In Pace Christi

Squaranti Antonio

Squaranti Antonio
Data de nascimento : 14/03/1837
Local de nascimento : Boscochiesanuova VR/I
Data de ordenação : 21/03/1863
Data da morte : 16/11/1878
Local da morte : Khartoum/SD

Quando Comboni stava cercando un sostituto al defunto don Dal Bosco, il rettore del seminario, mons. Dorigotti, fece il nome di don Antonio Squaranti che era stato curato al suo paese e ora lo era nella parrocchia di San Paolo in Campo Marzio. Il Vescovo di Verona, mons. di Canossa approvò: “Ho preposto all’Istituto l’ottimo mio sacerdote don Antonio Squaranti, il quale coadiuvato da un distinto maestro dei novizi, formerà certo dei buoni candidati per la missione”.

Don Antonio era nato nel 1847 a Chiesanuova, Verona. Da ragazzo pare sia stato nel Collegio Accoliti di Verona, frequentando i corsi nel seminario vescovile. Le poche note del ginnasio lo dicono: “Ottimo ed eminente; in liceo distinto in ogni materia per chiarezza d’idee, facilità di interpretazione ed esposizione, memoria sicura, buon criterio, assai notevole e buonissimo in scienze naturali. In teologia: valde bonus, eminentia, disciplina maxima laudabilis, spes optima”. Non era un colosso di salute, anzi era piuttosto gracile, ma come sacerdote era molto apprezzato.

Missionario del Comboni

Entrò nell’Istituto comboniano il 1° luglio 1872. Era un anno straordinario quel 1872: Comboni aveva appena fondato l’Istituto femminile, quello cioè delle suore Pie Madri della Nigrizia, aveva iniziato la stampa degli Annali dell’Associazione del Buon Pastore ed era stato eletto Provicario apostolico dell’Africa centrale. In settembre sarebbe partito per l’Africa alla guida di una sua spedizione missionaria. Con tutta questa carne al fuoco urgeva la presenza di un buon rettore che guidasse l’istituto maschile e anche quello femminile.

Come primo gesto, il nuovo rettore, cioè don Squaranti, scrisse di suo pugno lo “stato del personale” dell’Istituto, annotando i dati personali di Comboni e suoi, oltre che degli altri missionari. Ma altri grossi problemi lo attendevano: trovare una superiora che fosse una vera formatrice delle Suore missionarie, consigliare Comboni nel trovare un’adeguata sistemazione ai missionari Camilliani che lavoravano nell’Africa centrale alle dipendenze di Comboni e che reclamavano una loro missione (e fu loro assegnata quella di Berber); c’era anche da studiare la situazione delle Suore francesi dell’Apparizione che avevano lavorato con Comboni prima ancora che fondasse l’Istituto delle Pie Madri. Inoltre c’era da provvedere al mantenimento dei missionari e delle suore. Don Squaranti, infatti, era anche amministratore dei due Istituti.

L’angelo del consiglio

Dobbiamo dire che, nonostante la sua giovane età si comportò meravigliosamente bene. Don Rolleri scrisse di lui: “Porre a fianco di mons. Comboni il più capace soggetto che si trovi tra noi… per quanto io conosca le cose ed i soggetti, oso affermare che l’unico soggetto all’uopo è il solo nostro carissimo don Antonio Squaranti”. Lo stesso Comboni scriveva al Mitterrutzner nel 1878: “Sono molto contento di aver meco don Squaranti che oltre ad essere buon amministratore economicissimo, è un angelo di consiglio”. Nelle sue relazioni mons. Comboni non manca di mettere in evidenza il contributo dato dallo Squaranti per l’inizio e lo sviluppo dell’Istituto delle Pie Madri.

Nel 1876 Comboni deve difendersi presso Propaganda Fide da una nuova campagna di calunnie mossegli contro da alcuni collaboratori. Ma non ci sono solo amarezze: il 15 ottobre 1876, a Verona, le prime Pie Madri della Nigrizia emettono la loro professione religiosa. Don Squaranti ha preparato quel momento con tanta preghiera e saggi suggerimenti.

Intanto Roma riconosce la piena innocenza di Comboni e lo nomina Vescovo dell’Africa centrale. I denigratori sono obbligati a lasciare la missione. Sembra che sui nuovi Istituti comboniani sia tornato a splendere il sole. Anche don Squaranti, dopo sei anni di fedele lavoro nelle retrovie, riceve il via per l’Africa.

Il 3 dicembre1877 mons. Comboni parte per il Cairo con una nuova spedizione missionaria, comprendente pure le prime cinque Pie Madri della Nigrizia. Dieci giorni dopo, 13 dicembre, anche don Squaranti s’imbraca. “È partito solo e ultimo della carovana – scrisse don Rolleri - come il soldato che, finita la battaglia, lascia il campo trafelato e stanco”. Il 1° febbraio 1878 è partito per Khartoum insieme a Comboni.

Morire per amore

Il Sudan intanto viene colpito da una lunghissima siccità che provoca fame e morte. Seguono tremende inondazioni che distruggono capanne e villaggi, quindi arriva la pestilenza. I missionari danno fondo a tutte le loro risorse e si coprono di debiti per venire incontro a tante necessità. Ma intanto la malaria e il tifo mietono vittime anche tra le loro file.

Comboni teme in particolare per don Squaranti che non è abituato al clima africano e che designa come suo Vicario generale. Allora lo manda a Berber, lontano dal contagio e dall’epidemia. Ma don Squaranti non se la sente di lasciare Comboni da solo e lo raggiunge…

Scrive Comboni: “Il pio e bravo don Squaranti… lo avevo mandato a Berber soprattutto per sottrarlo alla minacciante epidemia, appena mi accorsi che s’appressava dopo le piogge, essendo il primo anno che si trovava in Africa centrale; ma quando seppe, dopo 40 giorni dacché si trovava in Berber, che a Khartoum tutti i sacerdoti erano ammalati di febbre, e che molti soggetti della missione erano morti, e che io di preti mi trovavo solo in piedi, sicché mi convenne per oltre un mese di fare da vescovo, parroco, amministratore, superiore, infermiere ecc. ecc. per venire in mio aiuto, parte da Berber sopra una barca, e dopo 15 giorni giunse a Khartoum più morto che vivo perché la febbre e l’epidemia l’avevano colpito negli ultimi quattro giorni di viaggio. Furono vane le nostre cure di ben 12 giorni: tutto fuoco di carità e pienamente rassegnato, volò agli eterni riposi, lasciandomi in una grande desolazione”

Don Antonio Squaranti, il fedele rettore e amministratore, è morto per un atto di amore verso il suo Vescovo che, da solo, lottava contro la malattia e la morte che aleggiava sulla missione di Khartoum. “La sua perdita non è mai stata abbastanza pianta dalla nostra missione” ha scritto don Matteo Kirchner.

P. Lorenzo Gaiga

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            Iniziò lo Stato Personale di Verona, scrivendo di sua mano i dati personali di Comboni e i suoi (SPV, 1-2): "Nato 14 marzo 1837 a Chiesanuova, Verona, sacerdote, proveniente da S. Paolo in Campo Marzio, Verona, entrato l luglio 1872, partito pel Cairo 13 dicembre 1877. Rettore dell'Istituto". Don Rolleri aggiunse: "Partì solo e l’ultimo della carovana, come il soldato che trafelato e stanco si ritira, o parte dal campo finita la battaglia. Morì in Khartum il dì 16 novembre 1878" (SPV, 2). E nello Stato Personale del Cairo: "D. Antonio Squaranti, veronese, fu rettore a Verona, indi amministratore generale, arrivato al Cairo 13 dicembre 1877, partito per l'interno della missione il 1 febbraio 1878. Morì a Khartum il 16 novembre 1878 a 42 anni" CSPC, 20; Def. 269).

            La figura dello Squaranti è già nota per il contributo da lui dato all'opera del Comboni, e si rimanda perciò a quanto fu scritto in varie pubblicazioni, tra cui il vivace profilo di p. Raffaele Gagliardi, Squaranti, Editrice Nigrizia 1958, pp. 30, e l'Elogio funebre di d. Francesco Manini, Verona, 1879, pp. 20. La parte che egli ebbe nella penosa controversia camilliana richiede una trattazione a parte. Qui diamo soltanto alcune testimonianze autorevoli per mettere in luce le sue doti e i suoi meriti.

            Ordinato sacerdote il 21 marzo 1863, sembra fosse stato nel Collegio Accoliti di Verona, frequentando i corsi del seminario vescovile. Le poche note del ginnasio lo dicono ottimo o eminente; in liceo "distinto in ogni materia per chiarezza d'idee, facilità di interpretazione ed esposizione, memoria sicura, buon criterio. Assai notevole o buonissimo, in scienze naturali, acume di interpretazione". In teologia: "valde bonus, eminentia, disciplina maxime laudabilis, spes optima" (B/20S/8).

            Non era un colosso, anzi era piuttosto gracile. Ma al suo paese e a S. Paolo in Campo Marzio, dove era stato inviato come curato, era molto apprezzato. Tanto che quando il Comboni stava cercando un sostituto al defunto Dal Bosco, il rettore del seminario, mons. Dorigotti, suggerì lo Squaranti, e il Canossa approvò, scrivendo a Propaganda il 1 febbraio 1872: "Ho preposto all'Istituto l'ottimo mio sacerdote d. Antonio Squaranti, il quale, coadiuvato da un distinto maestro dei novizi, formerà certo, coll'aiuto di Dio, dei buoni candidati per la missione" (A/l/9/0 . Intendeva forse don Luciano Rosa, spesso nominato nella corrispondenza del tempo, e che fungeva da padre spirituale.

            Don Rolleri scriveva dal Cairo al Canossa il l aprile 1876: "Porre a fianco di mons. Comboni il più capace soggetto che si trovi presentemente tra noi ... per quanto io conosca le cose ed i soggetti ... oso affermare che l'unico soggetto all'uopo, almeno attualmente, sarebbe il solo nostro carissimo d. Antonio Squaranti, e nutro anche tutta la fiducia ch'egli avrebbe il voto di tutti" CA/28/3/4). A questa testimonianza del Rolleri fa stridente contrasto la seguente di Propaganda dello stesso anno: "Il sacerdote Squaranti, che l'istesso Rolleri segnala per uomo zelante ed assennato, venne inviato nel Cairo per rimediare ai mali che d. Rolleri minacciava di fare. Ora questi (Squaranti), scrivendo all'Em. Canossa così si esprimeva: Non è che l'odio il più accanito e inveterato prodotto dell'ambizione più pazza che ha fatto muovere questa terribile guerra al provicario. "Il capo della cospirazione è il p. Stanislao Carcereri, e cieco.... strumento don Rolleri" CA/l/7/l8p).

            Quando al Comboni fu dato un amministratore, la scelta cadde sullo Squaranti. Lo stesso Comboni scriveva al Mitterrutzner da Cairo il 26 gennaio 1878: "Sono molto contento di aver meco d. Squaranti, che oltre ad essere buon amministratore economicissimo, è un angelo di consiglio" (A/16/4/31). Lo stesso Squaranti ci lasciò il diario di questo suo viaggio con la carovana del Comboni, dal 13 dicembre 1877 al 22 settembre 1878 (A/29/8). Squaranti scrisse da Khartum anche al Canossa, il 6 maggio e 26 luglio 1878, informandolo con senso di misurato equilibrio (A/28/30/l,2). Nelle sue relazioni a Colonia e a don Giulianelli mons. Comboni non manca di mettere in evidenza il contributo dato dallo Squaranti per l'inizio e sviluppo dell'Istituto delle Pie Madri (A/16/17/2/762-766; A/17/6/50).

            Un vero tributo di ammirazione scrisse Comboni nella sua relazione al Canossa sulla carestia: "Ma l'angoscia più desolante, ed il più fiero colpo che mi oppresse e mi sprofondò in un oceano di amarezza e cordoglio, fu la perdita irreparabile che fece la missione dell'incomparabile d. Antonio Squaranti, braccio destro dell'opera santa, e mio angelo di consiglio e di conforto" e cui Dio nei suoi imperscrutabili ma sempre amorosi consigli mi toglieva dal fianco, per cingerlo di quella corona che è riserbata alle anime giuste. Uomo di intemerata lealtà, di rettitudine e fedeltà senza paragone, pio, dotto, umilissimo, obbediente, zelantissimo della gloria di Dio e della salute dell'anime, e tutto fuoco per la redenzione della Nigrizia, questo degno sacerdote che Verona, e soprattutto la parrocchia di S. Paolo non dimentica ancora pel gran frutto che vi colse mercé il suo zelo sacerdotale, m'era stato generosamente accordato dallo zelo ferventissimo di V.E ... nella direzione degli Istituti di Verona, nel qual uffizio importante e delicatissimo, per ben sei anni non interrotti avea mostrato quanto senno ed attività possedesse quell'anima grande, e quante bellissime virtù adornassero questo fiore di prete" (A.B.P., 20, 8-12).

            Scrivendo a Propaganda il 2 gennaio 1879 Comboni aggiunge questi particolari: "Il pio e bravo d. Squaranti .... Lo avea mandato a Berber in visita, soprattutto per sottrarlo alla minacciante epidemia, appena m'accorsi che si appressava dopo le piogge, essendo il primo anno che si trovava in Africa Centrale; ma quando seppe, dopo 40 giorni dacché si trovava in Berber, che a Khartum tutti i sacerdoti erano ammalati di febbre, e che molti soggetti della missione erano morti, e che io di preti mi trovava solo in piedi, sicché mi convenne per oltre un mese di fare da vescovo, parroco, amministratore, superiore, infermiere, etc. etc. per venire in mio aiuto, parte da Berber sopra una barca, e dopo 15 giorni giunse in Khartum più morto che vivo, perché la febbre e l'epidemia l'avea colpito negli ultimi 4 giorni di viaggio. Furono vane le nostre cure di ben 12 giorni: tutto fuoco di carità, e pienamente rassegnato, volò agli eterni riposi, 1asciandorni in una grande desolazione" (A/13/40).

            Don Matteo Kirchner, scrivendo al Comboni nel 1880, gli augurava: "Iddio le dia a suo tempo un degno coadiutore, qua1 sarebbe stato quell'incomparabile ed irreparabile caro d. Antonio Squaranti, perdita mai abbastanza pianta dalla nostra cara missione" (A/5/5/3). Quando fu stampato l'elogio funebre cui si accennò sopra, mons. Comboni ch'era in Italia, annotò nella sua agenda di averne inviato copia a 17 personalità ed istituti (A/18/29, 181).

Da P. Leonzio Bano, Missionari del Comboni 3, p. 90-92