Lunedì 15 ottobre 2018
P. Vincenzo Turri è deceduto a Castel D’Azzano la sera del venerdì 12 ottobre all’età di 85 anni. Soffriva da tempo di un tumore maligno all’orecchio sinistro, che nelle ultime settimane si era aggravato propagandosi ad altri organi del corpo. Abbiamo celebrato il suo funerale questa mattina. Condividiamo con voi l’omelia di P. Renzo Piazza.

La vita di ogni confratello è una Parola di Dio per noi, una “Parabola esistenziale”. Lo è anche la sua morte… Paolo VI, canonizzato ieri, diceva che la gente reclama evangelizzatori che gli parlino di Dio che essi conoscano e che sia loro familiare, come se vedessero l’invisibile. Questo – possiamo ben dirlo – si è verificato nella vita missionaria di P. Vincenzo Turri.

Qualche data importante

  • Nato a Lagosanto (FE) il 5 ottobre 1933.
  • Nel 1945 entra nel Seminario Diocesano di Comacchio.
  • Nel 1950 entra nell’Istituto dei Comboniani di Verona.
  • E’ ordinato diacono dal Card. Montini, diventato ieri San Paolo VI.
  • Nel 1959, il 14 marzo, viene ordinato sacerdote da Mons. Giovanni Mocellini, Vescovo di Comacchio, nel paese di Mezzogoro, dove era parroco lo zio Mons. Giuseppe Turri, e il 15 marzo a Lagosanto celebra la prima messa.
  • Nel 1962 parte Missionario per la Bassa California; nel 1970, in Messico, inizia la sua attività di animatore missionario; e, dopo alcuni anni, si dedicherà ad alcune comunità di Indios, tra le più emarginate.
  • Dal 1982 al 2014 svolge il suo servizio di animazione missionaria in Centro America: Costa Rica, Guatemala, El Salvador (nella diocesi di Mons. Romero, canonizzato ieri!), promuovendo incontri missionari nelle parrocchie, corsi di formazione per giovani, congressi interparrocchiali, scrivendo e diffondendo libri e riviste missionarie, programmi radio.
  • Trascorre gli ultimi anni presso il Centro dei Missionari Comboniani A. Fiorini di Castel D’Azzano, provincia di Verona.

La vocazione

Ecco come P. Turri descrive la sua vocazione, in uno suo scritto personale:

1. Io cerco inutilmente l’origine della mia vocazione: fin da piccolo mi sono sentito attratto quasi istintivamente verso la vita sacerdotale; sentivo che solamente così potevo essere contento. I miei genitori e i miei maestri mi incoraggiarono profondamente.

2. Mi piaceva andare al catechismo, alle riunioni e alle feste che si celebravano nella mia parrocchia. Mi sentivo contento quando i sacerdoti mi davano qualche incarico o responsabilità.

3. Leggevo con molto entusiasmo la Bibbia che mi regalarono il giorno della mia prima comunione. Aveva molte illustrazioni che facevo vedere a tutti con piacere.

4. Durante gli anni della mia adolescenza ricordo che un giorno vidi scritto, a grandi caratteri, il numero dei cristiani e dei non cristiani nel mondo La differenza era enorme. Ne rimasi profondamente impressionato. Sentii una voce interiore che mi disse che io dovevo dedicarmi a ridurre quella differenza facendo conoscere loro Gesù.

5. Leggevo con molto interesse le riviste che mi inviavano i missionari comboniani. Mi aiutavano a scoprire sempre di più i popoli e le razze del mondo e amare tutti gli uomini, al di là delle loro differenze.

6. Soprattutto mi piaceva interessarmi dei profughi, dei bambini abbandonati, dei poveri… Sentivo il desiderio di condividere con loro la vita per aiutarli a migliorare le loro condizioni.

7. Sentivo che la missione in altri continenti mi attirava irresistibilmente: quella era la mia strada.

Il suo profilo umano

Hanno scritto di lui: “Testimone discreto e riservato”; “Persona dolcissima e con un grande cuore. Lo ricorderò sempre”; “Ha sempre goduto della presenza dei volontari donandoci affetto e serenità. Il suo silenzio e la sua espressione erano più eloquenti di tante parole”...

P. Vincenzo è stato un uomo buono, mite, amabile. Il contatto con Gesù “mite e umile di cuore” (dal Vangelo appena ascoltato) lo ha reso simile a Lui. Ha preso su di sé il “giogo leggero”, che lo ha reso amabile. La mitezza è la qualità del Signore, il cui potere è servire e amare. Mite è chi non fa valere i propri diritti e cede, piuttosto che adirarsi. Mitezza è la capacità di riconoscere che nelle relazioni personali è più efficace la passione persuasiva dell’amore che la costrizione. Mitezza è la capacità di credere nella forza trasformante dell’amicizia. Chi ama è sempre mite. Per questo P. Vincenzo aveva molti amici, molti si ricordavano e chiedevano notizie di lui.

La missione di P. Vincenzo

Un confratello ha scritto di lui: “Grande animatore, infaticabile, uomo buono”. Ricordiamo che per essere animatore è necessario avere un’anima e dare un’anima. P. Vincenzo aveva un’anima ricca, infiammata dallo Spirito di Gesù e trasmetteva un’anima a chi incontrava.

La nostra Regola di Vita dice: “I missionari comboniani, per vocazione e sull’esempio del Fondatore sono chiamati all’animazione del Popolo di Dio, affinché riconosca le proprie responsabilità missionarie e si impegni nell’annuncio del Vangelo al mondo intero.

Comboni considerava aspetto essenziale della sua vocazione risvegliare la coscienza missionaria della Chiesa intera. Divideva il suo tempo tra il lavoro di evangelizzazione in Africa e l’animazione delle Chiese d’Europa. Nel lavoro di animazione missionaria, l’Istituto intende rimanere fedele allo spirito di iniziativa e di coraggio del Fondatore”.

P. Vincenzo ha vissuto in modo esemplare questo aspetto del carisma del Fondatore e dell’Istituto. Ha fatto dell’Animazione Missionaria la ragione della sua vita, in Messico, in Costa Rica, in Guatemala e nel Salvador. Ha collaborato a fondare Centri di Animazione Missionaria affinché anche i cristiani di quelle chiese sentissero la responsabilità e la gioia di collaborare con i loro fratelli più poveri.

Faceva parte di quel gruppo di comboniani che, dopo aver “sfondato” in Messico si erano spostati nell’America Centrale dove avevano trovato un terreno favorevole per la loro missione. Così ci ha scritto Sr. Iris del Costarica, presente a Roma alla canonizzazione di Mons. Romero: “Ringraziamo il Signore per la vita di P. Vincenzo in nome del popolo salvadoregno che ha potuto sentire l’amore di Dio senza misura, attraverso di lui”.

L’esperienza missionaria vissuta di P. Vincenzo lo ha caricato di gioia ed entusiasmo contagioso al punto che scriveva: “Ho assaporato la gioia di essere Missionario esattamente condividendo la povertà e la sofferenza, l’insicurezza, la croce e il martirio di quei popoli, che sono al limite di ogni situazione umana.

La mia missione: stare con loro per crescere insieme verso una vera comunità cristiana che, a sua volta, sia capace di assumere e condurre altri servizi missionari al di là delle sue frontiere, in altri continenti”.

GRAZIE, P. Vincenzo, per la tua vita spesa a servizio della missione finché le tue forze te l’hanno permesso.

GRAZIE per essere stato in mezzo a noi un uomo buono e mite, a immagine di Gesù.

GRAZIE per la tua pazienza e costanza nel sopportare la lunga e dolorosa malattia che ha accompagnato i tuoi ultimi giorni mentre, come scrive Paolo, il tuo corpo esteriore si andava disfacendo.

Il Signore Gesù che fin dall’infanzia hai conosciuto, amato e servito ti accolga tra le sue braccia e ti conceda il premio promesso ai servi fedeli.
[Combonianum]

Messa del funerale di padre Vincenzo Turri presieduta da P. Renzo Piazza.