Venerdì 12 dicembre 2025
“Nel nostro gruppo di amicizie – circa un migliaio – non abbiamo tutti la stessa visione della vita e le stesse opinioni di fede; però ho ascoltato con profonda gioia una parola di Papa Leone: l’unità dei cristiani è una forza che deve far crescere l’unità fra le genti. Un modo un po’ ecclesiastico di esprimere un’idea forte: la Chiesa non esiste per se stessa, ma per servire l’umanità e il mondo. Ed è, in fondo, il vero senso dell’Incarnazione che celebriamo nel Natale. A voi tutti, pace e gioia e un 2026 un po’ meno triste e angosciante”, scrive padre Gian Paolo Pezzi da Butembo (RD. Congo).

Vi scrivo nella vigilia del mio compleanno: 83

Carissim@,
Natale è tempo di auguri, fine d’anno tempo di bilanci ma, per essere sinceri, soprattutto tempo di una maggior presa di coscienza che per me spazia in tre campi.

Le mie attività di servizio missionario. Direi che siamo a “buon tempo stabile”. Cinque erano i progetti extra programmati al mio rientro a Butembo lo scorso anno:

(1) Stampa del libretto Mkusanyo ya sala.
(2) Traduzione al kinande (Usikaye omubiri waghe) del libro Heshimu mwili wako. Entrambi sono arrivati in porto senza problemi.
(3) Manuale di Animazione Missionaria e
(4) Libro di racconti in swahili: sono già redatti in un 80%. Grazie all’appoggio economico della mia Parrocchia, spero che il Manuale possa essere stampato prima di Pasqua e il Libro di racconti durante il 2026.
(5) L’iniziativa sulla cultura Nande Unasi Ng’Ulindi è partita bene e siamo già al quarto foglietto di divulgazione.

Per quanto riguarda le altre due attività abituali, la Newsletter su Giustizia e pace e integrità del creato continua a uscire regolarmente; per quanto riguarda l’Animazione Missionaria e le visite alle parrocchie – la ragione principale della mia presenza in diocesi – devo condividere due informazioni.

Una buona. Nella Chiesa l’Animazione Missionaria iniziò con un sacerdote di Avellino, padre Paolo Manna nel 1916 con il nome Unione Missionaria del Clero. Da allora sono fioriti nella Chiesa – diocesi e parrocchie – i ben conosciuti Gruppi Missionari. Eravamo prima dei documenti del Concilio Vaticano II, delle Encicliche di Paolo VI e Giovanni Paolo II e della lettera di Paolo VI Graves et increscentes del 1966. Guidati da questi documenti, nella Diocesi di Butembo-Beni – grazie ai suggerimenti del Vescovo – abbiamo rinnovato il senso e gli obiettivi dell’Animazione Missionaria. Solo due parrocchie avevano opposto reticenze. Ora, proprio nel Mese Missionario, grazie allo Spirito, entrambe hanno accolto a cuore aperto questo nuovo cammino, realizzando così un passo nell’unità sinodale della diocesi.

Una meno buona. A causa dell’insicurezza che domina nella nostra regione, in questi mesi non è stato possibile visitare quella dozzina di parrocchie su 74 che rimanevano. Più di una volta, quando il programma era già stabilito, è arrivato il messaggio: “Non venite, sono entrati in parrocchia i Mai-Mai o l’Adf o i militari”. Anche il Papa ha parlato della carneficina di Biambwe, una parrocchia che avevano visitato qualche mese fa. Ma soprattutto ci dispiace – a me e alla suora comboniana egiziana – che il colore della pelle sia oggi un ostacolo. Alcuni parroci hanno paura che vedendo “bianchi” e confondendoci con l’abominevole MONUC, le bande militari che infestano la diocesi possano fare brutti scherzi.

Questo mi porta a condividere una parola sulla realtà ancora troppo instabile di questo Paese che deve alla sua immensa estensione – quasi otto volte l’Italia – e ancor più alla sua inesauribile ricchezza di essere vittima di troppe ingerenze e soprusi. Stati Uniti, Europa, Cina e Russia si alternano in un gioco geopolitico e di rapina di minerali preziosi che lascia la gente nella miseria, nella paura, nell’incertezza e nell’insicurezza del domani. L’ipocrisia internazionale è palpabile. Eccetto il Papa, quasi nessuno ne parla. L’indifferenza delle autorità locali permette a chiunque abbia un’arma di fare il bello e il cattivo tempo. Al punto che la gente ormai spera che, con gli accordi firmati il 4 dicembre scorso, “vengano gli Stati Uniti a prendere la nostra ricchezza, ma almeno senza la guerra”.

Vi scrivo nella vigilia del mio compleanno: 83. Dice la Bibbia, settanta per tutti e per i più forti ottanta. Tutto il resto, sembra dire, è in più e quindi: attenzione, prendi coscienza. Del resto, non passa mese che non mi raggiunga la notizia della morte di un amico, di un compagno, di un conoscente più o meno coetaneo. Rattrista un po’, ma mi aiuta a tenere ben aperti gli occhi. I libri che, nei pochi ritagli di tempo fra un’attività e l’altra, riesco a leggere, mi riaprono sprazzi di cielo o squarci di tenebre sul passato recente e lontano. Una presa di coscienza sempre più profonda del senso degli avvenimenti e degli incontri, fossero pure errori o peccati, gioie o successi, gesti di bontà o di egoismo. Diceva un saggio (Paolo Curtaz): “Quando ci avviciniamo al mistero di Dio, scopriamo il nostro volto; quando ci accostiamo alla Verità di Dio riceviamo in contraccambio la verità su noi stessi. Confessare l’identità di Cristo ci restituisce la nostra profonda identità. Per scoprire chi siamo veramente, specchiamoci nello sguardo di Dio”.

È quanto mi ritrovo a fare ogni giorno immerso in un ritmo di “chiamate” spesso inaspettate che si uniscono a quelle abituali: incontri via zoom, rivelazioni sulla vita di persone conosciute, persone che sembravano estranee e che si fanno vicine. Aveva ragione Frère Christian, il priore di Tibhirine, rapito e poi ucciso assieme a sei suoi confratelli nella primavera del 1996, quando – riferendosi forse al Natale – scriveva: “Gesù è ciò che accade quando Dio parla senza ostacoli nel cuore di un uomo”.

Nel nostro gruppo di amicizie – circa un migliaio – non abbiamo tutti la stessa visione della vita e le stesse opinioni di fede; però ho ascoltato con profonda gioia una parola di Papa Leone: l’unità dei cristiani è una forza che deve far crescere l’unità fra le genti. Un modo un po’ ecclesiastico di esprimere un’idea forte: la Chiesa non esiste per se stessa, ma per servire l’umanità e il mondo. Ed è, in fondo, il vero senso dell’Incarnazione che celebriamo nel Natale.

A voi tutti, pace e gioia e un 2026 un po’ meno triste e angosciante.

Padre Gian Paolo Pezzi, mccj
Butembo, dicembre 2025