In Pace Christi

Corbetta Antonio

Corbetta Antonio
Data urodzenia : 05/01/1913
Miejsce urodzenia : Cortenova di Monticello (CO)/I
Śluby tymczasowe : 08/05/1935
Śluby wieczyste : 09/09/1943
Data śmierci : 29/06/1994
Miejsce śmierci : Carate Brianza/I

Antonio aveva 19 anni quando, nel 1932, vide p. Agrati, suo compaesano e missionario comboniano, salire l'altare per la prima messa.

Nei giorni di vacanza trascorsi in paese, il novello sacerdote s'intrattenne a lungo e più volte col giovane Antonio, membro dell'associazione cattolica e assiduo frequentatore della chiesa. Si trattava di mettere a punto le ultime cose per la prossima entrata del giovane nel noviziato dei comboniani a Venegono Superiore.

"Cosa mi occorre, soprattutto, caro Padre?", chiedeva Antonio al novello sacerdote.

"La disponibilità. Se un fratello è disponibile, ha tutto quanto è indispensabile per essere un bravo missionario. Chi è disponibile osserva le regole, sta all'orario della comunità, è sempre pronto ad aiutare tutti. Insomma, se è disponibile è sulla strada giusta per diventare un santo".

"Disponibilità - mormorò Antonio; - cercherò di farne il punto forte della mia vita".

Chi è stato insieme a fr. Corbetta assicura che fu eminente in questa virtù e che le fu fedele fino alla fine.

Una tela per il Signore

Antonio Corbetta faceva il tessitore presso una fabbrica del paese, ma nei tempi liberi dal lavoro amava leggere La Nigrizia e i libri che parlavano dei missionari.

In parrocchia, inoltre, il problema missionario era particolarmente sentito per via del chierico Agrati che si preparava alla vita africana tra i comboniani, e che teneva sull'attenti il paese in vista della sua prossima ordinazione sacerdotale.

Il parroco, don Luigi Chierichetti, disse un giorno ad Antonio: "Come vanno le tue tele?". "Sempre quelle, signor parroco". "Forse tu potresti tessere una bella tela per il Signore; saresti molto adatto". "Sapesse quante spesso ci penso! Ma mi sembra una cosa troppo grande e troppo difficile per me". "Niente è troppo difficile con la grazia di Dio".

Quando papà Francesco e mamma Pirovano Rosa vennero a conoscenza del segreto desiderio del figlio di farsi missionario, ringraziarono il Signore.

Nella lettera che scrissero ai superiori per manifestare il loro consenso dissero: "Molto reverendo signor p. Vianello, noi sottoscritti padre e madre, diamo il consenso al nostro figlio Antonio di seguire la sua bella vocazione missionaria. Ci auguriamo che con l'aiuto di Dio e con la santa Provvidenza possa perseverare nei suoi propositi".

Il parroco testimoniò: "Il giovane mio parrocchiano Antonio Corbetta da tempo ha manifestato il desiderio di dedicare la sua vita alle missioni come aiutante dei missionari. Le assicuro che non ha mai commesso la minima leggerezza. E' buono, obbediente, rispettoso, di buon esempio ai compagni, di pietà seria. Si confessa ogni settimana e si accosta alla comunione tutti i giorni prima di andare al lavoro... 27 agosto 1932".

Il 19 settembre del 1932 Antonio entrava nel noviziato di Venegono Superiore. L'8 maggio 1935 emetteva la prima professione religiosa. Nella sua cartella personale mancano totalmente i documenti che indicano il suo cammino verso la perfezione religiosa. Non sappiamo, perciò, quali furono i difetti contro i quali dovette combattere, né le virtù che cercò di acquisire e neppure il mestiere nel quale normalmente ogni fratello cercava di specializzarsi.

A Trento ad omnia

Dal 1935 al 1938 fr. Corbetta fu inviato nel seminario comboniano di Trento con l'incarico "ad omnia". Anche di questo periodo non esiste una riga.

Sappiamo che la casa di Trento, in quegli anni, è stata protagonista di avvenimenti importanti: primo fra tutti l'elezione del superiore della comunità, p. Angelo Negri, a vicario apostolico del Nilo Equatoriale (1935).

Nel 1936 si celebrò il decimo anniversario di fondazione della scuola apostolica con grandi manifestazioni e cerimonie.

Nel 1937 venne costruita la casa di vacanza a Fai della Paganella. Nel 1938 i padri De Lai e Stenico, entrati rispettivamente nel 1926 e 1927 in quella casa, celebrarono la prima messa. Erano le primizie del seminario. I seminaristi, all'inizio dell'anno scolastico 1938-39 assommavano a una settantina... Non c'è dubbio che per un fratello addetto alla casa, il lavoro non sia mancato.

Sarebbe interessante conoscere il suo tipo di rapporto con i giovani seminaristi, con la gente che frequentava la casa e con i confratelli.

Possiamo tuttavia immaginare che siano stati ottimi se, nel 1939, dopo un anno trascorso a Roma-San Pancrazio come autista, p. Bombieri scrisse di lui: "Appoggio la domanda dei Voti triennali di fr. Antonio Corbetta, che credo degno di essere ammesso". Se p. Bombieri ha scritto così, vuol dire che il Fratello era degno sul serio.

La lunga giornata africana

Nel marzo del 1939 troviamo fr. Corbetta a Torit, nel Sudan meridionale. I superiori gli affidarono la scuola tecnica nella quale fu istruttore meccanico. Vi rimase fino al 1946.

Sette anni di lavoro in un medesimo ufficio ci assicurano che il Fratello ha lavorato bene. "Sua preoccupazione - afferma un confratello - era quella di insegnare un mestiere agli africani in modo che un domani fossero in grado di andare avanti con le loro forze".

Le scuole del Sudan, favorite dagli inglesi, ebbero un impulso notevole, e le missioni stavano vivendo il periodo della loro massima espansione. Accanto all'evangelizzazione che sembrava aver trovato nuove ali, si sviluppava la promozione umana. A centinaia, i giovani uscivano dalle scuole di missione ed erano preparati ad affrontare un nuovo genere di vita, quello dell'Africa nuova.

Fr. Antonio fu anche maestro quanto a rapporti umani. Quella semplicità e attenzione agli altri che aveva esercitato durante gli anni dell'oratorio al suo paese con i coetanei, ora costituiva la norma di vita nel trattare con i giovani della scuola. E gli africani percepivano questo suo modo di fare impregnato di amore.

Anche in comunità sapeva tenere alto il morale essendo di parola facile e normalmente ispirata all'ottimismo e alla battuta umoristica.

Quanto a pratiche di pietà e al modo di comportarsi col prossimo, sia in casa che fuori, era esemplare. E poi si poteva star sicuri che, quando uno aveva bisogno di qualche cosa, poteva rivolgersi tranquillamente a fr. Corbetta. Egli era sempre pronto a fare quanto gli si chiedeva. "Sembrava - afferma un confratello - che gli si facesse un piacere a chiedergli qualche favore, anche se si trattava di cosa impegnativa e di qualche fatica".

Procuratore

Dal 1946 al 1951 fu a Juba come procuratore. Quanti viaggi faceva con il camion per portare la merce alle missioni, anche alle più lontane! Eppure alle volte era stanco, anzi logorato dallo sfinimento, ma non rinunciava mai ai viaggi. "Non voglio che per colpa mia si ritardi la costruzione della chiesa, del dispensario o della scuola", diceva. "Ma fermatevi un po', riposatevi", gli diceva qualcuno. "Mi riposerò quando verrà qualche altro al mio posto". P. Giuseppe Baj, suo superiore, scrisse nel 1951 che il Fratello aveva urgente bisogno di vacanza. E p. Patroni, superiore di circoscrizione, confermò la cosa, per cui il nostro Fratello, dopo 12 anni di fedele servizio alle missioni, ritornò in Italia per riprendere le forze.

Ma dopo pochi mesi, (ancora nel 1951) era nuovamente in procura a Juba a occuparsi e preoccuparsi perché le missioni non mancassero dell'indispensabile.

"Si notava sul suo volto la sofferenza quando non poteva esaudire in pieno i desideri dei confratelli - afferma uno di essi. Erano tempi in cui la povertà regnava sovrana. Dall'Italia, appena uscita dalla guerra, arrivava ben poco, e molte missioni languivano".

P. Xillo scrisse: "E' un buon religioso, fa bene il suo dovere e non si tira mai indietro nel lavoro. Io sono molto contento di lui". Dal 1962 al 1964 fr. Corbetta lavorò a Loa come addetto alla missione.

Fu testimone del passaggio del Sudan dalla dominazione inglese all'indipendenza e vide e soffrì sulla sua pelle tutte le brutte cose che colpirono il paese, la Chiesa sudanese e le missioni in quel periodo di guerra civile.

Anch'egli, con gli altri confratelli, nel 1964 venne espulso come un indesiderato.

In Uganda

Dopo qualche mese trascorso a Rebbio, finì a Verona come aiutante economo. Ciò dal 1964 al 1967. Il suo desiderio più intenso, però, era quello di tornare in missione.

"In qualsiasi missione", scrisse al p. generale. Come tanti altri, anche fr. Corbetta sperava che la missione sudanese si riaprisse, ma fu una speranza vana.

I superiori decisero di dirottarlo verso l'Uganda. In un primo tempo fu a Moyo come addetto alla parrocchia (1967-1968) e poi ad Arua come aggiunto all'officina (1968-1969).

Egli lavorava con l'entusiasmo e la dedizione di sempre quando fu costretto a fermarsi causa la salute che non funzionava più. Dopo un ricovero all'ospedale di Angal, tornò tra i monti di Moyo dove riprese il suo ufficio di addetto alla parrocchia.

Dal 1972 al 1973 fu in Italia. "Il Fratello - scrisse il superiore - ha bisogno di una cura radicale in modo da riprendersi".

Infatti si riprese così bene da poter andare, nel 1973, a Tartar, in Kenya. Poi passò a Sololo come addetto alla casa e come catechista. Vi rimase sicuramente fino al 1979.

A questa data cessa la documentazione riguardante il nostro Fratello, con buona pace di coloro che dovevano tenere aggiornato l'archivio.

Rientrato in Italia nel 1994, venne ricoverato presso l'ospedale di Carate Brianza e lì, colpito da ictus cerebrale, spirò. Era il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo.

E' sepolto a Monticelli accanto al fratello p. Tarcisio, morto nel 1987. Fr. Antonio ci lascia il ricordo di un uomo buono, pacifico, gran lavoratore, che spirava serenità e fiducia in chi lo avvicinava.      P. Lorenzo Gaiga

Da Mccj Bulletin n. 186, gennaio 1995, pp. 71-74