Ricordando Padre Renato Rosanelli: “Una vita spesa per la missione, nella bontà e semplicità”

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Martedì 3 maggio 2022
Grazie, Padre, per avere rivelato al Padre Renato il tuo Figlio Gesù perché lo annunciasse alle genti; grazie per la lunga vita missionaria vissuta nella semplicità e nella generosità nel bene. Grazie per il dono della fede in Gesù, radicata nella sua famiglia e condivisa ai suoi fratelli. Grazie per la famiglia che l’ha costantemente sostenuto, visitato, accompagnato. Ti preghiamo: rendi feconda l’opera delle tue mani.

P. Rosanelli Renato, nato il 25 aprile 29 a Tenna (diocesi di Trento); Noviziato a Firenze (1948-1950); Prima professione il 9.9.50 e quella perpetua il 9.9.56; Studentato a: Rebbio 50-51; Verona 51-52; Rebbio 52-53; Venegono 53-57; Ordinazione sacerdotale il 15.6.57; Missione in: Sud Sudan 57-64; Mozambico 64-77; Malawi-Zambia 77-97; Mozambico 97-15; Italia 15-22. P. Renato è deceduto il 29 aprile nella nostra comunità di Castel d’Azzano e questa mattina abbiamo celebrato il suo funerale, presieduto da P. Renzo Piazza, superiore della comunità.

Funerale del P. Renato Rosanelli
2 maggio 2022

Animo buono e cuore semplice. Nato in una famiglia profondamente religiosa che ha offerto al Signore un missionario e una religiosa, P. Renato è stato educato e formato dalla testimonianza di fede dei suoi genitori a mettere Dio al centro della sua vita.

Qualche numero della sua vita: 93 anni di vita, appena compiuti; 72 anni di vita religiosa; 66 di sacerdozio; 58 anni di missione, di cui: 7 anni in Sud Sudan, da dove fu espulso; 31 in Mozambico, in due tappe; 20 in Malawi-Zambia. In Italia 7 anni, solo per riposare dalle sue fatiche al termine della sua vita. Possiamo applicare a lui quanto è scritto nella nostra Regola di Vita: “Il Comboniano, chiamato dal Padre e inviato dalla Chiesa, fiducioso nell’azione dello Spirito, consacra l’esistenza a collaborare con questa azione e fa dell’evangelizzazione la ragione della propria vita”.

Nell’orizzonte di P. Renato non c’è stata che la missione, la missione difficile, l’unico amore della sua vita, per continuare con parole e gesti di carità l’opera di Gesù. È stato definito “missionario di animo buono e dal cuore semplice e generoso”.  In un ricordo della sua vita missionaria, pubblicato sul giornalino della comunità, ha manifestato la sua sensibilità che rispecchia l’atteggiamenti di Gesù, davanti alle folle: ne prova compassione perché sono stanche e sfinite come pecore senza pastore.

Vale la pensa soffermarsi un po’.

Natale 1994, nella Missione di Cipini (Diocesi di Malawi- Zambia). Avevo saputo che la Diocesi di Tete, del vicino Mozambico, aveva ancora dodici missioni chiuse, senza assistenza religiosa e umana e nemmeno la S. Messa di Natale. Ciò mi rattristava molto. Decisi di lasciare Cipini nelle mani di P. Anastasio e partire per il Mozambico con il consenso dei Superiori. Il giorno di Natale fu il mio ultimo giorno a Cipini. Addio doloroso per me e per la gente che lasciavo.

“Bambo Renato, oggi è il giorno di Natale e siamo tutti tristi perché hai pensato di lasciarci dopo essere stato con noi sette anni. Hai camminato con noi, abbiamo pregato insieme; hai visto le nostre sofferenze e ci hai aiutato a superarle”.

Ricordai che la scelta di partire per il Mozambico, non era per fare vacanza, ma per incontrare e assistere i sopravvissuti alla fame e alle stragi della guerra. Un giovane allora disse: “Se è così, non siamo più tristi; ti chiediamo solamente di ricordarci nella preghiera. Se nel caso ti dovessi dimenticare, la vista di questa tovaglia che metterai sull’altare della tua futura missione, te lo ricorderà. Ora prendi questa busta: contiene una piccola offerta per il viaggio”.

La busta conteneva un’offerta sproporzionata, mai vista in tanti anni di missione e soprattutto fatta da gente povera! Mi venne un nodo alla gola e dissi: “Tenete la busta e fate anche voi nelle vostre case un gioioso Natale. Oppure date l’offerta ai poveri”. Mi risposero: “No Padre. Tieni la busta! Se i soldi non servono a te per il viaggio, donali alla gente più povera di noi; perché noi abbiamo avuto un anno di siccità, ma loro ne hanno avuti più di due! Noi abbiamo avuto anni di pace, loro 16 anni di guerra con sofferenze indicibili”.

È un racconto che ci ricorda l’amore del Buon Pastore e lo stile di S. Daniele Comboni: “Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie. Io prendo oggi a far causa comune con ognuno di voi e il più felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la mia vita voi”.

In questo tempo di Pasqua S. Paolo ci ricorda che la radice della disponibilità e dell’impegno missionario, risiedono nel battesimo. Siamo stati battezzati in Cristo. Uniti a Lui nella morte e nella risurrezione, Dio ci fa camminare in una vita nuova e noi non viviamo più per noi stessi, ma per lui che è morto e risorto per noi e per essere al servizio dei nostri fratelli. “Siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli”, ci ricorda s. Giovanni. La vita di Gesù che il Padre gradisce e rende feconda è una vita offerta per amore, come la vita del P. Renato.

Un ricordo del COVID-19
Nella primavera del 2020 siamo stati tutti in isolamento a causa del COVID. Al termine di quei giorni difficili abbiamo risposto ad un questionario di valutazione. Qui di seguito le risposte di P. Renato.

Dopo 18 giorni di isolamento, come valuti globalmente questo periodo?
Ottimo perché non mi sono mai sentito isolato: mi ha fatto compagnia la foto di mia mamma che mi guardava serena e sorridente.

Cosa hai trovato di buono?
Affidandomi al Signore ho trovato pace e serenità. Ho trovato più tempo per meditare e, aiutato da numerose foto, più tempo per pensare per me e pregare per la comunità che ho lasciato in Sudan, Mozambico, Malawi.

Cosa invece ti ha fatto tribolare?
Nulla.

Quale insegnamento trarre da questa esperienza?
Il valore di fare esperienza della solitudine delle persone sole, di chi non ha le comodità che ho avuto io, di chi vive l’anzianità senza il conforto della Speranza Cristiana con la paura della morte e i rimpianti per le occasioni sprecate.

Ci viene spontaneo commentare queste risposte con le parole del Vangelo appena ascoltate: Ti benediciamo, Padre, Signore del cielo e della terra perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. P. Renato è entrato nella cultura del Vangelo e ne ha adottato lo stile. È stato un testimone fedele e credibile.

Grazie, Padre, per avere rivelato al Padre Renato il tuo Figlio Gesù perché lo annunciasse alle genti; grazie per la lunga vita missionaria vissuta nella semplicità e nella generosità nel bene. Grazie per il dono della fede in Gesù, radicata nella sua famiglia e condivisa ai suoi fratelli. Grazie per la famiglia che l’ha costantemente sostenuto, visitato, accompagnato. Ti preghiamo: rendi feconda l’opera delle tue mani.
P. Renzo Piazza
[comboni2000]