In ricordo di mons. Camillo Ballin: “Un missionario che si spingeva in avanti”

Immagine

Lunedì 13 aprile 2020
“Mons. Camillo Ballin era un missionario che si spingeva in avanti, sempre sul filo de rasoio, in situazioni incresciose, fiducioso in Dio. Si è spinto in avanti fino alla fine… fin dove il suo Signore lo aspettava, sorprendente come sempre, per accoglierlo col suo abbraccio d’Amore, che lo ha riscattato dalla sofferenza per la Vita Eterna: era il giorno di Pasqua, il 12 aprile dell’anno 2020, la Pasqua del coronavirus” (P. Manuel Augusto). In allegato pubblichiamo alcuni messaggi di condoglianze, tra cui di Mons. Francisco Montecillo Padilla, Nunzio Apostolico in Kuwait e negli altri Paesi del Golfo, del Superiore General dei Missionari Comboniani, P. Tesfaye Tadesse, e di altre personalità e amici di Mons. Ballin.

In ricordo di Mons. Camillo Ballin
(24-6-1944 - 12-04-2020)

Mons. Camillo Ballin (24-06-1944 – 12-04-2020)

1. I miei primi incontri con P. Camillo Ballin ebbero luogo a Roma, nel contesto dei suoi soggiorni romani per la collaborazione al Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica (PISAI) e per la preparazione della sua tesi presso il Pontificio Istituto Orientale Il Cristo e il Mahdi, La comunità cristiana in Sudan, nel suo contesto islamico (EMI, Bologna 2001). L’Istituto Comboniano deve a Mons. Camillo questo contributo alla conoscenza di un periodo drammatico della storia della prima generazione di missionari e missionarie comboniani che soffrirono la prigionia durante la rivoluzione mahdista (1881-1898) nel Sudan.

2. Poi mi sono incrociato di nuovo con lui, agli inizi degli anni 2000. Lui era in Egitto e dava del suo meglio al funzionamento di Dar Comboni, il Centro per gli Studi Arabi e d’ Islamistica, per il Dialogo con l’Islam, che i comboniani stabilirono al Cairo. P. Camillo stava spendendo la sua vita missionaria tra il Sudan (dal 1969 al 1972 e poi dal 1990 al 2000) e l’Egitto (dal 1972 al 1990 e poi dal 2000 al 2013) e per molti di noi incarnava la figura del missionario comboniano identificato con la missione primigenia dell’Istituto, appunto la presenza missionaria in terre d’Egitto e Sudan. La sua consacrazione episcopale e l’assegnazione al Vicariato prima del Kuwait (2.9.2005) e poi dell’Arabia del Nord (31.5.2011) hanno portato ancora più lontano e ad una donazione totale questa sua identificazione con la missione cristiana nel mondo islamico.

3.- Nel 2012 l’ho rivisto a Kuwait, in una visita che gli ho fatto per preparare un dossier sulla Chiesa negli Emirati Arabi, per la rivista missionaria portoghese Além-Mar, di Lisbona. È stato il momento in cui mi sono avvicinato di più a lui, alla sua visione missionaria e ho potuto apprezzare il suo impegno apostolico e il suo sentire ecclesiale. Lui si è dato premura di accompagnarmi nei soggiorni nei vari emirati e ho potuto vederlo pastore in contatto con i suoi sacerdoti, con le comunità cristiane. Lo guidava una preoccupazione: aiutare a radicare la Chiesa in quei contesti islamici, aiutando i migranti cristiani a sentirsi Chiesa locale, localizzata in un contesto sfidante, come è appunto quello islamico.

4.- Durante il mio sabbatico del 2015 e nell’anno seguente, per una felice coincidenza, ho potuto soggiornare a Riyadh, la capitale dell’Arabia Saudita, durante la quaresima e accompagnare le comunità cristiane in preparazione alla Pasqua. In una delle volte, lui è potuto venire: viveva il sogno di costruire il centro cattolico e la cattedrale nel Barhain, il che avrebbe facilitato anche la sua presenza in Arabia Saudita. Questo sogno ha avuto un felice inizio e illuminava il suo presente impegno missionario… fino al momento in cui gli sviluppi della sua salute (l’evoluzione del tumore) lo fermarono, in modo improvviso, proprio a Riyadh

5. E così mi son trovato di nuovo con lui, stavolta nell’ospedale Gemelli di Roma dove fu ricoverato d’urgenza. Prima, nelle visite durante la settimana per gli esami medici; poi portandolo all’ospedale per gli incontri con i medici per vedere eventuali percorsi da seguire. La serenità e fiducia in Dio lo accompagnavano, come anche il desiderio di potere ritornare nel Vicariato: tante erano le cose, le persone, le urgenze che lo aspettavano. Lui non si sbilanciava e scherzava: “Sembra che (invece di ritornare) debba scrivere l’omelia per il mio funerale!”.

Mons. Camillo Ballin era un missionario che si spingeva in avanti, sempre sul filo de rasoio, in situazioni incresciose, fiducioso in Dio. Si è spinto in avanti fino alla fine… fin dove il suo Signore lo aspettava, sorprendente come sempre, per accoglierlo col suo abbraccio d’Amore, che lo ha riscattato dalla sofferenza per la Vita Eterna: era il giorno di Pasqua, il 12 aprile dell’anno 2020, la Pasqua del coronavirus.
P. Manuel Augusto Lopes Ferreira, mccj

Chi era mons. Camillo Ballin?

Camillo Ballin nacque a Fontaniva (provincia di Padova ma diocesi di Vicenza) il 24 giugno 1944.

Entrò prima nel seminario di Vicenza e poi nel 1963 passò al noviziato della congregazione dei comboniani, dove emise la professione perpetua il 9 settembre 1968. Il 30 marzo 1969 venne ordinato sacerdote. Nel 1970 venne inviato in Libano e in Siria a studiare l'arabo. Nel 1971 fu prima viceparroco e poi parroco nella parrocchia di rito latino di San Giuseppe, nel quartiere Zamalek del Cairo. Dal 1977 al 1980 studiò al Pontificio istituto orientale di Roma. Dal 1981 fece ritorno in Egitto, come docente all'istituto di teologia del Cairo e come superiore provinciale dei comboniani.

Dal 1990 al 1997 venne trasferito in Sudan e poi ritornò a Roma per il dottorato. Nel 2000 si spostò nuovamente in Egitto.

Il 14 luglio 2005 venne nominato vicario apostolico del Kuwait. A consacrarlo vescovo il cardinale Crescenzio Sepe, allora prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli il 2 settembre 2005 nella cattedrale della Sacra famiglia di Kuwait City. Come motto episcopale scelse In Verbo Tuo.

Morì a Roma il 12 aprile 2020 all'età di 75 anni.

Condoglianze
(Vedi anche gli allegati)

I Missionari Comboniani sono grati per i messaggi di condoglianze per la scomparsa di Mons. Camillo Ballin MCCJ arrivate fino al giorno 15 aprile alle ore 10:00:

  1. Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Parolin
  2. Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Fernando Filoni
  3. Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Miguel Ayusot MCCJ
  4. Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Georg Alencherry Arcivescovo Maggiore della Chiesa Cattolica dei Syro-Malabaresi, India
  5. Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Abune Berhaneyesus Arcivescovo Metropolita di Addis Abeba e Presidente della Conferenza Episcopale d’Etiopia
  6. Sua Eccellenza Reverendissima Mons Francisco Montecillo Padilla, Nunzio Apostolico in Kuwait e negli altri Paesi di Golfo
  7. Sua Eccellenza Mons Paul Hinder OFM Cap. Vicario Apostolico del Sud Arabia
  8. Sua Eccellenza Reverendissima Mons Pierbattista Pizaballa, Amministratore Apostolico Patriarcato Latino, Gerusalemme
  9. Sua Eccellenza Reverendissima Mons Giacinto- Boulos Marcuzzo, Vicario Patriarcale Latino, Gerusalemme
  10. Sua Eccellenza Reverendissima Mons Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti
  11. Sua Eccellenza Mons Josef Ender, già Nunzio Apostolico a Khartoum
  12. Sua Eccellenza Mons Daniel Adwok Marko Kur, Vescovo Ausilaire di Khartoum per la Regione Pastorale di Kosti
  13. P. Mario Pezzi, già comboniano, Presbitero dell'Equipe responsabile internazionale del Cammino Neocatecumenale
  14. Padre Gianfranco Lunardon, Assistente Generale dei Camilliani
  15. P. Antony Lopez, OFM Cap. Cancellerie del Vicariato del Nord Arabia, Kuwait
  16. P. Peter OFM Cap. già Vicario Generale di Mons Camillo
  17. Madre Sr. Luigina Coccia Superiora Generale delle SMC
  18. Sr Alicia Vacas, Superiora Provinciale delle Comboniane del Medio Oriente
  19. P. Richard Kyankaga mccj, Superiore Provinciale dei MCCJ del EGSD, lettera alla famiglia
  20. P. Diego Sarrió Cucarella, M.Afr., Preside di Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica, Roma
  21.  Messaggi e-mail da vescovi comboniani
  22.  Messaggi dai confratelli comboniani e dalle consorelle che hanno conosciuto Mons. Camillo

Dal Vicario patriarcale latino. Gerusalemme
“In paradisum deducant te angeli … Requiescat in pace”

A tutti i cari confratelli vescovi della CELRA
A Padri, Fratelli e Sorelle Missionari/e Comboniani/e del Sudan e dell’Egitto
Ai Missionari delle comunità del Vicariato apostolico dell’Arabia Settentrionale
Alla famiglia Ballin.

Ci auguriamo una Buona Pasqua di risurrezione del Signore, e esprimiamo, nello stesso tempo, reciprocamente le condoglianze per la dolorosa dipartita del nostro carissimo vescovo Camillo Ballin. Il Signore l’ha voluto con se nella croce della malattia e della morte, lo accolga anche nella beatitudine della sua risurrezione. “In paradisum deducant te angeli … Requiescat in pace”. Mi unisco pienamente alla lettera di condoglianze del segretario della nostra CELRA. Da amico nella missione in Egitto e Sudan, e da confratello nell’episcopato mi sento il dovere di condividere qualche altro ricordo sul nostro caro Mons. Camillo.

In febbraio scorso eravamo a Roma per la CELRA e l’abbiamo visitato, durante una pausa dall’ospedale, nella casa dei Padri Comboniani all’EUR. Ci sembrava sereno e apparentemente in uno stato buono (vi mando con semplicità una foto di quella visita del 21 febbraio ’20). Abbiamo parlato tanto della sua opera apostolica e dei suoi piani per il futuro. Ci ha mostrato, con una certa fierezza, le foto della sua nuova cattedrale a Bahrein, già a un buon punto di costruzione, ma non ancora completamente terminata. Avevamo pregato tanto per la sua guarigione. Ma il Signore l’ha voluto con se nella gloria della sua risurrezione, proprio nel giorno di Pasqua!

L’avevo conosciuto e stimato quando ero ancora nel Sudan, negli anni ’70, e poi come confratello vescovo nella Conferenza Episcopale Latina delle Regioni Arabe. Lo ricordiamo come un grande sacerdote missionario, colto, bene inculturato nel paese delle sue missioni, e intraprendente; molti, infatti, l’hanno apprezzato come grande promotore del “Dar Comboni-Cairo”, per la formazione culturale dei missionari (sacerdoti, religiosi/e e laici) nei paesi del Medio Oriente, e autore di un testo, redatto molto bene e adottato anche da altre università, per imparare la lingua e la cultura araba.

È stato poi uno zelante e attento vescovo nei paesi dell’Arabia del Nord (Kuwait, Bahrain, Qatar e Arabia Saudita…). Forte del suo motto episcopale “In Verbo tuo”, ha saputo attingere dalla Parola di Dio e dall’entusiasmo per la missione il coraggio di dimostrare il suo amore per tutti e persino di attirare la simpatia dei re e altri responsabili musulmani di quei paesi. Soprattutto, era una persona buona, fedele e responsabile e sicura.

Serbava un amore speciale per la Terra Santa, che ha visitato molte volte, soprattutto per il Patriarcato Latino di Gerusalemme, la Custodia di Terra Santa e la Domus Galilaeae dei Neocatecumenali. Mi vengono alla mente adesso, con una certa commozione e ammirazione, le numerose conversazioni avute con il caro Camillo sulla pastorale, sulle missioni e persino sulla lingua di certe traduzioni arabe. 

Raccogliamo con amore la sua vasta eredità spirituale, missionaria, culturale e umana. Speriamo di viverla, continuarla e trasmetterla con fede, speranza e ottimismo perché.

Rinnovati auguri di ogni bene nel Signore Risorto.
+ Giacinto-Boulos Marcuzzo
Vicario patriarcale latino. Gerusalemme