Prima messa «per la custodia della Creazione»: c’è speranza

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Giovedì 10 luglio 2025
«In un mondo che brucia, sia per il surriscaldamento terrestre sia per i conflitti armati... nel cuore dell’anno del Giubileo noi confessiamo, e possiamo dirlo più volte: c’è speranza». Lo ha rimarcato Leone XIV celebrando la prima Missa “pro custodia creationis” ieri a Castel Gandolfo presso il Borgo Laudato si’. [Foto Vatican Media/SIR. L’omelia del Papa]

Nel Borgo Laudato si’ il Pontefice – che da domenica scorsa si è trasferito a Villa Barberini sul lago di Albano per il periodo estivo – ha seguito il nuovo formulario di orazioni «per la custodia della Creazione», da lui approvato lo scorso 8 giugno e reso noto il 3 luglio tramite un decreto del Dicastero per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti.

All’omelia il Papa ha ravvisato la necessità di «pregare per la conversione di tante persone, dentro e fuori della Chiesa, che ancora non riconoscono l’urgenza di curare la casa comune», secondo la «bellissima ispirazione» del predecessore Francesco, che dieci anni fa pubblicò l’enciclica dedicata alle tematiche ambientali.

«Tanti disastri naturali che ancora vediamo... quasi tutti i giorni in tanti luoghi... sono in parte causati anche dagli eccessi dell’essere umano, col suo stile di vita»: è stata la denuncia di Leone XIV, che ha rilanciato «la nostra missione di custodire il creato, di portarvi pace e riconciliazione», esortando ad ascoltare «il grido della terra» e «dei poveri» e a essere audaci nell’opporsi «al potere distruttivo dei prìncipi di questo mondo».

“La creazione non è preda da sfruttare, ma dono da custodire”
Leone XIV

Foto Vatican Media/SIR.

“Dio ci ha dato la creazione come un dono da custodire, non come una preda da sfruttare”. Con parole semplici e dirette, Papa Leone XIV ha presieduto questa mattina al Borgo Laudato si’ di Castel Gandolfo la prima Messa con il nuovo formulario “per la Custodia della Creazione”, promulgato nei giorni scorsi dal Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Nell’omelia, pronunciata in forma privata davanti a un gruppo ristretto di collaboratori e operatori ambientali, il Pontefice ha richiamato la responsabilità cristiana verso la casa comune. “Quando guardiamo la bellezza della terra – ha detto – comprendiamo che Dio non ha creato per necessità, ma per amore.

La creazione nasce dalla Sua bontà traboccante e ogni creatura porta in sé un riflesso della Sua gloria. Oggi, però, questa gloria è ferita dalle nostre scelte irresponsabili. La creazione soffre e geme, come dice san Paolo, e i poveri soffrono con essa. Non possiamo più ignorare il grido della terra e il grido dei poveri, perché sono un unico grido che sale a Dio”.

Conversione ecologica, dimensione della fede

Riprendendo il Vangelo della tempesta sedata, proclamato nella liturgia, Leone XIV ha ricordato che “Gesù calma la tempesta con la Sua Parola. Egli non distrugge, ma ricrea. Non schiaccia, ma rialza. Anche oggi, mentre la tempesta climatica si fa più forte, possiamo gridare a Lui senza paura, perché il Suo potere è un potere d’amore, è l’amore che salva la creazione”. Per il Papa, la conversione ecologica “non è facoltativa per un cristiano. È una dimensione della fede. Se crediamo nel Dio Creatore, dobbiamo amare ciò che Lui ha creato. Se crediamo in Cristo, dobbiamo riconoscere che ogni creatura trova in Lui il suo senso pieno. Se viviamo nello Spirito, dobbiamo camminare in armonia con ogni essere vivente”.

Citando sant’Agostino, ha aggiunto: “Le tue opere ti lodano, affinché ti amiamo, e noi ti amiamo affinché ti lodino le tue opere”. E ha spiegato: “Quando custodiamo la creazione, rendiamo lode a Dio. Quando amiamo la terra, amiamo Colui che l’ha fatta. Quando rispettiamo ogni creatura, riconosciamo che la nostra vita non è padronanza, ma servizio”.

“Non è troppo tardi, ma serve agire ora”

Il Pontefice ha concluso l’omelia con un forte appello alla speranza e alla responsabilità personale e comunitaria. “Non è troppo tardi per cambiare rotta – ha detto – ma dobbiamo farlo ora. Non per paura di un futuro peggiore, ma per amore di Dio e dei fratelli.

La terra è la nostra casa comune, è la nostra madre e la nostra sorella, come dice san Francesco. E chi ama la casa non la devasta, chi ama la madre non la violenta, chi ama la sorella non la umilia”. Infine la preghiera: “Chiediamo al Signore che questa Messa per la Custodia della Creazione ci aiuti a vedere la terra con i Suoi occhi, a sentirla con il cuore di Cristo, a rispettarla con la forza dello Spirito. Così il nostro amore diventerà lode, e la creazione, attraverso di noi, canterà la gloria del suo Creatore”.

Riccardo Benotti – SIR