Lunedì 25 gennaio 2021
Questa mattina abbiamo celebrato il funerale di P. Italo Piffer, deceduto tre giorni fa, il 19 gennaio. È il ventesimo della lunga e triste lista dei confratelli della nostra comunità di Castel d’Azzano deceduti a causa del covid-19 negli ultimi due mesi. P. Luciano Perina, un reduce anche lui di una lunga lotta con il virus, ha presieduto l’Eucaristia. P. Teresino Serra, superiore della nostra comunità di Verona casa-madre, ha tenuto l’omelia. P. Renzo Piazza, il responsabile della nostra comunità, ha introdotto la celebrazione. Di seguito pubblichiamo i loro interventi.

Vedi trasmissione in streaming:
https://youtu.be/vtYfFu528QE
https://youtu.be/eqI3-IoushM

Funerale di P. Italo Piffer
22 gennaio 2021

Introduzione

P. Italo Piffer

P. Italo Piffer, comboniano trentino, di anni 91; 65 di sacerdozio trascorsi in gran parte in Uganda, a parte i primi 5 quando ha fatto il promotore vocazionale proprio in questa terra. Alcuni dei ragazzi reclutati lo ricordano ancora con nostalgia. Ha fatto la sua prima apparizione a Castel d’Azzano nell’autunno del 2017, bisognoso di riabilitazione, dopo una caduta accidentale in Casa Madre. Rimessosi in sesto, chiese subito di ritornare là da dov’era partito.

“Io qui, ho bisogno di tutti, ma anche di nessuno, perché sono indipendente. Io devo ringraziare tutti per il trattamento che mi danno. Non vado via perché sono trattato male, perché usano la crema tutti i giorni… ma a Verona posso fumare, almeno dalla finestra…”. Così ci lasciò nei primi giorni del 2018 per ritornare quando divenne più bisognoso di assistenza.

Quando nel novembre 2020 in questa casa è arrivato il COVID-19, anche lui è stato aggredito dal virus, in un momento in cui la sua fragilità era cresciuta e la carrozzina era diventata il suo scomodo luogo ordinario di residenza. La sua situazione si era talmente deteriorata che i medici non pensavano che arrivasse fino a Natale. Ha condiviso gli ultimi giorni con fr. Antonio Marchi, che sembrava stare meglio di lui e riceveva l’Eucarestia ogni giorno, mentre P. Italo guardava con gli occhi fissi, non parlava e non rispondeva agli stimoli per giorni e giorni.

Una sera ho visto che ricominciava a muovere gli occhi. L’ho salutato e mi ha risposto con un filo di voce. Gli ho chiesto se desiderava l’Eucarestia e con un cenno mi ha detto di sì. Gli ho dato un frammento del Corpo di Cristo e lo ha ricevuto con una gioia visibile. E’ stato il suo ultimo viatico, ricevuto con fede ricordando le parole del Maestro: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Ecco perché oggi riascolteremo questo brano del Vangelo. P. Italo è stato tra di noi una presenza discreta, sorridente, positiva. Cento volte interrogato sul suo stato di salute, cento volte ha risposto: “Benissimo”.

Ringraziamo P. Teresino, Superiore di Casa Madre che ha voluto partecipare e dargli l’ultimo saluto al P. Italo. Ringraziamo anche Giuseppe, uno degli ex ragazzi reclutati da P. Italo che così gli ha scritto: “Hai illuminato la mia fanciullezza…, la mia adolescenza e giovinezza… la mia maturità… Ora illumina dal cielo l’ultima parte del mio cammino con la tua splendida fede… ciao p. Italo!”

Omelia di P. Teresino Serra

Inizio con un ricordo simpatico. In occasione del funerale di Fratel Soster era presente anche P. Piffer. Tornando a casa, dopo la Messa, P. Piffer, col suo sorriso simpatico, mi disse: “Capo, spero che al mio funerale non raccontino balle, come hai fatto tu oggi. Pregate e basta!” Però, qualcosa dobbiamo dire su di Lui. Condivido ciò che ho visto in lui.

1. UOMO SEMPLICE: Non si poteva non volergli bene! La bontà del suo cuore appariva con la semplicità degli umili. la Bibbia lo descriverebbe con queste parole: Era gradito agli occhi di Dio. E Dio lo ha benedetto con molti anni. La bibbia direbbe come disse di Abramo: Poi Abramo spirò e morì in felice canizie, anziano e sazio di giorni e di benedizioni. (Gen 25,8)

P. Italo fu un uomo ancorato a Dio. La sua spiritualità non aveva fronzoli; il suo rapporto con Dio era sempre spontaneo. La preghiera era semplice ma sentita. A lui non piacevano le teorie. Diceva: “L’unica vera teologia è il vangelo. Tutte le altre teologie sono come foglie, che cadono al primo autunno”. Leggeva anche il Corano. Se domandavi perché leggeva il Corano rispondeva: “Per vedere quante cretinate ha scritto chi l’ha scritto”. E rideva aggiungendo: “beh, veramente in Uganda avevo tanti amici mussulmani, che mi hanno dato una mano in tempi duri”.

2. UOMO GIOIOSO: Conquistava col suo sorriso sincero e spontaneo. Era contento di vivere e anche felice di incontrarsi con Domine Dio. Altra sua espressione: “Esiste il purgatorio e l’inferno. L’inferno l’ho vissuto in tempo di guerra in Uganda… ho visto anche il diavolo della cattiveria. Il purgatorio l’ho fatto durante il noviziato col mio P. Maestro (diceva il nome). Vado in paradiso come missionario Comboniano”.
La sua gioia ci richiama al pensiero di Paolo: Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti. Siate sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie. Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, e ringraziamenti; e la pace di Dio, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. (1 Tessalonicesi 5:16-18)

Con gioia e serenità lui stesso decise di venire a Castel D’Azzano: “le gambe sono vecchie e non voglio essere di peso a nessuno. Là sarò servito e riverito. Là aspetterò il giorno di Dio”.

3. UOMO RICCO: P. Italo era ricco di quelle ricchezze o quei tesori del cuore di cui parla Cristo. Amava poche cose, ma le amava bene.

Cosa amava?

*La sua vocazione missionaria… Era orgoglioso di essere missionario Comboniano.
*La missione. In missione ci stava bene.
*L’istituto. Diceva: “Chi si lamenta dell’Istituto non capisce niente”

*Amava la sua famiglia e la sua famiglia amava lui. Aveva confidenza con tutti in famiglia. Alla cognata, che gli fece delle osservazioni, rispose: “ Ohé… Hai sposato mio fratello, mica hai sposato me”. E con la famiglia amava molto il suo paese, il suo Trentino “con le sue belle valli”.

*Il sacrificio personale per la missione ardua, in sintonia con Comboni che scrisse: Non ci sono difficoltà, sofferenze, fatiche, privazioni e sacrifici che le mie missionarie non siano disposti a soffrire (…). Siamo pronti a sopportare la vita più dura, (…) per amore a Dio e il popolo di Dio (cf S. 2592 + S. 6656). P. Piffer in tempo di pericolo rimase al suo posto, anche rischiando la vita.

Aveva un vizio, che per lui non era vizio, ma salute: la sigaretta. I parenti ogni tanto gli mandavano un pacco postale. Mi chiamava: “Vieni, è arrivata la provvidenza” Si prendeva le sigarette e il resto lo lasciava alla comunità.

PER CONCLUDERE: Molte cose su P. Piffer le sa solo Dio. Noi non conosciamo tutte le sue croci, i sacrifici, le gioie, i dolori, le fatiche e le speranze. Ma Dio che scruta e conosce sa tutto.Vorrei dedicare una preghiera pensando a P. Italo:

Signore, resta con me oggi, domani e sempre:
Custodisci i miei piedi perché camminino sui tuoi sentieri e mi portino incontro alle necessità degli altri;
Custodisci le mie mani perché non facciano mai del male, ma siano sempre pronte ad aiutare;
Custodisci la mia bocca perché non dica cose false o vane e non parli male del prossimo;
Custodisci il mio udito perché non perda tempo ad ascoltare parole vuote e falsità, ma sia sempre pronto ad accogliere la parola del mio prossimo;
Custodisci il mio cuore per compiere – oggi, domani e sempre – la tua volontà.
(Preghiera, VII secolo)

Un aneddoto

Un episodio della vita di P. Italo Piffer – dal Piccolo Missionario di Dicembre del 2018

NATALE CON I LADRUNCOLI

Siamo nel nord Uganda, nella zona dove la guerra e guerriglia hanno lasciato ferite profonde nel cuore di tutti. La missione di Padre Italo è stata nuovamente assaltata, per l’ennesima volta, giorni prima di Natale. Eppure questo anziano missionario rimane con la sua gente con amore e coraggio. Lui stesso ci racconta i fatti dell’ultimo assalto e del suo Natale, con serenità e senso di umore.

“Erano una decina i bambini-soldato, mandati dal loro capo, per assaltare e rubare. Forse volevano qualcosa per la loro festa di Natale! Il più grande avrà avuto 18 anni. Proprio bambini col fucile!” Con sguardo più da bambini spaventati che da soldati violenti minacciano il padre missionario. Padre Italo, con l’autorità di anziano, risponde energicamente: “Non si minaccia un anziano! Se minacciate o fate del male a un anziano, gli spiriti dei vostri antenati perseguiteranno voi e i vostri genitori per l’eternità!”. Loro lo guardano ammutoliti, poi: “Lasciaci almeno rubare qualcosa, altrimenti i nostri capi si arrabbiano e ci castigano!”. P. Piffer li fa entrare e aspetta fuori. Dopo pochi minuti quelli escono con i candelieri e un calice di poco valore. P. Piffer li ferma e con calma dice loro: “Cosa se ne fanno i vostri capi dei candelieri o del calice? Aspettate un momento!” P. Piffer da tempo tiene ben nascosta una bottiglia di whisky e pacchetti di caramelle. Conservava tutto per la festa di Natale per i catechisti e le loro famiglie. “Ecco – dice – i vostri capi saranno contenti. Oh, le caramelle sono per voi… buon Natale!”

“Poveri bambini obbligati a fare i soldati”, ci dice con tristezza P. Italo.

Dai giornali

Il missionario comboniano, padre Italo Piffer, originario di Cembra, si è spento l’altra notte a 91 anni, a Castel d’Azzano, in provincia di Verona, nella casa comboniana dei sacerdoti anziani. Circa un mese fa l’anziano sacerdote era stato colpito dal Coronavirus ed era riuscito a superare la malattia, ma era rimasto evidentemente molto debilitato da questa prova e ieri notte, verso le 3, ha chiuso gli occhi per sempre. Padre Italo è stato missionario in Uganda per quasi 60 anni, dove si è speso in aiuto dei più poveri e i malati di Aids nella missione di Anaka, una trentina di chilometri da Gulu, una delle zone più pericolose nel nord del Paese. Padre Italo Piffer ha vissuto sempre sul filo del rasoio, esposto a minacce di morte, a furti e rapine, sostenuto dalla fede e dalla forte spinta ad aiutare i dimenticati, gli ultimi della terra.

Era partito per l’Uganda nel 1961 e ed è rientrato nel 2016, quando ormai era già molto anziano. In questi molti anni di missione si è occupato di varie cose, ha costruito chiese, scuole. Era un trascinatore, con un cappello sempre in testa e la sigaretta in bocca. E la sua attenzione era rivolta soprattutto ai più poveri, alle persone disabili, ai lebbrosi, agli ammalati di Aids a quelli che lui diceva non erano in grado di zappare.

Padre Piffer, infatti, era solito ripetere a chi gli chiedeva perché aveva deciso di dedicare tutta la sua vita agli ultimi, che quando arriverà davanti al Signore, lui sa che gli chiederà non «cosa hai fatto, quale opere hai costruito». Ma gli verrà chiesto: «Hai aiutato i poveri?». E così padre Italo rispondeva sereno: «Potrò dire qualcuno l’ho aiutato». Il funerale di padre Piffer si terrà venerdì alle 14.30 nella chiesa parrocchiale della sua Cembra.
[https://www.ladige.it/20/01/2021]

Se n’è andato a 92 anni dopo una battaglia con il Covid-19.
Il suo lavoro per i poveri dell’Uganda: di qualsiasi credo religioso

TRENTO. All’età di 92 anni ci ha lasciati Padre Italo Piffer missionario comboniano nato a Cembra che ha trascorso quasi 60 anni in Uganda dove era arrivato nel 1961, prima ad Arua nel West Nile ugandese e poi per molti anni ad Anaka, una zona pericolosissima dove doveva fare i conti spessissimo con i guerriglieri.

Era ospite della casa di riposo dei padri comboniani a Castel d’Azzano in provincia di Verona dove oltre un mese fa aveva superato il Covid-19 ma non si era più ripreso. “Se n’è andato spegnendosi come una candela che ha finito la cera”, ci dice il superiore dei Comboniani di Trento Padre Tullio.

Padre Italo era unico, un missionario fuori dal comune, la sua visione dell’Africa era una visione di grande fratellanza fra tutte le religioni. Nel 1985 quando iniziammo a frequentare l’Uganda dove la guerra civile era appena finita egli si trovava nella casa dei comboniani di Arua, nel West Nile dove divenne assieme ai molti altri missionari trentini presenti nell’area, uno dei nostri maestri per farci evitare gli errori che vedevano compiuti dalle altre ONG presenti nell’area.

Il loro motto che diventò subito il nostro era quello: “lavorare con loro e non per loro”. In questo padre Italo fu un grande maestro. Ricordo che quando nell’1987 iniziammo a perforare i pozzi vicino agli healt center pretendeva che perforassimo i pozzi non solo vicino a quelli della chiesa cattolica, ma anche ai dispensari gestiti dai mussulmani che aiutava molto “perché non avevano nulla”, diceva.

Era un vulcano di idee all’epoca aveva stampato il vangelo in una delle lingue locali più diffuse, al fine di permettere alla gente di leggere il vangelo.

Con il suo trasferimento ad Anaka si rese conto che c’era bisogno di una chiesa fatta di mattoni e copertura con le lastre di zinco, al posto della capanna, ma la gente locale era talmente povera che non era in grado di realizzarla per questo lavorò per anni al fine di trovare i finanziatori della chiesa che poi realizzò. Ma, come accennato, era in una zona dove i ribelli la facevano da padroni, sempre più spesso venivano a rubare anche in canonica cercando cibo e medicine. Iniziarono a picchiare il padre perché non trovavano nulla.

Lui era fatto così: ciò che aveva lo condivideva con tutti sperando sempre nella Divina Provvidenza. Durante il giorno arrivava la gente locale che si lamentava perché lo riteneva amico dei guerriglieri. Era arrivato al punto che aveva tolto le porte della canonica a dimostrazione che la sua era una casa aperta a tutti ma prevalentemente ai più poveri, agli ultimi.

La zona era molto malarica e lui diceva che combatteva le zanzare con la sua immancabile sigaretta sempre in bocca. Ma ciò che più colpiva era la sua fede granitica e la sua vocazione per gli ultimi con i quali condivideva tutto quello che aveva.

I funerali si terranno venerdì 22 gennaio alle ore 14.30 nella chiesa di Cembra, nel rispetto delle disposizioni dovute alla pandemia, dove aveva espresso il desiderio di essere sepolto.
[https://www.giornaletrentino.it/20/01/2021]