Lunedì 16 ottobre 2017
«I missionari laici a vita sono pochi. Troppo pochi. Sono più popolari oggi forme di laicato missionario legate al volontariato internazionale o all’impegno come famiglia, a tempo determinato. Ma una Chiesa in salute si esprime anche con forme di donazione personale totale». Erano chiamati i “fratelli”. Alcuni insegnavano il catechismo, erano eccellenti nel canto liturgico e si prendevano cura di chiese e cappelle. La maggior parte, invece, costruiva scuole, luoghi di culto, ospedali… Si intendevano di infermieristica e di cucina. Non mancavano i barbieri. Vivevano e lavoravano quasi in simbiosi con i “padri”. Nelle vecchie missioni del Pime in India, Cina e Myanmar il nome di alcuni di questi missionari laici è più ricordato di quello dei vescovi. Li ha fatti grandi (e santi) l’amore sconfinato per la gente, le missioni, la Chiesa e Dio. Erano tempi di scarsa elaborazione teologica, ma profonda spiritualità e duro lavoro. Fratel Felice Tantardini, di cui parla il fascicolo allegato e che speriamo di vedere presto beato, è partito per l’allora Birmania nel 1922 ed è morto nel 1991.