In Pace Christi

Cioffi Francesco

Cioffi Francesco
Geburtsdatum : 15/01/1935
Geburtsort : Cassino
Zeitliche Gelübde : 09/09/1960
Ewige Gelübde : 09/09/1963
Datum der Priesterweihe : 23/10/1960
Todesdatum : 02/11/2006
Todesort : Verona

P. Francesco Cioffi (15.01.1935 – 02.11.2006)
P. Francesco Cioffi è un frutto dell’animazione vocazionale di P. Enrico Farè che andava nei vari seminari d’Italia a prospettare ai giovani l’ideale missionario. Così, il 14 maggio 1958, Francesco scrisse al Superiore Generale dei Comboniani: “Il sottoscritto Cioffi Francesco, alunno del terzo corso teologico nel Pontificio Seminario Regionale di Salerno, chiede alla S.V. Ill.ma l’alto onore ed il grande favore di essere ammesso in uno dei vostri noviziati per poter così seguire la divina chiamata alla vita religiosa e missionaria. Inoltre chiedo di essere ricevuto alla fine dell’anno scolastico perché, se vado a casa, sono sicuro che mi impediranno di venire…”. Quest’ultima battuta lascia intravedere l’opposizione della famiglia al suo desiderio di farsi missionario.
L’intervento da Verona di P. Leonzio Bano, incaricato delle vocazioni, risolse ogni difficoltà e Francesco poté entrare in noviziato, non il 2, ma il 4 luglio e con la benedizione del papà, il quale, tuttavia, non riuscì a superare l’impatto e morì di dispiacere pochi mesi prima dell’ordinazione sacerdotale del figlio missionario. Così, almeno, afferma il figlio Filippo.
Francesco Cioffi, primo di tre figli, era nato a Cassino perché il papà, Noè, era brigadiere della locale stazione dei Carabinieri. La sua infanzia fu travagliata dai noti avvenimenti bellici che colpirono Cassino. Era il 1944 quando la mamma Luisa con i tre figli, sotto l’imperversare dei bombardamenti, lasciò il paese e, a piedi, percorse i duecento chilometri per giungere a Vico Equense, il loro paese di origine, dove c’erano dei parenti. Certamente quelle giornate e quella fuga incisero sull’animo di Francesco che aveva, allora, 9 anni e possono spiegare anche la depressione che lo ha accompagnato per lunga parte della sua vita. Egli stesso, spiegando alcuni atteggiamenti di paura al suo superiore in Brasile, P. Francesco Rinaldi Ceroni, li attribuiva all’insicurezza degli anni dell’infanzia.
In noviziato incontrò, come maestro dei novizi, P. Pietro Rossi, il quale lo trovò “emotivo, timido, impressionabile, ingenuo, impacciato, troppo minuzioso, confuso, non tanto costante, con tendenza allo scoraggiamento, ma cordiale, di notevole spirito di sacrificio, obbediente, devoto e zelante. Soffre di frequenti mal di testa”.
Il 9 settembre 1960 emise i primi voti e partì per Troia con l’incarico di insegnante nella scuola apostolica. Il 23 ottobre dello stesso anno fu ordinato sacerdote a Troia da Mons. Antonio Pirotto. Al momento dell’ordinazione sacerdotale, non essendo ancora professo di voti perpetui, fu incardinato nella diocesi di Khartoum da Mons. Agostino Baroni. Nel 1961, lasciato l’insegnamento a Troia, fu destinato a Thiene come incaricato dell’animazione missionaria, ma dopo un anno, ricevette la destinazione per il Brasile.
Dal luglio del 1962 P. Francesco fu vice parroco a Guararema, nella circoscrizione di Espírito Santo (diocesi di São Mateus), nel Brasile Sud. Vi rimase fino al 1964, poi passò a Ecoporanga sempre come vice parroco e responsabile dei villaggi. Quindi, da 1967 al 1973, fu a Montanha, ancora come vice parroco. Il suo superiore, P. Ceroni, scrisse di lui: “Mette vero impegno nella visita alle cappelle della parrocchia, cura molto lo spirito di carità. In casa si vive molto bene e tutti andiamo d’accordo. Anche con la gente è molto paziente e si dedica totalmente ad aiutare gli altri, specie i poveri. Forse è un po’ semplice per cui si fida troppo di chi tenta di imbrogliarlo. Dà conto esatto di tutto ciò che entra ed esce e chiede sempre i piccoli permessi. Accetta con umiltà le osservazioni e cerca di correggersi. Gli piace molto lavorare nel ministero sacerdotale missionario. È un po’ debole di salute ed è soggetto a qualche esaurimento. Appoggio in pieno l’ammissione ai voti perpetui perché è un elemento che lavora per la gloria di Dio, il bene delle anime e della nostra amata Congregazione”.
Trascorse le vacanze tra il 1974 e il 1975 a Troia, dedito ancora all’animazione missionaria, ma nel luglio del 1975 era nuovamente in Brasile, a Mantenópolis, come vice parroco. Prima di lasciare la missione, scrisse al Superiore Generale: “Terminate le vacanze, vorrei tornare in Brasile per continuare a lavorare per il popolo brasiliano che amo molto”.
Nel 1977 passò ad Aguia Branca, come vice parroco. Dal 1980 al 1981 fu parroco a Sucupira do Norte, nel Brasile Nord, ma nel 1981 passò a Pimenta Bueno, Brasile Sud, come vice parroco. Dal 1984 al 1985 fu vice parroco a Cacoal e dal 1985 al 1992, a Nova Venécia. Intanto la sua salute peggiorava per cui, dal 1993 al 1997, fu a Verona in cura. Sentendosi ristabilito, chiese insistentemente di tornare in missione. Dal 1997 al 1998 rimase a São Mateus come addetto al ministero e dal 1998 al 1999, con lo stesso incarico, a São José do Rio Preto. Nell’ottobre del 1999, però, dovette tornare definitivamente a Verona per curare la depressione che andava aggravandosi.
La vita di P. Francesco si può riassumere tutta in questi quarantasei anni di vita sacerdotale e missionaria, 35 dei quali trascorsi in Brasile e undici in Italia. Ma anche quando era in Italia, custodiva nel cuore la speranza di poter tornare in missione. La missione lo sosteneva e gli dava le motivazioni per vivere e per lottare. Infatti, quando seppe che non sarebbe più tornato in Brasile, subì un ulteriore crollo psicologico.
P. Francesco era molto buono, semplice e mite, preferiva soffrire piuttosto che dare un dispiacere agli altri. Ha avuto tanti bei momenti, specie quando era nell’apostolato diretto nei villaggi del Brasile, ma dagli anni novanta in poi ha avuto molti alti e bassi che gli hanno procurato una grande sofferenza interiore perché era tormentato da scrupoli e pensieri ossessivi. L’amore per la missione è stato il punto fermo che lo ha sostenuto, che lo ha animato nel suo cammino di sofferenza. Finché ha potuto, si è tenuto in esercizio ripassando il portoghese, leggendo la Bibbia in questa lingua e chiedendo a tutti informazioni sulle missioni del Brasile.
Il Signore lo ha premiato risparmiandogli l’agonia della morte. Si è addormentato la sera e, verso le tre del mattino, è morto senza accorgersene: infatti, l’infermiera che era passata a vederlo alle due, ha visto che dormiva tranquillamente, ma quando è passata per un altro controllo, alle tre, ha fatto appena in tempo a raccogliere il suo ultimo respiro. È morto per collasso cardiocircolatorio il 2 novembre, lo stesso giorno in cui, nel 1959, era morto il suo papà.
P. Giovanni Munari, alla notizia della morte, ha scritto: “Ci uniamo anche noi Comboniani del Brasile Sud alla preghiera di suffragio che fate per il nostro fratello Francesco Cioffi, improvvisamente scomparso. Con lui, con voi, con la sua famiglia, celebriamo la Pasqua, il suo grande e definitivo incontro col Signore. Siamo particolarmente grati a Francesco per i lunghi anni passati tra noi in diverse missioni e per il legame profondo che ha sempre mantenuto con il nostro gruppo del quale si è sentito parte viva anche negli ultimi anni di Verona, quando sentiva più forte il limite imposto dalla malattia. Gli siamo grati per quello che ha piantato e lasciato in Brasile. Non è uno che ha sprecato la sua vita in cose inutili. Andando qua e là trovo persone che domandano di lui e lo ricordano. È l’essenziale: riuscendo a vivere volendo bene e facendosi voler bene. Non è l’amore l’unica cosa che resta? P. Francesco adesso interceda anche per noi come noi intercediamo per lui”.
Dopo il funerale in Casa Madre, la salma è stata traslata nel cimitero di Verona, nel settore dei Missionari Comboniani.
(P. Lorenzo Gaiga).