Martedì 18 novembre 2025
Negli ultimi mesi si è registrato un aumento di attacchi jihadisti contro i civili con oltre 113mila famiglie sfollate. I più colpiti sono donne e bambini. Migliaia di sfollati, reclutamento forzato di bambini e violenze sui civili: l’escalation jihadista nel nord si somma agli effetti della crisi climatica e al collasso dei servizi di base, mentre il governo fatica a garantire sicurezza. [Nigrizia]
Il Mozambico sta vivendo un’escalation di violenza e sofferenza umanitaria che si aggrava mese dopo mese. Nel nord, la provincia di Cabo Delgado è teatro di una crisi che negli ultimi mesi del 2025 ha visto un drammatico peggioramento, con oltre 600 attacchi contro i civili registrati solo a settembre e oltre 113mila famiglie sfollate. La situazione, definita da una fonte anonima locale sentita dall’agenzia Fides “fuori controllo da otto anni”, non è solo una guerra contro i jihadisti di ISIS-Mozambique (ISMP), ma una complessa miscela di violenza endemica, crisi climatica e disuguaglianza economica esacerbata dalla corruzione.
Il 2025 si è distinto come un anno di rapida e sanguinosa escalation. Tra incursioni nei villaggi, rapimenti, uccisioni, saccheggi e distruzione di infrastrutture, la violenza ha superato i picchi del 2022, in particolare nei distretti di Nampula e Niassa. Le Nazioni Unite riferiscono di oltre 30mila bambini sfollati in sole due settimane ad agosto, e un totale di circa 150mila persone in fuga da gennaio a settembre, molti dei quali costretti ad abbandonare le loro case per la seconda o terza volta. Tra gli sfollati il disagio psicologico è profondo e non riceve adeguato supporto.
Le vittime più vulnerabili sono i bambini, reclutati con la forza dai ribelli, e le donne, bersaglio privilegiato di violenze sessuali. Anziani e persone con disabilità sono spesso costretti a rimanere indietro, abbandonati e intrappolati in scenari di conflitto. Oltre alla minaccia diretta degli attacchi, la popolazione deve affrontare un’emergenza legata agli effetti della crisi climatica, con cicloni, inondazioni e prolungata siccità che hanno distrutto i mezzi di sussistenza e innalzato i prezzi dei prodotti alimentari.
A pesare sono anche la scarsità di servizi essenziali e strutture sanitarie al collasso. A causa della dilagante insicurezza a settembre anche Medici senza Frontiere è stata costretta a sospendere le sue attività a Mocimboa da Praia.
Ricchezza per pochi
L’insurrezione jihadista, che storicamente affonda le sue radici nella povertà estrema e nell’emarginazione sociale della popolazione del nord, è alimentata dalla disuguaglianza generata dalla ricchezza.
Cabo Delgado è una provincia estremamente ricca di rubini, oro, sabbie pesanti e gas naturale, sfruttato dal colosso francese Total Energies e dall’italiana ENI. Ma, come troppo spesso accade, la popolazione locale non vede i benefici di questi progetti di estrazione, che hanno invece portato a espropriazioni di terra e disoccupazione. Cosa che ha esacerbato la frustrazione e la rabbia popolare contro l’élite che governa il paese e gli interessi economici occidentali, alimentando il radicamento dei movimenti jihadisti.
Chapo e la crisi di legittimità politica
Questa emergenza umanitaria e di sicurezza si innesta in un contesto politico già gravemente compromesso. Il nuovo presidente, Daniel Chapo, esponente del partito al potere Frelimo, si è insediato nel gennaio 2025 dopo elezioni – tenute ad ottobre 2024 – fortemente segnate da accuse di brogli avanzate dall’opposizione. L’elezione di Chapo è stata seguita da mesi di violente proteste e repressione, alimentando una profonda crisi di legittimità dello stato, percepito come un sistema corrotto gestito da un’élite inossidabile.
Un drammatico esempio di questo clima di violenza politica è la morte di Moisés Orlando Machel, nipote del primo presidente del Mozambico, Samora Machel, ucciso a Maputo il 12 ottobre. Mentre Chapo promette di unire il paese, la realtà è che la corruzione e la mancanza di trasparenza continuano a canalizzare le risorse lontano dalla popolazione, agendo come benzina sul fuoco dell’insurrezione a Cabo Delgado.
Con oltre 1,3 milioni di sfollati e una violenza che non accenna a diminuire, il Mozambico non ha bisogno solo di aiuto militare, ma di una soluzione politica ed economica urgente che ponga fine all’impunità e distribuisca equamente la ricchezza nazionale, disinnescando la rabbia che alimenta il conflitto.