In Pace Christi

Apprendendo la notizia della sua tragica morte in un incidente aereo, un amico di P. Juan Rovira, come lui missionario in Perù, ha scritto: "Appena due mesi fa, tutti noi ci siamo rallegrati per il tuo ritorno. Ti apprezzavamo come persona e come missionario; eri infatti una delle grandi speranze per il gruppo comboniano in Perù. Eri tornato con il sogno di progetti missionari di inserzione significativa in alcune delle zone più difficili del paese. Invece sei tornato solo per dare la tua vita sull'altare delle Ande, come la tua migliore offerta per questo Perù che è stato il tuo unico ideale missionario. Le montagne andine, che spesso sono state il luogo delle tue scorribande, questa volta ti sono servite come trampolino per il cielo. Esse sono ora il tuo monumento e il tuo miglior premio". (P. Conrado Franco. Mundo Negro I, 1995, pag. 65-66)

L'autore di questa allegoria piena di emozioni non è stato l'unico a percepire una coincidenza nel fatto che Juan sia morto sulla vetta di una montagna, lui che le scalava con tanto entusiasmo. "È più veloce di un cervo," dicevano gli indigeni di Yanahuanca. I suoi collaboratori nell'animazione missionaria in Catalogna lo chiamavano "la capra di Ripoll”. In realtà, la vita di Juan è stata segnata dalla montagna: era nato e cresciuto nei contrafforti dei Pirenei catalani e ha svolto quasi tutta la sua attività missionaria nelle Ande peruviane. Sembrava quasi logico che dovesse morire in montagna.

Vocazione missionaria e periodo di formazione

Juan Rovira Puig era nato a Gombreny, un piccolo villaggio incastonato fra i monti, vicino a Ripoll, nella provincia di Gerona. I suoi genitori, contadini di profondi sentimenti cristiani e dallo stile di vita tradizionale, ebbero, oltre a Juan, altri nove figli. A 12 anni, Juan era entrato nel seminario diocesano di Vich dove aveva completato i corsi del seminario minore e di filosofia.

Finiti gli studi filosofici, era entrato nel noviziato comboniano il 9 settembre 1960. Una visita di Padre Enrico Faré al suo seminario era stato lo strumento di Dio per chiamarlo alla vita missionaria. Lo spiega Juan stesso in una breve lettera a P. Faré dal noviziato di Firenze: "Oggi si compie il primo anniversario della mia decisione di farmi Comboniano. Un anno fa, lei è passato dal mio seminario, provvidenzialmente per me, per comunicare il suo zelo apostolico. Il motivo di questa lettera è di ringraziarla per aver contribuito in modo particolare alla scelta della mia amata congregazione. Forse non sarebbe vero dire che devo a lei la mia vocazione, ma l'averla tramutata in realtà, cioè, il mio essere Comboniano e forse il mio essere missionario lo devo a lei”.

Dopo i primi voti, Juan passò allo scolasticato di Verona per gli studi teologici; fu ordinato sacerdote il 27 giugno 1965. Un anno dopo fu destinato al Perù. Nella provincia, si stava dando inizio ad un'esperienza di riunione dei due rami comboniani, quello italiano e il tedesco. La situazione era particolarmente delicata e la scelta di Juan non era stata fortuita. "È un atto di fiducia in te - gli scriveva P. Faré - perché con il tuo buon spirito e la tua carità tu faciliti sul piano pratico la sospirata riunione che si sta preparando sul piano giuridico”.

Prima destinazione missionaria

La prima destinazione di Juan in Perù fu la parrocchia di Yanahuanca, nella cordigliera delle Ande Centrali, che egli descrisse come "un nido di aquile in una valle profonda”. Al suo arrivo, la parrocchia non aveva ne casa ne chiesa. Un'anziana signora, vedova e senza figli, accolse Juan e P. Mazzoni in casa sua e li aiutò a costruire la chiesa. Anni dopo, nel 1983, quando ormai si trovava altrove, venne a sapere con dolore che la signora era stata presa dai guerriglieri del Sendero e fucilata sulla pubblica piazza.

Benché Juan fosse dotato di una buona volontà straordinaria e di un forte equilibrio psicologico, quella prima destinazione fu per lui la prova del fuoco. In questo tempo le sue lettere a P. Faré, in genere fatte di poche righe di saluti, cambiano natura. Quella del 1 agosto 1968 suona come l'SOS di un missionario che sta affrontando profonde sofferenze. "Se devo dirle come mi trovo in questa terra peruviana, le dirò - molto confidenzialmente - con sconforto e pessimismo". È doppiamente scoraggiato. Lo è per i pochi risultati apostolici: "Quanto più li conosco, tanto più mi convinco che non hanno niente o ben poco di cristiano. E noi non facciamo niente di più che ingannarli e lasciarci ingannare da loro, credendo che, per il fatto che li abbiamo battezzati, siano cristiani".

È scoraggiato anche per i profondi contrasti che nota tra i due rami comboniani, soprattutto sui diversi orientamenti pastorali. Juan, benché non condivida completamente la linea pastorale dei tedeschi, è capace di dare un giudizio spassionato. "Mi sembra che (gli italiani) ingiustamente attribuiscano alla nazionalità tedesca ciò che invece deve essere attribuito a tutto il clero che lavora in Perù. Scontrandosi con questo cristianesimo che non ha nulla di cristiano, danno la colpa ai tedeschi, che invece non hanno fatto altro che conformarsi alle altre nazionalità che lavorano qui".

Malgrado le difficoltà descritte nella lettera non avessero una soluzione immediata, Juan riuscì però a ritrovare la sua abituale serenità che gli permise di dedicarsi con tutto il suo impegno al lavoro pastorale. Il suo compagno più vicino a quei tempi, P. Mario Mazzoni, lo conferma: "Era sempre pronto a qualsiasi servizio, e non sapeva dire di no".

Rotazione in Spagna

Nel 1972, Juan ritornò in Spagna per un servizio alla provincia e fu destinato al seminario minore del ramo tedesco a Saldaña. Continuava così la sua funzione di uomo-ponte. Però Juan era attratto più dal lavoro di missione che dal seminario minore, benché anche in questo campo non lesinasse gli sforzi. Nel 1975, chiese di fare il corso di aggiornamento a Roma "per chiarire - disse - certe idee sulla missione, sulla teologia e sulla vita religiosa" e poi ritornare in Perù. Ambedue i suoi desideri furono esauditi. Nel gennaio 1976 fece il corso a Roma avendo già in tasca la destinazione per il Perù.

Le cose però erano destinate a complicarsi. Con il Capitolo del 1975 si era incominciato a mettere in pratica la riunione dei due rami ed era necessario trovare persone preparate perché l'esperienza avesse un esito positivo. La provincia spagnola, in cui questa esperienza era vissuta con speciale intensità, vide l'opportunità di trattenere Juan perché restasse ancora un po' di tempo a Saldaña. I superiori sapevano di chiedere a Juan qualcosa di difficile.

P. Domingo Campdepadrós, successore di P. Faré a capo della provincia, Scrisse a Juan: "So che ti stiamo chiedendo un sacrificio. Il momento che stiamo vivendo in provincia è molto bello, ma anche molto delicato (...). La tanto desiderata riunione, che è il dono più bello che il Signore abbia fatto a tutt'e due le congregazioni, sta prendendo forma. A questo scopo abbiamo bisogno di personale sereno, gente capace di condividere, di dialogare, di collaborare... La tua esperienza a Saldaña ha lasciato un profondo ricordo tra i Comboniani che hanno lavorato con te. Pure i ragazzi e i genitori ti richiedono. Juan, io credo che il Signore ti chieda questo sacrificio. Come amico, ti chiedo che non ci lasci soli sulla breccia".

Questo cambiamento gli costò molto. Lo accettò facendo leva anche sul suo umorismo ironico da contadino: "Che rara coincidenza! - rispose - Ho ricevuto ieri le lettere di P. Angelo e di P. Luis, ambedue con la stessa musica. Provo pena per me e per la provincia, perché, l'aver ritenuto necessario ricorrere a me con così grande insistenza, denota una povertà quantitativa e qualitativa del personale di cui la provincia dispone". In data 1 marzo 1976 era destinato di nuovo alla Spagna, sempre a Saldaña, dove rimase per due anni.

Maestro dei novizi, direttore del CAM...

Nel 1978, grazie alle sue insistenze presso i superiori, riuscì a ritornare al suo campo di lavoro in Perù. Questa volta fu mandato a Huánuco, dove gli fu affidata la parrocchia di San Pedro, inclusi i villaggi della montagna. Durante questo tempo fu anche membro del consiglio provinciale.

Nel 1981 fu nominato maestro dei novizi con l'incarico di aprire il noviziato a Huánuco. Doveva aprire nel 1982, ma preferì aspettare l'anno seguente, per poter contare sin dall'inizio sull'aiuto di P. Carmelo Casile. Durante gli anni che seguirono, congiunse l'attività di P. maestro con l'attività pastorale. "Il noviziato di Huánuco ha trovato in P. Juan un fondatore entusiasta e di idee chiare, che diede radici solide", afferma P. Casile. "Ricordo con gioia le sue doti di lavoratore e la sua cordialità con la gente. Riusciva a portare avanti anzitutto i suoi impegni senza trascurare la vita spirituale; il breviario era il suo compagno inseparabile nelle sue scorribande missionarie”.

Nel 1988, gli fu chiesto un nuovo servizio molto differente da quelli precedenti: l'amministrazione delle riviste "Misión sin Fronteras" e "Aguiluchos", a Lima. Gli toccò di prendere la responsabilità delle relazioni con gli impiegati e con la stampa, delle giornate missionarie per diffondere le riviste...! oltre che di far quadrare i conti!

Questa era la cosa più difficile. Nel settembre 1988, a pochi mesi dall'inizio della sua amministrazione, un primo "paquetazo" (così viene chiamato in Perù il cambiamento dei prezzi per far fronte all'inflazione) vanificò tutti i suoi calcoli. Solo quell'anno l'inflazione raggiunse il 2.100%. Nonostante questo, Juan riuscì a vigilare oculatamente sulla situazione economica, di modo che, quando se ne andò, non solo era stata superata la crisi, ma la situazione finanziaria era migliorata.

Per Juan naturalmente il cambiamento dalla "sierra" alla città di Lima, quasi sempre umida e grigia, fu causa di sofferenza. Perciò, appena aveva un po' di tempo, gli piaceva fare una scappata in montagna o in qualche altra parte del Perù, quasi sempre con i mezzi pubblici.

P. Villarino, che a quei tempi dirigeva la rivista, ci ha lasciato una testimonianza eloquente dell'atteggiamento di P. Rovira: "Juan era molto onesto, un grande lavoratore, anche in campi che non erano consoni al suo modo di essere; qualcuno diceva che era avaro, ma io penso che sia più giusto dire che era severo e, se era il caso, dotato di una mentalità contadina; cioè, a volte non vedeva la necessità di iniziative e di spese che esulavano dalla vita semplice. Juan era molto fedele all'orazione. Anche in questo, tuttavia, era austero e rifuggiva da iniziative appariscenti che potevano essere interpretate come leggere e superficiali".

Di nuovo in Spagna

Quando andò a Lima già sapeva che sarebbe stato per un periodo breve, perché in Spagna lo richiedevano per un secondo periodo di rotazione. Con il suo abituale umorismo da anti-eroe, benché impregnato di fede, scrisse al provinciale in Spagna: "Ad ogni modo, la decisione non spetta a me; piuttosto mi sforzerò di vedere la volontà di Dio in quello che altri decideranno; alla fine né la mia assenza dal Perù, né la mia presenza in Spagna conteranno un gran che per queste province”.

Juan arrivò in Spagna nel 1990 e, dopo aver partecipato al corso di rinnovamento a Roma, fu destinato alla comunità di Barcellona per l'animazione missionaria e per le attività dello SCAM (Servizio Unificato di Animazione Missionaria). Juan si tuffò nella sua nuova attività con lo stesso senso del dovere con cui aveva affrontato le attività precedenti, senza chiedersi se gli piacevano o meno. Il suo impegno totale presto gli guadagnò l'elezione a coordinatore dello SCAM per la Catalogna, che lo impegnò ancora di più benché fosse un incarico poco gratificante.

L'unico svago che si concedeva, in linea con la sua abituale austerità, era qualche capatina in montagna. Sr. Piedad Aldaz, una Comboniana che lavorava con lui nello SCAM commenta: "L'aver visto il suo villaggio, Gombreny, in mezzo a quelle belle montagne, mi ha spiegato la sua passione per visitare, scalare e godere la montagna. Nei nostri viaggi di lavoro, appena avevamo un po' di tempo libero, proponeva di andare in montagna a far merenda".

Sr. Piedad prosegue con alcune pennellate su Juan che ci aiutano a riassumere i tratti più salienti della sua personalità. "Juan era un uomo discreto, ma che creava relazioni”. "Era un uomo onesto, scrupoloso in materia economica. Aveva un forte senso del dovere, dell'impegno. Era austero, per vivere gli bastava poco”.

Le sue virtù erano a volte anche i suoi limiti. Esigente con se stesso, lavoratore, con convinzioni lineari e chiare, trovava difficile capire che gli altri potevano avere ritmi, esigenze e idee diverse.

L'ultima destinazione

Juan era appena arrivato in Spagna e già sospirava la missione. Nel 1992, dopo due anni scarsi di animazione missionaria, scrisse una lettera al provinciale chiedendo di poter ritornare in Perù. Era una richiesta prematura e glielo fu fatto notare; tuttavia la sua insistenza fece sì che il suo periodo di rotazione fosse abbreviato il più possibile. L'8 settembre 1994 partì per un nuovo periodo in Perù.

In attesa di una destinazione definitiva, Juan passava il tempo visitando le missioni della provincia che già conosceva e per svolgere nel frattempo delle attività pastorali. Alla fine di ottobre si recò a Codo de Pozuzo per celebrare la festa del Cristo dei Miracoli. Finita la festa, approfittò dell'opportunità che gli venne offerta di un passaggio su un piccolo aereo per ritornare a Pozuzo. A causa del maltempo, l'aereo non riuscì ad atterrare a Pozuzo e proseguì il viaggio per San Ramón, ma non riuscì a superare la catena di montagne e si schiantò contro una montagna. Era venerdì 28 ottobre. Oltre a Juan, a bordo c'erano il pilota e il copilota.

L'aereo fu dato per disperso il 29 ottobre; la domenica furono localizzati i resti, ma era impossibile raggiungerli a causa del maltempo e delle asperità del posto. L'aereo sembrava essere in buone condizioni, dando così la speranza che ci potessero essere dei superstiti. Solo il 3 novembre fu possibile arrivare sul posto e constatare che i corpi degli occupanti erano completamente dilaniati.

Per espresso desiderio dei suoi nove fratelli, i resti di Juan sono stati traslati in Spagna e sepolti, l'11 novembre, nel cimitero di Gombreny, vicino alla tomba dei suoi genitori.     P. Juan Antonio González Núñez, mccj

Da Mccj Bulletin n. 187, aprile 1995, pp., 75-80

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On hearing of his tragic death in an air accident, a friend of Fr Juan Rovira, a missionary in Peru like him, wrote: "Only two months ago we were all overjoyed to have you back. We appreciated you as a person and as a missionary; you were one of the great hopes of the Comboni Missionary group in Peru. You had returned with dreams for missionary projects to make our presence more incisive in some of the most difficult areas of the country. Instead, you came back simply to offer your life on the altar of the Andes, as the best thing you could offer for this Peru which has been your one missionary love. This time the heights of the Cordillera, scene of some of your excursions, have served as a springboard to launch you to heaven. Now they are your monument and your great prize" (Fr Conrado Franco. Mundo Negro 1/1995, p. 65-66).

The author of this emotion-filled allegory was not the only one to notice the coincidence in the fact that Juan died up in the high sierras where he loved to go climbing. "He's faster than an alpaca" the local people would say in Yanahuanca. Those who worked with him in missionary animation in Catalonia used to call him "the goat of Ripoll". Indeed, his life was deeply marked by the mountains. He was born among the flying buttresses of the Spanish Pyrenees, and he did almost all his work as a missionary up in the Andes of Peru. There was a logic in his death among the mountains.

Missionary Vocation and Training

Juan Rovira Puig was born at Gombreny, a little village set in the mountains near Ripoll, in the Province of Gerona. His parents, cultivators with a deep Christian faith and a traditional way of life, had nine other children besides Juan. At the age of 12 he entered the diocesan seminary at Vich, where he completed all the Minor Seminary, and studied Philosophy.

At the end of these studies he entered the Comboni Novitiate on 9th September 1960. A visit to the seminary by Fr Enrico Faré had been God's means of calling him to the missionary life. Juan expresses it himself in a letter to Fr Faré from the Novitiate in Florence: "Today is the first anniversary of my decision to become a Comboni Missionary. A year ago you came to my seminary to communicate your missionary zeal, and it was providential for me. The reason for this letter is to thank you for your special contribution to my choice of this beloved Congregation. Maybe it would not be true to say that I owe my vocation to you, but its transformation into what it is: my being a Comboniano, and probably being a missionary at all, is due to you."

After his first Profession, Juan went to the scholasticate at Verona for his theological studies, and was ordained on 27th June 1965. A year later he was sent to Peru. The Province was just starting the trial-run of reunion of the two Comboni branches "F" (Italian) and "M" (German). It was a delicate time, and Juan had been chosen carefully. "We are putting our trust in you," wrote Fr Faré, "that your good attitude and your charity will facilitate the long-awaited reunion in practice, while it is being worked out juridically."

First posting in the Missions

In Peru, Juan was first sent to the parish of Yanahuanca, in the Central Andes range, which he described as "an eagle's nest over a deep valley". When he arrived, the parish had neither a church nor a presbytery. An elderly, childless widow took in Juan and Fr Mazzoni, and helped build the church. Some years later, in 1983, when he was in another mission, he heard with great sorrow that the old lady had been taken out and shot in the village square by the Shining Path guerrillas.

Although Juan was blessed with great good will and was a very balanced person, that first appointment was a real test of his mettle. During this period his letters to Fr Faré, usually just a few lines of greeting, change in character. The one dated 1st August 1968 sounds like an SOS from a missionary who is suffering deeply: "If I must tell you how I feel in this Peruvian land, well - very confidentially - I'm very disappointed and pessimistic". He is doubly discouraged. First because results from the pastoral work are very poor: "The more I get to know them, the more I'm convinced that there is little or no Christianity in them. And all we do is fool them and let them fool us, into thinking that because they are baptised, they must be Christians".

He is also discouraged by the great contrasts he perceives between the two Comboni branches, especially as regards the different pastoral approaches. Juan, while not agreeing fully with the pastoral line of the Germans, is able to be dispassionate in his judgement. "It seems that they (the Italians) make a mistake in attributing to the Teutonic character what should really be attributed to all the clergy working in Peru. When they come up against this Christianity that has nothing Christian about it, they blame the Germans, who have only followed what pastors of other nationalities have been doing over the years."

And although there was no immediate solution to the difficulties described in the letter, Juan was able to regain his habitual serenity, and that allowed him to commit himself with all his energies to his pastoral work. Fr Mario Mazzoni, who was closest to him during that period, confirms this: "He was always ready to take on any service, and could never say no."

Rotation to Spain

In 1972 Juan returned to Spain for a period of service in the province, and was appointed to the Junior Seminary of the German branch at Saldaña, thus continuing his role as "bridge-person". But he was much more attracted to mission work than to a junior seminary, although he did not spare himself even in this new job. In 1975 he asked to attend the Renewal Course in Rome, "to clarify some ideas regarding mission, theology and the religious life," as he said, and afterwards to go back to Peru. Both requests were granted. When he started the Course in January 1976, he had the letter appointing him to Peru in his pocket.

However, complications lay in wait. At the 1975 General Chapter, the reunion of the two branches began to be activated, and people who were ready for it were needed to ensure its success. The experience was to be lived with particular intensity in the Province of Spain, which thought it would be wise to keep Juan at Saldaña for a bit longer. The superiors realised that they were asking something really hard from him.

Fr Domingo Campdepadrós, who had succeeded Fr Faré as Provincial, wrote to Juan: "I know we are asking you to make a sacrifice. This is a beautiful moment we are living in the Province, but a very delicate one, too... The long-desired reunion, which is a supreme gift of the Lord to the two Congregations, is taking shape. But we need people with serenity, able to share, to dialogue, to collaborate... Your time at Saldaña has left a deep impression on the confreres who worked with you there. Even the boys and the parents are asking to have you back. Juan, I believe the Lord is asking you for this sacrifice. As a friend, I beg you not to leave us alone in the breach!"

It cost him dearly. He was able to accept by having recourse to his native humour, with a touch or irony, in his reply: "What a rare coincidence! Yesterday I received the letters of Fr Luis and Fr Angelo, both playing the same tune. I feel sorry for myself and for the Province, because if it has been necessary to turn to me with so much urgency, it means that there is a tremendous poverty in the number and quality of the personnel the Province has at its disposal!" On 1st March 1976 his destination was changed back to Spain, and he returned to Saldaña for another two years.

Novice Master and Director of the CAM

In 1978, after a lot of insistence, he was able to get back to his mission field in Peru. This time he was assigned to Huánuco, and entrusted with the parish of San Pedro, which included a number of mountain villages. During this period he was also a member of the Provincial Council.

In 1981 he was appointed Novice Master, with the task of opening the Novitiate at Huánuco. He should have started in 1982, but preferred to wait until the following year, so as to be able to count on Fr Carmelo Casile as associate. During the next few years he combined his activities as Novice Master with pastoral work. Fr Casile affirms: "The Novitiate of Huánuco had in Fr Juan an enthusiastic founder with clear ideas, able to give it deep roots. I recall with pleasure his gift of hard work, and how good and warm he was with people. Above all, he was able to carry out all his commitments without neglecting his spiritual life; he never went out on a missionary trip without his breviary."

In 1988, he was asked to do something completely different from anything he had done before: the administration of the missionary magazines Misión sin Fronteras and Aguiluchos at Lima. He had to deal with employees and with the press, do Mission Appeals to increase circulation ...and make the accounts balance! This last was the biggest problem. In September 1988, just a few weeks into his mandate, his first experience of a "paquetazo" (the name given in Peru to a general hike in prices to try to keep up with inflation) shattered all his calculations. That year alone, inflation reached 2,100%! In spite of that kind of problem, Juan was able to keep tight control over the financial situation, and when he left, the crisis had not only been overcome, but the finances were in quite good shape.

Naturally the change from the high sierra to the city of Lima, always damp and grey, caused great discomfort. So whenever he got the chance, he loved going back up the mountains, or to some other part of Peru, normally travelling by public transport.

Fr Villarino, who was editor at the time, has given a moving account of Fr Rovira's attitude and behaviour: "Juan was very honest, a great worker, even in areas which were not quite in tune with his personality. Some people said he was tight, but I think it would be more correct to say he was strict and, when necessary, with the thrift of country folk. Sometimes he could not see the need for certain initiatives and expenses that were not in line with the simple life. Juan was very faithful to his prayer. Even in this, however, he was austere, and would avoid anything demonstrative that might be interpreted as being light or superficial."

In Spain once more

When he went to Lima he knew it would not be for long, because they were asking for him in Spain, for a second period of rotation. With his usual self-deprecating humour, though full of faith, he wrote to the Provincial: "In any case" - and here he lists all his objections as a kind of parenthesis - "the decision is not up to me; indeed, I will try hard to see the will of God in what others decide; and after all, neither my absence from Peru nor my presence in Spain will count for much for either of these Provinces."

Juan arrived in Spain in 1990, having at last completed the Renewal Course in Rome, and was appointed to the community in Barcellona for missionary animation and SCAM activities (Combined Services of Missionary Animation). Juan plunged into his new work with the same sense of duty with which he had tackled his previous activities, without stopping to ask himself whether he enjoyed it or not. His complete commitment soon won him election as Coordinator of SCAM for all Catalonia, and that meant a lot more work with little pleasure in return.

The only diversion he allowed himself, in line with his usual austerity, was a trip into the mountains now and then. Sister Piedad Aldaz, a Comboni sister who worked with him in SCAM, comments: "Having seen his village, Gombreny, up in those beautiful mountains, I understood his passion for visiting, climbing and enjoying the mountains. On our working trips, if ever there was a free moment, he would suggest a picnic up in the mountains."

Sr. Piedad adds some quick brush-strokes that help us to pick out the main characteristics of his personality. "Juan was a reserved man, but he created relationships." "He was honest, to the point of scruple where money was concerned." "He had a strong sense of duty, of commitment." "Juan was austere; he did not need much to live."

His virtues were also his defects. Hard with himself, a great worker, with convictions that were clear and direct, he found it difficult to understand that others could have rhythms, needs and ideas that were different.

Final appointment

No sooner was he back in Spain than his longing for the mission became overwhelming. In 1992, after barely two years in missionary animation, he wrote to the Provincial asking to return to Peru. The request was premature, and he was told so. But he insisted so much that his period of rotation was reduced as much as possible. On 8th September 1994 he set out for another period of work in Peru.

While awaiting a definitive appointment, Juan went to visit the missions he already knew in the Province, and give a hand in pastoral work. Towards the end of October he went to Codo de Pozuzo for the local Feast of Christ of the Miracles. At the end of the celebration, he accepted the offer of a lift in a small plane to get back to Pozuzo. Bad weather prevented them from landing in Pozuzo, and the aircraft carried on towards San Ramón. But it did not get over the mountains, and crashed into a peak. It was Friday, 28th October. On board there were the pilot, the co-pilot and Juan.

The aircraft was declared missing the next day. On the Sunday the wreck was located, but it could not be reached because of the very bad weather and the harsh terrain. From the air, the craft seemed to be fairly intact, and that gave hope that there might be survivors. Rescue teams finally reached the spot on 3rd November, and realised from the state of the bodies that the three occupants had been killed instantly.

On the wishes of his nine brothers and sisters, Juan's remains were taken to Spain and buried, on 11th November, in the cemetery of Gombreny, next to the grave of his parents.