Lunedì 24 agosto 2015
“Per essere una squadra d’impatto, non è sufficiente che la leadership consista di cinque persone, anche se legate tra loro da una serena accettazione reciproca e buona comunicazione. Ci dovrebbe essere una diversificazione delle competenze e delle capacità interconnesse con le sfide pluralistiche che la missione/evangelizzazione e la vita interna dell’Istituto esprimono. Di sicuro, la presenza di due Fratelli arricchirebbe e diversificherebbe notevolmente il Consiglio Generale con una maggiore apertura alla dimensione sociale, che comprende non solo i fratelli ma le molte sorelle, come pure la maggior parte del movimento missionario laico”, scrive P. Francesco Pierli che è stato Superiore Generale dal 1985 al 1991.

 

“Nell’evangelizzazione e missione ci sono oggi due dimensioni costitutive: il religioso e il sociale. Il primo mira a impiantare profondamente e cementare nel cuore degli uomini la fede in Gesù per una conversione personale e olistica. I sacramenti hanno molto a che fare con questa dimensione a seconda delle diverse fasi della vita umana, in modo che le Chiese locali possano essere solidamente stabilite. La dimensione sociale, invece, mira all’impatto sociale della fede in modo che l’evangelizzazione sia socialmente trasformativa per eliminare e liberarci da tutti i tipi di peccati sociali e di strutture di peccato a livello umano e ambientale”.
 

Tutti i Comboniani sperano che il XVIII Capitolo Generale sia un’occasione eccezionale per un nuovo slancio missionario nell’Istituto, una sorta di salto di qualità. L’elezione della nuova leadership sarà una componente fondamentale di questo nuovo slancio. Vorrei condividere alcuni suggerimenti per la scelta del nuovo Consiglio Generale.

Centrato sulla persona, leader entusiasti e audaci

Un giorno, un confratello mi ha detto che avrebbe votato per una certa persona come nuovo provinciale. Quando gli ho chiesto il motivo della scelta, mi ha detto che la sua decisione si basava sul fatto che la persona da lui scelta: pregava con devozione, indossava il camice per la Messa e conosceva la Regola di Vita quasi a memoria. Ho commentato che io stavo cercando un santo, non un “santino” (in italiano questa parola - che significa piccolo santo - ha una connotazione sia diminutiva che dispregiativa). Il “santino” è colui che trasforma la Buona Novella in leggi,in canoni, in rubriche e diventa schiavo di loro. Gli scribi e i farisei erano “santini”. I farisei avevano trasformato tutto in prescrizioni; ne avevano 613, più 1521 divieti per il solo sabato! Gesù si allontana totalmente da una simile mentalità e atteggiamento: il sabato è stato fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato (Mc 2,27).

I santi non sono mai stati incapsulati in sistemi legalistici e burocratici. Ricordiamo Daniele Comboni, Oscar Romero, Ezechiele Ramin. Anche Papa Francesco sembra muoversi in questa direzione. Abbiamo bisogno di ispirazione audace, nuovi orizzonti, iniziative innovative, di superare la logica di statistiche e di profitto economico. Don Tomba il successore di Don Nicola Mazza, era timoroso e introverso; per un missionario del calibro di Comboni non c’era altra scelta che lasciarli. Egli traboccava di parresìa, cioè di audacia apostolica! (At 4,31).

Evangelizzazione: i religiosi e le dimensioni sociali

Nell’evangelizzazione e missione ci sono oggi due dimensioni costitutive: il religioso e il sociale. Il primo mira a impiantare profondamente e cementare nel cuore degli uomini la fede in Gesù per una conversione personale e olistica. I sacramenti hanno molto a che fare con questa dimensione a seconda delle diverse fasi della vita umana, in modo che le Chiese locali possano essere solidamente stabilite. La dimensione sociale, invece, mira all’impatto sociale della fede in modo che l’evangelizzazione sia socialmente trasformativa per eliminare e liberarci da tutti i tipi di peccati sociali e di strutture di peccato a livello umano e ambientale.

Paolo VI, dopo i viaggi in America Latina, Africa e Asia, scioccato dalle spaventose e disumanizzanti condizioni di vita della stragrande maggioranza delle popolazioni, ha dato un enorme impulso alla Dottrina Sociale della Chiesa con la Populorum progressio (1967), l’Octogesima adveniens (maggio 1971), La Giustizia nel Mondo (ottobre 1971) e l’Evangelii Nuntiandi (1975). Papa Francesco sembra condividere la stessa visione; in Evangelii Gaudium, il capitolo più lungo (capitolo IV), parla della dimensione sociale dell’Evangelizzazione. L’attenzione sociale è ancora più energicamente instillata da Papa Francesco nelle comunità cristiane e nel mondo in generale con l’enciclica sociale Laudato Si’, nella cura della nostra casa comune.

Permettetemi ora di trarre una conclusione a livello di Consiglio Generale. Se la leadership dell’Istituto deve essere al servizio dell’evangelizzazione in tutte le sue dimensioni, vorrei affermare con forza che la presenza di un solo Fratello nel Consiglio Generale è del tutto insufficiente per accompagnare e incrementare le dimensioni sociali dell’evangelizzazione. Tanto più che le persone incaricate dei segretariati nella Curia sono sacerdoti. Credo fermamente che due Fratelli sarebbero una bella cosa. Sarebbe come inviare un chiaro messaggio che i Comboniani prendono l’Evangelizzazione olistica molto seriamente. Potrebbe anche avere un effetto valanga sulla promozione vocazionale dei Fratelli.

Competenza complementare e diversificazione

È comunemente accettato che l’elemento geografico non dovrebbe avere più alcuna attinenza con il mondo missionario! Che dire del Consiglio Generale? Per essere una squadra con una leadership d’impatto non è sufficiente essere solo in cinque, anche se legati tra loro da una serena accettazione reciproca e buona comunicazione. Ci dovrebbe essere una diversificazione delle competenze e delle capacità interconnesse con le sfide pluralistiche che la missione/evangelizzazione e la vita interna dell’Istituto esprimono. Di sicuro, la presenza di due Fratelli arricchirebbe e diversificherebbe notevolmente il Consiglio Generale con una maggiore apertura alla dimensione sociale, che comprende non solo i Fratelli ma le molte sorelle, come pure la maggior parte del movimento missionario laico. La presenza nell’amministrazione generale di vari segretariati non è sufficiente ad assicurare una leadership diversificata; i segretariati operano a livello di gestione e di amministrazione e non a livello di leadership e di governance. Dove i Comboniani sono mancanti – è mia convinzione personale – non è a livello di amministrazione e di gestione, ma di leadership, di discernimento e di orientamento. C’è carenza di visione, di ispirazione, di vigore  e di entusiasmo, con un drammatico crollo della speranza.
Pierli Francesco