Venerdì 25 luglio 2025
Ieri, 24 luglio, a Padova, nella parrocchia San Giuseppe, la comunità civile e quella religiosa, hanno voluto ricordare padre Ezechiele Ramin, per il quale ricorre in quella data il 40° anniversario dell’uccisione in Brasile a Cacoal, in Rondonia. Tre i momenti: la conversazione sul tema “Il valore pastorale del martirio di p. Ezechiele Ramin”; la commemorazione civica organizzata dall’amministrazione comunale di Padova e la Messa di ringraziamento per la vita e il messaggio di p. Ezechiele.
Padre Ezechiele Ramin, cittadino padovano e missionario comboniano,
… è rimasto lì, nella foresta
Il seminatore uscii a seminare, ma non dice che ritorna (p. Ezechiele)
Ezechiele è rimasto lì nella foresta (sr Antonietta Papa)
Dopo 40 anni dal suo martirio e dalla sua morte, p. Ezechiele Ramin è vivo, sì,
e presente in mezzo a noi. (Dom Norbert Foerster, vescovo di Ji-Paranà)
Il valore pastorale del martirio di p. Ezechiele
Durante la conversazione introdotta da p. Gaetano Montresor, sono intervenuti alcuni confratelli comboniani, il delegato per la pastorale della Diocesi di Padova e, in video registrato, il vescovo di Ji-Paranà (Brasile)
P. Franco Vialetto, comboniano, ha raccontato, con emozione, dei tanti momenti di vita vissuti insieme a padre Ezechiele, fin del 1972, con la partecipazione del giovane Ezechiele ai campi di lavoro Mani Tese, che p. Franco organizzava, prima a Monselice e poi a Montagnana. Li ha uniti in seguito la parrocchia di Cacoal, dove anni prima di p. Ezechiele, era parroco proprio p. Franco. Conoscendo bene il territorio e le problematiche di quella zona di Brasile, p. Franco ha descritto in modo preciso l’impegno di solidarietà di p. Ezechiele per i popoli Indios e per i contadini allontanati, con violenza, dalla terra.
P. Franco ha definito anche la motivazione spirituale ed ecclesiale che guidava p. Ezechiele nelle sue scelte concrete. La scelta preferenziale dei poveri fatta dalla Chiesa latino americana, il metodo della non violenza e soprattutto il dono completo della sua vita, alla maniera coraggiosa di Gesù hanno guidata la vita, l’impegno di p. Ezechiele che ha avuto, come conclusine logica, il suo martirio. La comunità comboniana aveva preso una decisione ferma: nelle vicende che stiamo vivendo, legate ai problemi della terra e dei popoli indios, c’è tanta violenza, ma nessuno deve morire! Questo il principio che ha guidato in quei giorni p. Ezechiele.
Aveva visitato una comunità dove le donne, mamme e spose degli uomini che erano dentro le terre, che un latifondista pretendeva essere sue, erano molto preoccupate perché sapevano che rischiavano la vita, se non fossero usciti. Hanno supplicato p. Ezechiele di andare a convincere i loro uomini ad uscire. P. Ezechiele, al mattino presto del giorno successivo, insieme al presidente del sindacato della Terra, è andato incontrare quegli uomini, che lo hanno ascoltato e sono usciti. Poco dopo, sulla strada del ritorno, in un agguato, lo aspettavano. La strada era bloccata da un’altra macchina. Era verso mezzogiorno del 24 luglio 1985.
Hanno sparato e, quando p. Ezechiele ha provato ad uscire dalla macchina è stato massacrato da almeno cinquanta colpi. Il sindacalista uscito dalla macchina dalla altra parte, ferito, è riuscito a scappare nella foresta ed è arrivato, verso mezzanotte a Cacoal ed ha avvertito i padri della parrocchia che p. Ezechiele era rimasto nella foresta e che, probabilmente era stato ucciso. Il corpo è stato ritrovato il giorno dopo, vegliato e protetto dall’Indios. Informata la famiglia ha dato testimonianza di dignità, di fede, attraverso le parole di papà Mario: ‘nella nostra famiglia non esiste la parola odio, perdoniamo. Ho dato un figlio alla missione, riportatemelo a casa, perché possa piangere davanti al suo corpo’. È sepolto nel cimitero Maggiore di Padova.
P. Franco ha poi continuato a raccontare di p. Ezechiele, di come la sua memoria è viva e generativa in tante persone e in numerose associazioni, enti e scuole, sia a livello spirituale che sociale. Ha riassunto la memoria viva di p. Ezechiele con una frase del vescovo di allora, Dom Antonio Possamai, p. Ezechiele parlerà più da morto, di quanto non abbia parlato da vivo. I numerosi presenti hanno seguito con molta emozione il racconto di p. Franco, amico e testimone della vita e morte di p. Ezechiele che ha concluso con questa frase: p. Ezechiele aveva due amori, Gesù e il popolo.
Introducendo il video messaggio di mons. Norbert Foerster, vescovo di Ji-Paranà, diocesi in cui si trova la parrocchia di Cacoal, , p. Gaetano dice che il contenuto di questo messaggio è la conferma del racconto di p. Franco. Il vescovo Norbert testimonia della attualità e presenza viva di p. Ezechiele oggi. nella sua diocesi e di come ispira la pastorale e le scelte vocazionali. Il problema della Terra è ancora presente e richiede impegno e presenza come fece p. Ezechiele. La gente ricorda p. Ezechiele come amico, un padre presente nella loro vita, che condivideva tanto con loro e lo ricordano e si ispirano a lui per essere cristiani e, qualcuno, sacerdote, alla maniera di p. Ezechiele. Termina il messaggio con queste parole: Dopo 40 anni dal suo martirio e dalla sua morte, p. Ezechiele Ramin è vivo, sì, e presente in mezzo a noi. Un lungo e intenso applauso ha accolto questo forte messaggio. Tutti ne sono rimasti impressionati.
Prende la parola p. Carlo Bianchi che ha fatto tanta strada insieme a p. Ezechiele, sia durante il tempo della formazione che nei primi impegni missionari in Italia e poi in Brasile. Amici in un cammino missionario condiviso nella reciproca stima. Lo ricorda citando alcuni suoi scritti. La sua scelta missionaria è guidata da questa frase che scrive nella formula della consacrazione definitiva alla missione: “Padre buono, tu mi hai creato, mi hai chiamato al tuo servizio per andare tra i più poveri”. Ne sarà fedele quando sarà tra i terremotati dell’Irpinia e quando sarà con gli Indios e i contadini allontanati dalla Terra in Brasile.
“Attorno a me la gente muore, la malaria è cresciuta spaventosamente, i latifondisti aumentano, i poveri sono umiliati, i poliziotti uccidono i contadini, le riserve indigene sono invase...” (Cacoal, 12/02/1985) ... “Molta gente aveva terra, ma è stata venduta. Aveva casa, ma è stata distrutta. Aveva figli, ma sono stati uccisi. Aveva aperto strade, ma son state chiuse. A questa gente io ho già dato la mia risposta: un abbraccio!” (Cacoal, 25/12/1984). È forte il suo grido: La terra dei Suruí é invasa dal 1982. Gli indios sono condannati a morte...
P. Ezechiele incarna il metodo della non violenza e del dialogo: “Non approviamo la violenza, anche se riceviamo violenza. Il Padre che vi sta parlando ha ricevuto minacce di morte. Caro fratello, se la mia vita ti appartiene anche la mia morte ti apparterrà” (Cacoal, 17/02/1985). Così è successo a p. Ezechiele, e il papa Giovanni Paolo II lo ha subito definito Testimone della carità di Cristo. Fare memoria di p. Lele vuol dire accettare la sfida P. Lele ad essere persone creative e concrete. Nel racconto di p. Carlo si sentiva la grande amicizia e stima ed il profondo rispetto verso questo confratello comboniano.
Don Leopoldo Voltan, sacerdote di Padova e delegato diocesano per la pastorale, interviene portando il saluto del vescovo Claudio e ribadendo la stima nei Missionari comboniani e la loro presenza positiva nella Chiesa di Padova. La missione di p. Ezechiela, dice, e il suo martirio sono legati all’impegno concreto in un territorio segnato dalla povertà, ingiustizia e la violenza e afferma che la missione vissuta da p. Ezechiele può ispirare la presenza e l’impegno della Chiesa di Padova, che deve iniziare dal conoscere bene la realtà, il vissuto quotidiano della gente, magari anche mettendo in secondo piano l’organizzazione interna della Chiesa, e fare coraggiosamente le scelte necessarie. La Chiesa Padova può essere veramente missionaria alla maniera di p. Ezechiele. P. Lele ci sfida ad essere creativi e concreti.
P. Fabio Baldan, provinciale dei comboniani in Italia ribadisce la qualità delle scelte di vita e di impegno di p. Ezechiele. In particolare le scelte concrete, quelle nella realtà vissuta, senza l’arroganza di essere schiavi delle idee, secondo il principio tanto applicato da papa Francesco: la realtà è superiore alle idee. Oggi i comboniani anche qui in Italia, desiderano impegnarsi ad essere presenti nella realtà anche quella più difficile e sofferente e dare il loro contributo alla soluzione. Ringrazia per l’attenzione particolare della diocesi, dell’amministrazione comunale nel fare memoria di p. Lele. Un grazie particolare alla famiglia di p. Ezechiele.
Alcuni interventi del pubblico ribadiscono l’importanza di persone dedicate come p. Ezechiele e si chiedono se ne potranno nascere altre simili. È evidente in tante persone presenti lo stupore dinnanzi alle testimonianze sulla persona, la missione, il martiro di p. Ezechiele e la consistenza della spiritualità che ha guidato la sua vita.
La commemorazione civica
La commorazione civica si è svolta nel piazzale della parrocchia san Giuseppe a Padova, con deposizione di una corona d’alloro davanti al busto in bonzo di p. Ezechiele, posto dall’amministrazione comunale di Padova. È stato un momento vissuto con grande emozione dai numerosi partecipanti, con la presenza di varie autorità religiose, civili e militari, invitate dal sindaco di Padova Sergio Giordani. Erano rappresentate anche tante associazioni impegnate nel volontariato. P. Gaetano ha introdotto l’evento, salutando tutti i presenti, autorità e cittadini, e ringraziandoli per la loro partecipazione alla cerimonia di commemorazione di p. Ezechiele Ramin, oggi, nel 40° anniversario della sua morte, avvenuta il 24 luglio 1985. Era stato brutalmente assassinato a Cacoal, nello Stato brasiliano di Rondonia, mentre difendeva i diritti dei più poveri, soprattutto i senza terra e gli indigeni. Aveva solo 32 anni. Papa Giovanni Paolo II ha definito p. Ezechiele Testimone della carità di Cristo. È in corso la causa di beatificazione. P. Ezechiele Ramin è cittadino padovano e missionario comboniano. Citare alcune sue espressioni, è la maniera migliore per conoscerlo. Qui molta gente aveva terra, è stata venduta. Aveva casa è stata distrutta. Aveva figli, sono stati uccisi. A queste persone io ho già dato la mia risposta: un abbraccio".
- Attorno a me la gente muore, i latifondisti aumentano, i poveri sono umiliati, tutte le riserve degli Indios sono invase. Con l'inverno vado creando primavera.
- Dopo che Cristo è morto vittima di ingiustizia, ogni ingiustizia sfida il cristiano. Io, Lele, credo a Cristo, non mi può ingannare! Francamente mi sto accorgendo che la testimonianza cristiana si paga di persona.
- La semente nasce tra pietre. Nulla impedirà alla Parola di poter nascere. Ma ciò che patisce la semente lo patisce il seminatore.
- Amo molto tutti voi e amo la giustizia. Non approviamo la violenza, malgrado riceviamo violenza. Il padre che vi sta parlando ha ricevuto minacce di morte. Caro fratello, se la mia vita ti appartiene, ti apparterrà pure la mia morte.
- La vita è bella e sono contento di donarla.
Era il 24 luglio 1985. P. Ezechiele è sepolto nel cimitero Maggiore di Padova.
Padova lo ricorda oggi, perché p. Ezechiele Ramin è parte viva della storia civile e religiosa di Padova. Una via gli è intitolata, in zona Montà; gli è stato conferito il Sigillo della Città di Padova nel 1995, 10° anniversario della morte; ed è stato posto questo busto dall’amministrazione comunale nel 2005, 20° anniversario del suo martirio. Il 9 ottobre 2010 è stato inaugurato, in zona Paltana, l’Asilo nido Lele Ramin. In questo giorno a Cacoal, l’assessora Francesca Benciolini legge un massaggio del sindaco di Padova, Sergio Giordani e consegna una targa-memoria della Citta di Padova, che sarà posta nel luogo del martirio di p. Ezechiele. Tante associazioni, centri culturali in Brasile e in Italia, portano il nome Ezechiele Ramin ed il Collegio Barbarigo lo ha iscritto tra gli studenti eccellenti ed un Sala gli è dedicata.
Ne è seguito un momento di raccoglimento, e rappresentanti delle istituzioni si sono avvicinati alla corona d’alloro per un sentito omaggio: l’Assessora del Comune di Padova, il delegato del Vescovo di Padova, il coordinatore degli ex allievi dell’Istituto Barbarigo, il missionario comboniano provinciale in Italia e un fratello di p. Ezechiele.
Il rappresentante della Diocesi di Padova, don Leopoldo Voltan, ha preso la parola, ha portato il saluto del vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla e di tutta la diocesi. Ha ringraziato per questa commorazione che fa capire quanto è stato importante per tutti, chiesa e società di Padova, il dono della vita, della missione e del martirio di p. Ezechiele Ramin.
Il rappresentante del Collegio Barbarigo, Giancarlo Passerini, responsabile degli ex allievi, porta il saluto della Preside, Maria Pia Vallo e del Direttore, Giovanni Ponchio. Parla dell’importanza e della soddisfazione di aver avuto il giovane Ezechiele, come compagno di classe, al Barbarigo. Tutta la scuola ne è orgogliosa. Ancor oggi è una presenza viva e la sala a lui dedicata è un luogo preferito anche da molti ex studenti per i loro incontri. Molti di loro sono qui presenti oggi e alcuni sono venuti da lontano.
P. Fabio Baldan, superiore dei missionari comboniani in Italia porta il saluto e il ringraziamento di tutta la famiglia comboniana per l’onore riservato a p. Ezechiele Ramin, che dà voce ed importanza alla sua vicenda missionaria.
Paolo Ramin, fratello maggiore di p. Ezechiele, prende la parola a nome dei suoi fratelli e ringrazia. È stata una sorpresa in famiglia la decisone di Ezechiele di essere missionario, ma accolta bene. Ricorda qual era, negli anni cinquanta e sessanta, l’educazione cristiana data in famiglia, per cui è vero dire che la vocazione di Ezechiele è nata in famiglia, dal cuore di nostra mamma. Lei voleva anche che i figli frequentassero una buona scuola perché diceva che non riusciva a dar loro tutta la formazione di cui avevano bisogno. Da qui la scelta della scuola Barbarigo: formazione umana e cristiana. A chi le chiedeva di suo figlio ucciso in missione, rispondeva: Non so se è un martire, ma sono certa che non poteva fare di più di quello che ha fatto! La vita di Ezechiele è stata guidata dal valore carità come dono di sé totale, gratuito e senza niente in cambio, e questo fino alla morte.
Il giovane maestro Luca Ardini, sassofonista, rende omaggio a p. Ezechiele, suonando Gabriel’s oboe, colonna sonora di Morricone per il film Mission, davanti ad un’assemblea fortemente emozionata. Un lungo ed intenso applauso conclude la commemorazione civica a p. Ezechiele.
Celebrazione eucaristica di memoria riconoscente
Segue la celebrazione della Messa presieduta da p. Fabio Baldan e concelebrata da alcuni sacerdoti diocesani e religiosi, e molto partecipata e ben animata dal coro della parrocchia. Introduce la liturgia don Luigi Enrico Piccolo, parroco di San Giuseppe, che saluta gli intervenuti e indica il senso della celebrazione in memoria di p. Ezechiele che qui è nato e cresciuto nella fede, base poi del suo impegno missionario. Ricorda come il suo predecessore don Giorgio Bernardin gli raccontava che il giorno più triste della sua lunga permanenza in parrocchia è stato quando si è recato in casa Ramin per annunciare ai genitori la morte, l’uccisione del figlio Ezechiele, in Brasile. Ora siamo qui a fare memoria di lui.
P. Fabio nell’omelia, leggendo alcuni brani delle lettere di p. Ezechiele, ha messo in valore la sua modalità missionaria, fatta di vicinanza e di gesti concreti: “Molta gente aveva terra, ma è stata venduta. Aveva casa, ma è stata distrutta. Aveva figli, ma sono stati uccisi. Aveva aperto strade, ma son state chiuse. A questa gente io ho già dato la mia risposta: un abbraccio!”. L’abbraccio accoglie la persona così come, è diventa uno con lei. L’abbraccio non si racconta, si fa; non si spiega, si dona! Questo è p. Ezechiele: la vita è bella e sono contento di donarla; Fratello, se la mia vita ti appartiene, ti apparterrà anche la mia morte. Per la celebrazione è stato usato il calice di p. Ezechiele.
Alla fine della celebrazione tutta l’assemblea recita la preghiera in onore del servo di Dio p. Ezechiele Ramin. P. Gaetano ringrazia tutti coloro che hanno collaborato a realizzare questo evento, nel 40° anniversario dell’uccisone di p. Ezechiele, che si desiderava fosse, e lo è stato, un momento di conoscenza del vero p. Ezechiele, un uomo di Dio, alla maniera di Gesù, che amava il popolo, in particolare il più ingiustamente umiliato, e per questo motivo, quel lontano 24 luglio 1985, è stato ucciso. In conclusione invita ognuno ad approfondire il messaggio di vita di p. Ezechiele, molto presente nei media e nei social, sia nei testi che nei video, che raccontano di lui.
P. Gaetano Montresor, missionario comboniano