarie Comboniane e 4 laici, per un totale di 28 persone provenienti dalle province comboniane francofone: Togo, Ghana, Benin, Ciad, Centrafrica e Congo.
Il corso è stato animato da confratelli e consorelle, ma soprattutto da africani, sia per quanto riguarda la visione della missione sia per le tecniche di comunicazione. È stato anche questo un segno che ci ha fatto riflettere.
La riflessione è cominciata dalla missione nella Bibbia e nei documenti della Chiesa, soprattutto delle Chiese africane. Siamo stati poi aiutati a formulare la nostra visione della missione. Questo ci ha fornito dei contenuti da far passare nella nostra animazione missionaria ma soprattutto a vedere il nostro specifico servizio di animazione come parte integrante della nostra identità comboniana e come un servizio di evangelizzazione.
Siamo stati attenti a lasciarci interrogare dalle realtà socio-culturali ed ecclesiali delle nostre nazioni per contestualizzare la nostra animazione missionaria. Dopo averne approfondito la dimensione carismatica in Comboni, nella nostra tradizione e nei documenti recenti dei nostri Istituti, abbiamo cercato i mezzi migliori per la comunicazione e per l’ani-mazione dei gruppi.
Gli ultimi giorni sono stati dedicati alla formulazione della nostra visione di animazione missionaria per l’Africa francofona, i suoi obiettivi prioritari, i suoi contenuti e le sue metodologie, e alla ricerca degli strumenti per realizzare tale servizio.
Ogni provincia ha preparato i punti per mettere in pratica tutto questo. Le conclusioni generali dell’assemblea vertono sulle risorse umane, la formazione degli animatori, le risorse materiali e finanziarie, l’appoggio al Centro di Studi e di Formazione Missionaria voluto dal congresso di missiologia del luglio 2004 e su ciò che farà seguito a questo incontro.
È stata un’esperienza giudicata positivamente da tutti: partiamo “animati per animare”.

CURIA

Propaganda Fide chiude il Collegio “Mater Ecclesiae”

Con la decisione del Cardinal Sepe di chiudere a Castel Gandolfo il Collegio per la formazione di Catechisti, si conclude una collaborazione tra Comboniani e Propaganda Fide che durava ormai da 20 anni. Il Collegio "Mater Ecclesiae", fondato nel 1978 dal Cardinale Agnelo Rossi, aveva sede a Castel Gandolfo nell'edificio che fu, per molti anni, la residenza estiva del Collegio Urbano, e precedentemente antico convento francescano.
Accoglieva giovani catechisti provenienti da tutti i paesi del mondo missionario: Asia, Africa, America Latina, Medio Oriente e Paesi dell’Europa dell'Est. La formazione era impartita prima per due anni, con circa 60 studenti. Poi, su richiesta dell'Università, il corso divenne triennale, con circa 90 studenti. Più di 30 i paesi erano rappresentati.
L'insegnamento era assicurato dall'Università Urbaniana ad un pubblico molto eterogeneo di studenti: uomini e donne, religiosi e laici, in un programma studiato per loro per introdurli alla filosofia, alla teologia e ad alcune scienze umane. Agli studenti interni si aggiungevano molti esterni che venivano soltanto per la scuola: erano per lo più postulanti o novizie di case di formazione religiosa residenti nella zona.
Il primo Comboniano a lavorare in questa struttura fu P. Alberto Marra che arrivò nel gennaio del 1986. Fu prima direttore spirituale e poi rettore fino al 1993. Gli succedette P. Luciano Benetazzo che vi rimase fino al 31 luglio 2005, quando il Collegio fu definitivamente chiuso.
Per la direzione spirituale, invece, P. Domenico Ghirotto vi prestò servizio per 11 anni, fino al Natale del 1999. Venne sostituito da P. Stelvio Benetazzo. Così, negli ultimi 5 anni, il Collegio era affidato a due fratelli: uno come rettore e l’altro come direttore spirituale.
Ora il Collegio cambia prospettiva: sarà affidato al movimento di Comunione e Liberazione e all'insegnamento dell'Università Cattolica di Milano per la formazione di economisti, direttori di azienda, o simili. La casa è in restauro, mentre si attende la nomina di un rettore e di nuovi quadri formativi.

ITALIA

Laici Comboniani

Qualcosa di nuovo c’è stato al convegno annuale dei Laici Comboniani tenutosi a Pesaro dal 21 al 24 luglio.
Ripartendo dal carisma comboniano, le cui linee fondamentali sono state tracciate in forma chiara e sintetica da P. Joaquim José Gonçalves Oliveira Valente da Cruz, la “galassia” dei Laici Comboniani in Italia, che rischiava l’atomizzazione, si è ritrovata su alcuni capisaldi: animazione missionaria, evangelizzazione, giustizia e pace, migranti... attraverso una rete di singoli e famiglie impegnati nel coniugare spiritualità missionaria e scelte pratiche di sobrietà, accoglienza e condivisione.
All’incontro ha partecipato anche P. Alberto Pelucchi, superiore provinciale, che ha dialogato con i vari gruppi e ha sottolineato la necessità che la coordinazione nazionale tenga conto delle nuove realtà, affinché sia rappresentativa non solo delle zone, ma anche dei vari settori: dai giovani laici comboniani che escono dai GIM alle comunità famiglia comboniane in formazione.
Un bel gesto, durante l’eucaristia finale, ha manifestato lo spirito del laicato comboniano: la consegna del crocifisso, da parte di P. Alberto, a Christophe, Andrea, Claudio e Andrés che hanno deciso di partire per la missione.

“E-state dentro”
È il titolo dei campi estivi che le equipe GIM di Napoli, Padova, Pesaro e Venegono hanno proposto ai giovani durante l’estate. “Stare dentro” significa sfidare i giovani a guardare in faccia la realtà in cui vivono, senza fuggire o cercare grandi esperienze che poi non hanno continuità.
Convocati nelle periferie delle grandi città, alle mense popolari, presso comunità di recupero, in ambienti caratterizzati dalle sfide dell’immi-grazione e delle varie mafie… decine e decine di giovani, ogni giorno, hanno dedicato tempi prolungati alla riflessione su testi biblici, al servizio degli emarginati e all’incontro con personalità forti.
Si è trattato di un vero viaggio missionario in un’Italia che appare piena di contraddizioni, ma anche di testimoni di speranza. In seguito a questi campi, i GIM hanno ripreso il cammino normale con maggior slancio.
Tema per l’anno 2005-2006: “Ricerca del Risorto nella storia odierna”.

KENYA

Violenze

Gli eventi narrati sono stati riportati da P. Mariano Tibaldo con la testimonianza di P. John Kofi Tasiame.
Il 12 luglio, alle 7.30 di mattina, P. Janito Joseph Aldrin Palacios aveva lasciato Sololo per recarsi ad un incontro a Marsabit con 2 catechisti, le loro mogli e i loro bambini: dieci persone in tutto. Non sapevano che quella stessa mattina un gruppo di Borana aveva attaccato il villaggio di Torbi ed una zona della parrocchia di Sololo, uccidendo 21 persone della tribù dei Gabbra, comprese donne e bambini, e ferendone molte altre. Durante il viaggio, vennero a sapere della strage. Ricevettero anche altre notizie, ma erano piuttosto incerte e frammentarie. Rendendosi conto che la situazione era confusa e pericolosa, P. Aldrin chiese ai compagni di viaggio se intendevano proseguire. Alla loro risposta affermativa, continuò il viaggio verso Marsabit.
A Bobisa si trovarono davanti un improvvisato posto di blocco organizzato dalla gente del posto. P. Aldrin si fermò e scese dalla macchina, spiegando loro che era un sacerdote missionario come quelli della zona, che la gente conosceva, sottolineando che le persone che viaggiavano con lui erano dei cristiani. Intanto un gruppo molto numeroso di gente del villaggio si dirigeva dalla sua parte, mentre quelli del posto di blocco avevano incominciato ad accusare le persone che erano con P. Aldrin di aver ucciso la loro gente, perché anche loro erano dei Borana. P. Aldrin, vedendo che la situazione diventava insostenibile, saltò in macchina per cercare di fuggire, ma subito un camion gli tagliò la strada. Fu colpito con un grosso bastone, trascinato violentemente fuori della macchina e preso a calci. Alcuni anziani lo costrinsero ad inginocchiarsi e a guardare come avrebbero ucciso i “suoi” Borana. P. Aldrin provò ancora ad avvicinarsi alla macchina, oramai circondata da molta gente che aveva cominciato a scagliare pietre. I due catechisti, le donne e i bambini furono trascinati fuori dalla macchina e uccisi. I loro corpi vennero poi portati e abbandonati nel deserto.
Intanto P. Aldrin era stato messo dentro una cappella che si trovava nelle vicinanze. Gli anziani volevano ucciderlo, ma le donne e i giovani si opposero. Per caso arrivò un bianco diretto a Marsabit e che aveva avuto un guasto alla motocicletta. P. Aldrin gli diede le chiavi della sua macchina, chiedendogli di avvertire P. António Alexandre da Rocha Ferreira o il vescovo. Così i suoi confratelli furono messi al corrente dell’accaduto quello stesso giorno. I Comboniani di Marsabit, vedendo come era stata ridotta l’automobile di P. Aldrin, rimasero sconcertati, ma non poterono andare immediatamente a soccorrerlo per il sopraggiungere della notte.
La mattina dopo, P. Alex e la Comboniana Sr. Maria Elisabete Lourenço Almendra si recarono a Bobisa e riuscirono a portare con loro P. Aldrin. P. Alex più tardi andò a raccogliere i corpi dei catechisti e delle loro famiglie per riportarli ai loro villaggi.

KHARTOUM

Reazioni a Khartoum per la morte di John Garang

La notizia che John Garang, il primo sudanese del Sud ad essere nominato vicepresidente del Sudan, era morto insieme agli altri 12 passeggeri dell’elicottero su cui stava tornando a Juba dopo una visita in Uganda, è stato un duro ed inaspettato colpo. Dopo l’entusiasmo per la firma degli accordi, il processo di pace sembrava essersi frantumato.
La rabbia dei Sudanesi del Sud a Khartoum è esplosa irrefrenabile: hanno cominciato a fracassare e a incendiare tutto ciò che trovavano per le vie della città. Nessuno di loro credeva ad un incidente aereo, ma piuttosto ad un complotto del partito di maggioranza del governo arabo.
Alcuni mercati furono completamente distrutti e degli arabi uccisi. Dalle 8.30 del mattino, ora dell’annuncio della morte, la città è stata in preda al caos e alla furia della folla, fino alle 4.00 del pomeriggio, quando l’esercitò è riuscito a riportare un po’ di calma, chiudendo anche il transito sui ponti, mentre la gente della città si era barricata in casa.
Nei giorni successivi gli arabi si sono vendicati. Invocando la “guerra santa”, hanno attaccato e ucciso molti sudanesi del Sud, soprattutto nelle periferie dei loro tre insediamenti. A volte, anche la polizia si è unita a loro. Molti sono stati arrestati e molti, a quanto sembra, sono scomparsi. Inviti alla calma sono stati rivolti dal presidente, dai parlamentari, da autorità religiose, tra le quali il Cardinale Gabriele Zubeir Wako. Grazie a Dio nelle moschee, durante la preghiera del venerdì, sono state usate parole di moderazione che, pur senza invitare esplicitamente alla pace, non hanno incoraggiato i disordini. La situazione sembra essersi calmata, anche se l’esercito e la polizia tengono ancora sotto controllo le periferie e perquisiscono le case. Il giuramento di Salva Kiir a vicepresidente, al posto di Garang, ha rinnovato la speranza che il processo di pace possa continuare nonostante quello che è successo.
Possa il Signore aiutare il Sudan a progredire nel cammino di pace da poco iniziato.

PERÚ-CHILE

60° di ordinazione sacerdotale

Il 26 giugno P. Peter Taschler ha festeggiato i suoi 60 anni di ordinazione sacerdotale, cinquanta dei quali trascorsi in questa provincia. Nella stessa data si è pregato anche per dieci membri della provincia, ordinati sacerdoti il giorno della festa dei SS. Pietro e Paolo.
Ecco quanto ha scritto lo stesso P. Peter: “La mia vocazione la attribuisco a mia madre che, come spesso succede, fin dal ‘grembo materno’ (Ger 1, 6) aveva desiderato e chiesto un figlio sacerdote. Il parroco e i miei genitori mi portavano, come in pellegrinaggio, a visitare il seminario diocesano e più tardi, due volte l’anno, il seminario maggiore.
A causa della seconda guerra mondiale ero stato l’unico ad essere ordinato sacerdote il 29 giugno 1945 nella cattedrale di Bressanone. Ricordo che alla mia prima Messa è accorsa moltissima gente, come non succedeva da tempo, per ricevere la benedizione dal neo-sacerdote.
La vocazione missionaria la devo, anche quella, a mia madre, oltre che al direttore spirituale e al vescovo Gargitter che, dopo sette anni di ministero sacerdotale nella diocesi, mi ha autorizzato a partire per la missione. In due anni di noviziato mi sono preparato, anche lavando i piatti, a questa nuova vita. Sulla nave che mi portava in America, ho detto la messa domenicale davanti a 700 passeggeri e 22 sacerdoti spagnoli.
Sono missionario da cinquant’anni e ho lavorato, non in tre continenti, ma nelle tre regioni del Perù: nella Selva, visitando le 67 comunità di Pozuzo a dorso d’asino o a piedi, rendendomi conto che a volte avevo fatto persino cinque celebrazioni liturgiche al giorno; nella Sierra, a Tarma e Huánuco, tenendo 102 lezioni di religione a settimana; nella Costa, a Chimbote, Chincha e Lima, dove, fra le altre cose, ho diretto cinque trasmissioni radiofoniche al giorno. In questi ultimi anni, mi trovo nella casa provinciale, a scrivere le mie memorie e ad occuparmi della comunità cristiana di Cristo Redentore, dove desidererei essere sepolto. San Daniele Comboni prega per me e per le missioni”.

Nuova comunità comboniana
Il 3 luglio, nel collegio Jorge Alessandri de Renca (alla periferia nord di Santiago del Cile), si è svolta la celebrazione eucaristica di insediamento del nuovo parroco di “María Misionera”, P. Mosè Mora, e del vicario parrocchiale, P. Nelson Edgar Mitchell Sandoval. Alla cerimonia, presieduta dal vicario generale e vescovo ausiliare di Santiago, Mons. Ricardo Ezzati, hanno concelebrato il vicario zonale, P. Javier Francisco Manterola, P. Rogelio Bustos Juárez, provinciale, e il suo delegato per il Cile, P. Gianluca Roso, alla presenza di tutta la comunità comboniana di Santiago e di oltre 500 fedeli della stessa parrocchia.
Durante l’omelia, Mons. Ezzati ha sottolineato l’importanza dell’evan-gelizzazione nel cuore della grande città, in particolare nelle periferie delle grandi metropoli, luoghi propizi per imparare dal buon pastore che cerca instancabilmente la pecorella smarrita. “Avere un nuovo parroco - ha detto Mons. Ezzati - è un grande dono per tutti. Vuol dire sapere che c’è un pastore che vi vuole bene e si preoccupa del vostro cammino di comunità evangelizzatrice. Amare la Parola, celebrare i sacramenti e dedicarsi ai più bisognosi, fa sì che una comunità, nuovo Popolo di Dio, sappia crescere ogni giorno di più nel suo cammino di fede verso la contemplazione del volto di Dio. Vivete con dignità il vostro essere cristiani e non abbiate paura di aprire le porte a Cristo: è Lui che ci manda ai fratelli, per fare di questo mondo una casa più dignitosa per tutti”.
I momenti più significativi della celebrazione sono stati accompagnati da alcuni segni che, in maniera simbolica, hanno sottolineato gli impegni specifici del nuovo parroco: la professione di fede, la consegna del fonte battesimale, il confessionale per il sacramento della penitenza, il Vangelo per l’annuncio della Parola e l’altare.
Non sono state consegnate le chiavi perché la parrocchia, che ha 40.000 abitanti, non ha ancora una chiesa parrocchiale. Molte persone hanno dimostrato l’affetto e la vicinanza ai nuovi sacerdoti non solo con la celebrazione, ma anche con un piccolo rinfresco preparato dal consiglio pastorale parrocchiale.

SOUTH SUDAN

Reazioni a Juba per la morte di John Garang

Appena si è diffusa la notizia della morte di John Garang per la caduta dell’elicottero in cui viaggiava, a Juba, la capitale del Sud Sudan, e nelle maggiori cittadine, si sono avuti tumulti di massa mai visti da decine di anni. A Juba la situazione è peggiorata ulteriormente appena si è sparsa la voce che nello stesso incidente era morto anche il cardinale Gabriel Zubeir Wako. Fortunatamente questa notizia era falsa.
Il corpo di Garang, dopo essere stato trasportato in elicottero in tutta la vasta regione di foreste e montagne per dare la possibilità alla gente di rendergli omaggio, è stato portato a Juba per il funerale e la sepoltura. Qui, una folla enorme ha dato il suo ultimo saluto all’ex capo dei ribelli, che tanto aveva fatto per raggiungere l’accordo di pace in questa nazione, la più vasta dell’Africa. Molti, tra lamenti e pianti, agitavano delle foglie verdi, il tradizionale simbolo di lutto. In un misto di confusione ed emozione, decine di migliaia di persone hanno affollato le strade di Juba, mentre il corpo di Garang veniva trasportato prima nella modesta cattedrale per il servizio funebre e poi al luogo della tumulazione, che si trova vicino ai campi di addestramento dell’esercito e di fronte agli uffici parlamentari (Bahri el Jebel). Lungo le strade, la folla innalzava striscioni in onore di Garang con varie scritte, quali: “Garang sarà sempre vivo in mezzo a noi per la sua visione, pensieri e principi/Viva la sua lotta per gli emarginati/Garang (Mosè) è morto; possa Joshua (Kiir) guidare il suo popolo con coraggio!”.

UGANDA

Consacrazione episcopale di Mons. Giuseppe Franzelli

Il 1° luglio, il Nunzio Apostolico ha annunciato, attraverso le radio locali, l’elezione di P. Giuseppe Franzelli a vescovo della diocesi di Lira. L’annuncio è stato accolto con gioia, soprattutto dalla gente di Lira e dall’amministratore apostolico, Mons. Paul Kalanda, vescovo emerito di Fort Portal.
Il 12 luglio 1968, la Santa Sede aveva distaccato dalla diocesi di Gulu il distretto di Lango e lo aveva eretto nella diocesi di Lira, nominando come primo vescovo P. Cesare Asili, consacrato e insediatosi come vescovo di Lira il 27 ottobre 1968. Nel 1989 gli era succeduto il vescovo Joseph Oyanga, ritiratosi nel 2003.
Mons. Franzelli è atterrato all’aeroporto di Entebbe il 3 luglio, accolto da una delegazione composta di gente Lango, che rappresentava le comunità Lango che vivono ad Entebbe e a Kampala. Il viaggio verso la diocesi di Lira, il 6 luglio, è stato indimenticabile. Mons. Franzelli ha trovato una moltitudine di gente, guidata da Mons. Paul Kalanda, che lo attendeva a Kandini Corner, al confine della diocesi di Lira, dandogli il benvenuto con canti e preghiere. Gli è stata chiesta la benedizione e gli è stato offerto del cibo. Mons. Franzelli ha proseguito il viaggio sulla strada principale, atteso e salutato ad ogni incrocio da folle di gente arrivate dalle loro parrocchie per rendergli omaggio. Grande accoglienza ha avuto soprattutto agli importanti incroci di Aber, Teboke, Aboke e BaIa.
Arrivato nei sobborghi di Lira, capoluogo regionale del gruppo Lango, un corteo di automobili l’ha accompagnato prima attraverso i quartieri poveri e poi lungo la strada principale fino alla cattedrale. Ecco uno dei commenti più significativi: “Nemmeno il presidente Obote (il primo presidente d’Uganda e appartenente al gruppo Lango) aveva avuto una simile accoglienza dalla popolazione Lango”.
La consacrazione si è svolta nello stadio per mano dell’arcivescovo di Gulu, Mons. John Baptist Odama, di Mons Paul Kalanda, del vescovo emerito di Lira, Mons. Joseph Oyanga. Hanno concelebrato tutti i vescovi dell’Uganda, compreso il Cardinale Emmanuel Wamala e il Nunzio Apostolico dell’Uganda, l’arci-vescovo Christophe Pierre. Erano presenti anche il fratello, la sorella ed una nipote di Mons. Franzelli, in rappresentanza della sua famiglia, come pure il vicario generale dei Missionari Comboniani, P. Fabio Carlo Baldan, che ha letto un messaggio d’augurio del Superiore Generale. Alla cerimonia hanno partecipato moltissime persone e delegazioni di tutte le parrocchie della diocesi di Lira, accompagnate dai loro parroci.
Mons. Franzelli ha pronunciato il suo discorso in acholi (molto affine alla lingua lango), inserendo alcune parole in lango, dimostrando l’intenzione di voler parlare la lingua della gente per lavorare meglio assieme a loro. In particolare ha chiesto la loro collaborazione, perché “una famiglia si costruisce con la partecipazione attiva di tutti i suoi membri”.
Mons. John Baptist Odama ha concluso richiamando l’attenzione sul “miracolo” avvenuto in quella meravigliosa giornata: “Un figlio di Daniele Comboni, formato dai Missionari Comboniani, è stato ordinato vescovo in Uganda”. Di certo, il seme della Parola di Dio, seminato da tanti missionari, ha incominciato a produrre i suoi frutti abbondanti.
A Mons. Franzelli auguriamo successo e la benedizione di Dio nel suo ministero episcopale.

IN PACE CHRISTI

P. Gabriele Marcon (01.01.1925 – 09.07.2005)

Gabriele da giovane aveva preso il diploma di insegnante, era attivo nel gruppo dei Giovani di Azione Cattolica e come catechista parrocchiale. Durante la guerra fu chiamato al servizio militare. Alla fine della guerra e nei confusi giorni che seguirono il 25 aprile 1945, Gabriele, per non cadere nella rete della piccola Repubblica che i fascisti cercavano di formare, abbandonò l’esercito e, non avendo soldi per pagare il biglietto, attraversò di notte il fiume Adige e raggiunse casa sua.
A quei tempi, P. Pietro Villa visitava le parrocchie in cerca di vocazioni adulte. Gabriele sentì la chiamata del Signore. Gli venne chiesto di insegnare matematica a Trento, nella nostra Scuola Apostolica di Muralta. Fece il noviziato a Gozzano (1953-1955) e la teologia a Venegono (1955-1959). Poi, fu mandato poi a Pellegrina ad insegnare sempre matematica ai Fratelli.
Nel 1960 partì per il Brasile. A Balsas fu segretario del vescovo, amministratore della prelatura, responsabile dei Fratelli, rettore del seminario: a questo bisogna aggiungere il suo ministero pastorale. Puntuale alle pratiche di pietà, era sempre disponibile per celebrazioni particolari, come quelle per i vari gruppi di studenti e di fine anno scolastico. Gli piaceva celebrare per gli ammalati e gli anziani. Ecco le varie missioni nelle quali ha lavorato: Alto Parnaíba, São Raimundo das Mangabeiras, Açailândia, Timon (São Antonio). Per un certo periodo fu anche in Portogallo come formatore nella casa di Coimbra. Timido, intelligente, semplice e arguto, parlava bene e con molta semplicità. Piaceva molto alla gente.
Aveva una memoria fenomenale. Ricordava persino il nome di persone incontrate molti anni prima, anche se raramente ritornava a trovarle, perché temeva di emozionarsi troppo.
Sempre pronto all’obbedienza, non si lamentava mai quando veniva trasferito. Si intendeva di molte cose: lavori materiali, costruzioni, automobili, elettronica... Si sentiva felice e gli piaceva far felici gli altri con le sue burle e barzellette. Non ha mai perduto l’estro di insegnante e di catechista che aveva fin da adolescente con i Giovani di Azione Cattolica.
Cresciuto secondo i parametri della Chiesa Tridentina e avendo sperimentato in gioventù le “lotte” dell’Azione Cattolica contro il fascismo, aveva un forte amore per la Chiesa e voleva che fosse perfetta. Non accettava critiche alla gerarchia. Soffriva molto quando sentiva di qualche confratello che voleva lasciare il sacerdozio o l’Istituto. Per lui la fedeltà agli impegni assunti era una responsabilità così grande da non ammettere debolezze o desistenze.
Voleva bene ai confratelli e faceva di tutto perché si trovassero bene quando venivano a trovarlo. Chi di loro non aveva assaggiato gli “maccheroni” che Gabriele preparava con tanta cura? Non sopportava che si parlasse male di un confratello. Era sempre pronto a sdrammatizzare con qualche frase, come quella volta che, alla fine di una vivace discussione sulla teologia della liberazione, esclamò: “Voglio morire schiavo!”. Fu come un secchio d’acqua gelata e nessuno più disse niente!
Passò gli ultimi anni a Timon in comunità con i postulanti. Uno di loro ha scritto: “P. Gabriele è stato un esempio d’accettazione e testimonianza del Regno. Ha aiutato molto noi postulanti nella chiamata radicale al carisma e alla missione di San Daniele Comboni. P. Gabriele ci ha incoraggiati con un’esperienza missionaria e una sapienza propria di uomini grandi. Abbiamo notato in lui specialmente tre aspetti. Primo, il valore della comunità. Come superiore della casa di formazione mostrava una preoccupazione speciale perché tutti si sentissero bene. I momenti comunitari, come i pasti e le celebrazioni speciali, erano occasioni di vera allegria e felicità. Secondo, la preghiera personale e comunitaria. Era quasi sempre lui che presiedeva la preghiera comunitaria e ci diceva che l’amore e lo zelo per la preghiera erano stati i due pilastri della sua vocazione missionaria. Tutte le mattine, prima ancora di andare in cappella, si vedeva la luce nella sua stanza e si sentiva una voce sommessa che sussurrava: era lui che pregava. Terzo, l’amore e la fiducia nel Signore. Ci entusiasmava con il suo amore profondo e di fiducia totale nel Signore. A volte ci svelava qualche fatto interessante della sua vita privata. Come per esempio quando, nella sua prima visita alle comunità delle zone rurali di Balsas, da solo, a cavallo, col sole a picco, la lingua e la gola secche, cominciò a pensare: ‘Cosa sto facendo qui, lontano dai miei e dal mio paese? Mi veniva da piangere... Anzi, ad un certo punto lacrime abbondanti mi bagnarono le labbra e la lingua. In quel momento, però, ho sentito anche che il Signore era con me. Questa fiducia nella sua presenza mi ha poi accompagnato per tutta la vita’”.
Ultimamente P. Gabriele si era trasferito a São Luís, soprattutto per non essere di peso alla comunità di Timon. In ospedale scoprirono che il fegato era ridotto molto male. Allora partì per Verona con la speranza di essere operato e poi ritornare. Voleva assolutamente morire in Brasile. Abbiamo seguito via Internet l’evolversi della malattia. All’alba del 9 luglio abbiamo ricevuto la notizia che il suo corso terreno era terminato. Nelle comunità dove abbiamo celebrato la S. Messa di suffragio molta gente ha pianto, ricordando P. Gabriele così buono, stimato ed amato.
È stato bello vivere con lui, così felice di essere il “servo fedele di Nostro Signore Gesù Cristo”, come gli piaceva presentarsi parafrasando il proprio nome “Gabriele”. E così ha sempre vissuto: un confratello umile e felice, un uomo di Dio e dei poveri. Dalle testimonianze che P. Gabriele ci ha lasciato abbiamo capito che si è dato senza riserve al Signore e alla missione, come San Daniele Comboni. (P. Candido Poli)

P. Paolo Serra (30.01.1937 – 15. 07.2005)
Nato a Mores, Sassari, il 30 gennaio del 1937, aveva iniziato il percorso vocazionale nella sua diocesi natale, per poi entrare in noviziato a Gozzano nel 1957. Il 9 settembre 1959 pronunciò i voti religiosi e poi passò a Verona per il liceo, quindi a Venegono Superiore per la teologia. Nel 1964, appena ordinato sacerdote, fu inviato dal Superiore Generale in Uganda, dove rimase ininterrottamente fino al dicembre del 1996.
Imparò bene l’inglese e il luganda e si rivelò subito un appassionato della vita missionaria, a servizio dell’arcidiocesi di Kampala. Affrontò le violenze della guerra nel sud e nel nord senza paura, anzi, mostrando ai soldati e ai ribelli la mitezza di cui era dotato il suo cuore in più di una circostanza. P. Paolo trovava la serenità interiore nella preghiera, in particolare nella meditazione del Salterio che recitava frequentemente da solo in cappella prima della proclamazione comunitaria, “per gustare fino in fondo - sono le sue testuali parole - la profondità spirituale di ogni singolo salmo”. La pastorale giovanile era al centro delle sue preoccupazioni.
Altro merito di P. Paolo è stato quello di dare inizio, insieme a P. Francesco Pierli, allo scolasticato teologico. È stata un’impresa pionieristica che vide la luce nel 1975. P. Paolo curava la formazione pastorale e missionaria, coinvolgendo le due realtà dello scolasticato e della parrocchia di Mbuya; P. Francesco prestava più attenzione all’aspetto accademico, insegnando nel seminario nazionale di Gaba, dove anche gli scolastici comboniani studiavano teologia.
Era il primo scolasticato comboniano in Africa e comprendeva studenti europei, americani, eritrei e ugandesi. Con l’arrivo di P. Lorenzo Carraro si diede inizio anche all’animazione missionaria e vocazionale.
Negli anni ’90, la Conferenza Episcopale Ugandese nominò P. Paolo responsabile del laicato cattolico, ministero che svolse con passione e competenza, sottolineando, in tutte le diocesi che visitava, l’urgenza della missione ‘ad gentes’ di ogni battezzato.
La YCS (associazione dei giovani studenti cristiani) offriva la metodologia e i contatti con i gruppi giovanili cristiani sia in Africa sia in Europa. Come tutti sappiamo, la particolare attenzione di P. Paolo per i giovani raggiunse l’apice tra il 1985 ed il 1995, quando divenne l’incaricato nazionale della pastorale giovanile in Uganda.
Per quanto riguarda la pastorale parrocchiale, la sua attenzione era rivolta ai poveri che non erano pochi. La pastorale sociale era diretta da un comitato ispirato dalla Comboniana Sr. Gabriella Crestani di cui rispecchiava, oltre che le direttive, la grande pietà e l’apertura di visione. Per coinvolgere tutta la parrocchia nell’aiuto ai poveri, P. Paolo organizzava tre celebrazioni penitenziali comunitarie all’anno, quando tutte le piccole comunità cristiane venivano nella chiesa centrale per il sacramento della riconciliazione. In quelle occasioni, tutti i cristiani erano invitati a provvedere alle necessità dei poveri. Tutti ricordano con commozione la montagna di matoke, banane, cavoli, farina, ananas e fagioli depositata in mezzo alla chiesa.
La parrocchia di Mbuya aveva una realtà complessa, in parte agricola e in parte industriale, con numerosi rifugiati rwandesi.
Si notò, in quel periodo, anche un aumento delle conversioni al cattolicesimo. I missionari fecero una ricerca per scoprirne la causa. Le risposte convergevano su due punti: primo, nella chiesa dei cattolici si pregava, le celebrazioni erano partecipate ed avevano dei bei canti; secondo, i cattolici prediligevano i poveri.
P. Giorgio Previdi si unì a P. Paolo e a P. Francesco quando, con la crescita dello scolasticato e della parrocchia, si rese necessaria la presenza di un terzo sacerdote stabile. Il cardinale Emanuele Nsubuga considerava Mbuya una parrocchia pilota nella complessa vita pastorale della sua arcidiocesi.
Gli ultimi otto anni di vita P. Paolo li ha passati a Roma come responsabile dell’ACSE (Associazione Comboniana Servizio Emigranti e Profughi). Apprezzandone “le belle doti umane, cristiane e sacerdotali”, Mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, così scrive di P. Paolo: “Missionario della Famiglia Comboniana, P. Paolo ha testimoniato con la vita e con la morte la sua vocazione al servizio, all'evangelizzazione, alla carità tanto tra le popolazioni ugandesi, quanto tra gli immigrati a Roma. L'anima apostolica di P. Paolo ha avuto modo di manifestarsi negli oltre trent'anni di attività pastorale in Africa, da dove, significativamente, il Signore lo ha chiamato a sé. Ma anche a Roma P. Paolo ha dato il meglio, soprattutto nell'accoglienza degli immigrati che hanno bussato alle porte dell'ACSE, continuando, con entusiasmo e abnegazione, l'opera provvidenziale iniziata nel lontano 1969 dal compianto P. Renato Bresciani. P. Paolo lascia a tutti un'importante eredità, poiché invita ad imitarne lo zelo apostolico per divenire, sulle orme di Cristo e nel cuore della Chiesa, operatori di pace, ministri dell'accoglienza, generosi servi dell'annuncio evangelico e costruttori instancabili di autentica comunione, senza concedere spazi a compromessi e superficialità”.
Non a caso, sulla rete di Internet è possibile leggere la presentazione del suo ultimo lavoro, una sorta di testamento: quarantasei schede per un autentico cammino di fede per gli immigrati, un sussidio che ha per titolo “Insieme per la vita”. Nell’ultima e lunga conversazione che ebbe con un confratello, P. Paolo confidò il desiderio che l’ACSE potesse un giorno divenire un vivaio di vocazioni africane per l’Africa. Un’intuizione spirituale, un azzardo dell’utopia, diciamolo pure, che questo grande missionario lascia a ciascuno di noi come eredità.
Il Signore ha voluto che nel marzo di quest’anno P. Paolo ritornasse in Africa per chiamarlo a sé da quella terra a lui tanto cara. Un’emorragia cerebrale lo ha stroncato nel giro di poche ore. La salma, portata in Italia, riposa ora nel cimitero del suo paese.

Fr. Duilio Beltrami (28.02.1927 – 26.08.2005)
Il necrologio di Fr. Duilio Beltrami apparirà sul prossimo numero di Familia Comboniana.

Preghiamo per i nostri defunti

Il padre:
Matthia di P. Emmanuel Ssempeera Njuba (U); Bekit Sliman dello Sc. Tesfaab Bekit Sliman (ER); Jan di P. Adam Zagaja (PO); Odibert di P. Jacques Théodore Monsengo Pwobe (CO).
La madre: Sudelia di P. René Alfonso Oñate Rebolledo (BNE); Caterina di P. Antonio Radice (M); Maria di Fr. Valentim da Ponte Rodrigues (P); María Guadalupe dello Sc. Juan Apolinar Palomar Alcántar (M).
Il fratello: Jorge Fernandes di P. José de Sousa (P) e P. Rogério Artur de Sousa (P); Christian dello Sc. Jean-Marie René Aholou (T).
La sorella: Bernadette di P. Jakob Sodokin (MO); Maria di P. Emilio Ragonio (BNE); Maria di P. Lino Venturini (I); Ottilie di Fr. Ludwig Kästel (DSP); Gesuina di Fr. Antonio Marchi (I); Maria Andreina di P. Vittorio Trabucchi (I).
Le suore missionarie comboniane: Sr. Anna Clara Chiesi; Sr. M. Immacolata Deriu; Sr. Ruth Ann Bryden; Sr. Pierantonia Regonesi; Sr. Bianca Maria Carta; Sr. Giovanna Maniero; Sr. Gianfranca Viviani; Sr. Pia Teresa Ogliari; Sr. Micaelita Butti.
La secolare missionaria comboniana: Rosetta Sciacoviello.
Familia Comboniana n. 623