Domenica 19 gennaio 2020
Nel primo anniversario della firma del «Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune» La Civiltà Cattolica pubblica un nuovo volume della Collana digitale "Accenti" dedicato a questo tema, con la prefazione del cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. [Foto V
aticano: Comitato sulla Fratellanza umana  (ANSA)]

"Fratellanza" è uno strumento per la comprensione più approfondita e personale di ciò che è accaduto ad Abu Dhabi, il 4 febbraio scorso, dei termini del  Documento sulla Fratellanza Umana,  firmato in quell'occasione dal Papa con il Grande Imam di Al-Azhar, Al-Tayyib, e della fratellanza come percorso concreto e potente «sfida all’apocalisse». Non una fratellanza come aspirazione astratta e consolatoria, ma come fattivo e praticabile criterio di convivenza, e quindi urgente criterio politico. E' così che La Civiltà Cattolica presenta il nuovo volume della collana digitale Accenti curata dai gesuiti e sviluppata intorno a parole- chiave ispirate all'attualità.

Cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot.

5 le sezioni che compongono il volume con la Prefazione del cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, che oltre a guidare il Pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso è anche il presidente dell’«Alto Comitato per la Fratellanza umana», istituito per attuare gli obiettivi del Documento.

L'impegno della Chiesa per il dialogo è la missione originaria

Abu Dhabi è stato "un momento significativo nel cammino del dialogo interreligioso", "una nuova finestra aperta per dare orizzonti più approfonditi al cammino di dialogo" e così "proseguire sulla strada della fratellanza, della pace e della convivenza comune", ma sempre - esordisce il cardinale Guixot nella Prefazione - nell'ambito del tracciato indicato dal Concilio Vaticano II e poi "dilagato" con le Dichiarazioni conciliari Nostra Aetate e Dignitatis Humanae e con iniziative quali la Giornata mondiale di preghiera per la pace ad Assisi e la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo Pellegrini della verità, pellegrini della pace (volute da san Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI). "Pertanto  - rimarca il porporato - l’impegno della Chiesa cattolica per il dialogo interreligioso che apre le vie della pace e della fraternità, fa parte della sua missione originaria e affonda le sue radici nell’avvenimento conciliare".

Insieme si può costruire un nuovo futuro

Tutto il Documento - nato da una riflessione congiunta in ambito musulmano e cattolico , ma condivisibile da altri - è pervaso dalla convinzione che "insieme si possa e si debba lavorare con coraggio e fede per recuperare la speranza in un nuovo futuro per l'umanità". E' dunque un testo impegnativo - scrive il cardinale - un "punto di non ritorno" che richiede, a ogni uomo e donna, riflessione, studio e sforzo di diffusione.

Non è infatti un caso - fa notare il cardinale Guixot - che il Papa durante il suo recente Viaggio in Thailandia e Giappone abbia voluto regalare copia della Dichiarazione di Abu Dhabi al Patriarca supremo dei buddisti, al Wat Ratchabophit Sathit Maha Simaran Temple di Bangkok, con l'auspicio di poter contribuire "alla formazione di una cultura di compassione, di fraternità e di incontro, tanto qui come in altre parti del mondo" (Visita al Patriarca Supremo dei Buddisti, Bangkok, 21 novembre 2019). E sulla "cultura della compassione", Francesco - ricorda ancora il cardinale Guixot ha "ugualmente insistito durante gli incontri in Giappone".

"Ecco dunque -  conclude la prefazione  - che il testo della Dichiarazione di Abu Dhabi si va facendo sempre pià strada anche al di là della relazioni tra cristiani e musulmani" abbracciando, e qui il cardinale Guixot cita il Documento stesso - "tutti coloro che credono che Dio ci abbia creati per conoscerci, per cooperare tra di noi e per vivere come fratelli che si amano".
[Vaticannews]

Il Documento firmato ad Abu Dhabi.
La forza “politica” della fratellanza

Si intitola “Fratellanza. Dal Documento di Abu Dhabi la sfida alla retorica dell’apocalisse” il nuovo volume della collana digitale «Accènti», della Civiltà Cattolica. La pubblicazione — attraverso parole-chiave ispirate dall’attualità — raccoglie e aggiorna il patrimonio di contenuti e riflessioni accumulato sin dal 1850 dal periodico dei gesuiti. Autore della prefazione — che pubblichiamo in questa pagina — all’ultimo numero della collana è il cardinale presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Il porporato spagnolo presiede anche il «Comitato superiore per l’attuazione del Documento sulla fratellanza umana» composto da studiosi e leader delle principali religioni.

(Miguel Angel Ayuso Guixot) Non vi nascondo che non è la prima volta che mi è richiesta una riflessione sul Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune, siglato il 4 febbraio scorso a Abu Dhabi, da Papa Francesco e dall’imam al-Tayyeb. Eppure, credetemi, sono sempre contento di portare il mio contributo perché davvero il Documento firmato ad Abu Dhabi è stato un momento altamente significativo nel cammino del dialogo interreligioso e non solo per il dialogo islamo-cristiano. Sono pertanto grato di questa ulteriore iniziativa della «Civiltà Cattolica» che ci offre, con questo numero della collana «Accenti», un’ottima occasione per approfondire la riflessione su tale Documento.

Fin dall’inizio del Suo pontificato Papa Francesco ha parlato della necessità di improntare il dialogo al rispetto e all’amicizia. Un tema che si è reso ancora più visibile e concreto nel Documento di Abu Dhabi che non è altro che una nuova finestra aperta per dare orizzonti più approfonditi al cammino di dialogo fra persone di diverse religioni, uomini e donne di buona volontà e così proseguire sulla strada della fratellanza, della pace e della convivenza comune.

Come ha detto il Santo Padre durante la conferenza stampa sul volo di ritorno da Abu Dhabi: «Dal punto di vista cattolico il documento non è andato di un millimetro oltre il Concilio Vaticano II». Non si può infatti comprendere il documento se non lo si inserisce nel cammino ormai di lungo corso delle relazioni interreligiose della Chiesa cattolica, che ha trovato espressione ufficiale nel Concilio Vaticano II.

Con il Concilio l’argine si è progressivamente incrinato e poi si è rotto: il fiume del dialogo è dilagato con le dichiarazioni conciliari Nostra aetate sul rapporto tra la Chiesa e i credenti delle altre religioni e Dignitatis humanae sulla libertà religiosa, temi e documenti che sono strettamente legati l’uno all’altro, e hanno permesso a san Giovanni Paolo II di dare vita a incontri come la Giornata mondiale di preghiera per la pace ad Assisi il 27 ottobre 1986 e a Benedetto XVI, venticinque anni dopo, di farci vivere nella città di san Francesco la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo Pellegrini della verità, pellegrini della pace. Pertanto l’impegno della Chiesa cattolica per il dialogo interreligioso che apre le vie della pace e della fraternità, fa parte della sua missione originaria e affonda le sue radici nell’avvenimento conciliare. In tutto il Documento di Abu Dhabi traspare la convinzione che tutti insieme si possa e si debba ancora lavorare con coraggio e fede per recuperare la speranza in un nuovo futuro per l’umanità. È indubbiamente un Documento impegnativo, direi un punto di non ritorno, che richiede riflessione, studio e che ci impegna nella sua diffusione. Il Documento in sé pur essendo nato, come ha ben spiegato il Santo Padre, da una lunga e attenta riflessione comune in ambito musulmano e cattolico, non ha nulla che non possa essere condiviso da altri. Si tratta di un invito concreto alla fratellanza universale che riguarda ogni uomo e ogni donna.

Non è infatti un caso che il Santo Padre, durante il suo viaggio apostolico in Thailandia e in Giappone (19-26 novembre 2019), abbia voluto condividere i temi presenti nella Dichiarazione di Abu Dhabi e fare riferimento a essa. Ad esempio, durante la visita in Thailandia, Papa Francesco, regalando al Patriarca buddista una copia della Dichiarazione sulla fratellanza umana, ha auspicato che fra i fedeli delle due religioni, cristianesimo e buddismo, si lavorasse insieme a iniziative concrete sulla via della fraternità dicendo che: «in questo modo contribuiremo alla formazione di una cultura di compassione, di fraternità e di incontro, tanto qui come in altre parti del mondo» (Visita al Patriarca Supremo dei Buddisti, Bangkok, 21 novembre 2019). E sulla «cultura della compassione» ha ugualmente insistito durante gli incontri in Giappone.

Ecco quindi che il testo della Dichiarazione di Abu Dhabi si va facendo sempre più strada anche al di là delle relazioni tra cristiani e musulmani. Del resto il rapporto tra Occidente e Oriente, non solo in senso geografico, è necessario e non va trascurato tanto che la stessa Dichiarazione sulla Fratellanza umana deve essere: «un simbolo dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud e tra tutti coloro che credono che Dio ci abbia creati per conoscerci, per cooperare tra di noi e per vivere come fratelli che si amano» (Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune, Abu Dhabi 4 febbraio 2019).
L’Osservatore Romano, 13-14 gennaio 2019