Giovedì 22 settembre 2022
Spiace riportare quasi sempre cattive notizie circa il paese in cui sono. In Ciad si sta vivendo una situazione socioeconomica e politica molto fluide. Da anni questo stato di cose blocca tutto, i discorsi dei leader politici sono ampiamente rigettati dalla gente che si trova tra l’incudine di ingiustizie molto forti che gridano al cielo e il martello di un gruppo di potere – tutti militari – che interpretano il loro ruolo di leader con le lenti della repressione. [Nella foto: Fr. Salgado Ortiz Juan Carlos, medico comboniano in Ciad]

La gente soffre a causa delle piogge torrenziali che hanno fatto dei morti e notevoli danni alle infrastrutture. La malaria è galoppante. Il sindaco di N’djamena ha annunciato che l’area della capitale sarà sorvolata da un aereo che irrorerà la città di sostanze chimiche contro le micidiali zanzare. Il carburante è scarso e caro, con negative ripercussioni sulle tasche dei viaggatori. L’approssimarsi dell’inizio dell’anno scolastico pone le famiglie di fronte a difficili scelte: dove trovare i soldi per le tasse scolastiche, l’uniforme e così via. I giovani sono abbandonati a loro stessi: università in sciopero perpetuo, mercato del lavoro fantasma se non per lavoretti poco qualificati ed ancor meno retribuiti.

La politica fa i suoi giochi nell’ambito del Dialogo Nazionale Inclusivo, tentativo di coinvolgere gli attori politici di tutti i colori a elaborare un percorso politico in vista delle elezioni del Presidente, ma resta la questione del come e quando. Ci si chiede se questa assise, ospitata nel «Palazzo 15 Gennaio» a N’djamena, sia realmente inclusiva perché la leadership ha cooptato, attraverso la mediazione del Qatar, quasi tutta la cosiddetta opposizione. E questo senza dimenticare il più importante gruppo d’opposizione (quello che in un conflitto a fuoco lo scorso anno ha ucciso il Maresciallo, padre dell’attuale Presidente del Consiglio Militare Provvisorio) ha rifiutato di firmare il documento politico circa il Dialogo Nazionale Inclusivo e ad oggi – nonostante gli sforzi fatti dai leader religiosi ed Anziani – si tiene lontano dal Palazzo 15 gennaio.

Nel frattempo, l’opposizione, che almeno a N’djamena ha un importante seguito soprattutto tra i giovani, tenta di farsi viva ma è duramente messa all’angolo dai militari che occupano le stanze del potere. La chiesa cattolica ha preso parte all’inizio a questo Dialogo ma si è quasi da subito resi conto dei blocchi e ha ritirato la sua partecipazione. Un ulteriore grave fatto ha scombussolato il già complicato cammino del Dialogo Inclusivo, le improvvise dimissioni del Ministro degli Esteri. Questo diplomatico/politico di lungo corso, capo delegazione a Doha, ha pensato, sempre per il bene del paese, sia chiaro, di lasciare la vacillante barca del governo

La gente è stanca e il desiderio di una soluzione politica che tenga conto delle difficoltà è forte e reale. Lo sfaccio dei servizi sociali, l’inclemenza climatica che sta duramente colpendo il Ciad con il suo tragico bilancio di morti e distruzioni, un «arrangiarsi» quotidiano, mettono in ombra quell’anelito di giustizia che, seppure molto debole, è là, lo senti, lo avverti nelle conversazioni con le persone che conosco. Si è nel tunnel dell’incertezza, attendendo qualcuno/qualcosa che realmente sia capace di dare un colpo d’ala alla vacillante situazione del paese.
Enrico Gonzales, mccj
Abéché, settembre 2022