Martedì 24 gennaio 2023
Il 31 dicembre 2022 è morto a Roma, all’età di 95 anni, Joseph Ratzinger, Papa emerito Benedetto XVI. Papa Francesco ha celebrato la Messa funebre del suo defunto predecessore in Piazza San Pietro la mattina del 5 gennaio 2023, con la partecipazione di circa 50.000 fedeli. Padre Markus ha avuto la possibilità – che non esita a definire “grazia” – di unirsi alla schiera dei numerosi sacerdoti concelebranti. Confessa che è stata per lui un’esperienza spiritualmente arricchente – un vero e proprio “pellegrinaggio” – che ha risvegliato in lui molti ricordi. [Nella foto, Padre Markus con Papa Benedetto XVI in Piazza San Pietro, nell'ottobre 2006. Credit photo: L’Osservatore Romano]

Il mio pellegrinaggio alla Messa funebre di Papa Benedetto XVI
P. Markus Körber mccj

Dopo aver appreso la notizia della morte di Benedetto XVI nella tarda mattinata di Capodanno, sono sorti in me sentimenti di tristezza, gratitudine e gioia. Tra i molti sentimenti, per giorni, c’è stato un costante pensiero, che mi ha riempito il cuore di profonda serenità, e che, più tardi, avrei sentito splendidamente espresso a parole da Papa Francesco nella sua coincisa omelia per i funerali del Papa emerito: «Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce».

Il Papa del Sabato Santo

Il 16 aprile 2022, giorno del 95° compleanno di Benedetto XVI, era un Sabato Santo. Rimasi felicemente sorpreso di quella coincidenza: anche il 16 aprile 1927, giorno della sua nascita, era stato un Sabato Santo. Non potei fare a meno di notare questa particolare incorporazione al mistero pasquale del defunto papa.

Quel giorno, un settimanale cattolico tedesco offrì ai lettori l’opportunità di fare al Santo Padre gli auguri di buon compleanno. Ricordo che mi affrettai a riprendere in mano un libro del 1913 – Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, La mia vita: Autobiografia – per rileggere un passo che mi aveva profondamente colpito quando l’avevo letto la prima volta. «Sono nato il 16 aprile 1927... Sabato Santo... a Marktl sull’Inn. In famiglia si ricordava spesso che il giorno della mia nascita era l’ultimo giorno della Settimana Santa, vigilia della Pasqua. Fui battezzato il mattino successivo alla mia nascita, con l’acqua appena benedetta della “notte pasquale”, che allora veniva celebrata al mattino: l’essere il primo battezzato della nuova acqua era un importante segno premonitore».

La coincidenza è davvero sorprendente: nascita, battesimo e 95° compleanno (l’ultimo della sua vita), tutti avvenuto il Sabato Santo. E si potrebbe aggiungere che anche il giorno della sua morte, il mattino di Capodanno 2022, è stato un sabato, giorno indicatissimo per l’incontro “con lo Sposo”. A causa delle notizie, spesso unilaterali e false, diffuse dai media sul defunto Papa Benedetto XVI, soprattutto nei Paesi di lingua tedesca, sono risuonate in me le parole di Gesù: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria» (Mc 6,4a).

Joseph Ratzinger continua nel libro: «Personalmente sono sempre stato grato per il fatto che, in questo modo, la mia vita sia stata fin dall’inizio immersa nel mistero pasquale, dal momento che non poteva che essere un segno di benedizione. Indubbiamente, non era la domenica di Pasqua ma, appunto, il Sabato Santo. Eppure, quanto più ci penso, tanto più mi pare una caratteristica della nostra esistenza umana, che ancora attende la Pasqua, non è ancora nella luce, ma fiduciosa si avvia verso di essa».

La Divina Provvidenza

Il funerale del defunto Papa Emerito era previsto per il 5 gennaio, giorno del battesimo di padre Philipp Jeningen, gesuita tedesco, uomo dedito al benessere spirituale di coloro che incontrava nelle sue “missioni” nella campagna bavarese, beatificato il 16 luglio 2022 proprio a Ellwangen, dove risiedo.

Avrei tanto voluto raggiungere Roma per quella data, ma avevo già accettato un importante servizio in una parrocchia della città per il 6 gennaio 2023, solennità dell’Epifania del Signore. Mi rassegnai all’idea di seguire la cerimonia in televisione. Ma poi, una signora mi informò che l’agenzia viaggi Jugend2000 offriva la possibilità di un rapissimo viaggio in pullman da Augsburg-Roma-Augsburg per l’occasione. «Questo è un dono dall’alto che non posso rifiutare», mi dissi. E prenotai un posto.

Mercoledì sera (4 gennaio 2023), da Ellwangen raggiunsi Augsburg in macchina. Sull’autobus, affollato all’inverosimile, incontrai alcune suore di Auerbach, un villaggio vicino a casa mia. Dopo circa dodici ore di viaggio notturno, arrivammo a Roma. C’era nebbia e faceva alquanto freddo. In Piazza San Pietro c’erano molte persone venute dalla Baviera e dalla Germania, la patria del defunto Papa. Dodici sediari pontifici portarono la bara di Benedetto nella piazza poco prima dell’inizio della messa e si recitò il rosario in latino.

La cerimonia della messa funebre è stata molto sobria e raccolta. Alla fine dell’Eucaristia, si svolse il rito della benedizione del feretro e del commiato. Poco prima delle undici, i portatori hanno sollevato la bara di Benedetto XVI e l’hanno portata nella Basilica per la sepoltura definitiva nelle Grotte Vaticane. C’erano moltissimi striscioni, bandiere e cartelli della Baviera e della Germania. Su un di essi era: Danke, Papst Benedikt! (Grazie, Papa Benedetto!). Fu un importante momento di addio anche per me.

Tanti ricordi

Avevo la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto. Poco prima di partire per il Sud Sudan, nell'ottobre 2006, abbi la fortuna di incontrare personalmente Papa Benedetto al termine di una udienza generale in Piazza San Pietro e chiedergli la sua benedizione per la mia difficile missione in Africa. Non me la negò, ovviamente. E gli sono stato – e lo sono tuttora – grato.

La netta sensazione di trovarsi nel posto giusto al momento giusto è stata rafforzata dal fatto che una parte della preghiera eucaristica è stata recitata dal cardinale Francis Arinze della Nigeria. Un altro cardinale africano, mons. Robert Sarah, della Guinea, mi aveva ordinato diacono in una chiesa dell’Abbazia delle Tre Fontane, a Roma, esattamente 17 anni prima, il 5 gennaio 2006. Anche in quell’occasione, un autobus della mia parrocchia di origine, Pottenstein, aveva portato parenti e amici per presenziare la celebrazione.

Così, terminati il funerale di Papa Benedetto, ho sentito il bisogno di tornare “da Pietro a Paolo”, cioè fare una fuga dal Vaticano alla chiesa di San Paolo alle Tre Fontane (dove la tradizione vuole che il grande Apostolo fu decapitato) e commemorare l’anniversario della mia ordinazione diaconale con gioia interiore e grande soddisfazione. Lì, ho affidato le intenzioni di molte persone alla bontà di Dio e alla sua benevolenza verso tutti, nella preghiera e nel silenzio.

Il mio pensiero è andato soprattutto a mio padre, morto due anni or sono. Nel 1980 era stato lui a portarmi a Monaco di Baviera a incontrare Papa Giovanni Paolo II in visita alla città, grazie al suo essere membro del gruppo dei vigili del fuoco volontari della nostra parrocchia. Avevo solo otto anni allora, ma ricordo, come fosse ieri, la celebrazione eucaristica sulla Theresienwiese, con il cardinale Joseph Ratzinger, allora arcivescovo di Monaco e Frisinga, accanto al Papa.

Caldo applauso spontaneo

Dopo una breve visita ai miei confratelli comboniani alla Casa Generalizia di Roma, dove avevo vissuto durante i miei studi di teologia dal 2002 al 2006, un confratello mi ha gentilmente accompagnato all’autobus in Vaticano. Dopo circa dodici ore di viaggio notturno, siamo arrivati sani e salvi ad Augsburg. Poco dopo, facevo colazione nella nostra casa di Ellwangen e ripartivo per la parrocchia di San Pietro e Paolo di Lauchheim per la Santa Messa. Emozionato, ho raccontato ai presenti del mio viaggio a Roma, e loro mi hanno donato un forte applauso, che mi è sembrato un forte e caloroso abbraccio.

Non siamo soli

Chi ha fede non è mai solo (Wer glaubt, ist nie allein) è il titolo dell’inno composto nel 2006 in occasione del suo quarto viaggio apostolico di Benedetto XVI, durante il quale visitò ben sette città, tra cui anche il suo paesino natale Marktl sull’Inn. Tutto il viaggio papale nella sua patria bavarese si svolse all’insegna di questo motto. Anche allora fui tra i tantissimi concelebranti alla Santa Messa del 12 settembre nella spianata dell’Islinger Feld di Ratisbona davanti a circa 250.000 pellegrini. Questo avvenne sei settimane dopo la mia ordinazione sacerdotale.

Le parole iniziali dell’inno – “Chi crede non è mai solo! Tu, Signore, sarai con noi” – mi sono risuonate nel cuore anche durante il mio breve viaggio a Roma nel 2023. “Il cuore dell’uomo elabora progetti, ma è il Signore che rende saldi i suoi passi” (Prov 16:9). È bello sapere e sperimentare che la realizzazione dei miei progetti e dei miei obiettivi non dipende solo da me. No, non siamo soli. Ci sono gli altri uomini e donne, e c’è Dio, ed è possibile trovare sempre aiuto, essere confortati e risollevati. C’è un proverbio che dice: “L'uomo propone e Dio dispone”.
P. Markus Körber, mccj