In Pace Christi

Geyer Franz Xaver

Geyer Franz Xaver
Date of birth : 03/12/1859
Place of birth : Wieshof-Regen/D
Temporary Vows : 16/05/1897
Perpetual Vows : 16/05/1897
Date of ordination : 23/09/1882
Date of consecration : 08/11/1903
Date of death : 02/04/1943
Place of death : Banz/D

Mons. Francesco Saverio Geyer, nato il 3 dicembre 1859 a Wieshof, Regen (Bassa Baviera), entrò come studente di Passau il 30 novembre 1880, e vestì l'abito ecclesiastico la festa di Natale 1880. Ebbe la tonsura e gli ordini minori da S.E. di Canossa il 30 maggio 1882; il suddiaconato il 13 agosto, il diaconato a Bressanone, il presbiterato dall'Emo Canossa il 23 settembre 1882. Partì pel Cairo il 14 dicembre 1882" (SPV, 84).

Il suo nome è ripetuto nello Stato Personale quando entrò pel noviziato a Verona "proveniente dal Cairo, il 14 maggio 1896. Appena professo fu mandato il 9 luglio 1897 a Brixen in qualità di superiore.

Nel settembre 1903 fu nominato vicario apostolico e consacrato vescovo a München l'8 novembre 1903. Ai 16 dicembre 1903 partì per l'Africa.

Rinunciò al vicariato nel 1921. Stette come amministratore apostolico a Khartum sino al maggio 1922. Fondò la Società dei SS. Angeli per i tedeschi all'estero. Morì a Banz (Franconia) il 2 aprile 1943. R.I.P." (SPV, 200).

Questi dati rappresentano l'iter di questo terzo successore del Comboni. Non essendo possibile in questo breve profilo illustrare la sua lunga e molteplice attività, basterà un cenno sul primo periodo postcomboniano.

Non sembra che Geyer abbia incontrato il nostro fondatore, perché giunse a Verona il 30 novembre 1880, e Comboni era partito il 22.

Appena ordinato sacerdote, a 23 anni, salpò da Trieste il 15 dicembre 1882, e giunse al Cairo il 21. Il 29 gennaio 1883, mons. Sogaro lo prese con sé nella sua prima ed unica visita al Sudan, viaggiando via Suez-Mar Rosso-Suakin-Berber, giungendo a Khartum il 6 marzo 1883. Fu questa la sua prima ma preziosa esperienza africana. Mons. Sogaro non volle però esporre il giovane missionario ai rischi della incombente sollevazione mahdista, e ripartiva con lui da Khartum il 5 maggio, arrivando al Cairo il 18 giugno 1883.

Dopo una breve corsa in Europa, Geyer ritornò al Cairo il 20 dicembre 1883, e il giorno dopo, 21, ripartiva col Sogaro per Assuan, per predisporre nella casa della missione a Scellal, abbandonata da anni, un alloggio, almeno temporaneo, per la numerosa carovana in arrivo dal Sudan: i 100 profughi circa vi arrivarono il 22 gennaio 1884, ma ritenendo malsicura anche quella posizione, il 13 maggio la carovana si rimise in viaggio con p. Geyer per Manfalut, sostando nella tenuta di Halim Bey, un copto cattolico che offrì ospitalità nella sua famiglia patriarcale. Però fu una sistemazione provvisoria, finché partirono tutti pel Cairo, giungendovi ai primi di luglio.

Nel frattempo si era continuata l'istruzione e la scuola ai ragazzi e l'assistenza ai cristiani. Mons. Sogaro, il 3 marzo 1884 scriveva ancora da Scellal a p. Sembianti: "Ieri fece la spiegazione del vangelo in arabo per la prima volta il p. Geyer, e fece ottima impressione a tutti" (A/39/34/6).

Caduta Khartum il 26 gennaio 1885, i missionari del Sudan esuli in Egitto, concentrarono i loro sforzi per liberare i prigionieri del Mahdi. P. Geyer, come altri successivamente, fu mandato a Wadi Halfa per sostenere i tentativi, ed ebbe la consolazione di accogliere le due fuggitive, sr. Maria Caprini e sr. Fortunata Quascé, ormai libere e di accompagnarle al Cairo, dove giunsero il 9 ottobre 1885.

L'anno successivo Geyer fu inviato nella missione di Suakin sul Mar Rosso, aperta anche come punto d'appoggio per i prigionieri, e vi si trattenne dal 1886 al 1888; vi amministrò 6 battesimi, quasi tutti di origine etiopica.

Nel 1888 fece un viaggio di animazione missionaria nei paesi di lingua tedesca, accompagnato dal neo sacerdote Dinka, Daniele Sorur, suscitando aiuti per la liberazione dei prigionieri e vocazioni, come anche in un altro viaggio successivo nel 1889-91 (A/38/49/22).

Ritornato in Egitto, fu nominato dal Sogaro suo vicario delegato, con relativa facoltà, anche da parte di Propaganda. Ma avviandosi ormai a conclusione la vertenza tra missionari anziani e i membri della nuova congregazione, p. Geyer, che già nel 1888 pensava di andare a Verona per compiervi il noviziato, finalmente dopo la nomina di mons. Roveggio, e il consiglio dello stesso Sogaro, Canossa e Propaganda, iniziava il suo noviziato a Verona il 14 maggio 1896, ridotto dalla S. Sede al solo anno canonico. Si conservano in archivio la sua formula dei voti e la rinuncia ai suoi beni, "piena, totale, e perpetua", redatta di sua mano in accurata calligrafia e corretto italiano il 16 maggio 1897 (A/45/2/38; A/45/8/6).

Il 9 luglio 1897 veniva inviato superiore a Bressanone, dove diede sviluppo alla casa sul piano edilizio e vocazionale, finché, morto mons. Roveggio nel 1902, l'11 settembre 1903 veniva eletto vicario apostolico dell'Africa Centrale. Mons. Francesco Saverio Geyer fu consacrato vescovo a München l'8 novembre 1903, e il 16 dicembre partiva per l'Africa.

Nel 1904 iniziava le missioni del Bahr el Ghazal e nel 1910 quelle d'Uganda. La prima guerra mondiale ne paralizzò le iniziative, apportando un cumulo di sofferenze, che lo indussero ad abbandonare la missione del Comboni per darsi all'attività cui si è già accennato.

Merito indiscusso di Geyer fu l'averci dato la prima biografia del Comboni: ancora studente di teologia a Verona nel 1882, ne compose un profilo che fu pubblicato a Monaco negli Annali della Società di S. Lodovico (pp. 172-238) e in opuscolo a Bolzano (1882, pp. 76), col titolo: Daniel Comboni - Eine Lebensskizze. Il profilo non ha pretese, e non è scevro di imprecisioni, ma è il primo, e scritto subito dopo la morte del fondatore, e testimonianza della stima di cui godeva.

Ben a ragione ne fu fatta recentemente una ristampa fotostatica e se ne sta ora curando una nuova e degna edizione. Concludendo, ecco il ritratto che Geyer traccia del fondatore: "Mons. Comboni era alto di statura, di membra regolari e atletiche, capelli e barba neri, brizzolati; occhi vivaci con sguardi di fuoco e di bontà; la sua fisionomia sorridente attirava magicamente. Vivace di natura e temperamento, diventava di fuoco quando si trattava degli interessi dell'Africa, e coi gesti infondeva il suo spirito missionario nell'animo degli uditori. Intelligenza limpida e vigorosa, affabilità lombarda, amore al prossimo senza confine, coraggio da leone, ferrea costanza ed energia, dedizione completa alla sua causa, ardente devozione del cuore, condotta sacerdotale esemplare, formano le linee fondamentale del suo carattere".

Da P. Leonzio Bano, Missionari del Comboni 4, p. 28-31

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            Sarebbe toccato a Mons. Francesco Saverio Geyer di spingersi per primo nel Bahr- el-Ghazal.    Egli fu nominato Vicario Apostolico dell'Africa Centrale e vescovo 1'11 settembre 1903.

            Nato a Regen, diocesi di Passavia in Baviera, nel 1859, era entrato nell'Istituto delle Missioni Africane di Verona nel 1880.

             Ordinato nel 1882 sacerdote del Card. di Canossa, partiva subito per la missione prima a Cairo, poi a Khartoum. Di qui il 13 maggio 1883, con Mons. Sogaro e quasi tutto il personale della missione, si ritirò a Scellal, poi ad Assiut, indi a Cairo. Durante l'esilio in Egitto, si occupò dell'educazione religiosa e morale dei giovani neri di Cairo e delle famiglie nere cristiane, trasportate da Khartoum. Lavorò pure nella nuova stazione di Suakin, aperta in quel tempo sul Mar Rosso.

            Nel 1896 si recò a Verona per compiervi il noviziato. Emessa la professione religiosa, fu mandato a reggere la nuova casa di Bressanone nel Tirolo.

            Appunto da Brixen fu chiamato ad essere Vicario Apostolico dell'Africa Centrale. Subito dopo la consacrazione episcopale, avvenuta 1'8 novembre 1903 a Monaco di Baviera, partì da Brindisi il 18 dicembre per il Cairo, da dove ripartì quasi subito per Khartoum per mettersi alla testa della spedizione "che ancor nella prima metà di gennaio (1904) dev'essere a Fascioda e che si spingerà direttamente nel Bahr-el-Ghazal".

Nel Bahr-el-Gahzal: Kayango e Mb ili

            La spedizione parte da Khartoum sul Redemptor il 21 gennaio 1904, e risale il Nilo Bianco fino al Kiro; entra decisamente nel Bahr-el-Ghazal e, da questo, passa in uno dei più ricchi suoi affluenti, il Giur (o Bahr-el-Wau); per arrivare il 3 febbraio a Meshra-el-Rek, termine della navigazione in questo periodo dell'anno. Su asini, quindi, in 10 giorni arrivano a Wau, centro del Bahr-el-Ghazal.

            Sono 3 fratelli e 4 padri, tra i quali anche p. Antonio Vignato. Rizzano le tende a Wau. Mons. Geyer e p. Tappi si recano ad esplorare il paese d'intorno "alla ricerca d'un popolo ben disposto". Così viene fondata la stazione di Kayango nella tribù dei Golo il 7 maggio 1904. Vi si insediano i pp. Gabriele Bertola e Antonio Vignato.

            Ritornato da Kayango a Wau, mons. Geyer si porta a 20 miglia a sud-est di Wau, in mezzo alla tribù dei Giur, e sceglie Mbili, a poco più di mezz'ora dal fiume Tong, per la nuova missione che benedice il 2 aprile, dedicandola a S. Pietro Claver. Anche qui restano due padri e un fratello.

            Rientrato a Khartoum, mons. Geyer scrive una lunga relazione "sul nuovo campo di lavoro". Il 17 giugno 1904 ebbe luogo a Berber l'esumazione delle spoglie mortali di mons. Roveggio, che il 25 venivano deposte da mons. Geyer nella chiesa dell'Immacolata ad Assuan, vicine a quelle di Mons. Comboni.

Tonga

            Mons. Geyer intensifica i suoi viaggi. Nella stagione delle piogge (agosto-settembre) rivisita le missioni del Sud. Decide di aprire un 'altra stazione tra gli Scilluk, nel distretto di Tonga, a 40 miglia sopra l'imboccatura del Sobat. Due padri e un frate fratello vi si stabiliscono nel mese di ottobre. La stazione si chiama anche Attigo, ed è dedicata alla Madonna Addolorata.

            Questa volta il Redemptor, coi fratelli Fiori e Fanti macchinisti e coi fratelli Frizzera e Cagol, ai quali si aggiunge a Lull p. Angelo Maggio, arriva direttamente a Wau sul fiume Giur. Scarica a Wau per la stazione di Kayango; continuando sul Giur, giunge a Mbili. Più a sud, sullo stesso fiume, visitano i Bellanda.

            L'esteso tratto di paese al sud dei Bellanda, fino ai Niam-Niam, appartiene al sultano Tombura ed è affatto disabitato dal momento che Ia popolazione dei Bongo, che prima vi abitava, è stata in parte annientata dalle incursioni dei Niam-Niam e in parte ha emigrato.

            Per ora Mons. Geyer ritorna sui passi. A piedi vanno fino a Kayango tra i Golo, i quali sono esposti al contatto dei musulmani provenienti dal Dar Fur e dal Kordofan. P. Antonio Vignato ha già cominciato a tradurre e a formare un po' di catechismo in lingua Ndoko, come egli stesso scrive il 27 luglio 1904: "che è quella parlata qui. Ma ai missionari resterà ancor molto da fare per farsi intendere dai villaggi vicini, essendo questo paese suddiviso in una quantità di piccole tribù, ciascuna delle quali ha lingua propria".

            Nel ritorno sul fiume Giur visitano qualche paese dei Denka, che abitano ambedue le rive del fiume, e qualche paese dei Nuer, individuando siti adatti per future missioni.

Lavoro al Nord

            Come appare dalle relazioni sullo stato della Missione, nel 1904 si è aggiunta la stazione di Halfaia sulla sponda del Nilo Azzurro a Khartoum, con cappella recentemente costruita e casa delle Suore.

            Suakin sul Mar Rosso possiede una stazione provvisoria con casa e cappella. Si spera che la ferrovia Berber-Suakin, già in stato di avanzata costruzione, accrescerà l'importanza di Suakin. P. Ottone Huber vi si reca in cammello con una carovana che parte da Berber, facendo numerose fermate lungo il tragitto. Ritorna a Berber pure in cammello. Egli è, e sarà anche negli anni seguenti, il missionario errante che amministra i Sacramenti alle comunità di cristiani (siriani, libanesi, egiziani) sparse nel nord Sudan: Wadi Halfa, Berber, Atbara, Ed Damer, Scendi. Nel 1905 si spingerà anche nel Kordofan a El Obeid e Ennaud, visitando nel ritorno anche Tajora e Duem.

Wau

            Il 13 gennaio 1905 (Nigrizia, febbraio 1906, p. 21), Mons. Geyer è nuovamente in viaggio sul Redemptor per una nuova spedizione nel Bahr-el-Ghazal. Questa volta si reca a Wau, sede del governo della provincia, per aprire ivi pure una stazione di missionari. Ci sarà anche una grande falegnameria, la cui direzione sarà data dal governo inglese ad uno dei nostri fratelli. Fondata la nuova stazione di Wau, il 10 marzo 1905 partiva con un padre e un fratello alla volta dell'Ovest per esplorare la tribù dei Kresc. P. Gabriele Bertola lo raggiunge in mulo da Kayango. Nella comitiva c'è anche il fr. Cagol. Lasciate le rive del Ghetti, entrano in piena foresta e fanno la prima tappa a Gombalo, stazione governativa. A sera giungono all'altra stazione governativa del fiume Pongo.

            Dal fiume Pongo vanno a Dem Zubeir.

Port Sudan

            Nella sua relazione per l'anno 1905 (Nigrizia, marzo 1906, p. 33), Mons. Geyer scrive da Khartoum che "due nuove stazioni sono state fondate nel 1905, cosicché undici sono le stazioni esistenti nel Vicariato". Oltre Wau, l'altra stazione per quella di Porto Sudan.

            Gli inizi di questa stazione li leggiamo a pagina 39 della Nigrizia di marzo 1907, che è parte della relazione di Mons. Geyer sulle opere del Vicariato nel 1906. “A Port Sudan sul Mar Rosso la Missione l'anno scorso (cioè, fine 1905) si è stabilita in locali provvisori costruiti in legno, come tutte le attuali abitazioni del luogo. I cattolici sono in numero di circa 270 e, nella maggior parte, italiani: operai, mercanti e impiegati; venutivi per cercare fortuna ... Dapprima il R.P. (Antonio) Mantica vi spiegò la sua indefessa attività apostolica, ed ora il p. (Luigi) Dominioni ne continua l'opera. La scuola maschile, iniziata l'anno passato, è la prima del luogo e conta già 26 allievi, (di cui) più della metà greci, gli altri quasi tutti italiani".

            I missionari visitano di tempo in tempo anche i cattolici di Suakin e li radunano nella bella Chiesa di Santa Croce. Ma Suakin va declinando man mano che Port Sudan progredisce. Perfino il terminale della recente ferrovia da Berber viene fissato a Port Sudan.

            La cappella provvisoria di Port Sudan viene inaugurata il l aprile 1906. E' in legno, e deve servire anche da scuola, che finora è l'unica. Nel 1907 i missionari ricevono dal Governo un terreno, situato in uno dei punti centrali e più importanti della città, accanto al pubblico giardino. Vi costruiscono una graziosa chiesetta con una piccola sacristia, e cinque stanze, con una piccola cucina isolata ed un magazzino. Scrive p. Luigi Dominioni (Nigrizia, novembre 1907, pago 167): "Noi siamo pieni di speranza per l'avvenire di questa Stazione dove, se non si è al contatto immediato di popoli idolatri, se non si faranno forse opere strepitose, tuttavia per mezzo della cappella, delle scuole, e di un po' di farmacia, del bene se ne potrà fare sempre e molto ... ".

Le scuole di Khartoum ed Assuan

Anche a Khartoum, una delle principali occupazioni dei missionari è la scuola. Ci sono tre scuole femminili, dirette dalle Pie Madri della Nigrizia, con 110 allieve: due a Khartoum ed una ad Omdurman. I padri hanno solo due scuole maschili, una a Khartoum ed una ad Omdurman.

            Quella di Khartoum nel 1906 aveva 38 scolari di vario rito e nazionalità: italiani, greci, egiziani, sudanesi. Era diretta dal p. Antonio Amin, egiziano (SPV, pag. 92, n. 244), coadiuvato dal p. Giovanni Cotta per l'inglese. Tutte queste scuole andranno migliorando. Scrive p. Cotta da Khartoum il 25 aprile 1907 (Nigrizia, giugno 1907, pago 86): "L'insegnamento è andato a poco a poco sistemandosi, benché con grandi sforzi contro le continue difficoltà provenienti dalla differenza di nazionalità, di lingua e di età dei ragazzi, dallo stato sempre provvisorio delle loro famiglie, e specialmente dalla mancanza di personale per l'insegnamento".

            Ad Assuan fioriva nel 1906 un modesto collegio di 22 ragazzi, indigeni della città e dei suoi dintorni. Le Suore Pie Madri dirigevano una scuola femminile ed una farmacia. Quantunque un po' fuori di mano e nonostante le difficoltà da parte dei copti, pionieri luterani e scuole Kuttab, queste scuole erano abbastanza frequentate. Scriveva p. Sandonà il 31 gennaio 1907: "Le case e la chiesa della nostra Missione, eretta da mons. Roveggio di venerata memoria, sorgono al lato nord del paese in una incantevole posizione ... I nostri alunni promettono bene .. : Noi certo potremo fare assegnamento su questi giovanetti, dei quali speriamo formare buoni catechisti e maestri ... per affidare loro la direzione di piccole scuole nei paesi della Missione a nord di Khartoum".

Verso i Niam-Niam

            Tutto sommato, redigendo la sua relazione "sulle nostre opere nel 1906", Mons. Geyer doveva essere soddisfatto nel constatare un aumento in tutto: stazioni, missionari, suore, cattolici, battesimi. Però, anche le vittime erano state numerose, stroncate dalla febbre nera: fr. Enrico Blank a Lul e p. Paolo Kostner a Wau nel 1905; i fratelli Cirillo Frizzera e Giovanni Divina e il p. Albino Bottesi a Wau, e il p. Stefano Vokenhuber a Mbili nel 1906.

            Intanto, vinto dagli inglesi e morto il sultano Yambio, il paese dei Niam-Niam, o Azande, era stato pacificato. Il 19 marzo 1906 Mons. Geyer partì da Wau con una carovana, accompagnato dal p. Giovanni Henkel e dal fr. Augusto Cagol. Passando per Tombora, raggiunse il punto più estremo a Ndoruma Mouto. Quindi, ritornò a Wau dopo una prima ricognizione del paese.

            Il 10 marzo 1908 fu aperta una nuova stazione tra i Giur del Bahr-el Ghazal, chiamata S. Ignazio di Cleveland. Erano presenti il p. Albino Colombaroli e i pp. Tappi e Bertola.

La Cattedrale di Khartoum

            Il 14 febbraio 1909 fu un giorno molto importante per Khartoum. Mons. Geyer benedisse e pose la prima pietra della chiesa, che doveva sorgere nella parte anteriore del giardino antistante il Nilo Azzurro. Era presente anche il Superiore Generale dei Figli del S. Cuore di Gesù, p. Angelo Colombaroli, venuto da Cairo. E' bene ricordare che a Khartoum c'erano già le chiese dei copti e dei greci; la chiesa dei presbiteriani americani era quasi ultimata; gli anglicani stavano fabbricando una cattedrale, e da più anni era sorta una grande moschea.

La croce ad Omach in Uganda

Alla fine dello stesso anno, Mons. Geyer intraprese una spedizione per raggiungere la parte più meridionale del Vicariato. Da Gondokoro, il 26 gennaio 1910 scrive al nuovo P. Generale, p. Federico Vianello (Nigrizia, marzo 1910, pago 33): "Partiti da Khartoum col Redemptor il 30 dicembre, la mattina dell'8 corrente entrammo nel Bahr-el-Gebel e, nel pomeriggio del1'11, arrivammo a Shambe. Quivi trovai p. Albino Colombaroli, venuto dalla missione di Cleveland e destinato Superiore della stazione da fondarsi sull'Alto Nilo, nel territorio dell'Uganda".

            Dopo Gondokoro, partirono a piedi verso Nimule, capoluogo del distretto dell' Alto Nilo, e dopo 15 giorni di marcia, giunsero ad Omach sul lago Alberto ed ivi innalzarono la croce. Due anni dopo, p. Giuseppe Zambonardi per arrivarvi tenterà una via nuova, più lunga ma più comoda: da Napoli a Mombasa, poi Mombasa-Port Florence in treno, poi battello sul Lago Vittoria Nianza, Lago Alberto fino ad Omach.

            Lo stesso 1912, p. Gabriele Bertola parte da Wau il 13 gennaio per un viaggio d'ispezione tra i Niam-Niam. Visita Tombora, Mupoi, Rikita. Si trattava di vedere se e dove fosse possibile fondare una prima stazione in mezzo a quella lontanissima tribù.

La Prefettura Apostolica del Bahr-el-Ghazal

            Nel 1913 avviene lo smembramento del Vicariato dell' Africa Centrale. La Santa Sede, con decreto del 30 maggio 1913, erige la Prefettura Apostolica del Bahr-el-Ghazal, con sede a Wau e p. Antonio Stoppani viene nominato Prefetto. Questa si trasformerà in Vicariato Apostolico nel giugno 1917, con Mons. Stoppani Vicario Apostolico e Vescovo. Dopo la divisione, il vicariato dell' Africa Centrale si chiamerà Vicariato Apostolico di Khartoum, comprendente anche le stazioni nel territorio degli Scilluk, Lull e Tonga, e in seguito, Detwok.

Dilling riaperta

            Liberato dalla preoccupazione di incrementare il lavoro della Missione nel Sud Sudan, mons. Geyer ripensa all'antica missione tra i Nuba, distrutta dai Dervishi nel 1882 e la riapre nel mese di dicembre 1913, dedicandola ai SS. Re Magi. Vi lascia due padri e un fratello. I padri sono Daniele Cauczor e Giovanni Schumann; questi, però, muore quasi subito (26 ottobre 1914).

            Dilling si trova a 4 giornate di carovana da El Obeid, capitale del Kordofan, che è allacciata con Khartoum mediante una ferrovia di 680 Km. Purtroppo, questa stazione sarà richiusa (e così pure Tonga) nel 1915 quando, a causa della guerra, i missionari tedeschi dovettero abbandonare il Vicariato di Khartoum.

            Nel 1919, un gruppetto di Suore della Nigrizia, partendo da Lull, fece il suo solenne ingresso a Wau il 24 marzo, ed un altro, seguendo la via Khartoum, Nilo Bianco, Bahr-el-Gebel giunse fino a Rejaf, quindi a piedi, giunse a Gulu, dove si trovava il p. Antonio Vignato.

            Lo stesso anno veniva eletto nuovo Superiore Generale dei Figli del S. Cuore di Gesù, il p. Paolo Meroni, il quale darà un grande impulso alle Scuole Apostoliche per il reclutamento di nuovi missionari.

            Verso la fine del 1920 viene riaperta la stazione di Tonga tra gli Scilluk, dove troviamo p. Pasquale Crazzolara; ed alcuni padri, tra cui p. Luigi Molinaro, provenienti da Kitgum, fondano la nuova stazione di Torit nella provincia di Mongalla.

La Prefettura Apostolica del Nilo Equatoriale

L'l1 giugno 1923 viene staccata dal Vicariato Apostolico del Bahr-el-Ghazal la nuova Prefettura Apostolica del Nilo Equatoriale, che comprende la parte settentrionale del Protettorato d'Uganda e la parte sudest del Sudan Anglo-Egiziano (provincia di Mongalla; Pibor, e parte dell'Alto Nilo). Viene eletto Prefetto Apostolico del Nilo Equatoriale, p. Antonio Vignato, con sede a Gulu.

            Nello stesso 1923 si rende vacante il Vicariato Apostolico di Khartoum per le dimissione di Mons. Francesco Saverio Geyer. Verrà chiamato a succedergli, quale Vicario Apostolico di Khartoum, p. Paolo Tranquillo Silvestri, il cui campo di lavoro sarà lo stesso "campo dei nobili eroismi di quella grande anima di Apostolo che fu Mons. Comboni, dalle rive del Mar Rosso e dai confini dell' Abissinia e dell' Alto Egitto verso il centro dell' Africa; parte considerevole dell'antica Missione dell' Africa Centrale".

P. Antonino Orlando

Da Mccj Bulletin n. 154, luglio 1987, pp. 34-39

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Bischof Geyer Franz Xaver (03.12.1859 – 02.04.1942)

So unspektakulär das Leben und Wirken von Karl Titz waren, so bewegt war das Leben seines Freundes und Gefährten Geyer. Beide waren zusammen als Aspiranten in Verona und ihre Wege kreuzten sich öfters in den 80-er und Anfang der 90-er Jahre des 19. Jahrhunderts in Ägypten und im Sudan. Doch im Gegensatz zu Titz sollte Geyer in mehrfacher Hinsicht „Geschichte schreiben“. Der folgende Abschnitt ist nur ein Anfang.

Der spätere Bischof Geyer wurde am 3. Dezember 1859 als Häuslersohn in Wieshof, Gemeinde Regen, im Bayrischen Wald geboren. Am selben Tag wurde er auf den Namen des Tagesheiligen Franz Xaver getauft. Sein Namenspatron bedeutete ihm viel. Anfang 1880 machte er in Passau das Abitur. Seine Berufung zum Missionar entbehrte nicht einer humorvollen Episode. Als Schüler des bischöflichen Seminars St. Valentin in Passau organisierte er vor dem Abitur mit Mitschülern ein „Lätizel“, ein Fest (vom lateinischen laetitia = Freude). Die Gelegenheit ergab sich, als der Direktor des Seminars außer Haus war. Geyer besorgte dazu ein Fässchen Bier. Doch, gewollt oder ungewollt: Gerade da kam der Direktor zurück. Geyer musste das Seminar verlassen.  Er machte in Passau noch das Abitur und begann danach ein Studium der Theologie und Rechtswissenschaft in München.

Dort wurde er auf das Institut Combonis aufmerksam und trat nach wenigen Semestern am 22. November 1880 in Verona ein, eine Woche nachdem Comboni von dort zu seiner letzten Ausreise nach Afrika weggefahren war. Geyer hat Comboni, der ihn so fasziniert hat, also nicht selbst gesehen. Als ein Jahr später die Nachricht vom Tod Combonis kam, schrieb Geyer als Erster eine Biografie von ihm, zunächst in verschiedenen Folgen im „Tiroler Sonntagsblatt“. Bald darauf wurde die Biografie von Mitterrutzner verbessert und 1882 in den Annalen des „Ludwig-Missions-Verein“ in München veröffentlicht und als Buch unter dem Titel „Daniel Comboni, Bischof von Claudiopolis und apostolischer Vicar“ herausgegeben.

Bereits am 23. September 1882, noch nicht ganz 23 Jahre alt und kaum zweieinhalb Jahre nach dem Abitur, wurde Geyer in Verona zum Priester geweiht. Geyer wollte, wie er an seinen Freund Mitterrutzner schrieb, noch weiter studieren, am liebsten an der Universität der Propaganda Fide in Rom, doch ihm wurde gesagt, dass Afrika sehr notwendig Priester brauche. Es scheint, dass die Notwendigkeit einer guten Vorbildung, auf die Geyer später sehr viel Wert legen sollte, nicht von allen so gesehen wurde.

Am 21. Dezember 1882 kam Geyer in Afrika an. Der neu ernannte Bischof Sogaro nahm ihn gleich mit nach Khartum. Bereits am 5. Mai 1883 kehrte er mit Bischof Sogaro nach Kairo zurück, bevor er – typisch für ihn – „eben noch dazu kam, die Bücherei der Mission in Khartum – an die 3000 meist deutsche Bücher – zu reinigen und zu ordnen.“  Ein Zeichen übrigens, dass die Mission eine nicht unbedeutende deutschsprachige Wurzel hatte.

Nach einer kurzen Reise nach Europa im Auftrag von Bischof Sogaro organisierte Geyer zuerst in Schellal, einem Ort, der heute im Assuan-Staudamm verschwunden ist, und dann in Gesira bei Kairo die Aufnahme der Missionare und etwa hundert christlichen Afrikanerinnen und Afrikaner, die aus Khartum vor dem Mahdi geflohen waren. 

Von 1886 bis 1888 war Geyer im Auftrag seines Bischofs in Suakim am Roten Meer. Dort war eine Mission aufgemacht worden, unter anderem, um näher bei den Gefangenen des Mahdi zu sein und die Fäden für ihre Freilassung ziehen zu können.

1888 und dann nochmals 1889 bis 1891 war Geyer in Europa, um Mittel und Berufungen für die Mission zu werben, das zweite Mal zusammen mit dem afrikanischen, von Comboni geweihten Priester Daniel Sorur. Er tat es mit großem Erfolg. Der von seiner Sache begeisterte Mann konnte auch andere begeistern. Hier einige Kostproben aus seinen Briefen an Mitterrutzner: „Es ist meine Mission, Geld und Kandidaten für die Mission zu werben. Ich gedenke nach Prag, Eger, Karlsbad, Olmütz, Königgrätz zu gehen, vielleicht auch nach Steiermark und Tyrol und dann geht’s nach Bayern und die Rheinländer“ (30. 8. 1888 aus Wien). „Am Sonntag hielt ich einen Vortrag; heute musste ich diesen wiederholen, da nicht die Hälfte der Leute Platz fanden, obwohl der Saal 1300 Personen fasst. Unsere nächste Station ist Wolfegg, das uns Graf Zeil sehr empfiehlt“ (1. 10. 1889 aus Sankt Gallen). „Die besten Gegenden Deutschlands für unsere Zwecke waren Rheinland und Westfalen. Schlesien scheint mir hinter Westfalen nicht viel zurückzustehen“ (22. 3. 1890 aus Breslau). Und dann: „Es melden sich fortwährend solche zum Eintritt in die Mission aus den verschiedensten Provinzen Deutschlands. Es wäre notwendig, dass in Deutschland selbst Anstalten zur Ausbildung von Missionaren und Schwestern bestehen“ (8. 9. 1890 aus Allenstein in Ostpreußen).

Inzwischen war 1885 in Verona die neue Kongregation der „Söhne des Heiligsten Herzens“ gegründet worden. Es baute sich ein immer größerer Gegensatz auf zwischen der jungen Kongregation und ihren Oberen aus dem Jesuitenorden auf der einen Seite und Bischof Sogaro und den „alten“ Missionaren Combonis auf der anderen. Zu letzteren gehörte Geyer zusammen mit Ohrwalder, Tietz, Daniel Sorur und Andere.

Ab 1893 verfolgte Geyer den Plan, aus dem Grundstock der „Alten“ ein eigenes Institut zu gründen und eine eigene Niederlassung zur Werbung und Ausbildung von Nachwuchs im deutschsprachigen Österreich zu eröffnen. Am liebsten wäre es ihm gewesen, wenn die inzwischen geplante Neugründung in Brixen ihm und den „alten“ Missionaren Combonis anvertraut worden wäre. Am 17. Januar 1895 schreibt er an Mitterrutzner: „Mein und meiner Mitbrüder Wunsch wäre es, dass man uns das österreichische Missionshaus überlasse. Wir würden eine geregelte Genossenschaft bilden und die Leitung dieses österreichischen Missionshauses übernehmen. So hätten wir Nachwuchs, ebenso wie die Kongregation durch ihr Haus in Verona.“ Propaganda Fide bestand aber darauf, dass das neu zu gründende Haus für die Kongregation sei.

Noch einen letzten Versuch machte Geyer, mit den Seinen einen eigenen Weg zu gehen. Er wurde sich mit Bischof Roveggio einig. Beide unterzeichneten eine „Pro Memoria“, die sie Rom vorlegen wollten. Danach würden sich Geyer und seine Gefährten dem Apostolischen Vikar in Ägypten unterstellen, die beiden in diesem Vikariat liegenden Niederlassungen in Gesira und Heluan erhalten  und in Österreich neben der in Brixen eine eigene Niederlassung eröffnen. Bischof Roveggio ging mit dieser „Pro Memoria“ nach Rom. Er nahm Geyer, obwohl dieser und die übrigen „alten“ Missionare Combonis es wünschten, nicht mit. Und Rom lehnte ab.

Die Reaktion darauf zeigt den authentischen Geyer: „Roma locuta, causa finita“: Rom hat gesprochen, die Sache ist entschieden. Der autoritätsbewusste Geyer unterwarf sich widerspruchslos und ohne Ressentiment der Entscheidung und trat in die Kongregation ein. Am 12. Januar 1896 schrieb er aus Kairo an Mitterrutzner: „Sie fragen mich, ob ich der Kongregation beitrete. Nun, ich bin entschlossen, mich bis zum Tod den Afrikanern zu widmen und dies da, wo sich mir Gelegenheit bietet, das Meiste zu wirken.“ Geyer trat erst der Kongregation bei, als er sah, dass er nur in ihr „das Meiste“ für die Afrikaner tun konnte.

Am 14. Mai 1896 begann er das Noviziat in Verona. Am 16. Mai 1897 legte er die Ordensgelübde ab. Schon beim Eintritt war vorgesehen, dass er anschließend die Leitung des kaum ein Jahr vorher gegründeten Hauses in Brixen übernehmen sollte.

Zum weiteren Lebenslauf von Bischof Franz Xaver Geyer siehe „Die Geschichte der Deutschsprachigen Provinz der Comboni-Missionare“ von P. Reinhold Baumann mccj                                  P. Alois Eder