In Pace Christi

Calderola Luigi

Calderola Luigi
Data urodzenia : 23/04/1910
Miejsce urodzenia : Inzago MI/I
Śluby tymczasowe : 07/10/1929
Śluby wieczyste : 07/10/1935
Data śmierci : 02/01/1978
Miejsce śmierci : Gulu/UG

Aveva avuto un attacco al cuore nel giugno 1976 ed aveva trascorso un anno in Italia per rimettersi. Quando pareva che si fosse ristabilito sufficientemente chiese di ritornare in Uganda nel luglio scorso. «Lunedì 2 gennaio - scrive P. Arcozzi dall'ospedale di Gulu -, eravamo in chiesa insieme per la visita pomeridiana. Egli è uscito un po' prima, e s'è messo in stanza, a tavolino, come faceva di solito, per un quarto d'ora, prima di tornare ai lavori. Io uscii dalla chiesa dieci minuti dopo di lui: la porta della stanza era aperta: egli era seduto al tavolino, con la testa reclinata sul tavolo... morto: 3 e mezza pomeridiane». La vocazione di Fr. Luigi era sbocciata al suo paese nativo di Inzago, Milano, per opera di quel grande animatore che fu don Giuseppe Calegari, cui devono la vocazione una decina dei nostri e altri religiosi e sacerdoti, uno dei quali, P. Benigno, sembra avviato agli onori degli altari. Il fratello Erminio ricorda che don Giuseppe fu richiesto come coadiutore ad Inzago dallo zio prevosto; qualcuno diceva che l'aveva fatto «per mangiare nella medesima pentola», ma più tardi si accorsero che non mancavano conflitti tra zio e nipote proprio riguardo ai giovani dell'oratorio; don Giuseppe, oltre ad offrire facilità ricreative e filodrammatiche, istruzione e arte, usava la cappella dell'Oratorio per la preghiera e un frequente "fervorino" ai giovani; lo zio prevosto risentiva dell’assiduità dei giovani in casa, né si fidava degli esperimenti pastorali del nipote. Questi invece sapeva molto bene dove voleva parare. Fra l'altro invitava talvolta P. Semini e il risultato fu il sorgere piuttosto straordinario di vocazioni religiose, sacerdotali e missionarie. Tra queste Fr. Luigi, Fr. Erminio e un loro fratello salesiano, don Carlo.

Luigi entrò nel noviziato di Venegono nel maggio 1927 e riceveva la veste 1'8 dicembre insieme con don Giuseppe Calegari. Emessa la prima professione nell'ottobre 1929, partì per la missione dell'Uganda nel giugno 1932. Fu dapprima destinato a Moyo, poi a Gulu. Nel luglio 1933 con due artigiani aveva eretto a Kangole (Karamoja) una casetta prefabbricata, fatta venire da Masindi; poteva così iniziare il primo tentativo di una missione in quel difficile distretto. Nel gennaio 1934 eresse i primi fabbricati che permisero la fondazione di Kalongo. Ritornato a Gulu nel 1939, fu internato a Katigondo all'inizio della guerra (giugno 1940), ma fu tra i primi quattro rilasciati nel novembre per attendere ai lavori nella stazione di Nyapea. Passò poi a Lodonga e di nuovo a Kalongo prima della sua prima vacanza in Italia nel febbraio 1949. Ritornato in Uganda un anno dopo, diresse le costruzioni a Morulem, Lodonga, Maracia e soprattutto a Gulu. Dopo le sue seconde vacanze nel 1958, iniziò la costruzione dell'ospedale di Lacor, presso Gulu, dove avrebbe speso gli ultimi vent'anni della sua vita missionaria. La stazione di Kalongo fu aperta nel gennaio 1934 da P. Fiocco e da P. Calegari, giunto in missione da poco più di un mese. Quando, due anni dopo, P. Fiocco fu trasferito, P. Calegari divenne il parroco e Fr. Luigi poteva considerarsi il suo coadiutore, perché prendeva molto a cuore l'assistenza spirituale ai suoi lavoratori. La domenica poi usciva in bicicletta in varie cappelle, dirigeva la preghiera, faceva la catechesi e battezzava i neonati. A Kalongo si acquistò anche fama di buon cacciatore, dato che allora la zona era ancora il regno delle antilopi e dei leoni. Nel 1948, mentre si trovava a Kalongo, ebbe occasione di portare in salvo P. G. Calvi, che aveva dovuto rifugiarsi su una pianta a causa di un leone; Fr. Luigi lo tolse dall'incomoda posizione dopo aver condotto ricerche per varie ore nella notte. Ritornando in missione nel 1950 fu trasferito a Morulem, allora ultimo avamposto verso il Karamoja. Mentre il nuovo parroco, P. De Bernardi, s'impadroniva della lingua, aveva un efficace aiuto in Fr. Luigi, che lo accompagnava e lo sostituiva nella predicazione. Alla fine del 1951 fu richiesto nel West Nile, sempre per costruzioni, specie a Lodonga e Maracia. Qui ebbe occasione di mostrare il suo spirito di obbedienza, quando dovette lasciare incompiuta la chiesa di Maracia, il venerdì santo, per recarsi a Gulu; Fr. Luigi lavorò fino a mezzogiorno e prese l'autobus verso le due pomeridiane per Gulu. «I superiori vogliono così», si scusava col suo superiore locale. Quasi per dargli una vacanza gli fu chiesto di accompagnare il Superiore Regionale nella visita alle diverse missioni. Oltre un particolare talento per dirigere le costruzioni, Fr. Luigi possedeva bene le lingue acoli e logbara. «Parlava quest'ultima - afferma P. Maccagnan - con una proprietà che veramente mi stupiva». Molte delle costruzioni di Gulu sono merito suo, in particolare le scuole femminili (23 fabbricati), le case per le Suore locali (una dozzina di costruzioni) e l'ospedale. I confratelli che furono con lui sono concordi nell'apprezzare le sue doti umane e religiose: la puntualità e l'assiduità al lavoro, le capacità organizzative, il rispetto e la comprensione insieme con il controllo e la giustizia con gli operai, che lo amavano e con lui rendevano; ma soprattutto due qualità distintive: la fedeltà alle sue pratiche di pietà e la sua affabilità con tutti. «Per me Fr. Luigi fu sempre di tanto esempio e di tanto conforto» (P. Maccagnan). «La memoria di Fr. Luigi Calderola rimane tra noi in benedizione e in edificazione» (P. Caretta). «Era un missionario di pietà virile e soda. Le sue giornate lavorative erano piene; nel tempo che fu con me a Kalongo non mi ricordo che si sia preso tempi di vacanze. Ma era sempre fedele a tutte le pratiche di pietà che allora si facevano sempre in comune... Lo ricordo come missionario autentico, che cooperò efficacemente all'impianto della Chiesa fra gli Acioli, col lavoro, la pietà e il buon esempio» (P. Fiocco). «Sono rimasto altamente edificato dalla sua bontà e dal suo spirito religioso missionario. In tutti questi anni passati insieme, mai una volta - dico una sola volta - l'ho visto mancare alle sue pratiche di pietà: un'ora e mezza precisa di preghiera al mattino (faceva sempre l'esame anche prima di pranzo), visita e lettura pomeridiane, rosario comunitario della sera, esame e preghiere della notte. Era sempre pronto ad aiutare quanti poteva, in ogni tempo ed in ogni luogo» (P. Arcozzi). E Mons. Cesana testimonia: «Era un lavoratore instancabile. Quante fabbriche realizzate da lui, coi suoi muratori. In ognuna delle quattro diocesi del Nord Uganda Fr. Luigi ha lasciato l'impronta del suo buon lavoro, a bene della cristianità, per lo sviluppo delle varie istituzioni diocesane. Ma Fr. Luigi non fu solo un lavoratore instancabile nel costruire chiese, case, scuole, fu anche un missionario animato da zelo, vero cooperatore coi Padri per portare anime a nostro Signore. Amava spiegare il Vangelo alla domenica, nelle cappelle, e dopo la preghiera si intratteneva con i cristiani adulti, in una conversazione confidenziale... C'era in lui la caratteristica del vero missionario, che coglie tutte le occasioni per suscitare nelle anime sentimenti di fede. Il segreto di questa sua offerta generosa e lieta, era certamente il suo amore alla preghiera, la sua regolarità, l'amore alla vita di comunità». «A proposito della sua fedeltà alle pratiche di pietà - aggiunge Fr. Erminio - nelle sue ultime vacanze che passò in famiglia (era inverno), appena ebbe dal medico il permesso di potersi muovere da casa, nonostante il freddo e le raccomandazioni delle sorelle, non lasciava mai la santa Messa quotidiana e la visita pomeridiana (oltre la lettura spirituale che faceva in casa). La chiesa dista da casa circa mezzo chilometro e una volta, sentendosi male, si fece portare a casa. Un altro punto che risultava chiaro - continua il fratello - era il suo distacco dalle cose. Tutto quello che aveva, anche le cose di prima necessità e personali, bastava che uno gli esprimesse il desiderio di averle, che subito gliele donava. Partendo per le missioni si procurava radioline, anche di quelle più costose, e dopo poco tempo non ne aveva più». Il 3 gennaio 1978 alle 5 pomeridiane ebbe inizio la funzione di sepoltura nella cattedrale di Gulu. La grande chiesa era già piena di gente raccolta in preghiera; presenti molti missionari, suore europee e africane, autorità civili e militari, catechisti, maestri, scolari, medici e personale dell'ospedale di Lacor, e molta gente. Ci sono 30 concelebranti. Presiede il Vescovo di Gulu, assistito dal Vescovo di Lira (Mons. Cesare Asili), dal Vicario Generale (Mons. Celestino Odongo) e dal Superiore Regionale (P. Biancalana). La Messa partecipata dalla numerosa assemblea è intercalata da canti in gregoriano della Messa dei defunti. Al Vangelo, Mons. Cipriano Kihangire, parlando in acioli, prima, e poi in inglese, ricorda le tappe principali della vita del Fratello, le sue doti di uomo di Dio e di generoso servo della Chiesa e dei fratelli, la sua instancabile generosità e prontezza nel farsi tutto a tutti. Esprime il dolore della diocesi per la grave perdita e porge le condoglianze ai familiari e a tutta la famiglia comboniana. Dopo di lui parla il Superiore Regionale, in inglese, puntualizzando ancora le virtù del caro Fr. Luigi e ricordando che assieme alle ragioni che ci rattristano ne abbiamo altre per godere della corona di gloria che Dio ha preparato per il suo servo. Molti dei presenti hanno ricevuto la Comunione e pregato intensamente. Alla fine della Messa il corteo va verso il cimitero. I Fratelli presenti vollero l'onore di portare a spalla il feretro fino all'estrema dimora. Il sole volgeva al tramonto mentre Fr. Luigi usciva per l'ultima volta da quella cattedrale che aveva tanto amato, e nella quale per molti anni aveva pregato.

Da Bollettino n. 121, luglio 1978, pp.74-77