In Pace Christi

Spreafico Emilio

Spreafico Emilio
Date of birth : 05/01/1905
Place of birth : Rovagnate CO/I
Temporary Vows : 01/11/1927
Perpetual Vows : 01/11/1930
Date of ordination : 14/07/1929
Date of death : 22/10/1977
Place of death : Verona/I

«Fu un sacerdote che amava la Madonna moltissimo e non ha mai perso tempo ad oziare». «Amò Dio e il suo insegnamento, fece amare Dio e il prossimo». «La vita di P. E. Spreafico fu la vita di un santo; egli previde perfino, prima del Concilio Vaticano II, alcuni progetti, specie riguardo ai catechisti, come il conservare il SS.mo, distribuire la S. Comunione e amministrare il battesimo solenne. Credo sia nel regno del cielo». Sono alcune delle testimonianze dei catechisti ugandesi, ai quali P. Emilio dedicò i suoi ultimi dieci anni nel Centro Catechistico di Gulu, Uganda. P. Emilio era di Rovagnate, provincia di Como e Diocesi di Milano. Il fratello Francesco attesta che fin da fanciullo Emilio mostrava chiaramente di essere chiamato al sacerdozio, per la sua applicazione alla preghiera e agli studi e anche nella scelta dei suoi divertimenti. Grazie all'interessamento del Coadiutore di Rovagnate frequentò la quarta elementare presso i Salesiani a Milano. Lo stesso Coadiutore raccomandò Emilio per il Seminario di San Pietro, donde proseguì per quello di Monza. Fu qui che la parola ardente di P. Beduschi decise la sua vocazione missionaria. Dopo la prima teologia entrò nel Noviziato di Venegono nell'autunno del 1925. Come scrive un suo compagno di noviziato, «P. Spreafico si distingueva fra tutti per il suo grande entusiasmo missionario e per il suo carattere allegro. Le sue sonore risate echeggiavano nel vasto parco del noviziato, ben comprese da quel sant'uomo del P. Maestro che era P. Bertenghi». Emise la prima professione il giorno dei Santi nel 1927; ad essa assistette il fratello Francesco, da poco entrato in noviziato dietro il suo invito: «Tu farai le chiese e io le riempirò di cristiani, tu farai gli altari e io celebrerò la S. Messa, tu diventerai il mio braccio destro nella conversione dei Neri». Fu ordinato sacerdote a Verona il 14 luglio 1929. Tre mesi dopo si trovava a Southampton in Inghilterra per lo studio dell'inglese. Due anni dopo partiva per l'Uganda.

Seminario e scuole

Appena giunto a Gulu fu nominato Rettore del Seminario, che contava allora 36 alunni, negli edifici inaugurati l'anno precedente presso la cattedrale e che divennero poi il Centro Catechistico. Dieci giorni dopo l'apertura dell'anno scolastico, il diario del Seminario registra la festa del Papa, indice di un caratteristico amore della sua vita. Fu P. Spreafico che condusse all'altare i primi due sacerdoti del Nord Uganda, anche se nel loro ultimo anno non fu più rettore perché nominato "Segretario per l'educazione", cioè responsabile di fronte al governo per le scuole cattoliche dell'Uganda settentrionale. Comunque P. Spreafico era alla destra di Mons. A. Negri, quando questi ordinò P. Yoanna Ongom e P. Donaziano Bala nella cattedrale di Gulu il 24 dicembre 1938. All'entrata dell'Italia in guerra, il l0 giugno 1940, P. Spreafico subì, con tutti i confratelli e le Suore in Uganda, il trauma dell'internamento a Katigondo che durò un anno e mezzo. Alla fine di questo periodo fu trasferito a Nyapea, nel West Nile, come cappellano della Scuola cattolica affidata ai Fratelli del S. Cuore americani. Vi rimase solo un anno; alla fine del 1942 passò alla missione di Kitgum, come "curato". All'inizio del 1945 fu chiamato a dirigere la scuola media (Junior) di Gulu e l'anno seguente iniziò la scuola magistrale (Primary Teachers' Training Centre) a Gulu. Di quel periodo P. A. Maccagnan ricorda: «P. Spreafico era un grande organizzatore. Forse era troppo accentratore però se coloro che lavoravano con lui avevano iniziative buone, non li contraddiceva e aveva sempre qualche parola di apprezzamento. A me ha lasciato piena libertà negli sport tra gli studenti e in altre attività». Nel febbraio 1947 partì per l'Italia come Capitolare e fu Segretario del Capitolo: - erano le sue prime vacanze dopo 15 anni di missione - alla fine di novembre ritornò in Uganda e fu assegnato alla stazione di Kitgum, incaricato specialmente della zona di Pajule. Nel 1948 fu per un mese Direttore (Principal) della scuola secondaria di Lira e poi di nuovo direttore della scuola per maestri a Gulu, dove profuse le sue energie per 5 anni. Durante le vacanze amava prestarsi al lavoro pastorale nelle missioni e promosse specialmente l'apertura delle cappelle, poi missioni, di Padibe ed Anaka.

"La Madonna mi basta"

Quando fu deciso che la cappella di Anaka era matura per essere quasi-parrocchia, vi fu destinato P. Spreafico. Egli volle far coincidere la sua entrata o l'apertura della missione con la festa dell'Immacolata di quell'anno 1952. Non sapendo guidare l'auto e neppure andare in bicicletta, si fece portare da P. Romanò, con pochi pacchetti, una ventina di giovani e una statua della Madonna. Invitato a salire in cabina, risponde: «Lascio la Madonna da sola?» e preferisce stare dietro per pregare e cantare con i giovani lungo la strada. Giunto vicino alla cappella di Anaka, si mette in cotta, stola e piviale, mentre i giovani portano in processione la statua della Madonna in mezzo ad una folla straordinaria. «P. Spreafico canta con un vocione da rompere i timpani. Alle volte sembra commosso»: vuole che la festa sia tutta in onore di Maria. Quando P. Romanò incomincia a presentare al popolo il nuovo parroco, egli interrompe gridando «Labìkira Maria» e batte le mani invitando tutti a fare altrettanto. «Confessatevi» grida e si mette a disposizione con P. Romanò, mentre la gente recita il Rosario alternato da canti. Finita la cerimonia P. Romanò si congeda da P. Emilio: «Zio, verremo a farti compagnia». «lo ho la Madonna - risponde - e mi basta». Ad Anaka rimase quasi 12 anni, cioè fino al 1964, a parte le vacanze in Italia nel 1957. Il fratello Francesco lo raggiunse per circa due anni e di quel periodo ricorda soprattutto che P. Emilio gli impose di costruire cappelle nei villaggi, mentre la "missione" era rappresentata dalla piccola vecchia casetta costruita per alloggiare il padre in safari. Ricorda pure che mentre il Padre era generoso con i maestri, i catechisti e gli scolari, risparmiava nelle spese personali; il piccolo frigorifero di solito non serviva ad altro che per l'acqua fresca.

La Crociata del Rosario

È memorabile la grande Crociata del Rosario del 1955, quando P. Spreafico accompagnò e fece da interprete a P. Peyton nelle varie missioni - crociata che egli stesso ripeté più tardi con meravigliosi risultati spirituali per occasioni speciali, come l'apertura della nuova chiesa di Paidha nel 1970, a Parombo nel 1972, a Pakwach, ecc. Della prima così scrive P. Vincenzo Pellegrini: «Il 14 settembre 1955, il Padre Peyton venne per una settimana nella Diocesi di Gulu per la famosa Crociata del S. Rosario in famiglia. Cristiani e non cristiani accorsero numerosi, con un totale nei diversi posti di circa 50.000 persone. P. Spreafico accompagnò P. Peyton ovunque: a Gulu, Anaka, Nyapea, Lodonga ecc., fungendo da interprete, traducendo dall'inglese in Acioli e aggiungendo il proprio calore a quello del sacerdote americano». Un estratto del Diario di Gulu descrive il "rally" del Rosario in quella missione: «La prima messa è celebrata da S. Eccellenza (Mons. Cesana), alle ore 9, presente il D.C. (Commissario Distrettuale), parecchi inglesi, goanesi, indiani e una folla di popolo (la cifra è molto contestata, ma senza esagerazione si può affermare che superi i 10.000). Incomincia la sfilata dei crociati e dei carri allegorici. Nel frattempo davanti alla Cattedrale, la cui gradinata e pianerottolo fanno da palcoscenico, celebra la S. Messa P. Paolo, sacerdote africano. Il corteo si snoda, la banda dei Brothers di Nyapea è in testa, seguono carri allegorici, quindi il Rosario Vivente, rappresentato da un gruppo di ragazzi della Junior e ragazze. Intanto dal magnifico impianto di altoparlanti, da poco installato, P. Spreafico, animatore di tutto e tutto fuoco, spiega la funzione. Le ragazze, magnificamente preparate dalle Suore, rappresentano i Misteri Gloriosi. Ogni decade è recitata da una famiglia. Incomincia l'On. Antonio Opwa, deputato al Parlamento dell'Uganda, con la sua numerosa famiglia. Segue Filippo Acaye, ispettore scolastico, quindi De Gama (goanese) impiegato nell'ufficio del P.C. (Commissario Provinciale), che tiene un fervorino ai suoi connazionali in lingua indostana. Poi un professore inglese della scuola governativa. Da ultimo è Carlo Andrea, vecchio cristiano di fede incrollabile; la vista della sua bella famiglia, tra i cui membri c'è un seminarista di IV teologia e una suora professa nonché maestra, suscita una grande commozione. Ad ogni Ave Maria, un ragazzo del Rosario vivente si stacca dal suo gruppo e infila una rosa nella corona, che, a rosario terminato, viene deposta sul capo della Madonna».

Formatore di catechisti

Nel 1965, di ritorno da un altro periodo di vacanze in Italia, fu invitato dal Vescovo, Mons. Cesana, ad iniziare il centro catechistico di Gulu. Aveva 60 anni. Profuse e letteralmente consumò le ultime energie nei corsi biennali dei catechisti. Questa può essere considerata la più bella corona della sua vita missionaria. Sentendo sfuggirgli le forze, fu lieto di cedere ad altri più giovani la direzione del centro e di concentrarsi nella parte più "spirituale", cioè nelle conferenze e meditazioni e nell'insegnamento della catechetica. Fu notata la sua puntualità alle lezioni, alla pratica e alla catechesi vespertina, che impartiva quotidianamente, anche se stanco e sofferente. Sotto un temperamento talvolta brusco e indipendente nascondeva una straordinaria sensibilità, che giungeva a profonde delicatezze; amava gli africani e aveva fiducia in loro, come mostravano le frequenti visite di ex-alunni, alcuni dei quali avevano raggiunto posizioni importanti. Egli sarà ricordato per il suo inalterabile entusiasmo, il suo spirito di sacrificio, specie nei viaggi che doveva compiere quasi completamente a piedi, per il suo amore alla Chiesa e al Papa e soprattutto per il suo amore per la Madonna. Il fratello commenta: «Sia a Gulu che a Verona - dove passò gli ultimi mesi - tutti ricorderanno che il sollievo delle sue piccole passeggiate era la recita del S. Rosario. Questo ci spiega come la Madonna venne a prenderlo silenziosamente all'alba del terzo sabato del mese del S. Rosario, e le sue spoglie mortali, reclamate dai parenti e dalle autorità del paese natio, nel momento solenne dell'estremo saluto, furono deposte ai piedi della Madonna del S. Rosario sulle gradinate del presbiterio, e la Vergine Santa sorrideva ai resti mortali del suo Legionario innamorato e gli porgeva il S. Rosario come trofeo di vittoria e di gloria». Era ritornato sofferente dall'Uganda nel maggio 1976 - dice Fr. Zambon - e venne ricoverato in reparto di neurologia per accertamenti. Gli venne riscontrata mielopatia con sofferenza agli arti inferiori - arteriosclerosi - con segni di sofferenza cardiaca. Nei mesi seguenti il ricovero si notò un lieve miglioramento che gli permise di risiedere a Limone e Pesaro per alcuni mesi. Aggravandosi la sintomatologia agli arti inferiori accondiscese a un nuovo controllo medico con eventuali cure all'ospedale e venne ricoverato il 21 ottobre. Alla mattina del 22 alle ore 5,30 venne trovato dai medici privo di vita, composto come chi dorme, per infarto acuto del miocardio». La salma venne portata in Casa Madre lunedì 24 ottobre dove si fece l'atto liturgico delle esequie da P. Beltrami Gaetano e con il discorso funebre fatto dal Fr. Spreafico Francesco. In giornata la salma è partita per Rovagnate, suo paese nativo.                      (P. V. Dellagiacoma)

Da Bollettino n. 120, aprile 1978, pp.69-73