Messaggio del Superiore Generale a tutte le province e comunità

14 Settembre, S. Croce 2004

Carissimi Confratelli,
Ci stiamo preparando al 10 Ottobre, festa di San Daniele Comboni. Come ogni anno, celebreremo la festa in modo solenne, ma quest’anno siamo chiamati a celebrarla in modo tutto speciale: è la prima festa dopo la canonizzazione del 5 Ottobre 2003.

Con la canonizzazione, Comboni è presentato a tutta la Chiesa tra i missionari santi, perché noi tutti possiamo cercare “ nella loro vita un esempio, nella loro comunione la solidarietà, nella loro intercessione l’aiuto” (LG n.51) Di più: nel messaggio del Santo Padre per la giornata missionaria mondiale, Comboni è presentato come esempio di apostolo ed evangelizzatore. Dice Giovanni Paolo II:“L’intero Popolo di Dio, in ogni momento del suo pellegrinaggio nella storia, è chiamato a condividere la “sete” del Redentore (cfr Gv 19,28). Questa sete di anime da salvare fu sempre fortemente avvertita dai Santi: basti pensare, ad esempio, a santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni, e a Mons. Comboni, grande apostolo dell’Africa, che ho avuto la gioia recentemente di elevare all’onore degli altari”.

A noi allora il compito ed il dovere di dare solennità particolare alla festa del nostro Fondatore. A noi il dovere di ispirarci a lui, come ci ricorda la Regola di Vita: “I missionari Comboniani ispirano la loro vita personale e il servizio missionario alla testimonianza di vita di Daniele Comboni, che si distinse per la sua dedizione totale alla causa missionaria per la quale parlò, lavorò, visse e morì” (Cf RV 1-2).
Viene spontaneo, allora, chiedere a San Daniele Comboni quella grazia che egli stesso ha desiderato per i suoi missionari: essere santi e capaci, come lui!

1. Santi e capaci: queste parole suonano antiche, fuori moda; sanno a slogan vecchio o, addirittura,sembrano parole senza senso o non presentabili come programma di vita del missionario. Eppure sono reali, sono programma di vita per l’evangelizzatore. Sono parole che Comboni ha scritto alla fine della sua vita. In genere, gli anni e l’esperienza ci portano ad essere essenziali, a dare importanza a ciò che veramente conta.

2. Santi e capaci: é straordinario come Comboni sintetizzi in due parole tutto quello a cui un missionario deve attenersi per essere evangelizzatore, vero strumento di Dio e operaio del Regno. Santi e capaci: é ciò che resta in Comboni dopo una vita di sudore, di viaggi, fondazioni, costruzioni, contatti, preoccupazioni, programmazioni e problemi. Ciò che alla fine conta è essere santi e capaci! Con queste due parole Comboni dice che non si può fare vera evangelizzazione senza santità e senza capacità.

3. Santi e capaci: più di cento anni dopo, nella RedemptorisMissio, il Papa conferma: “Il vero missionario è il santo…La rinnovata spinta verso la missione ad gentes esige missionari santi”Aggiungiamo anche che se la missione esige santità, la santità, a sua volta, esige la missione.

4. Santi e capaci: é la santità che spinge Comboni ad una attività sacra, a una azione che è fedeltà assoluta alla propria identità missionaria, al piano di Dio su di lui, al luogo, al proprio posto;fedeltà ai suoi missionari ed al suo popolo; fedeltà anche, alla propria vocazione, alla sua scelta di servizio.

La santità missionaria, allora, non è spiritualismo disincarnato, perché la santità non ci rende solo più spirituali, ma anche più umani. La santità ci avvicina al Dio che vuole essere servito nei fratelli più poveri e dimenticati.

Buona festa in comunione con tutta la famiglia comboniana.

P. Teresino Serra
Superiore Generale
San Daniele Comboni