Il significato della parabola di Gesù sui segni del tempo o il tempo dei segni risulta allora chiaro: l’umanità non deve ripetere il tragico rifiuto della verità e della grazia, come gli ebrei al tempo di Geremia e di Gesù stesso, ma deve piuttosto scoprire la presenza del Salvatore, discernere i segni dei tempi e porsi alla sequela di Gesù per essere salva nel suo nome.

È a lui che guardiamo con attenzione e con amore

Ger 38,4-6.8-10; Salmo 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53

Il racconto nella prima lettura, della persecuzione e della condanna a morte di Geremia, perché il suo messaggio non è conforme ai disegni ed alle attese dei capi, prelude a quello della passione di Gesù, tutto preso dalla tensione e dal desiderio di compiere la sua passione, per portare a termine il disegno di salvezza. Egli vuole proprio accendere il fuoco che purifica e discrimina, lo Spirito che brucia. Non è casuale che il profeta di Nazaret sia assimilato a uno degli antichi profeti, e proprio a Geremia, perseguitato e oppresso. Egli vive nell’ultima fase del regno di Giuda che si chiude con la distruzione di Gerusalemme, del tempio e con la deportazione del re con tutta la sua famiglia e i dignitari di corte.

Anche Gesù è diretto a Gerusalemme dove si compirà il suo esodo. Lungo la strada parla ai discepoli per prospettiva del suo destino di profeta contestato e rifiutato dagli uomini, ma salvato da Dio. Per esprimerlo egli parla della sua missione facendo ricorso alle immagini dell’incendio e dell’immersione nell’acqua: “Sono venuto a portare fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!” Sono immagini che spiegheremo più avanti.

Per quanto riguarda Geremia, mentre l’esercito di Nabucodonosor assedia la città santa, egli propone la resa per evitare un massacro. Dice apertamente a nome di Dio che “la città sarà data in mano all’esercito del re di Babilonia che la prenderà”. Quattro dignitari di corte si presentano al re Sedecia e propongono la condanna a morte del profeta per il suo tradimento. Scoraggia i guerrieri e tutto il popolo.

Il re consegna loro il profeta, la cui sorte sarà intrecciata con quella della città di Gerusalemme e del suo popolo. Lo fanno calare con corde dentro la cisterna che per fortuna, nel periodo estivo, è priva d’acqua. Comunque si prospetta una morte lenta e terribile, poiché Geremia affonda nel fango. Geremia aveva iniziato la sua avventura fidandosi della promessa di Dio: “io sono con te per salvarti”. Ma, dov’è Dio? Tuttavia anche in questa situazione drammatica, il profeta continua a fidarsi di Dio.

La supplica del salmo responsoriale esprime e illustra la fiducia del profeta. Infatti, Dio ascolta la supplica di Geremia e interviene per liberarlo. Egli si serve della mediazione di un etiope, un funzionario straniero che intercede a favore di Geremia presso il re, che dà ordine di tirarlo fuori dalla cisterna “prima che muoia”. Questa storia personale di Geremia prefigura quella di tutti i giusti che affidano la loro causa o sorte al Signore. Gesù stesso affiderà la sua vita tra le mani del Padre. Ma si tratta anche di una mima profetica, nel senso che Geremia si fa l’icona vivente della vicenda del suo popolo. Anche Israele sarà liberato più tardi da uno straniero: Ciro re di Persia.

Gesù invece vuole rivelare la natura particolare che il tempo assume a seguito della sua presenza o venuta. E’ tempo di scelte coraggiose, di decisioni radicali, di fedeltà pagata a caro prezzo. L’insieme del brano è un invito pressante a rendersi conto dell’importanza decisiva del momento. Gesù utilizza tre parole che evocano eventi sconvolgenti. Il fuoco che devasta e distrugge, o che purifica e richiama lo Spirito Santo. Il battesimo: Gesù dice che “ha da essere battezzato con un battesimo, per annunciare la sua morte”. E la terza parola è la divisione. Questo fuoco e questo battesimo non portano la pace, ma la divisione, la spada che penetra e sconnette i rapporti interpersonali. La saggezza consiste nel saper discernere questo tempo della vigilanza, della decisione e delle scelte.

Il significato della parabola di Gesù sui segni del tempo o il tempo dei segni risulta allora chiaro: come attraverso l’osservazione del tempo atmosferico si prendono determinate decisioni, così attraverso il discernimento dei segni posti dalla presenza di Cristo nel mondo, l’uomo deve trarre delle conseguenze che influiscono sulla propria condotta o esistenza. In altre parole, l’umanità non deve ripetere il tragico rifiuto della verità e della grazia, come gli ebrei al tempo di Geremia e di Gesù stesso, ma deve piuttosto scoprire la presenza del Salvatore, discernere i segni dei tempi e porsi alla sequela di Gesù per essere salva nel suo nome.
Don Joseph Ndoum