“Non è facile tornare, quando ormai stavamo sentendoci a nostro agio”

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Roma, martedì 28 febbraio 2012
“Non è facile tornare adesso, quando ormai stavamo finalmente sentendoci ‘a casa’, a nostro agio con le persone, la lingua, le istituzioni...”, scrivono Ilaria e Federico dopo due anni di lavoro come Laici Missionari Comboniani (LMC) in Açailândia/Brasile. La sfida che aspetta loro adesso è come dare continuità a questi due anni. “Sicuramente – dicono – continueremo a accompagnare la camminata dei LMC.” Pubblichiamo qui di seguito la loro lettera.

Cari amici,
sono ormai due anni che viviamo qui in Açailândia nel interior del Brasile. Interior in portoghese potrebbe essere tradotto in entroterra, ma in realtà qui è sinonimo di periferia: periferia rispetto alle cose che contano, che sono i grandi centri economici, politici e finanziari del paese e anche rispetto le grandi concentrazioni di persone nelle capitali. Periferia è quasi quel numero dopo la virgola che si può ignorare. Anzi è ignorato da chi vuole dipingere il Brasile in base al suo PIL e alle sue imprese simbolo del “capitalismo verde” (Vale e Petrobras in primo luogo) ... senza parlare del carnevale, della coppa del mondo e delle olimpiadi ... Ma in realtà questo numero pesa e molto, per esempio sull'indice di sviluppo umano: il Brasile è la sesta economia mondiale, ma come indice di sviluppo è all’84° posto. In questo senso Açailândia è emblema di uno sviluppo inumano che ha sempre favorito la concentrazione di capitale e di terra. Il risultato è una città in cui l’educazione e la salute sono diritti accessori. E’ della scorsa settimana la notizia che una signora della nostra comunità (quasi una nonna adottiva per noi) è morta perché nessun medico l’ha visitata nell’ospedale pubblico. Donna Graziana tutte le volte che la incontravamo ci abbracciava con una forza inaspettata per una signora della sua età e con una tenerezza che non ci si aspetterebbe davanti alla vita dura che aveva vissuto. A dicembre si era sposata con l’uomo con il quale aveva vissuto da quarant’anni, non è mai tardi per realizzare i propri sogni. I suoi sorrisi sereni ti facevano capire che hai sempre cercato la felicità nel posto sbagliato...

Questa notizia triste è arrivata in un momento in cui stiamo vivendo una grande gioia. Forse riusciremo a tenere nel cuore il segreto della felicità di Donna Graziana per raccontarlo al bambino che stiamo aspettando. Ebbene sì, siamo "incinti"! E come tutte i bambini lui/lei ha già messo sottosopra tutti i nostri piani. Torneremo in Italia alcuni mesi prima del previsto, a Pasqua.

Quando diciamo che abbiam deciso di partorire in Italia ci dispiace vedere la delusione sulla faccia delle persone. Ci eravamo affezionati gli uni con gli altri e sebbene sapessimo che la nostra esperienza fosse limitata ci faceva bene vivere qui come se non lo fosse. Comunque non possiamo fare a meno di sentirci in colpa. Alla stregua dei politici locali (e in generale di tutti quelli che hanno i soldi), che appena hanno qualcosa vanno a farsi curare a Brasilia o a San Paolo, neppure noi abbiamo il coraggio di affidarci all'ospedale di qui. Nessuno ci sta recriminando questa cosa, ma non possiamo evitare di sentirci ancora una volta dei privilegiati, che stanno qua per condividere un pezzo della propria esistenza, ma che al momento del bisogno hanno sempre una seconda opzione. Le mamme dei sette neonati morti ad Açailândia solo nei primi dieci giorni dello scorso ottobre invece una seconda opzione non l’avevano.

Il Maranhão è il secondo stato con maggiore mortalità infantile di tutto il brasile (37 bambini morti nel primo anno di vita ogni 1000 nati vivi) e in questo calcolo non rientrano tutti quelli che muoiono prima di nascere. Mi chiedo se ci rendiamo davvero conto, in Italia, di che valore abbia un sistema sanitario pubblico di qualità, a cui tutti possano avere accesso a prescindere dal reddito...

In questi due mesi stiamo cercando di incamminare il più possibile tutti i progetti che stavamo seguendo. Abbiamo scoperto di avere ricevuto più donazioni di quanto pensavamo (grazie!), e questo ci permetterà prima di partire di comprare un nuovo computer e di riorganizzare il laboratorio di informatica di Piquià e lasciare una base economica di appoggio per la Pastoral da Criança. Non abbiamo parole per ringraziare tutti quelli che ci hanno sostenuto in questo anni. Moralmente e economicamente. Facciamo questione di lasciare qua, nei progetti di Açailândia (tra i quali anche Justiça nos Trilhos), tutto quello che ci è stato affidato con tanta fiducia. Con l’unica eccezione di un aiuto che vorremmo spedire a un altro laico missionario comboniano, Flavio, brasiliano dello stato di San Paolo appena partito per due anni in Mozambico.

Non è facile tornare adesso, quando ormai stavamo finalmente sentendoci “a casa”, a nostro agio con le persone, la lingua, le istituzioni... d’altro canto sapevamo che questa era la nostra opzione, e poter vivere e lavorare insieme a una comunità ci ha aiutati a non sentirci mai padroni di niente e portare avanti ogni attività collaborando con gli altri. Sentiamo che in questo la comunità comboniana è stata un grande dono di questa esperienza. Un dono che ha richiesto pazienza e cura da parte di tutti, ma che non ha tardato a dare frutti. Così torniamo sereni, sapendo che niente di quello che abbiamo iniziato o continuato andrà perduto.

La sfida che ci aspetta adesso è come dare continuità a questi due anni. Sicuramente continueremo a accompagnare la camminata dei Laici Missionari Comboniani, e non vediamo l’ora di ricominciare a pregare con la nostra comunità a Bologna. Stiamo anche cercando uno spazio comunitario o di servizio dove andare a vivere, ma su questo punto vi aggiorneremo una volta rientrati.
Che il 2012 sia un anno di pace e gioia per ciascuno di voi.
Con gratitudine e affetto,
Ilaria e Federico