Venerdì 18 luglio 2025
I vertici cattolici del Sud Sudan descrivono la drammatica situazione del paese chiedendo di fermare le armi e di favorire l’ingresso di aiuti umanitari. “Chiediamo ai nostri leader di governo e di opposizione: avete davvero a cuore questo paese e il suo popolo o siete solo preoccupati e ossessionati dalla ricerca del potere e della ricchezza?”, si legge nel messaggio indirizzato ai politici a conclusione dell’Assemblea annuale della Provincia Ecclesiastica, tenuta a Juba dal 7 all’11 luglio. [Al centro, nella foto: il cardinale Stephen Ameyu Martin Mulla dell’arcidiocesi di Juba. Nigrizia]
I vescovi del Sud Sudan ai politici:
“Basta violenza, ascoltate la sofferenza del popolo”
“Chiediamo ai nostri leader di governo e di opposizione: avete davvero a cuore questo paese e il suo popolo o siete solo preoccupati e ossessionati dalla ricerca del potere e della ricchezza?” Non usano giri di parole i vescovi del Sud Sudan nel lungo messaggio indirizzato al presidente Salva Kiir e al suo esecutivo a conclusione dell’Assemblea annuale della Provincia Ecclesiastica, tenuta a Juba dal 7 all’11 luglio sul tema: “Giustizia e pace si abbraccino” (Salmo 85:10). Una lettera di denuncia delle insostenibili condizioni in cui versa la popolazione, vittima della disastrosa crisi economica, di istituzioni assenti e corrotte, della carenza di cibo, di assistenza umanitaria e sanitaria, e dell’aggravarsi dei conflitti.
“È con il cuore pesante e addolorato che esprimiamo il nostro sgomento per ciò che affrontiamo quotidianamente: notizie di bombardamenti aerei e agguati, imboscate armate su strade, fiumi e autostrade, scontri militari, riduzione dello spazio civico e restrizioni ai media, scontri mortali nei siti di accampamento e nei villaggi, rapimenti e stupri, devastanti incursioni a livello comunitario, detenzioni e allarmanti ostilità e insicurezza in tutto il Sud Sudan”, scrivono i vescovi. “Vediamo comunità distrutte, vite innocenti perse, persone ferite, reclutamento forzato da parte delle famigerate bande criminali comunemente note come ‘niggers’, e cittadini e famiglie costretti a fuggire dalle loro case nella paura e nel dolore, aggravati dalle difficoltà economiche e dalla fame”, ha aggiunto.
I vertici cattolici richiamano le élite politico-militari alla responsabilità, attribuendo le molteplici crisi in atto alla mancata attuazione delle disposizioni di sicurezza previste dall’Accordo di Pace Rivitalizzato del 2018, che pose fine a cinque anni di una guerra civile che provocò oltre 400mila morti e 2 milioni e mezzo di sfollati. Le elezioni, inizialmente previste nel 2023, sono state più volte posticipate a causa della mancata implementazione di tali accordi e infine fissate a dicembre 2026.
“Non abbiamo sofferto abbastanza a causa delle armi mortali e delle uccisioni insensate nelle nostre amare esperienze passate? Non abbiamo visto troppo spesso come la violenza abbia messo a tacere le speranze del nostro popolo e paralizzato la pace e lo sviluppo?” chiedono. Per i vescovi la violenza in corso nel paese è indifendibile perché è motivata da ragioni politiche e rappresenta un tradimento da parte dei leader politici.
“Nonostante le ripetute assicurazioni del presidente della Repubblica, Sua Eccellenza Salva Kir Mayardit, che non riporterà il Sud Sudan in guerra, e anche le dichiarazioni pubbliche dei leader dell’opposizione che si impegnano ad attuare gli accordi di pace, continuiamo ad assistere alla mancanza di passi concreti per la pace e la riconciliazione”.
Ricordando le parole di papa Francesco durante il suo storico pellegrinaggio in Sud Sudan nel febbraio 2023, che invocavano la pace implorando ai politici di “voltare pagina”, i prelati osservano che invece “si sta erroneamente adottando l’azione militare al posto di un dialogo autentico, come soluzione per affrontare le divergenze politiche e sociali”.
“La continua violenza politicamente motivata non è giustificata; è un tradimento della vostra nobile vocazione”, proseguono i vescovi con una supplica e un’esortazione: “Cessatela e dimostratevi i legittimi e veri protettori del popolo del Sud Sudan, i custodi della Costituzione come legge suprema del paese e i custodi dell’integrità territoriale. Come cristiani e credenti in Dio, siamo chiamati a essere testimoni di pace e giustizia. Vi esortiamo a diventare strumenti di riconciliazione e guarigione”.
Infine un appello: “Chiediamo un accesso umanitario immediato e senza ostacoli in tutte le zone di conflitto. Ciò include la creazione di corridoi protetti per la distribuzione degli aiuti, la concessione di esenzioni fiscali sui beni umanitari per le organizzazioni religiose e umanitarie che servono la popolazione vulnerabile e sofferente del Sud Sudan”.