In Pace Christi

Ziller Amedeo

Ziller Amedeo
Data de nascimento : 12/07/1910
Local de nascimento : Taio TN/I
Votos temporários : 07/10/1930
Votos perpétuos : 01/11/1935
Data de ordenação : 28/03/1936
Data da morte : 08/11/1979
Local da morte : Verona/I

Affermare che è stato un pioniere non è bruciargli dell'incenso. Trent'anni, quasi continui, in Bassa California non è poco. Chi visita adesso quella penisola, a parte il clima tropicale e l'aridità del terreno, vi trova delle comodità. La sua capitale, La Paz, è collegata, almeno per mezzo di due voli al giorno con Città del Messico e Los Angeles; da qualche anno una strada asfaltata percorre tutta la penisola dall'estremo sud ai confini con gli Stati Uniti; nei negozi si può trovare praticamente tutto quello che c'è nei supermarket americani. Ma per i primi vent'anni di P. Ziller non era così. Per raggiungere La Paz dal nord c'era una specie di pista che permetteva un transito prudente solo agli autocarri e alle jeep. Per chi invece proveniva dall'«interno» del Messico, non c'era servizio regolare, né per mare né per cielo: bisognava aspettare anche una settimana e più a Mazatlàn, il porto sul Golfo di California più vicino a La Paz.

P. Ziller giunse in Bassa California con i primi comboniani nel 1948. Aveva allora 38 anni, essendo nato a Taio (Trento) nel 1910. Compiuto il noviziato a Venegono (1926-28), era stato prefetto a Trento (1931-36) - dove fu ordinato sacerdote il 28 marzo 1936 - e quindi vice-rettore a Padova (1936-38), Padre Spirituale a Riccione (1938-40) e, durante la guerra, Rettore della Chiesa della Trinità a Trento (1940-47). Arrivato in Bassa California, gli era stata affidata al principio la stazione di San Antonio, estesa quanto una normale diocesi italiana: andava dal Golfo di California all'Oceano Pacifico. Oltre ad attendere ai centri principali di El Triunfo, San Juan de los Planes, aveva molti piccoli ranchos da visitare. Almeno ogni due mesi andava a trovarli tutti. Dovette però presto lasciare quella stazione per andare ad attendere ad un'altra ancora più importante: quella di Todos Santos. Ma anche quella dovette lasciarla dopo un anno per trasferirsi a quella più grande ancora di Santa Rosalia, importante centro minerario, con circa 10.000 abitanti. Intorno vi sono miniere di rame e manganese. La chiesa, prefabbricata, su disegno di Eiffel, dopo essere stata esposta alla mostra di Bruxelles, era stata acquistata dalla Compagnia del Boleo, che possedeva miniere in Congo e anche quella di Santa Rosalia. P. Ziller ricordava spesso i disagi del primo anno: non c'era casa parrocchiale, i lavori andavano male perché la Compagnia era stata cacciata via dal Governo e non c'era a chi ricorrere per avere un'abitazione. Ottenute alcune lamiere di zinco le usò come pareti e tetto del suo «palazzo»: ufficio parrocchiale, stanza e cucina. Ma che caldo! Però i disagi materiali non gli impedivano di svolgere le sue attività parrocchiali: visita agli ammalati, ricerca di matrimoni da regolare, catechismo ai piccoli. E come ci teneva che non solo lo apprendessero a memoria, ma lo capissero e lo vivessero. Ci è capitato spesso, ascoltando le confessioni, di incontrare penitenti che facevano la loro accusa con ordine: «Primo comandamento: qualche volta non ho detto le orazioni; secondo comandamento: niente; terzo... quarto... ». Concludevamo: «Si vede che hanno studiato il catechismo con P. Ziller. Ci teneva all'ordine e all’esattezza, anche se a volte poteva riuscire un po' pedante. Una volta, dopo la recita del Rosario in una parrocchia, non la sua, venne da me scandalizzato: «ha sentito l'eresia nella recita del Pater noster? Sia fatta la tua volontà così in cielo come in terra!».

Seminari

P. Patroni, allora Provinciale, aveva conosciuto di che buona stoffa fosse P. Ziller e pensò di inviarlo nell'«interno» per cercare e formare delle vocazioni. Ma già prima, nel 1952, P. Sassella scriveva di P. Ziller: «Il 9 di maggio 1952 passò a Tepepàm (Messico) perché non avrebbe potuto fare un'altra estate a Santa Rosalía per la sua salute; per un periodo di riposo e per dedicarsi ad un lavoro preliminare per le vocazioni, a cui potrebbe dedicarsi opportunamente per la sua rettitudine, fortezza di carattere ed osservanza». Nella cittadina agricola di Sahuayo, nello stato di Michoacan (che appariva il più promettente dal punto di vista religioso e vocazionale) era parroco un compagno di studi alla Gregoriana di P. Sassella; egli fu contentissimo di dargli una mano per iniziare il seminario. P. Patroni, nel frattempo succeduto come provinciale, vi destinò P. ZiIler. La gente del posto aiutò molto ma, crescendo il seminario e i seminaristi, crescevano anche le fatture. Da Sahuayo non si poteva pretendere di più. Da Verona scrivevano: «Gli Americani devono aiutare, non essere aiutati!». Allora P. Ziller partiva per gli Stati Uniti a batter cassa, specialmente alle canoniche e presso benefattori che gli venivano indicati. Più volte gli fu chiusa la porta in faccia; in un quartiere nero di Chicago fu risparmiato solo perché si accorsero che era un Padre. In genere dopo un mese o due P. Ziller poteva tornare in Messico e pagare le fatture, riprendendo i lavori. Nel 1957 P. Patroni avvertì la necessità di aprire un secondo Seminario e, d'accordo col Vescovo Mons. Martin del Campo, trovò un terreno di cinque ettari a San Francisco del Rincón, nello stato di Guanajuato. Ancora cooperazione ed entusiasmo da parte della gente del posto, ma ancora la necessità di integrare le entrate con estenuanti visite negli Stati Uniti. In uno di questi periodi gli fu regalata una bella macchina Chrysler, ma dovette svenderla perché, considerata roba di lusso, non gli fu possibile importarla nel Messico. P. Patroni scriveva di lui nel 1955: «È un uomo di virtù e di iniziativa; però un po' pettegolo in alcune cose e fisso nelle sue idee. Come Superiore della Scuola apostolica fa bene perché tiene disciplina, dà formazione soda ai ragazzi e si fa amare. Quando uno conosce il suo carattere vi si adatta volentieri a vivere con lui perché è uomo di sacrificio e di carità». Ultimi anni Terminato il Seminario venne in I talia per le vacanze (1965-66); poi chiese e ottenne di far ritorno in Bassa California. Però gli avevano giovato poco le ferie, anzi gli erano venuti disturbi di cuore e diminuzione della vista. Non era più l'instancabile pioniere. Andò volentieri nella stazione assegnata (La Paz), incominciò con fervore, ma i suoi disturbi gli suggerirono di cambiare nella speranza di stare meglio e lavorare di più. Lo si accontentò una, due, tre volte. In ogni modo si andava mostrando sempre zelantissimo. Anche ora ad anni di distanza la gente di Guerrero Negro, di San Ignacio, di Santa Rosalia, di Mulegé, domanda di lui. Vari mesi li passò anche nel Seminario di La Paz come padre spirituale. Sapeva dare una formazione seria. A parte che, a volte, per la sua meticolosità riusciva pesantino, ai seminaristi, specie ai più grandi, non dispiaceva. Più di una volta ho sentito seminaristi elogiarlo dicendo: «Sa comprenderci». Ci teneva a dire che i suoi nonni venivano dall'Austria. Del tedesco aveva la precisione. Una volta, quando era in seminario ed era insieme confessore di un convento di suore, rimandò indietro la macchina che era venuta a prenderlo... venti minuti in anticipo. Quando ritornò in Italia la prima volta, andò a visitare vari parenti dei confratelli del Messico e registrò conversazioni per fare loro sentire le voci dei parenti, ma diceva con rammarico che ciò non era bastato a rimuovere completamente una certa freddezza nei rapporti con i confratelli, dovuta appunto al suo carattere esigente. Forse i disagi sofferti durante la prima guerra mondiale lo portarono a certe forme di risparmio che sembravano tirchieria. A San Francisco non aveva francobolli e un confratello di passaggio era costretto ad andare alla posta e acquistarli. Aveva un frigorifero, ma era sempre vuoto e spento. Si sapeva però che i risparmi andavano a finire in spese necessarie per le cappelle o per il Seminario. Nel 1975, a causa della sua salute, fu assegnato alla chiesa vicino al Seminario di San Francisco del Rincón, dove rimase fino al suo rientro definitivo in patria, per circa due anni. Fu in questo periodo che cominciò a lavorare alla biografia di un grande missionario ed esploratore, il gesuita P. Eusebio Kino, nativo, come lui, della Val di Non. La biografia fu pubblicata poco prima della morte di P. Ziller. Avrebbe desiderato morire a San Francisco del Rincón, ma nel 1978 venne in Italia per portare a termine la sua pubblicazione e per non essere di peso ai confratelli in Messico. Morì dopo un periodo di degenza e cura in Casa Madre a Verona, 1'8 novembre 1979.                     (P. Giovanni Giordani)

Da Mccj Bulletin n. 127, marzo 1980, pp.75-78