Bachenau è un pittoresco paese tedesco, fatto da gente laboriosa e di fede. E' qui che abitavano Eugen e Bertha Kühner. Anton fu il nono di undici figli e venne battezzato la domenica dopo la nascita. L'infanzia di Anton anche se segnata dagli orrori della prima guerra mondiale e dai tempi duri della post-guerra, trascorse tranquilla. Terminate le elementari nel paese natale entrò, ad undici anni, fra i missionari comboniani. Il desiderio di diventare missionario era sorto in lui grazie all'attività di animazione di P. Stadtmüller, che visitava le parrocchie ed era stato più volte ospite della famiglia Kühner. Terminati gli studi ginnasiali, Anton entrò in noviziato, nel 1932.Nel settembre del 1934 emise la prima professione, a cui assistettero anche la mamma e due fratelli. Il papà era morto due anni prima. Il 25 dicembre del '37 fece la professione perpetua e il 29 giugno del'38 fu ordinato sacerdote a Brixen. Proprio in quei mesi i comboniani aprivano una nuova missione nel Perù. L'anno dopo l'ordinazione P. Anton fu destinato a Ellwangen, con l'incarico di assistere la parrocchia di Eggenrot. Vi rimase fino al1947 e parecchi sono gli amici che ancora ricordano con nostalgia quel giovane sacerdote entusiasta della sua vocazione e impegnato nel suo lavoro. Fu nominato rettore della casa madre dell'Istituto, dove c'erano un'ottantina di studenti. Finalmente nel 1950 ricevette l'ordine di partire per il Perù. Giunse al porto del Callao il 12giugno 1950. P. Anton ricordava con nostalgia che il primo piatto che mangiò in Perù fu un "chupe di camarones"(brodo di gamberi) e un'insalata di "palta" (avogado). Si mise in viaggio per Huánuco, dove arrivò il 23giugno; dopo alcuni giorni di permanenza in questa città si recò a Llata, dove partecipò alle celebrazioni per la festa della Patrona, la Vergine del Carmelo. II 2 agosto fu nominato parroco di Cristo Rey, a Huánuco: una nuova parrocchia che si aggiungeva a quella della Merced e che inglobava anche il quartiere di S. Pedro. Lo attendeva un lavoro impegnativo sia dal punto di vista materiale che pastorale. Costruì, fra l'altro, l'ufficio parrocchiale, sistemò il tetto della chiesa di Cristo Rey, iniziò la costruzione della chiesa di San Pedro e della casa in cui attualmente c'è il noviziato dei comboniani. Il 22 dicembre 1952 lo raggiunse la notizia che era morta la mamma.
Prelato Nullius di Tarma y Pasco
Nel 1958 la diocesi di Huánuco fu divisa nelle Prelature di Huamachuco e Tarma. Mons. Anton fu nominato prelato di Tarma e Pasco. Il 26 luglio, grande festa a Tarma in onore della patrona Sant'Anna, prese possesso della sede. Fu insediato nella chiesa di Tarma da Mons. Carlos Arce Macías, vescovo di Huánuco. Con lo stesso entusiasmo con cui si era impegnato negli incarichi che gli erano stati prima affidati dalla congregazione, si mise ora a lavorare nel nuovo vasto campo. Il 2 ottobre del 1964 fu nominato da Paolo IV vescovo titolare di Avioccala. L'8 novembre fu consacrato a Roma, durante una sessione del Vaticano II dal card. Juan Landázuri Ricketts, primate della Chiesa peruviana: vescovi conconsacranti quello di Rottenburg e Mons. Reiterer (Sud Africa). La diocesi di Tarma e Pasco non dimenticherà i suoi ventidue anni di attività generosa, durante i quali si dedicò non solo al bene spirituale ma anche al progresso sociale, culturale e materiale della gente. A Mons. Anton si deve la fondazione dei cinque Clubs de Madres nella città di Tarma; cominciarono come una semplice opera della Caritas ma un po’ alla volta si organizzarono assai meglio. Questi Clubs furono fondati in tutti i paesi, e ciò offrì a Mons. Anton l'occasione di conoscere meglio la sua diocesi. Per sua iniziativa, nella prelatura di Tarma furono costruite le opere seguenti: il santuario del Señor de Muruhuay e una casa per sacerdoti, San Martin de Porres; un centro sociale in Huanuquillo e un altro a Cerro de Pasco; la chiesa della parrocchia Señor de Burgos; il seminario minore San Paulo. Si preoccupò pure del restauro di molte chiese e cappelle. "Ogni inizio è difficile, ha scritto mons. Kühner ricordando gli anni trascorsi a Tarma. Ma l'eccellente spirito religioso e pastorale dei miei collaboratori della comunità comboniana, e soprattutto la grazia di Dio, hanno resa possibile la formazione di una Chiesa locale, nonostante le difficoltà geografiche".
Vescovo di Huánuco
Il 20 settembre del 1980 si rimette in cammino per Huánuco, la terra della sua prima attività come missionario e che ora lo rivede come vescovo residenziale. In circa otto anni di governo percorre tutta la diocesi in lungo e in largo per le visite pastorali e per animare i fedeli con la parola di Dio. Amministra il sacramento della cresima e si rende conto di persona della preparazione dei candidati. Molte sono le opere che realizza in questo arco di tempo piuttosto breve. Ne citiamo alcune: termina la costruzione della cattedrale; costruisce l'episcopio con gli uffici e i locali per le diverse opere diocesane; riapre il seminario maggiore di S. Teodoro. Lui stesso ha scritto: "I nuovi quartieri attorno alla città, che costituiscono ormai più della metà della popolazione, si stanno organizzando dal punto di vista religioso; lo stesso avviene per le parrocchie della sierra. In questo lavoro dobbiamo essere grati ai religiosi e religiose monfortani di Paucarbamba, ai comboniani di San Pedro e alla parrocchia del Patrocinio. La diocesi di Huánuco amministra anche la provincia di Tocache e Uchiza, di circa 12.000kmq, centro di coltivazione di coca e del narcoterrorismo. Essendo il senderismo un marxismo che ha come obiettivo la rivoluzione mondiale, si può capire il suo nefasto influsso su tutta la diocesi". Ha avuto la gioia di ordinare sette sacerdoti diocesani preparati nei seminari di Arequipa e Cañete. All'intensa attività per organizzare anche dal punto di vista materiale la sua diocesi, Mons. Anton aggiungeva un'intensa attività anche sul piano spirituale e intellettuale. Promosse il culto all'Eucaristia, offrendo anche un esempio quotidiano di devota celebrazione della messa. Quanti viaggi non ha fatto per visitare i 120 villaggi attorno a Tarma e i quasi 500 di tutta la Prelazia di Tarma e Pasco, confessando e insegnando. Di fisico robusto, riusciva a star digiuno fino alle quattro del pomeriggio. I fedeli lo ascoltavano volentieri, anche se "non capivano", come dicevano talvolta: la sua lingua spagnola non era perfetta, ma parlava senza complessi. Si preoccupava dell'essenziale, lasciando ad altri cose di economia, carte, ecc. Era puntuale, per cui al lasciare la Prelatura poteva dire: "In 22 anni non so se sono arrivato tardi più di due volte". Non aveva un orario stabilito per ricevere visite, ma accoglieva tutti con cordialità e con calma. Insomma, un uomo non-complicato. Quante volte l'ho sentito esclamare: "Man ist einfach da” (= ciò che conta è l'essere presente). I grandi piani pastorali, la programmazione, i progetti preparati nelle assemblee? “ Il piano pastorale - diceva - è il pastore presente”. Mentre negli anni '50 raccomandava la partecipazione ai corsi e agli incontri, a partire dagli anni '60 si mostrò più allergico a questo tipo di cose, sia perché non voleva contagiarsi con idee nuove, sia perché non voleva stare fuori: "Il pastore, ripeteva, deve stare con le sue pecore". Mons. Anton possedeva un'intelligenza non comune e anche da vescovo studiava e preparava le sue lezioni di filosofia e teologia da tenere agli studenti del seminario. "Dove trova il tempo?", si chiedeva qualcuno. "Si alza alle 4 del mattino, per preparare le lezioni", era la risposta. Passava per "il filosofo" della conferenza episcopale e inquadrava ogni problema d'un certo rilievo con alcune considerazioni di fondo. Ogni tanto mandava ai suoi confratelli nell'episcopato trattati profondi, con obiezioni e relative risposte su qualche tema particolare, come la Teologia della Liberazione, ecc. Faceva lo stesso anche con i suoi sacerdoti, in forma di Lettera pastorale. Una volta gli dissi: "Monsignore, ho cercato di leggerla tre volte, ma non ci ho capito molto". Mi rispose: "Pedro, devi studiare di più filosofia".
L'ultimo viaggio
Aveva invitato in Perù il nipote Matthias Tangel, ex-alunno comboniano: lo zio sperava che una visita alle missioni avrebbe forse ridestato in lui la vocazione. Scese a Lima per accoglierlo all'arrivo e poi portarlo in auto a Huánuco. Monsignore guidava sempre volentieri e veloce, ma quel giorno affidò il volante a uno dei diaconi della sua diocesi, Pablo. Sulla strada del ritorno, poco dopo Morococha, prima di Oroya, il veicolo sbandò in una curva. II guidatore cercò di frenare e l'auto, dopo aver sbattuto con violenza contro la roccia, si capovolse. I due giovani se la cavarono con molta paura e qualche graffiatura; Monsignore, invece, picchiò la testa e cominciò a perdere molto sangue. Fu soccorso e in mezz'ora trasportato all'ospedale Obrero di La Oroya: purtroppo i medici non poterono fare altro che registrare due infarti e il decesso. Erano le due del pomeriggio. L'olio degli infermi gli fu dato da Sr. René, una domenicana di La Oroya. P. Peter Taschler
Da Mccj Bulletin n. 171, luglio 1991, pp.57-60
Mons. Kühner Anton (01.05.1914 – 22.01.1991)
Bachenau ist ein malerisches Dorf Deutschlands, das von fleißigen und treuen Menschen bewohnt wird. Hier lebten Eugen und Bertha Kühner. Anton war das neunte von elf Kindern und wurde am Sonntag nach der Geburt getauft. Antons Kindheit ist trotz der Gräuel des Ersten Weltkriegs und der harten Nachkriegszeit ruhig verlaufen. Nach Abschluss der Grundschule in seinem Heimatdorf wurde er im Alter von elf Jahren als Student im Seminar der Comboni-Missionare von Ellwangen aufgenommen. Sein Wunsch, Missionar zu werden, wurde durch P. Stadtmüller geweckt, der Pfarreien besuchte und mehrere Male Gast der Familie Kühner war. Nach dem Gymnasium begann Anton 1931 das Noviziat. Am 9. September 1933 machte er seinen erste Gelübde, in Anwesenheit seiner Mutter und von zwei Brüdern. Sein Vater war zwei Jahre vorher gestorben. Am 25. Dezember 1937 legte er die ewigen Gelübde ab und am 29. Juni 1938 wurde er in Brixen zum Priester geweiht.
Im Jahr 1938 eröffneten die Comboni-Missionare eine neue Mission in Peru. Nach der Priesterweihe wurde P. Anton nach Ellwangen versetzt und mit der Pfarrei Eggenrot betraut. Er blieb dort bis 1947. Seine Freunde erinnern sich noch mit Nostalgie an den jungen Priester, der seine Berufung mit Begeisterung lebte und voll Eifer seiner Arbeit nachging. Dann wurde er zum Rektor des Missionshauses Josefstal ernannt, das an die achtzig Studenten beherbergte. Schließlich erhielt er 1950 Sendung nach Peru.
Am 12. Juni 1950 kam er im Hafen von Callao an. P. Anton erinnerte sich immer mit Wehmut an das erste Essen in Peru: Krabbensuppe mit Avocado Salat. Er reiste gleich nach Huánuco weiter, wo er am 23. Juni ankam. Nach einigen Tagen begab er sich nach Llata zum Patroziniumsfest. Am 2. August wurde er zum Pfarrer der neuen Pfarrei Cristo Rey in Huánuco ernannt, zu der auch der Bezirk San Pedro gehörte. Eine anspruchsvolle Arbeit erwartete ihn sowohl in materieller als auch in pastoraler Hinsicht. Er baute unter anderem das Pfarrbüro, besserte das Dach der Pfarrkirche aus, begann den Kirchenbau von San Pedro und errichtete das Haus, in dem sich derzeit das Noviziat der Comboni-Missionare befindet. Am 22. Dezember 1952 erreichte ihn die Nachricht vom Tode seiner Mutter.
Prälat von Tarma y Pasco
1958 wurden aus Teilen der Diözese Huánuco die Prälaturen Huamachuco und Tarma errichtet. P. Anton wurde zum Prälaten von Tarma und Pasco ernannt. Am 26. Juli 1958, dem Fest der heiligen Anna und Patronin der Pfarrei Tarma, ergriff Mons. Kühner von seiner Prälatur Besitz. Er wurde von Mons. Carlos Arce Macías, Bischof von Huánuco, in sein Amt eingeführt. Mit demselben Enthusiasmus, mit dem er sich den bisherigen Aufgaben gewidmet hatte, begann er nun seine neue Aufgabe. Am 2. Oktober 1964 wurde er von Papst Paul VI. zum Titularbischof von Avioccala ernannt und am 8. November in Rom während des Zweiten Vatikanischen Konzils von Kardinal Juan Landázuri Ricketts, Primas von Peru, zum Bischof geweiht. Mitkonsekratoren waren der Bischof von Rottenburg und Bischof A. Reiterer von Witbank/Südafrika. Die Diözese Tarma und Pasco wird die zweiundzwanzig Jahre seiner unermüdlichen Tätigkeit nicht vergessen. Er war nicht nur um das geistliche Wohl, sondern auch um den sozialen, kulturellen und materiellen Fortschritt der Bevölkerung bemüht. Ihm ist die Gründung der fünf „Clubs de Madres“ in der Stadt Tarma zu verdanken. Diese begannen als einfache Mitarbeiter der Caritas, entwickelten sich aber ständig und breiteten sich in allen Pfarreien aus. Mons. Anton hatte dadurch die Möglichkeit, seine Diözese besser kennenzulernen. Auf seine Initiative hin wurden in der Prälatur Tarma folgende Bauten aufgeführt: die Wallfahrtskirche Señor de Muruhuay; das Haus San Martín de Porres für Priester; ein Sozialzentrum in Huanuquillo und ein anderes in Cerro de Pasco; die Pfarrkirche Señor de Burgos; das St. Paulus Knabenseminar in Tarma. Er ließ viele Kirchen und Kapellen restaurieren. "Jeder Anfang ist schwer", schrieb Mons. Kühner über seine Tätigkeit in der Diözese, aber der großartige, religiöse und pastorale Eifer meiner Mitarbeiter, der Comboni-Missionare und vor allem die Gnade Gottes haben den Aufbau einer Ortskirche ermöglicht, trotz der geografischen Schwierigkeiten".
Bischof von Huánuco
Am 20. September 1980 machte er sich wieder auf den Weg nach Huánuco, dem Ort seiner ersten Tätigkeit als Missionar. Nun zieht er dort als Diözesanbischof ein. Innerhalb von acht Jahren besucht er die ganze Diözese, um die Gläubigen mit dem Wort Gottes zu beleben. Er spendet das Sakrament der Firmung und macht sich ein Bild von der Vorbereitung der Kandidaten. Vieles hat er in dieser kurzen Zeit realisiert. Wir erwähnen nur Einiges: Er stellte den Bau des Domes fertig; baute die Bischofswohnung und die Büros für die verschiedenen Diözesanämter; eröffnete das Priesterseminar wieder. Er selbst schreibt: „Die neuen Bezirke rund um die Stadt, in denen mehr als die Hälfte der Bevölkerung lebt, beginnen sich nach ihren religiösen Bedürfnissen zu organisieren. Das Gleiche gilt für die Pfarreien der Sierra. Besonderer Dank gebührt hier den Montfort-Missionaren von Paucarbamba, den Comboni-Missionaren von San Pedro und der Pfarrei Patrocinio. Die Diözese Huanuco betreut auch die Provinz Tocache und Uchiza, Zentrum des Kokaanbaus und des Drogenkartells. Nachdem der ‚Sendero Luminoso‘ dem Marxismus huldigte und die Weltrevolution zum Ziel hatte, kann man sich seinen unheilvollen Einfluss auf die gesamte Diözese vorstellen". Mons. Anton hatte die Freude, sieben Diözesanpriester zu weihen, die in den Seminaren in Arequipa und Cañete studiert hatten. Er bemühte sich gleichzeitig auch um das geistliche und intellektuelle Wohl seiner Diözesanen. Er förderte die Verehrung der Eucharistie, auch durch seine tägliche Feier der heiligen Messe. Viele Reisen hat er unternommen, um die 120 Dörfer rundum Tarma und die fast 500 der gesamten Prälatur zu besuchen, Beichten der Leute entgegenzunehmen und sie zu unterrichten. Dank seiner gesunden Natur konnte er bis vier Uhr nachmittags nüchtern bleiben. Die Gläubigen hörten ihm gerne zu, auch wenn sie ihn "nicht immer verstanden", wie sie manchmal sagten, denn sein Spanisch war nicht gerade perfekt. Er sorgte sich um das Wesentliche und überließ anderen die administrativen Angelegenheiten und Büroarbeiten. Er war sehr pünktlich. Als er die Prälatur verließ, konnte er sagen: "In 22 Jahren bin ich nur zweimal zu spät gekommen". Er hatte keine festen Termine für Besucher, empfing aber alle mit Herzlichkeit und Ruhe. Kurz gesagt, er war ein unkomplizierter Mensch. Wie oft habe ich ihn sagen hören: „Man ist einfach da“ (= was zählt, ist da zu sein). Große Pastoralpläne, Planungen, bei Versammlungen ausgearbeitete Projekte? Der Pastoralplan - sagte er - ist der anwesende Hirte“. Während er in den 50er Jahren die Teilnahme an Kursen und Versammlungen empfahl, war er in den 60er Jahren dem gegenüber eher skeptisch eingestellt, da er sich einerseits nicht von neuen Ideen anstecken lassen und nicht abwesend sein wollte: “Der Hirte – wiederholte er oft – muss bei seinen Schafen sein“. Mons. Anton war intelligent und auch als Bischof studierte er und bereitete für seine Seminaristen Vorlesungen in Philosophie und Theologie vor. “Wo findet er die Zeit?" fragte sich so mancher. „Er steht um vier Uhr morgens auf, um die Vorlesungen vorzubereiten“. Für die Bischofskonferenz war er „der Philosoph“. Jedes Problem von einiger Bedeutung beleuchtete er mit einigen grundlegenden Überlegungen. Ab und zu schickte er seinen Mitbrüdern im Bischofsamt tiefe Abhandlungen mit Einwänden und entsprechenden Antworten zu bestimmten Themen, wie Befreiungstheologie usw. Dasselbe tat er für seine Priester in Form von Hirtenbriefen. Einmal sagte ich zu ihm: "Bischof, ich habe versucht, ihren Hirtenbrief dreimal zu lesen, aber ich habe wirklich nichts verstanden". Er antwortete mir: "Pedro, du musst mehr Philosophie studieren".
Seine letzte Reise
Mons. Anton hatte seinen Neffen Matthias Tangel, einen ehemaligen Studenten der Comboni-Missionare, nach Peru eingeladen. Er hoffte, dass durch einen Besuch in der Mission dessen Berufung neu aufleben könnte. Der Bischof reiste nach Lima, um ihn auf dem Flughafen abzuholen und dann im Auto nach Huánuco zu bringen. Der Bischof fuhr gerne selber und auch schnell, aber an jenem Tag vertraute er einem Diakone seiner Diözese das Lenkrad an. Auf dem Rückweg, kurz nach Morococha, vor Oroya, geriet das Fahrzeug in einer Kurve ins Schleudern. Der Fahrer versuchte zu bremsen. Das Auto kippte um, nachdem es heftig gegen den Felsen geprallt war. Die beiden jungen Männer kamen mit viel Angst und einigen Kratzern davon. Der Bischof jedoch wurde schwer am Kopf verletzt und verlor eine Menge Blut. Schnell war Hilfe zur Stelle. Innerhalb einer halben Stunde war er im Krankenhaus von La Oroya: die Ärzte konnten aber nur mehr einen doppelten Herzinfarkt und den Tod bestätigen. Es war der 22. Januar 1991. Sr. René von La Oroya spendete ihm die Krankensalbung. R.I.P. (P. Peter Taschler mccj) P. Alois Eder