Giovedì 1 agosto 2019
Fratel Vicenzo Dall’Alda è nato il 1 agosto 1926 a Borgo Sacco (Trento) ed è deceduto venerdì scorso 26 luglio a Castel D’Azzano (Verona). È entrato dai comboniani a Firenze a 20 anni e dopo un anno è stato inviato al noviziato di Sunningdale (Inghilterra) dove ha fatto la prima professione il 7.10.1948. Due anni dopo è stato destinato in Nord America (NAP) dove ha esercitato il suo ministero missionario per ben 19 anni (1950-1969). Dopo 7 anni in Italia (1970-1977), è stato inviato in missione, questa volta in Africa, in Kenya, per un secondo lungo periodo all’estero (1977-1995). Dal 1995 al 2005 ha svolto il suo ministero nella curia generalizia comboniana a Roma. Dal 2006 è stato assegnato all’Italia. Gli ultimi anni della sua vita missionaria li ha trascorsi nelle comunità della casa madre di Verona e di  Castel D’Azzano.

La mattina del 29 luglio, giorno di Santa Marta, abbiamo celebrato il suo funerale, presieduto dal superiore della comunità di Castel d’Azzano, P. Renzo Piazza. Alla fine dell’Eucaristia, P. Teresino Serra – che aveva conosciuto Fr. Vicenzo prima a Cincinnati (Stati Uniti) durante il noviziato e aveva poi convissuto con lui in Kenya e nella curia a Roma – ha espresso gratitudine e ammirazione per questo “vero fratello comboniano” che ha saputo ben coniugare attività e lavoro diligente con preghiera e spiritualità missionaria.
In questi ultimi mesi a Castel D’Azzano, Fr. Vicenzo ha sofferto parecchio. Era praticamente immobilizzato, sempre allettato. Fr. Virginio Manzana, suo compagno di stanza, ha voluto sottolineare la pazienza di Fr. Vicenzo, che non si lamentava mai, e la premura del personale sanitario che lo assisteva con affezione.

Condividiamo con voi qui di seguito l’omelia di P. Renzo Piazza.

Funerale di Fr. Vicenzo Dall’Alda

1. La sua vita in sintesi: nato il 1 di agosto del 1926, avrebbe compito 93 anni fra pochi giorni. A 22 anni diventa comboniano: emette i primi voti e subito parte in missione all’estero. La LP è la sua prima destinazione. Sarà poi nella NAP per 19 anni, sette in Italia, 18 in Kenya, 10 in Curia a Roma e poi a Verona tra gli anziani e ammalati. La sua vita attiva si è svolta per 19 anni in America, 18 in Africa e 19 in Europa

2. La sua professione: fratello missionario comboniano. Negli annuari del passato aggiungevano: “ad omnia”, cioè disponibile a tutti i servizi umili: la cucina, la portineria, la casa, la sacristia. Servizi apparentemente secondari, ma molto spesso qualificano la vita di una comunità. Ha vissuto da fratello, facendo il fratello, mostrando che la fraternità è possibile. Tra le sue pochissime cose personali, un album di foto in cui è ritratto assieme ai suoi confratelli, in particolare i fratelli: Beltrami, Cerri, Peroni, Lagattolla, Redaelli, Gerrino… E poi con P. Calvia, Porto, Giannini, Moretti e Mons. Sandri. 

3. Scrivere ai confratelli. Non amava perdere tempo. La portineria è stata il luogo che lo ha messo in contatto con il mondo. Non solo perché rispondeva al telefono, ma perché usava del suo tempo libero per scrivere ai confratelli sparsi nel mondo parole di amicizia, di incoraggiamento, di fraternità. Scriveva tanto, scriveva sempre a chi conosceva e a tanti sconosciuti, ma accomunati dalla vocazione missionaria. I suoi biglietti, scritti a mano, con parole semplici, portavano un messaggio di speranza e di consolazione. Io stesso ho avuto modo di conoscerlo attraverso questo canale semplice e fraterno di comunicazione e ho apprezzato la delicatezza di questo gesto e la sua attenzione alla persona. 

4. Non amava perdere tempo nemmeno in vacanza. Tra le sue pochissime carte che abbiamo trovato c’è un documento della diocesi di Trento in cui lo nominava ministro straordinario dell’Eucarestia per un periodo di 3 anni, dal 75 al 78. Immaginiamo che questo ministero presso i malati, lo abbia svolto durante le sue vacanze, marcate dall’attenzione agli altri.

5. L’amore per la preghiera. Chi ha vissuto con lui, nella stessa comunità, attesta il suo amore per la preghiera, fedele e perseverante, che si manifestava nella sua relazione personale con il Signore e con la cura e l’amore per la liturgia, attraverso il servizio della sacristia.

6. Amministratore fedele e saggio. Come fratello ad omnia è stato amministratore fedele e saggio delle cose e della casa. Viene in mente quanto S. Gregorio di Nissa scrive a proposito di Mosè, uomo dei molteplici servizi resi al popolo di Israele: il servizio dell’acqua e del pane, il servizio della preghiera e dell’intercessione, il servizio della consolazione, il servizio della parola. La lettera agli Ebrei dice che era adatto, affidabile, per ogni genere di servizio all’interno della sua comunità.  Così è stata la vita di fr. Vicenzo. Buono, servizievole, attento agli altri. Al termine della vita, Mosè viene dichiarato “servo di Dio”. Possiamo attribuire anche a fr. Vicenzo questa caratteristica: servo dei suoi fratelli e servo del Signore. Simile al suo Signore venuto non per essere servito, ma per servire. 

7. Vesti strette e lampade accese. Le letture che abbiamo ascoltato ci orientano in questo senso. Gesù ci invita ad attendere la sua venuta con atteggiamento vigilante, con le vesti strette ai fianchi: è la tenuta prevista per la cena pasquale. Il cammino dell’Esodo per il cristiano si realizza nel lavoro e nel servizio di chi, celebrando l’Eucarestia, è associato al mistero del Signore che si è fatto servo dei fratelli. Gesù ci esorta ad avere le lampade accese: è la rilevanza, la visibilità della vita del discepolo. Quando è simile a quella del maestro, diventa luce per tutti. 

8. La nostra vita è attesa del padrone che viene e bussa. “Io sto alla porta e busso”, ci dice l’Apocalisse, facendo allusione all’Eucaristia, banchetto in cui il Signore si invita e si siede a mensa con i suoi amici, anzi, “passerà lui stesso a servirli”.  Luca aggiunge che l’amministratore fidato e prudente, sarà messo a capo della servitù per dare “la misura di grano” a ciascuno. E’ una bellissima immagine dell’Eucaristia che il Signore mette tra le mani di fr. Vicenzo, perché distribuisca ai malati il suo Corpo donato per la vita del mondo. 

9. Gli ultimi anni della sua vita sono stati marcati dall’anzianità, dalla malattia e dalla sofferenza. Mai lo abbiamo sentito lamentarsi. Il lungo periodo che ha trascorso allettato, con poca possibilità di relazione e abbondanti difficoltà mi ha interpellato. Che senso ha trascorrere mesi e anni in questa condizione? Viene in mente la parola di Isaia: “Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori” indirizzata al Servo sofferente, a Gesù e al discepolo di Gesù. O ancora ciò che S. Paolo ci ha detto nella prima lettura: “Se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno”. (Chi vedeva le sue piaghe e le curava forse ha difficoltà ad accettare questa parola… )
“Sappiamo che quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli” (2 Cor 5,1) 

10. Fr. Vicenzo, oggi chiediamo al Padre che hai amato e servito con la tua vita, di concederti questa dimora eterna che non si corrompe. Possa tu dimorare con Lui per sempre, nella buona compagnia dei santi.
[
Combonianum]