Giovedì 24 marzo 2022
Nel vocabolario di Dio non c’è la parola MOLTO e neppure la parola POCO. C’è solo la parola TUTTO o TOTALITÀ. Credo, come missionario, che uno dei pericoli sia quello di rifugiarci nel dire: gli altri, i miei familiari, non sono d’accordo. Può essere vero ma non dimentichiamo di chiederci cosa abbiamo fatto per dialogare e per motivare in favore dell’accoglienza. Domandiamoci quanto sappiamo rischiare pur di dire Sì, me lo permettete che vi dica: lasciamo da parte la nostra saggezza che è stupidità di fronte alla saggezza di Dio!

Con questo orizzonte nella prima quindicina di marzo ho preparato il viaggio verso la comunità di Modica. Molti i saluti e molti i messaggi. Uno dei più significativi è stato quello del confratello padre Renzo Piazza. Eccolo: “Carissimo Ottavio, grazie per questa tua mail e grazie soprattutto per la bella testimonianza missionaria invitando tutti a non abbandonare la Parola. Tu Ottavio, accetti di partire a 81 anni per una nuova missione che sarà la più feconda della tua vita, perché tu ti sei fatto più debole anche a causa dell’età e Lui diventa la tua forza. Coraggio, non dimenticare che “è con te il tuo Dio ovunque tu vada”. Buona missione!”. Nessuno di noi può dimenticarlo.

Ora appartengo alla comunità comboniana di Palermo che saluto con gioia. Ma, lo ripeto, vivo a Modica che dista 320 km. da Palermo. Sono giunto a Modica alle 17.00 del giorno 9 marzo. Ho scaricato la macchina con l’aiuto di Hassam il tunisino che vive con noi. Si è meravigliato quando ha visto che avevo con me una copia del Corano. Abbiamo pregato assieme un istante il Dio Misericordioso.

Abbiamo poi recitato i vespri e cenato con la comunità finalmente al completo, formata da suor Dorina e da suor Raquel proveniente dall’Argentina; da Hassam e da Gladis proveniente dal Kenya; da p. Luigi Maccalli e dal sottoscritto.

Vi racconto la prima giornata a Modica: il 10 marzo. Iniziamo in chiesa con le Lodi e Messa. Alle 10,00 con Suor Dorina esco per fare un giro nel quartiere. Visitiamo anche tre famiglie di immigrati. A Mbarka proveniente dal Marocco riportiamo il piatto sul quale il giorno prima ci aveva portato un pezzo di pane cucinato da lei. Passiamo poi a salutare Sonia che proviene dall’Albania e che è in Italia da 20 anni. Durante il giorno fa la badante a una signora che la considera come figlia e la notte da un’altra anziana. Quando gli chiedo perché lavora tanto risponde che deve aiutare il figlio sposato che vive a Bologna e ha due figlie.

E, infine, andiamo da una famiglia siriana giunta in Italia attraverso i corridoi umanitari. Machmud e la moglie Hannan hanno 4 figli. Fanno difficoltà a esprimersi in italiano. Un gruppo di famiglie di Modica stanno pagando il modesto affitto mensile e contribuiscono alle spese di ogni giorno. Mi commuove la loro cordialità. Ci offrono il caffè. Parliamo del Dio misericordioso. Ci salutiamo con gioia e mentre ce ne stiamo andando arriva Anna una volontaria che accompagna Hannan a fare la spesa. Anna ha un sorriso bello, il sorriso di Dio! La sua vita è dono!

A pranzo apprendo che i pasti qui in comunità li prepariamo a turno, una settimana ciascuno. Che succederà la settimana in cui toccherà a me preparare il cibo e a fare la spesa? Mi incoraggiano assicurandomi che alcuni di loro proprio qui hanno imparato a cucinare. Nel pomeriggio alle 15,00 incontriamo anche l’associazione “We care” con le quale cerchiamo di definire come prepararci ad accogliere alcune famiglie ucraine e rafforzare il nostro centro di ascolto.
Alle 16,00 do un’occhiata alla sala dove ci sono una decina di ragazzini immigrati con altrettante “maestre e maestri”, uno per ogni ragazzo. I ragazzi imparano italiano e fanno i compiti.

È bello mettere le persone, ogni persona, al centro della nostra vita. È un miracolo che solo lo Spirito può realizzare in noi, un miracolo che fa nascere il nuovo, il mondo nuovo, la vita per tutti. Domenica 13 marzo sono stato a Avola a un ritiro di laici della diocesi. Ho incontrato vari giovani e ho preso 6 indirizzi email. Sarà l’inizio del gruppo giovani?

A pranzo ho gustato il riso come lo preparano in Kenya. Il piatto si chiama “Pilao”. Il resto ce lo diremo in seguito. Nel frattempo finisco la giornata con la Lettura Popolare della Bibbia.
Un abbraccio in attesa di risentirci dopo aver disfatto le valige e sistemato i libri.

Scambiandoci l’amore con il quale Dio ci ama.
p. Ottavio