Venerdì 4 ottobre 2013
“Il sogno di Comboni prende piede ad Abéché”, ha detto P. Pietro Ciuciulla, superiore provinciale della provincia comboniana del Ciad, riferendosi all’apertura della nuova comunità di Abéché, nel Vicariato Apostolico di Mongo, in Ciad, lo scorso 29 settembre. Secondo P. Pietro, uno dei primi principi dell’evangelizzazione è “l’amore senza frontiere”. Nella foto a destra: P. Filippo Ivardi Ganapini.

Domenica 29 settembre 2013 è una data che segna un momento importante per la missione cattolica in Ciad. I Gesuiti, che hanno fondato la missione di Abéché nel 1953, passano la staffetta ai Missionari Comboniani dopo 60 anni di servizio al Vangelo.

Guidati dal provinciale, P. Pietro Ciuciulla (in primo piano nella foto a destra), e dal suo Consiglio, P. Fidèle Katsan, P. Michael Mumba e P. Paolino Tipo Deng, il gruppo comboniano composto da P. Oswal Baptist Abakar e P. Filippo Ivardi Ganapini è arrivato ad Abéché il 26 settembre dopo una notte passata a Mongo, capoluogo del Vicariato Apostolico. Sul posto, il Vescovo Henry Coudray, che aspettava da quattordici anni in Comboniani nel suo Vicariato, ha accolto fraternamente i nuovi missionari e li ha accompagnati come un vero pastore incontro alla città, “porta dell’Oriente”, come amano chiamarla gli abitanti della regione di Ouaddaï, in cui si trova Abeché.

Mentre si svolgeva il Consiglio Provinciale dei Comboniani – qualche giorno prima della celebrazione ufficiale del passaggio di consegne – il Vescovo ha introdotto il nuovo gruppo nella comunità cristiana. Li ha presentati alle CEB, ai responsabili laici, alle Suore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria e ai diversi movimenti presenti nella parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù, di Abéché – una comunità cristiana notevole anche se piccola in rapporto alla popolazione totale della città, nella grande maggioranza musulmana. Ma la parrocchia è enorme se si considerano anche le 32 comunità della diaspora da accompagnare e seguire, dove gruppi più o meno numerosi di cristiani si riuniscono per la preghiera e per mettere in pratica, assieme, la Parola di Dio. Dove si trovano migliaia di rifugiati e di sfollati alla frontiera con il Sudan, fratelli e sorelle fra i più poveri e abbandonati, senza casa né terra. Quelli per i quali Daniele Comboni invita i suoi missionari a dare la vita.

“Siete venuti qui per amare senza frontiere” ha detto il Vescovo ai comboniani che cominciano la nuova missione, durante la Messa d’introduzione. Riferendosi al Vangelo del giorno (Lc 16,19-31) del ricco e del povero Lazzaro, Mons. Coudray ha detto che tutti noi siamo poveri ma, al contrario dell’uomo ricco che non vede il misero sulla soglia della sua casa, il vero e unico ricco, il Signore, vede le nostre difficoltà e ascolta il grido del suo popolo. Per questo invia i suoi missionari alle frontiere della missione, nella terra che un tempo era l’immenso Vicariato Apostolico dell’Africa Centrale affidato a Daniele Comboni. Una missione segnata dall’incontro e dal dialogo con l’islam perché “Dio è accanto al suo popolo”, ha proseguito il Vescovo, o “come dice il Corano, Allah è più vicino a noi della vena giugulare”.

“Siamo venuti qui, anche se non abbiamo molte forze. Ma si dà non perché si ha, ma perché si ama”, ha ripreso P. Ciuciulla nel suo discorso alla fine della Messa, al momento del simbolico passaggio di consegne. Il gesuita Fidele Dollo, parroco uscente di Abéché, ha consegnato il registro dei battesimi nelle mani del nuovo gruppo comboniano. In quel momento danze e canti hanno allietato l’assemblea dei presenti ed espresso la gioia di una comunità che ha organizzato veramente bene e curato questa festa in tutti i particolari.

“L’Africa e i poveri si sono impadroniti del mio cuore che vive solo per loro” diceva Daniele Comboni ai suoi missionari. Lo stesso spirito accompagni la nuova missione comboniana ad Abéché, per camminare alla sequela di Gesù, con il popolo, verso il Regno di giustizia e di pace.