Sabato 8 marzo 2014
L’Osservatore Romano pubblica oggi la notizia dell’espulsione dei missionari comboniani dal Sud Sudan ordinata dal Governo di Khartoum 50 anni fa. Per cui, il giornale vaticano cita la lettera diffusa recentemente dai superiori provinciali del Sud Sudan, suor Giovanna Sguazza e padre Daniele Moschetti: “Fu un momento di grande sofferenza per i missionari e soprattutto per la gente sud sudanese ma da quegli eventi, in sé dolorosi e difficili, il Signore ha saputo far emergere tanti nuovi frutti”.

 

Cinquant’anni fa

l’espulsione dei comboniani

«Un momento di grande sofferenza ma dal quale sono nati “tanti nuovi frutti”, a partire dalla crescita di una Chiesa locale dono per l’Africa intera»: le comboniane e i comboniani ricordano in questo modo l’espulsione dei missionari stranieri dal Sud Sudan ordinata dal Governo di Khartoum 50 anni fa.

In una lettera diffusa dai superiori provinciali del Sud Sudan, suor Giovanna Sguazza e padre Daniele Moschetti, sono ricostruite le tappe di una decisione che ha avuto ripercussioni anche sul medio e lungo periodo. Il decreto di espulsione fu emanato nel 1964.

Circa 300 missionari, tra i quali 154 comboniane e 104 comboniani, dovettero lasciare il Paese con l’accusa di aver “interferito negli affari sudanesi”. Nell’arco di una decina di giorni furono abbandonate 58 missioni, mentre la Chiesa in Sud Sudan rimaneva con un solo vescovo e appena 28 sacerdoti.

«Fu un momento di grande sofferenza per i missionari e soprattutto per la gente sud sudanese — scrivono suor Sguazza e padre Moschetti — ma da quegli eventi, in sé dolorosi e difficili, il Signore ha saputo far emergere tanti nuovi frutti. La Chiesa sudanese emerse decisamente come Chiesa locale con una propria gerarchia, clero e religiosi».
L’Osservatore Romano, sabato 8 marzo 2014, p. 6