In Pace Christi

Toniolo Elia Cristoforo

Toniolo Elia Cristoforo
Date of birth : 14/10/1914
Place of birth : Velo d'Astico /VI)I
Temporary Vows : 07/10/1932
Perpetual Vows : 07/10/1937
Date of ordination : 10/07/1938
Date of death : 05/04/1997
Place of death : Verona/I

Nel 1925, a 11 anni di età, il piccolo Elia lasciò il paese, Cogollo del Cengio, Vicenza, dove la sua famiglia si era trasferita da Velo d'Astico dove era nato, per entrare nel seminario diocesano di Padova che allora aveva sede a Thiene.

Elia e una sua sorella erano rimasti orfani in giovanissima età, perché papà Marco era morto durante la guerra 1915-18.

La mamma esercitava la professione di ostetrica. Ad un certo punto Elia, ragazzino dal cuore sensibile, manifestò il desiderio di farsi sacerdote. La mamma fu contenta e lo favorì in questa decisione.

Il parroco, don Luigi Agostini, testificò al rettore del seminario diocesano che "il giovinetto aspira allo stato ecclesiastico".

Ragazzino piuttosto riflessivo e non eccessivamente espansivo, affrontò gli studi con impegno e responsabilità. Inoltre era dotato di eccellente intelligenza per cui i superiori furono contenti dei suoi risultati, ma anche come condotta e pietà era uno dei primi.

Il rettore del seminario, in data 17 settembre 1928, scrisse al superiore dei Comboniani: "Il signor Elia Toniolo fu Marco, nato a Velo d'Astico e domiciliato a Cogollo, frequentò la terza ginnasiale nell'anno scolastico 1927-1928 e fu promosso alla classe superiore nella sessione estiva".

Ciò sta ad indicare che, proprio durante i primi tre anni di seminario, nel cuore di Elia era sbocciata la vocazione missionaria. Non ne conosciamo la causa prossima tuttavia, proprio a Thiene, dal 1919 c'era il seminario comboniano per futuri fratelli. Non è detto che le visite che i seminaristi dei due seminari si scambiavano non abbiano portato qualche frutto.

Dramma in famiglia

Il parroco di Cogollo, don Agostini, in data 10 agosto 1928 scrisse al superiore dell'Istituto Comboni di Brescia in questi termini: "Ho in vacanza un mio giovinetto di 14 anni, il quale desidera farsi missionario del Figli del Sacro Cuore. Ha fatto le prime tre classi nel seminario vescovile di Padova, in Thiene, e fu promosso ogni anno. Si è consigliato a lungo col suo padre spirituale e con mons. Rettore di quel seminario, i quali sono d'accordo nel dire che egli ha veramente vocazione missionaria. I suoi genitori danno il loro consenso. Io, poi, non posso che fare di lui le migliori lodi, sia per la bontà d'animo, sia per il carattere, sia per la sua pietà. Il giovinetto in parola si chiama Elia Toniolo ed è di buona famiglia".

Il parroco, dicendo che "i suoi genitori danno il loro consenso" ci fa capire che, nel frattempo, mamma Elisabetta si era risposata. Col matrimonio arrivarono altri fratelli e sorelle figli del secondo papà. Ma la nuova famiglia, dopo un po' di anni, si sfasciò per incompatibilità di carattere tra i genitori.

Diciamo subito - e non approfondiamo il discorso - che il matrimonio della mamma e poi la rottura del medesimo costituì per p. Toniolo un grosso trauma che si portò dentro per tutta la vita. Infatti tagliò i ponti con la famiglia (eccetto con la sorella) e anche col paese dove non mise più piede. Un fatto singolare, questo, del quale il Padre non ha mai voluto parlare con nessuno. Il suo parroco, in data 27 settembre 1928, dichiarò che "il seminarista Elia Toniolo ha sempre tenuto in parrocchia ottima condotta religiosa-morale e aspira a diventare missionario".

Africa centrale, la sua passione

Nel settembre del 1928, Elia entrò nell'Istituto Comboni di Brescia per frequentare la quarta e quinta ginnasio. La sua pagella scolastica di quinta, rilasciata il 5 luglio 1930, è quanto di più esaltante si possa immaginare. I voti più bassi sono due 7+, il resto sono tutti 8, 9 e 10. Una nota dice: "Ottenne menzione onorevole". Nella sua richiesta di ammissione al noviziato espresse ai superiori il desiderio di consacrarsi a Dio nell'opera delle missioni dell'Africa centrale e per il desiderio di migliorare se stesso. Fin da adolescente, dunque, l'Africa fu la sua passione, proprio come Daniele Comboni e, attraverso il ministero in Africa, avrebbe santificato se stesso. Entrò a Venegono Superiore come novizio nell'ottobre del 1930 ed, emessi i Voti il 7 ottobre 1932, andò a Verona per il liceo e la teologia che frequentò nel locale seminario diocesano. P. Federici, superiore degli studenti di teologia, in una sua lettera ci traccia l'identikit di Toniolo: "Carattere rude, freddo, nervoso. Esternamente non ha troppa unzione. Ebbi seri dubbi che la via percorsa non fosse la sua: confido però nelle sue reiterate asserzioni e sulla buona volontà dimostrata nello sforzo di correggersi. E' robusto ragionatore, ma forse, troppo umano. Riesce negli studi e avrebbe capacità per studi superiori in scienze fisiche.

Bisognerebbe che si incontrasse con chi lo potesse sostenere spiritualmente. In fondo ha buon cuore e riceve bene le osservazioni. Disgraziatamente ha la famiglia in via di dissoluzione per incompatibilità di carattere. La divisione tra padre e madre, praticamente esiste già".

Per la sua ordinazione sacerdotale, che ebbe luogo a Verona per l'imposizione delle mani di mons. Girolamo Cardinale il 10 luglio 1938, si dovette chiedere la dispensa perché mancavano ancora 3 mesi e 4 giorni al compimento del 24° anno.

A Londra per il Colonial Course

Sacerdote novello, fu inviato a Londra dove conseguì il diploma al "Colonial Course" in modo da essere abilitato come insegnante nei paesi sotto la giurisdizione del governo britannico in Africa. La scuola diventerà la sua passione e il modo concreto per realizzare la sua missionarietà.

All'inizio della guerra, quando i Comboniani presenti in Inghilterra venivano deportati nei campi di concentramento perché membri di una nazione nemica, p. Toniolo fece appena in tempo ad andare in Africa, esattamente a Khartum, dove fu insegnante di chimica e fisica al Comboni College.

Era partito per l'Africa  insieme a p. Mason, che poi sarebbe diventato suo vescovo, p. Baj, p. Martelli, p. Dal Maistro, fr. Biasin, fr. Adani, fr. Mariotti, fr. Giacomo e Giovanni Colussi, tutti uomini di grandi capacità che seppero mettere a buon frutto le loro doti nei diversi campi a cui furono assegnati.

Le "village school"

Dopo due anni, nel 1942, si aprì anche per lui la missione vera, ma sempre come insegnante nel Sudan meridionale. Fu a Mboro dal 1942 al 1947, e a Kuajok, nella zona dinka, dal 1947 al 1952.

P. Toniolo fu fondatore e ispettore di alcune "Village School", quelle scuole che preparavano maestri che insegnavano in lingua indigena (e spesso, se cattolici, erano anche catechisti). Dobbiamo dire  che queste scuole, volute e caldeggiate dal Padre, costituirono per lui un merito grandissimo, perché in questo modo si contribuì allo sviluppo dell'Africa dal suo interno. Insomma si realizzava il Piano di Comboni: salvare l'Africa con l'Africa, mediante la propria cultura, senza imposizioni dall'esterno.

P. Toniolo fu fortunato perché trovò in mons. Edoardo Mason, suo vicario apostolico, un valido sostenitore e un illuminato maestro nel settore della scuola vista come base per l'evangelizzazione degli africani. Anche se non c'era stato il Concilio Vaticano II, si praticava su vasta scala l’evangelizzazione e la promozione umana, anzi, la promozione umana costituiva la prima fase dell'evangelizzazione.

Questo fu anche il periodo in cui il Padre cominciò a dedicarsi agli studi linguistici e antropologici che lo avrebbero reso noto nelle Università italiane, inglesi e americane. I suoi studi erano seri, condotti con metodo e scrupolosità scientifica per cui trovarono ampio apprezzamento. P. Toniolo fu anche testimone del martirio di p. Arpe (primo novembre 1946) che ebbe luogo a Mboro.

Nel Darfur

Dopo un anno di vacanza in Italia, a Verona, (1952) il Padre tornò nuovamente in missione e fu ispettore delle "village school" della tribù denka, del Bahr el Ghazal e dell'Upper Nile: un lavoro massacrante ma eseguito con entusiasmo e precisione, incoraggiato e sostenuto da mons. Mason col quale c'era perfetta collaborazione. Ed ecco p. Toniolo fu il primo missionario che si spinse fino nel Darfur (1954-55) ai confini col Ciad per fondare una scuola tecnica. E vi riuscì.

Una nota curiosa: i confratelli chiamavano p. Toniolo con il soprannome di "Baracca", da Francesco Baracca, il più noto degli assi dell'aviazione italiana, del quale parlava con orgoglio, che nella prima guerra mondiale abbatté 34 aerei nemici.

Nel 1955 fu trasferito a Khartum, con l'incarico di procuratore provinciale delle missioni del Sudan meridionale. Rivestì anche il ruolo di responsabile del battello Fatima, di proprietà della missione, che, partendo dalla capitale, risaliva il Nilo fino a Wau e a Juba per rifornire le missioni di uomini e di mezzi per lo sviluppo delle opere intraprese.

Non era la sua ora

Nel novembre del 1957, il Padre si trovava a Khartum, fu colpito da ulcera perforata che lo portò sul punto di morte. Scrive p. Cocci: "Ieri, 19 novembre, p. Minoli disse a p. Toniolo che era consigliabile un suo rientro in Italia per le sue condizione di salute alquanto precarie. Il Padre  rimase così male che non riuscì a prendere cibo né a pranzo, né a cena.

All'1.30 di notte, fui chiamato da p. Elia. Mi resi conto che aveva vomitato una grande quantità di sangue. Feci del mio meglio e, al mattino, venne ricoverato alla clinica delle suore. Se l'emorragia non si rinnova con l'apertura di un'altra ferita, forse il Padre se la caverà". Quella volta se la cavò.

In Italia fu operato e, rimessosi in salute, ritornò nuovamente a Khartum per riprendere il suo servizio di procuratore e di incaricato del battello.

A questo proposito si ricorda un episodio interessante. Siccome conservava in una bottiglietta il pezzo di stomaco che gli era stato tolto, quando giunse sul Nilo, lasciò cadere nell’acqua la bottiglietta "con dentro un po' di me stesso". E aggiunse: "Mi volevi tutto, accontentati di un pezzetto".

Tenne l'incarico di procuratore e di responsabile del battello fino al 1961. Ci sarebbe un lungo discorso sui suoi viaggi sul Nilo, solo come sacerdote, tra gravi disagi, in compagnia di operai in genere musulmani non strettamente osservanti della legge di Dio.

Nuovamente in Inghilterra

Dopo 22 anni di missione, cominciò anche per p. Toniolo il periodo della "rotazione" (che aveva scampato nel 1957), e fu inviato in Inghilterra. Dal 1962 al 1978 fu economo provinciale (1967- 1971) e anche procuratore (1971-1975) e poi solo procuratore (1976-1978).

Ad un certo punto, per avere più facile accesso agli archivi di Stato, chiese ed ottenne di diventare suddito di Sua Maestà Britannica.

Con precisione, e seguendo scrupolosamente le indicazioni dei superiori, teneva i contatti economici con i confratelli in missione. "Non si limitò al solo lato economico - prosegue p. Novelli - ma forniva i confratelli di quei sussidi linguistici, etnologici e storici riguardanti l'Africa che gli venivano richiesti sempre più spesso, soprattutto dopo che il Concilio Vaticano II aveva sottolineato vigorosamente il dovere per i missionari di impostare la loro azione apostolica sul dialogo con le culture e le religioni africane.

Si preoccupava, inoltre, di fornire alle biblioteche delle grandi istituzioni scientifiche inglesi, specializzate sull'Africa, tutte le pubblicazioni dei missionari comboniani in questi campi. Fu così che, con grande gioia e legittimo orgoglio, potei vedere sugli scaffali di grandi biblioteche, come la British Museum, ad Oxford e altrove, accanto ad opere probabilmente più famose, anche i lavori dei miei confratelli. Questa consuetudine, purtroppo, non continuò dopo la sua partenza, se non altro con la stessa precisione e regolarità dei tempi di Toniolo".

In Inghilterra si trovò bene anche perché la sua sorella era sposata proprio là e spesso si vedevano. Mentre era a Londra gli morì la mamma (1973). Il parroco del paese, commentando la vicenda che l'aveva coinvolta, disse: "Era una santa".

Apostolo dell'accoglienza

Dalla corrispondenza vediamo che p. Toniolo si interessò anche per trovare ospitalità, in Inghilterra, per studenti africani. Si interessò dell'associazione anglo-sudanese, in favore del Sudan meridionale, dopo l'espulsione dei missionari, collaborando con p. Bresciani verso il quale mostrò più volte la sua stima. Ma continuava anche le sue ricerche storiche.

Nel 1974 vide la luce il suo libro, pubblicato dalla Hurst & Company di Londra, in collaborazione con l'eminente storico inglese del Sudan prof. Richard Hill, "The Opening of the Nile Basin", uno studio sulle esplorazioni lungo il grande fiume africano e le loro conseguenze. In questo libro vengono riportate le testimonianze etnografiche e geografiche dei missionari dell'Africa centrale tra il 1842 e il 1881. Inoltre il volume è un contributo non solo alla conoscenza dell'Africa nel secolo scorso, ma anche all'amore e alla passione dei missionari (e di p. Toniolo) per la conoscenza dei popoli che sono stati chiamati ad evangelizzare.

P. Agostoni scrisse: "Il contenuto del tuo libro è un documento di valore che copre una lacuna che avevamo nella nostra storia delle missioni del Sudan. Penso che sarà di grande aiuto a coloro che stanno preparando la Storia della Chiesa nel Sudan".

P. Novelli, il continuatore ideale di p. Toniolo, ha scritto: "La sua opera, in un campo difficile ed ingrato come quello della ricerca antropologica, non sarà dimenticata”.

Ricercatore

Dai documenti vediamo che già dal 1957 il Padre aveva cominciato a "disturbare" il ministro dell'Educazione e degli Interni della repubblica sudanese perché gli facilitasse le ricerche negli archivi governativi, altrettanto dicasi per la repubblica del Congo, per il Cairo e per l'Inghilterra.

Ci sono lettere indirizzate alla "school of oriental and african Studies" e al "Public Record Office". Con notevoli sacrifici riuscì a ottenere diversi microfilms riproducenti documenti importanti che sono stati inviati all’Archivio di Roma.

Scrive ancora p. Bruno Novelli: "Si trovava già da quattro anni a Londra, come procuratore delle missioni comboniane, quando, nel 1965, lo conobbi.

Dovevo fare delle ricerche per la mia tesi di laurea su una popolazione del Sud Sudan e mi meravigliai della sua familiarità con gli ambienti scientifici inglesi, con personalità famose in campo etnografico, antropologico, linguistico e storico sull'Africa. Personalità che io conoscevo solo di fama, per aver letto alcune delle loro opere: Evans Pritchard, Tker, i due Lienhardt, Richard Hill e, soprattutto, con il suo grande amico Richard Gray, divenuto poi preside della facoltà di storia alla School of Oriental and African Studies dell'Università di Londra.

Le sue indicazioni mi facilitarono molte ricerche. Conoscere le persone giuste, i posti giusti e il materiale giusto non è poco per un principiante, come ero io allora nel campo dell'Antropologia. Da questo punto di vista p. Toniolo fu una guida preziosa.

Il suo amore per gli studi sulle popolazioni africane in mezzo a cui noi missionari comboniani lavoravamo in Sud Sudan, fu una costante della sua vita, fin dagli inizi della sua presenza missionaria nel Bahr el Ghazal. Il bello è che si fece da solo, con la sua esperienza, con la sua passione accompagnata dal grande interesse che queste conoscenze suscitavano in lui, grazie anche alla particolare sensibilità in questo campo di conoscenze. Prese note, raccolse materiale, parlò con altri missionari, con la gente del posto, con gli amici inglesi esperti in queste materie, ebbe possibilità di accedere a fonti di informazione qualificate, sia nel sud del Paese, sia a Khartum in modo che la sua conoscenza della materia andò ampliandosi sempre più".

Direttore del Museo Africano di Verona

Nel 1978, con una lettera di p. Agostoni, p. Toniolo venne invitato in Italia per dedicarsi alla ristrutturazione del Museo Africano di Verona. "Abbiamo bisogno di africanisti che conoscano l'Africa e sappiano anche un po' di etnologia e antropologia, unite a una buona esperienza di missione con interesse nell'elemento storico e culturale del Paese... Il Museo dovrà servire alla gente e ai confratelli. Deve, insomma, diventare un centro di studi e di cultura africana. Tu hai le qualità per portare avanti questo lavoro". Così, col primo luglio 1978 p. Toniolo fece parte della provincia italiana.

Il Padre si mise all'opera catalogando gli oggetti, descrivendone l’uso, le finalità e la storia.

Fece un buon lavoro, soprattutto entrò in contatto con studiosi e biblioteche specializzate nel settore. Curò con particolare interesse la Biblioteca Nigrizia. Questo incarico, oltre al resto, gli dava l'opportunità di continuare a coltivare la sua passione per l'Africa e di comunicarla a coloro  che avvicinava, sia in Museo che in Biblioteca. Tra i suoi documenti c'è un certificato di merito come archivista rilasciato dalle Forze Armate della Nato, e un altro sulle arti africane rilasciato dall'Università dell'Arte di Firenze.

Nel 1982 mandò a Roma, da Verona, un calice che era appartenuto al beato Comboni. Ne avrebbe voluto in cambio uno più modesto per il Museo di Verona ma, giustamente, anche il calice di Verona finì per arricchire il "tesoro" del Fondatore, custodito a Roma.

Anche per un'altra opera il Padre si rese benemerito: diresse un triplice indice analitico della rivista Nigrizia dal 1938 ai nostri giorni. L'indice era per autori degli articoli, per nomi dei citati negli articoli stessi e per località alle quali gli articoli si riferivano. Un lavoro improbo, ma ben fatto e di grande utilità per chi si interessa di storia delle nostre missioni.

Apostolo di Fumane

Al sabato e alla domenica p. Toniolo si prestava per il ministero a Fumane, un paese a nord di Verona, per dare una mano a don Benedetto Bertini. Tra i due nacque un'amicizia fraterna e sacerdotale molto intensa. Diciamo che la canonica di Fumane, con la brava perpetua che considerava il Padre come uno di famiglia, anzi, più di uno di famiglia, divenne la Betania di p. Toniolo.

Là trovava serenità e distensione. Si prestava per le confessioni e per l'omelia nella quale l'anelito africano balzava sempre fuori.

"Si vede che è un missionario che ama gli africani e che all'Africa ci crede", diceva la gente.

Nella messa di esequie l'omelia fu tenuta proprio da don Benedetto che sottolineò il valore dell'amicizia alla quale il Padre teneva enormemente.

I fedeli di Fumane lo ricordano con simpatia perché ormai era divenuto uno di loro che li capiva, li consigliava e, dalla sua esperienza africana, tirava fuori tanti utili insegnamenti.

Il Padre restò nella comunità di Nigrizia fino al 1995, come effettivo; dal 1995 alla morte fu ospite del Centro Ammalati dove la morte verrà a coglierlo.

Un ricordo personale. Il giorno del funerale di p. Bresciani, chi scrive si incontrò con p. Toniolo che si spingeva con la sua carrozzella verso il refettorio. "Vieni qua che ho da parlarti", disse. "Cosa desidera, Padre?". "A p. Bresciani devi assolutamente scrivere la biografia perché è un uomo che vale, che vale molto in Congregazione". "Glielo prometto, Padre". E il libro è uscito.

Fu come una fiamma

Scrive fr. Zabeo: "L'impegno di p. Toniolo è stato quello di mantenere viva tra i Comboniani la tradizione degli studi riguardanti l'Africa e gli africani, soprattutto antropologia, etnologia, linguistica, storiografia. Approfittava di queste sue specializzazioni per seminare i semi del Vangelo tra gli africanisti laici del mondo accademico, con moltissimi dei quali era in contatto, sollecitando anche una migliore conoscenza dei popoli. Insomma, fu come una fiamma che tenne acceso in Congregazione il fuoco della cultura.

Nel 1990 l'artrosi iniziò a tormentarlo. Resistette eroicamente fino all'impossibile. Nel 1993, essendosi presentata un'eccessiva calcificazione a livello femorale, si sottopose ad intervento di artoprotesi all'anca, ma l'operazione ebbe risultati scarsi probabilmente per conseguenza dell'età avanzata e del poco movimento.

A metà del 1996 il Padre dovette arrendersi alla malattia e, da quel momento, divenne necessario l'uso della carrozzella. Vi ha trascorso poco meno di un anno e fu un periodo molto difficile per lui.

Uomo di poche e misurate parole, ha sofferto nel più assoluto silenzio la sua situazione di quasi completa immobilità.

Tuttavia, sempre lucido di mente, trascorreva ancora lunghe ore con i libri in mano. La biblioteca al piano terra di Casa Madre era la sua meta preferita.

Il 5 aprile si è serenamente spento. I funerali si sono svolti il 7 aprile nella cappella della Casa Madre ed è stato sepolto nel cimitero monumentale di Verona, nella cappella dei missionari comboniani".

P. Elia Toniolo ci lascia l'esempio di un uomo che ha evangelizzato attraverso la non facile via dello studio, della cultura, della conoscenza dei popoli ai quali era stato mandato. Questa evangelizzazione ha toccato anche gli studiosi laici appartenenti agli Atenei italiani ed esteri che, per ragioni di studio, erano in contatto col Padre. Che dal Cielo ottenga ai Comboniani un sempre rinnovato amore allo studio e alla conoscenza dei popoli tra i quali sono chiamati ad esercitare il loro ministero missionario.         P. Lorenzo Gaiga, mccj

Da Mccj Bulletin n. 197, ottobre 1997, pp. 106-114

*****

 

In 1925, at the age of 11, Elia left home in Cogollo del Cengio, Vicenza (the family had moved there from Velo d'Astico where he had been born) to enter the diocesan seminary of Padova, which was in Thiene in those days.

Elia and his sister had lost their father Marco during the World War. Their mother was a midwife. When the boy spoke of his desire to become a priest she was very pleased, and encouraged him. The PP, don Luigi Agostini, confirmed the signs of a vocation.

Elia was a reflective lad, not very expansive. He worked hard at school, with a sense of responsibility. He was also gifted with a keen intelligence, so that the superiors were very satisfied with him; besides, he was near the time in piety and conduct too.

On 17 September 1928, the Rector wrote to the superior of the Comboni Missionaries: Mr. Elia Toniolo, son of the late Marco, born at Velo d'Astico and resident in Cogollo, has completed the third secondary class during the 1927-8 school year, and passed for the next class in the Summer session". This shows that a missionary vocation had sprung up: how, we do not know, but a possible reason is that a house for future Comboni Brothers had been opened in Thiene in 1919, and there were contacts between the two establishments.

Drama in the family

The PP of Cogollo wrote to the Comboni Missionaries in Brescia on 10 August 1928: "I have a 14-year old parishioner, in the school holidays, who wants to become a missionary in the Sons of the Sacred Heart. He has completed the first three classes in the diocesan seminary at Thiene, and went up each year. He has consulted his spiritual father and with Monsignor, the Rector of the seminary; they both agree that he really has a missionary vocation.

His parents have given their consent. For my part, I can only give him the highest praise, both for his goodness of manner, his character, his piety. The boy in question is called Elia Toniolo, and he comes from a good family."

The word "parents" indicates that his mother Elizabeth had re-married. Other children were born to the union which, unfortunately, broke up after a few years. Without going too far into the matter, it has to be mentioned because of the effect on Fr. Toniolo. He broke off all links with the family except for his sister, and never set foot in the village again. And he never discussed it with anyone from that day on.

Central Africa, his passion

In September 1928 he entered the Comboni Institute in Brescia to begin the fourth year of grammar school. His school report the following year was outstanding, and a note at the bottom says: "He received honourable mention".

In his request to be admitted to the Novitiate, he expressed his intention of consecrating his life to God for work in the Missions of Central Africa, and the desire to better himself. Like Comboni, his passion for Central Africa went back to his early years, and his years of ministry in Africa shaped his spiritual life.

He entered Venegono Superiore as a Novice in October 1930, and after his First Vows on 7 October 1932 he went to Verona to complete humanities and study Theology in the diocesan seminary there.

Fr. Federici, superior of the scholastics, traces an "identikit" in a letter: "Rough exterior, cold, high-strung. He does not have very many pleasant ways externally. I had serious doubts about whether he was on the right road: but I trust in his repeated insistence, and on the real effort he had made to correct his faults.

He reasons very strongly, but maybe is a bit too human. He manages well in his studies, and has the ability for further studies in physical sciences. He needs to meet someone who can give him spiritual support. But at heart he is good, and takes my remarks with good grace. Unfortunately, his family is breaking up: his parents are already practically separated."

He needed a dispensation for his ordination in Verona by Bishop Cardinale on 10 July 1983, as he was still 3 months and 4 days short of the canonical age of 24.

Colonial Course in London

The new priest was sent to London, where he obtained the "Colonial Course" Diploma, which qualified him to teach in countries under the jurisdiction of the British government in Africa. School would become his passion and a very concrete way to implement his missionary charism.

As the Second World War started, and a number of Italian Comboni Missionaries in England were interned, Fr. Toniolo just managed to slip out and make his way to Khartoum, in Sudan, where he began to teach Physics and Chemistry in Comboni College.

He left for Africa with Fr. Mason, who would later become his Bishop, Frs. Baj, Martelli and Dal Maistro, and several Brothers: Biasin, Adani, Mariotti, Giacomo and Giovanni Colussi - all men of great ability, who would put their talents to work in the various areas to which they were assigned.

Village Schools"

After two years, in 1942, he went down to the real mission in Southern Sudan, though he stayed in teaching. He worked at Mboro from 1942 to 1947, and in Kwajok, in the Dinka area, from 1947 to 1952.

Fr. Toniolo was the founder and inspector of a number of "Village Schools", which were training schools for teachers who would work in the local language (and often, if Catholic, would also be catechists). These schools, which he pushed so hard, are a great tribute to his vision, and was fully in line with "saving Africa through Africans". The teachers worked within their own culture, and made better contact with their pupils.

Fr. Toniolo was also lucky in getting valid support and enlightened guidance in Mgr. Edoardo Mason, his Vicar Apostolic, who saw the schools as the basis for the evangelisation of the populace. They practised Vatican II on a wide scale a long time before it actually took place, with their methods of evangelization and human development (which was actually the stage that introduced evangelization).

This was also the time that Fr. Elia began the linguistic and anthropological studies that would make him well-known in the Universities of Italy, England and America. He produced serious studies, carried out with scrupulous scientific methods, and they were very well received.

Fr. Toniolo was also a witness of the martyrdom of Fr. Arpe at Mboro (1 November 1946).

In Darfur

He spent 1952 on leave in Italy, working in Verona. Then he went back to the mission, and became inspector of the "Village Schools" among the Dinka, in Bahr el Ghazal and in Upper Nile: exhausting work, but carried out with enthusiasm and exactness, and still with the full support and encouragement of Bishop Mason.

Fr. Toniolo was the first missionary into Darfur (1954-55), travelling almost up to the border with Chad, with the aim of founding a Technical School. And he succeeded. Although all his "flying trips" were carried out on the ground, his confreres started calling him "Baracca", after the famous Italian ace Francesco Baracca, who shot down 34 enemy aircraft during the First World War.

In 1955 he was transferred to Khartoum, and made Provincial Procurator for the missions in Southern Sudan. He also took on the job of captain of the river boat Fatima, which sailed from Khartoum up the Nile as far as Wau and Juba, ferrying supplies and missionaries for the far-flung mission stations in the South.

He time had not yet come

In November 1957, while he was at Khartoum, he was hit by a perforated ulcer that brought him to death's door. Fr. Cocci describes the episode: "Yesterday, 19 November, Fr. Minoli told Fr. Toniolo that he ought to go back to Italy, since his health was not good at all. The father was so upset that he could not eat, either at lunch or at dinner.

At 1.30 a.m. I was called to Fr. Elia. I saw at once that he had brought up a large amount of blood. I did the best I could for him and, in the morning, he was admitted to the Clinic of the Sisters. If the haemorrhage does not break out again with the opening of another wound, he will make it". And that time he did.

He had an operation in Italy, and after convalescence returned to Khartoum to take up his duties once more as procurator and captain of the boat. There is an interesting story: he had brought back a bottle with a small piece of his stomach that had been removed during the operation. When he reached the Nile again, he dropped it into the water "with a bit of myself inside. And I said: `You wanted all of me: well, here is a bit to be going on with!'" Many other tales could be told of "Cap'n Baracca", a priest, alone on the Nile with a crew of ruffians (well, let us say "Moslems not of strict observance"), and all the problems of navigation on that great waterway. He remained in both of his posts until 1961.

Back in England

After 22 years of mission work, "rotation" finally caught up with Fr. Toniolo (he had managed to avoid it in 1957), and he was sent to the London Province. From 1962 to 1978 he was Provincial Treasurer and/or Missions Procurator. At one point, to make it easier to have access to State archives for his research, he became a subject of Her Britannic Majesty.

He was always precise and helpful in keeping and running his accounts and in his work as Procurator. But, says Fr. Novelli: "He did not limit himself to finances. He supplied information and papers for their linguistic, ethological and historical studies on Africa, and the demand increased significantly after Vatican II had strongly underlined the duty of missionaries to base their apostolate on dialogue with African religions and cultures.

He also supplied the libraries of the scientific institutions in England that had African sections with the publications of the Comboni Missionaries that touched their field. It was his joy - and legitimate pride - to see the works of his confreres rubbing shoulders with those of acclaimed experts, on shelves in the British Museum, in Oxford and other centres of learning. Unfortunately, after he left the practice was not continued - at least not with the same regularity and precision."

In London he was also nearer his sister, who had married there. And in 1973 they lost their mother who, in the opinion of the Parish Priest, "was a saint".

Apostolate of... accommodation

From the correspondence that exists, we see that Toniolo took a great interest in finding accommodation for African students in England. He worked with the Anglo-Sudan Association in favour of S. Sudan, and collaborated with Fr. Bresciani after the great expulsion of 1964. But he also carried on with his In 1974 he published, together with the eminent historian Professor Richard Hill, "The Opening of the Nile Basin". It is a study on the on the explorations along the great river and their consequences. The book contains a lot of ethnographical and geographical observations of the missionaries in Central Africa between 1842 and 1881. So it communicates more than scientific and historical fact: there is the passion for Africa of those missionaries - and of Fr. Toniolo.

Fr. Agostoni wrote: "Your book is a valuable document, filling a gap in our history of the missions in Sudan. I think it will be of great use to those who are preparing a history of the Church in Sudan".

P. Novelli, a successor in ideals of Fr. Toniolo, notes: "His work, in the difficult and unrewarding field of anthropological research, will never be forgotten."

Researcher

In fact, documents dating from 1957 show the father had already begun to pester the Ministry of Education and Internal Affairs of the Republic of Sudan to give him facilities to research the government archives; and he did the same in the Republic of Congo, in Cairo and in England. There are letters addressed to the School of Oriental and African Studies and the Public Records Office. With great effort he managed to obtain microfilms of a number of important documents, which he sent to the Archive in Rome.

Another word from Fr. Novelli: "He had been in London four years when I met him in 1965. I had to do research for my degree on a tribe in S. Sudan, and I was amazed at his easy relationship with the scientific milieu in England, and with people who were famous specialists on Africa in the fields of ethnography, anthropology, languages and history, whom I knew only by reputation, or whose works I had read: Evans Pritchard, Tker, the two Lienhardt, Richard Hill and, above all, his great friend Richard Gray, who became head of the Faculty of History at the School of Oriental and African Studies in London University.

His help make my research so much easier. It is hard for a beginner - which I was in Anthropology - to know the right people, places and material to seek out. Fr. Toniolo's guidance was invaluable.

He had a life-long love for the study of the peoples among whom we worked in S. Sudan, right from our earliest presence in Bahr el Ghazal. And he did it all by himself, with his experience, his passion and his genuine thirst for knowledge in this area. And he had a very good nose for it, too. He made notes, he collected materials, he talked to other missionaries, to people in those areas, to English friends, to experts in the field; he obtained access to the best sources of information, both in S. Sudan and in Khartoum, so that his knowledge increased constantly."

Director of the Museo Africano in Verona

In 1978 a letter of Fr. Agostoni invited Fr. Toniolo to return to Italy to work full time in the re-ordering of the Museo Africano in Verona. "We need experts on Africa who know the country and are informed on ethnology and anthropology, as well as having missionary experience and an interest in the culture and history of the country... The Museo must inform ordinary people and confreres. In other words, it should become a centre of African studies and culture. You have the qualities to see that it is done."

Fr. Elia got to work cataloguing the objects, with a description of their usage or purpose, and the story of each. He did a very competent job and, in particular, made contact with experts, academics and libraries that specialised in the field. He took a special interest in the library, Biblioteca Nigrizia. The job also allowed him to continue his own passion for Africa and to communicate it to those he met, both in the Museum and in the Library. Among his credits there is a certificate awareded by the Nato Armed Forces for his work as an archivist, and another from the University of Art in Florence for his work on African art.

In 1982 he sent a chalice that had belonged to Comboni to enrich the "Patrimony of the Founder" in the Generalate. And he deserves much credit for another undertaking: he drew up a triple analytical index of Nigrizia from 1938 to the present. The index can be consulted by names of authors of articles, names of people mentioned and names of places referred to. An extenuating task, but of enormous value to those who want to do research on the history of our missions.

Apostle of Fumane

At weekends Fr. Toniolo used to go to Fumane, north of Verona, to give a hand to don Benedetto Bertini in the ministry. A great friendship - both as men and as priests - developed between the two; the presbytery at Fumane, with the housekeeper who looked on the father as one of the family, became a kind of Bethany for Fr. Elia. He could relax and unwind, and also savour the priestly ministry of confessions and Mass with Sermon - in which his love of Africa showed through constantly. The people would remark that he not only loved Africa, but believed in it...

Don Benedetto preached the homily at Fr. Toniolo's funeral. He underlined the value of their friendship, which they both appreciated enormously. The people of Fumane felt his loss, because he had become one of them, while opening a window on the wider world for them.

In 1995, Fr. Toniolo became a member of the community of the Centre for Sick Confreres (CAA), which is only yards away from where he had worked in the missionary animation community (CCA).

A personal recollection: on the day of Fr. Bresciani's funeral I saw Fr. Toniolo going along in his wheelchair towards the refectory. He motioned to me: "Come over here, I've something to say to you." "What is it, Father?" "You absolutely must write a biography of Fr. Bresciani. He is a great - he is a great in the Congregation too!" "It's a promise." And the biography was published recently.

He was like a flame

Bro. Zabeo writes: "Fr. Toniolo's commitment was to keeping alive, among the Comboni Missionaries, the tradition of studies on Africa and the African peoples, especially in the areas of anthropology, ethnology, linguistics and history. He used his specialisation to sow the seeds of the Gospel among lay experts on Africa (and he was in contact with a great number), urging them especially to get to know the people thoroughly. He was like a flame, keeping alive the fire of culture in the Institute.

In 1990, arthritis began to give him severe problems. He was heroic in trying to ignore it. But in 1993 he needed a hip replacement, which did not do much good, probably because of his age, and because he did not move around a lot.

In 1996 he gave up the struggle, and became confined to a wheelchair. He last just short of a year longer, and it was a very trying period for him. He normally spoke little, and then only said what mattered; and he never said a word about being almost completely immobile. But his mind was still active, and he would spend hours with books: the library on the ground floor was usually the place to look for him.

On 5 April he died quietly. The funeral took place in the chapel of the Mother House on the 7th., and he was buried in the cemetery in Verona, in the chapel of the Comboni Missionaries".

Fr. Elia Toniolo leaves us the example of one who evangelized through the rather difficult means of study, of culture, of knowledge of the peoples to whom he was sent. His work touched and influenced lay scholars in Universities and institutions in Italy and abroad.

May he work from Heaven to obtain for the Comboni Missionaries a constant and unflagging love of study and knowledge of the peoples among whom we exercise our missionary apostolate.