Mercoledì 9 ottobre 2019
“La caratteristica fondamentale della figura del missionario, nella mente del Comboni, è: una sua grande libertà spirituale e di vita religiosa senza obblighi e voti, modulata su due assi portanti: una forte pietà interiore, in spirito di sacrificio e umiltà, e una capacità creativa di adattamento continuo, perseguito in piena autonomia a circostanze e ambienti, così differenti e variabili” (F. De Giorgi, Le dimensioni dell’incontro: cultura e spiritualità in Comboni p. 215 ).

PERCHE’ LA SPIRITUALITA’?

Come tema di riflessione

  1. A partire dal CAPITOLO – Nella riconfigurazione dell’Istituto postulata dal Capitolo la Spiritualità occupa un posto centrale.Sentiamo il profondo bisogno di una Spiritualità che ci guarisca e umanizza, capace di integrare la propria e altrui umanità con i suoi limiti, fragilità e incoerenze. Una Spiritualità’ basata sulla Parola di Dio ascoltata, vissuta celebrata e annunciata, e che tocchi e ispiri tutte le dimensioni della nostra vita missionaria in ambito personale… e di missione (A.C. n.30). Queste parole fanno risuonare dentro di noi la visione e la mistica del Fondatore….E’ un invito ad attingere all’esperienza personale di questo ricercatore della Missione nel suo modo particolare di vivere la sequela di Cristo. “Daniele Comboni cerca per i membri del suo Istituto un’alta qualità di vita spirituale e apostolica e un senso di dedizione totale all’evangelizzazione della Nigrizia”. (Manuel Augusto.)
  2. Spiritualità debole – si avverte da tempo la necessità di un risveglio.
    1. Il lavoro sulla “Ratio Missionis” cha dal 2003 ci ha tenuti occupati come Istituto per parecchi anni e’ arrivato a queste conclusioni: : “la nostra spiritualità,… e’ vissuta debolmente lasciando spazi a forme di vita caratterizzate da individualismo, poca comunione, debole identità comunitaria e di incerta appartenenza all’istituto”.
    2. Lettera del P. Generale, P. Enrique alla PI, Aprile 2013, al termine della visita alla Provincia: “ Ho visto che nelle comunità si prega, che ci sono degli orari prefissati per gli incontri e che c’e’ uno sforzo per essere fedeli. Ma la spiritualità che ci muove, che da senso a quello che facciamo, che ci sostiene nei momenti in cui non ce la facciamo con le nostre forze, questa, non sempre l’ho sentita al centro dei nostri dialoghi. Mi son chiesto passando in qualche comunità quanto sia profonda la nostra spiritualità,  quanto la Parola di Dio sia il nostro referente, soprattutto quando dobbiamo fare delle scelte, quando organizziamo la nostra vita, quando cerchiamo di costruire insieme il progetto di missione che portiamo nel cuore. Ricordando i dialoghi personali che ho avuto con alcuni di voi, mi veniva in mente molto spesso la parola autoreferenzialità, che oggi sembra essere particolarmente attuale. L’autoreferenzialità’ e’ manifestazione chiara, della mancanza di un’esperienza forte di vita spirituale, che si traduce in atteggiamenti individualistici e in difficoltà a vivere rapporti sereni all’interno di una comunità. Qualcuno di voi mi diceva che ancor oggi nella provincia, c’e’ un “esperienza spirituale debole”.
    3. L’argomento viene ripreso l’anno successivo, nell’Assemblea provinciale da P. Munari. “Anche i Comboniani si devono rinnovare…continuiamo a riprodurre un discorso autoreferenziale dove noi siamo al centro, protagonisti. Il Papa dice che per rinnovarsi bisogna andare al centro della novità che e’ l’incontro con Cristo. Oso dire che questo sia il nostro grandissimo punto debole.” Un male sottile che ha le sue radici profonde nella nostra natura sempre in cerca di sicurezze di autoaffermazione. E’ la mondanità spirituale di cui parla il Papa in EG, n. 93.

Veniamo a noi

      • C’e’ qualcosa che ti riguarda in questa impietosa radiografia?
      • In seguito alla risposta alla prima domanda quali chiarificazioni ritieni necessarie per un coinvolgimento personale nel processo di riconfigurazione?
      • Sei interessato a queste tematiche o ti sembrano lontane dalla tua esperienza di fede?

Letture suggerite:
Esodo 34,29-35: Il suo viso era diventato raggiante, poiché aveva conversato con il Signore

Marco 1,11: “E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.

Matteo 13, 44-46\ “Il regno dei cieli e’ simile ad un tesoro nascosto…trovata una perla di gran valore…”

UNA SPIRITUALITA’ CHE GUARISCE E UMANIZZA

Elemento fondante della nostra vocazione missionaria

Queste meditazioni, scritte al sopraggiungere di quel “supplemento di libertà” che la vita provvidenzialmente ti concede, hanno lo scopo di presentare alcuni punti di riferimento di ciò che chiamiamo “spiritualità comboniana”. L’enunciato del progetto richiede qualche spiegazione preliminare, perché la parola spiritualità non e’ chiara, “comboniana , ancor meno”. La parola “spiritualità” e’ imprecisa e stimola al sospetto.

  • La spiritualita’ – Prima di chiederci cos’e’ la “spiritualità comboniana,” vogliamo chiarire brevemente il termine spiritualità. Viene pronunciato con sempre maggior frequenza ma spesso esprime un’idea vaga, indeterminata, imprecisa. Con certezza, una spiritualità può essere definita da tre caratteristiche: un  modo di dire Dio, una strada per andare a Dio. una “famiglia spirituale”.
    • Un modo di dire Dio – Raccontare come Dio entra nel tessuto dell’esistenza. E’ un parlare di Dio in termini di esperienza. Gli spirituali parlano di Dio in quanto Egli colpisce la coscienza. Ma parlare  di Dio in termini di esperienza e’ anche un parlare di se’ . (Noverim te…noverim me – S. Agostino). E come parlare di se’ senza mettere in gioco una totalità complessa: corpo e spirito, la relazione  con le persone e con le cose, il mondo e la storia? Questa esperienza deve essere confrontata con l’unica rivelazione che Dio ha fatto di se stesso nella Scrittura ed essere sottoposta alla fede della Chiesa.
    • Un  cammino per andare a Dio – In secondo luogo una spiritualità propone un cammino per andare  a Dio. In questo senso e’ una pedagogia. Se alcuni uomini e alcune donne hanno descritto la loro esperienza, era evidentemente per trasmetterla. Essi hanno scoperto un cammino e desiderano trasmetterlo. Ne indicano le tappe progressive per coloro che iniziano, per coloro che progrediscono, per quelli che si avvicinano al termine.
    • Raduna una famiglia partendo da un’esperienza fondatrice – All’inizio un uomo, una donna, un gruppo ha fatto un ‘esperienza di Dio e desiderano condividerla. Altri fratelli, altre sorelle e compagni si sono uniti a loro. Così sono nate le grandi famiglie spirituali riconosciute ancor oggi.
  • La spiritualità comboniana  - “Se non si può parlare, a mio avviso, di una spiritualità comboniana nel senso di una nuova e autonoma scuola di spiritualità… si può invece legittimamente parlare  di spiritualità comboniana intendendo la spiritualità personale di Comboni che lasciò certo una traccia, più o meno profonda, anche nelle persone che gli furono vicine e con lui collaborarono” (Fulvio de Giorgi in Daniele Comboni fra Africa ed Europa, a cura dello stesso de Giorgi pp.201-202. Questo volume raccoglie gli Atti del Convegno tenutosi a Brescia, diocesi natale di Daniele Comboni il 28 e 29 Novembre 1996, promosso dall’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore, dall’Archivio per la storia dell’educazione in Italia, dalla Provincia Italiana dei Missionari Comboniani e dall’Associazione Laici Comboniani).
    • La Spiritualita’ personale di Comboni affonda le sue radici nel Veneto cattolico. Due le matrici fondamentali della spiritualità del Comboni e una la caratteristica che diventerà sempre più chiara . Dal Mazza Comboni apprese l’ideale spirituale di una “vera carità unita alla scienza e alla vera pieta’, che non consiste nell’esteriorità’…con  echi rosminiani e rimandi filippini (p.202)…”La seconda matrice e’ quella bertoniana, mediata dal successore del Bertoni (uomo del consiglio) p. Marani” (p.204). Su queste matrici, dove e’ presente il timbro della spiritualità gesuitica soprattutto con la devozione al S. Cuore e l’orientamento decisivo sulla fiducia e confidenza in Dio, si svilupperà la caratteristica che diventerà sempre più dominante nella spiritualità del Comboni. Le radici della sua spiritualità personale sono nel cuore di Ignazio.
    • Lo “spirito comboniano” - “La caratteristica fondamentale della figura del missionario, nella mente del Comboni, e’ : una sua grande liberta’ spirituale e di vita religiosa senza obblighi e voti, modulata su due assi portanti: una forte pietà interiore, in spirito di sacrificio e umiltà, e una capacità creativa di adattamento continuo, perseguito in piena autonomia a circostanze e ambienti, così differenti e variabili” (F. De Giorgi, Le dimensioni dell’incontro: cultura e spiritualità in Comboni p. 215 ). La prefazione delle  Regole del 1871 esordiva infatti in questo modo: “Le Regole di un Istituto che dee formare apostoli per nazioni …infedeli, perché sieno durevoli, debbono basare sopra principi generali. Se fossero molto minute, ben presto, o la necessità o una tal  vaghezza di mutazione muterebbe il fondamento del loro edificio e potrebbero riuscire giogo aspro e peso grave per chi le deve osservare”. La spiritualità aveva pertanto nell’Istituto un ruolo centrale fondamentale e costitutivo.

Riflessione personale:
In che misura il processo di personalizzazione della fede in Comboni può essere sorgente di ispirazione per me?

Letture suggerite:
Giobbe 42,1-6 : Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono”.

Atti 9,1-18 – La vocazione di Saulo: icona di ogni spiritualità missionaria.

Avvicinarsi al Fondatore

Il Carisma del Fondatore

Nella sua Assimilazione a Cristo

  • Nell’esperienza spirituale delle “Stimmate”– Il Comboni assume e fa propri gli atteggiamenti profondi del cuore trafitto del Buon Pastore che sono sostanzialmente tre:
    • Donazione incondizionata al Padre:  Come  Gesu’ che si sente prediletto/mandato dal Padre, ad annunciare “il Regno” così il Comboni prende coscienza di essere scelto/inviato all’Africa.  Si sente posseduto dalla certezza di essere chiamato e dal bisogno insopprimibile di rispondere a questo amore con la totalità della sua vita. “Cio’ che ha sostenuto il mio coraggio a restare al mio posto fino alla morte…e’ stata la certezza della mia vocazione” (S. 6886). E’ la dinamica dell’amore: chi si sente amato sente un bisogno profondo di amare a sua volta.
    • L’universalità’ del suo amore: tutti ( anche gli Africani) si sentano amati e salvati .
    • Coinvolgimento nel dolore e nella povertà degli uomini con la scelta preferenziale dei più poveri e abbandonati. Daniele ha portato l’Africa nel cuore. “La lacrimevole miseria dei poveri neri scrive al Card Barnabo’ da Parigi (25 Feb. 1865), pesa immensamente nel mio cuore, e non v’e’ sacrificio che io non mi senta disposto ad abbracciare per il  loro bene”. “L’Africa e i poveri neri si sono impadroniti del mio cuore che vive soltanto per loro e...il piu’ felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la vita per voi” (S. 3159).  La sua assimilazione a Cristo lo rende uomo capace di accogliere il dolore e trasformarlo in impegno di fedeltà e servizio.

Per il Fondatore la certezza che la sua sofferenza, in comunione con quella di Cristo fosse uno strumento di redenzione e’ evidente nel suo sposalizio con la Croce.

  • Lo sposalizio con la Croce: vissuto come incontro gioioso con l’amore di Gesu’. Per Comboni il soffrire e’ strettamente legato all’amore. Alla domanda che nasce dal tenere gli occhi fissi su G. C.: cosa vuol dire un Dio morto in Croce? (S. 2721) non trova altra risposta che nell’amore (amandolo teneramente). “Amor oculum habet”. La sua vicenda terrena e’ percepita come l’intrecciarsi di due “storie d’amore”. Una “storia d’amore”, la sua, che ha radici profonde. “Gia’ vedo e comprendo che la croce mi e’ tanto amica, e mi e’ sempre vicina, che l’ho eletta da qualche tempo per mia sposa indivisibile ed eterna. E con la croce per sposa diletta e maestra sapientissima di prudenza e sagacità (…) io non temo di nulla (…) a passo lento e sicuro, camminando sulle spine, arriverà ad iniziare e piantare l’opera ideata della Redenzione della Nigrizia centrale”(A Barnabo’, 11/9/1868, S. 1710; 1733).Con la Croce sublime effusione della carita’ di Cristo, diventiamo potenti”(Ib.).
  • La tappa finale della sua identificazione a Cristo sofferente e’ il suo Calvario – Comboni , con toni appassionati come si rivela nelle ultime lettere, descrive al Sembiante, la storicizzazione del suo calvario “…ma, ripeto, dovrà verificarsi in noi e compiersi il pati, contemni et mori pro te. Dovremo patire, essere disprezzati, calunniati (lei no, io si), condannati forse, e morire…ma per il nostro caro Gesù” (Da El-Obeid, 20/4/81  S. 6664) . “Per Cristo e’ poco il sacrificio, il martirio; per il mondo nemmeno un centesimo.”

Per il bene della missione, sa superare i suoi risentimenti personali nei confronti dei collaboratori che lo denigrano, e a volte lo calunniano. Sa accettare la morte di se stesso affinché gli altri possano avere la vita. D. Losi ha detto che scriverà sempre e alla Propaganda e al cardinale di Verona contro di me ogni cosa che crederà in coscienza. Che lo faccia pure io gli perdono di cuore. Invece profitto delle sue belle qualità per il bene della Missione (S. 6687). Non ha la  preoccupazione di difendersi.

Avvicinarsi al Fondatore

DISPONIBILITA’ INCONDIZIONATA

Dedizione generosa: virtù fondamentale del Missionario

L’esperienza spirituale di S. Daniele: un  testo programmatico ce ne da’ una sintesi “Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più  felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la mia vita per voi” (Omelia di Khartum)

Negli “Scritti” risaltano tre atteggiamenti di fondo che parlano chiaro del suo stile di vita e della modalità della sua risposta all’esperienza di essere amato, chiamato e mandato da Gesu’.

  • Discernimento – All’inizio della sua opera :“Non trascurai di sottomettere anche al giudizio degli altri compagni molte cose riguardanti gli Istituti…tutti siamo di un solo pensiero, disposti e ardenti di sacrificare la vita per amore di Dio. Siamo tutti disposti…a morire anche, martiri della fede; ma vogliamo morire con giudizio, e con sommo giudizio; cioè con l’operare saviamente per la salvezza delle anime …ed esporci per esse ai più grandi pericoli della vita con quella prudenza, discrezione e magnanimità, che si addice ai veri apostoli e martiri di Gesù’ Cristo” (Rapporto a Prop. Fide sulle opere in Cairo ; 1870 - S. 2224-25).
  • Emarginazione dell’io - Comboni ha sperimentato nella sua vita una graduale e progressiva emarginazione dell’io il cui posto viene occupato da Gesù’. Di qui quella “mescolanza” di umiltà e autorevolezza che gli e’ tipica. (Indice analitico voce umiltà. La certezza che ci rende liberi e autorevoli ci viene da un “altro”.) “La vita nostra e’ nelle mani di Dio: egli faccia quello che vuole: noi l’abbiamo con irrevocabile dono sacrificata a Lui”. (Al Padre 20/11/1858, S. 434). “Il Signore disponga com’e’ di suo maggior beneplacito: noi siamo nelle sue mani: e siamo troppo bene appoggiati: dunque avvenga quello che Dio vuole.” (al Bricolo , da Khartum 6 Aprile 1859, S. 457. Comboni e’ gia’ sulla via del ritorno).
  • Affascinato da Gesu’ di Nazareth – Comboni e’ un uomo affascinato da Gesu’ di Nazareth, dalla sua prassi , dalle sue scelte. La presenza di Gesu’ e’ entrata in tutti gli spazi della sua vita. Gesu’, invece che dottrina e comandamento, e’ ospite e amico di ogni giorno, con Lui vive, soffre , parla, cerca, sogna, in comunione crescente di pensieri, di sentimenti e di esperienze. “…Tenere gli occhi fissi su Gesu’ Cristo – amandolo teneramente”: e’ la sintesi perfetta della “dimensione mistica” di Comboni.  Anche il martirio e’ visto come atto di comunione con Cristo che ci ha preceduto su quella via. Dice spesso Comboni:  “Il Dio delle misericordie … ci ha preceduto nella via della croce e del martirio” . Così per esempio al Canossa nella “Relazione sulla carestia e pestilenza “ nell’Africa Centrale nel 1878-79. (S. 6367).

La risposta all’amore nell’esperienza dei compagni di cammino – Nel contesto del movimento comboniano  sarebbe bello lasciarsi ispirare da coloro che nella loro risposta all’amore “incondizionato” si sono avvicinati di più alla spiritualità “alta e robusta” del Fondatore. In questa occasione possiamo fare solo  qualche nome. Dal “nucleo fondante dell’Istituto delle comboniane” (cosi’ viene chiamata l’esperienza della Mahadia) scegliamo un nome emblematico:

  • Teresa Grigolini : Il modello della Missionaria. Cosi’ la vedeva il Comboni :Ecco il tipo che intendo io…Teresa Grigolini e’ il primo e più compiuto e perfetto soggetto della Congregazione…testa, capacità, carità e pietà distinta…sublime vita interiore (A Sembiante, Aprile 1881). Ma lei come parla di sé stessa? Con semplicità, scrivendo ai familiari cosi’ si esprime : “La felicità non e’ fatta di grandi cose. Essa e’ fatta di un continuo donarsi reciproco tra persone e consiste nell’essere buoni, nel desiderio di far felici gli altri”. Ha mantenuto sempre questo stile durante tutto il tortuoso cammino che la provvidenza le ha fatto percorrere. Cosa imparare da Teresa? Due cose, riassuntive di tutto:
    • Scoprire la volontà di Dio nei sentieri tortuosi e sempre nuovi della nostra storia (discernere). Analisi della realtà al “puro raggio della fede “, nella “stagione di vita “ in cui adesso mi trovo. 
    • Teresa ci riporta alle radici della nostra spiritualità: la “sapienza della croce” del Fondatore.

Una capacità di attingere sempre dalla Croce la forza dell’amore: (la “croce/prova” e’ un’opportunità’!)

  • Ezechiele Ramin: Ha riassunto il suo “stile” di vita che lo avvicina al Fondatore con una frase-slogan

Abbiate un bel sogno! Sia il vostro sogno che miri a rendere liete non soltanto tutte le persone, ma anche i loro discendenti. E’ bello sognare di rendere felice tutta l’umanità’. Non e’ impossibile…”. Passione per Gesù’ e il popolo.

Adesso e’ il bello della Missione ! Tienimi vicino Signore: per  vivere la gioia del Vangelo –Riduzione delle attività e Missione? E che missione! La terapia di una presenza serena, non agitata da tormentose ambizioni e da irrequiete insoddisfazioni. Un’accettazione calma e umile di cio’ che la Provvidenza ha stabilito per me. Un pacato e amoroso “si” ai propri limiti e ai propri dolori. Interpretando l’esperienza che stiamo  vivendo diventiamo  capaci di “ricuperare il nostro cuore” e di riprendere il cammino.

  • Sarà necessario allora cercare la volontà di Dio – Cosa vuole il Signore da me in “questa fase della mia vita”?
  • Alla luce del Vangelo, sembra che quello che importa a Dio oggi e’ che riscopra “la gioia di sentirmi amato” e il desiderio di portare felicità e il benessere alle persone con le quali mi incontro nella vita quotidiana. Solo questo. Si, e non e’ poco.
  • Un cammino di umanizzazione: E’ questo il progetto di vita tracciato da Gesù’ per me oggi: Una spiritualità che guarisca e porti gioia con la semplice “terapia di presenza” che genera: rispetto, tolleranza, stima, dignità per tutti, unità.

Testi su cui pregare: Matteo 25, 31-48. Un giudizio universale sconvolgente

Salmo 30 (131). Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze.

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UNA SPIRITUALITÀ CHE “UMANIZZA”

E “che trasformi il cuore” (EG 262)

L’umanizzazione in Matteo : -  

  • Dio si incontra in ogni essere umano ( cf. Vangelo di Matteo) : - Dio lo si incontra nell’uomo Gesù’. E’ la prima grande svolta della nostra fede. Ma c’e’ una seconda svolta, e questa addirittura più sbalorditiva, riguarda il singolo essere umano: in lui ci si può incontrare con Dio e vi si può leggere qualche traccia del volto di Dio.

“Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie chi mi ha mandato” (Mt 10,40); “Chi accoglie uno solo di questi bambini…, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma che mi ha mandato” (Mt 18,5); “Chi ascolta voi ascolta me, che disprezza voi, disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato” (Lc 10,16). E’ evidente che Gesù’ qui si identifica con i suoi discepoli, ma non solo, pure con tutti gli uomini: “Ciò che si fa ad ogni essere umano, anche il più piccolo. Il più insignificante, il più indegno, e’ a Dio stesso che si fa” (cf. Mt 25,40).

  • Un giudizio universale sconvolgente (cf. Mt 25,35-36) ; - I grandi temi dell’esame di Dio saranno: il mangiare, il vestire, la salute, l’accoglienza agli stranieri, la visita ai carcerati. E questo porta a una conclusione sconcertante : se il Vangelo ha ragione, dal giudizio universale si deduce che quello che a Dio importa non e’ ciò che ciascuno fa per la propria salvezza, ma quello che fa per la felicità e il benessere delle persone con le quale ciascuno si incontra nella vita.

La comunita’ nello spirito del Comboni

Nelle sue relazioni con quelli che lo circondavano Comboni ha sperimentato le stesse difficoltà di Gesù’ per il tipo di comunità evangelica adottato:

  • Unità nella diversità – Non era facile mantenere l’unita’ con elementi così disparati: religiosi e non, internazionalità, … laici (Scritti 2507; 2508). Le tensioni erano inevitabili.
  • Cenacolo di Apostoli:- Scoprire “la mistica” di vivere insieme “puo’ trasformarsi in una vera esperienza di fraternita’… in maggiori possibilita’ di incontro e di solidarieta’. Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene”. (EG,87). “Sentiamo la necessità di recuperare il senso di appartenenza la gioia e la bellezza di essere vero “cenacolo di Apostoli”. Ricchi di :
    • Comprensione – nell’arte di aprirsi agli altriCome animatore delle sue comunità Comboni era dotato di grande spirito di comprensione e di capacità di perdono come risulta in modo particolare negli ultimi anni della sua vita. Vedi confronto con Losi e Rolleri. Siamo chiamati a valorizzare “la convivialità delle differenze” convinti che il mondo ha un immenso bisogno di questa testimonianza (A. C. n.33). Il linguaggio nuovo e’: tenerezza, misericordia, semplicità : 48.4.
    • La consolazione dell’amicizia: Comboni era capace di profondi rapporti di amicizia come dimostra per esempio la sua relazione con Don Pietro Grana (S.323-324). Quando l’amicizia e’ sincera la vita di comunità diventa bella.
    • Aiuto fraterno: Che bel mestiere quello di far felice gli altri, sia anche solo per un momento. Pur essendo un vulcano di idee Comboni sapeva porre una estrema fiducia nell’aiuto nel sostegno e nel suggerimento degli altri (S. 3160, Omelia di Khartoum; 2224). Portare un po’ di gioia, che lavoro facile e sublime!
    • Reciproco rispetto: Non ci  può essere comunione se non c’e’ attenzione alle persone. Amare e’ perdere il tempo con il fratello.
  • Vademecum della solidarietà: Il Comboni nella lettera al papà del 5 Marzo 1858, dalla tribù dei Kich, accenna al metodo adottato dai compagni per cercare insieme la volontà di Dio, e usa tre verbi da considerare come il vademecum della solidarietà di credenti che condividono la stessa impresa.

(D. Comboni, S 1859)
Venuta la sera, e la notte… I nostri Missionari vivono insieme da fratelli.
Noi teniamo consiglio nella medesima vocazione… senza gare o pretensioni.
Si propone, si discute, si prega. Disposti a compatirsi e aiutarsi vicendevolmente.
(S. 261) E rispettosi sempre verso gli altri…

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INCONTRO CON LA REGOLA DI VITA

Alla luce della “Primigenia inspiratio”

“Il tempo in cui Comboni fonda l’Istituto sono gli anni del rinascimento missionario. Si esperimentano nuove forme di vita fraterna per l’apostolato missionario, con la comparsa di nuovi istituti di vita apostolica.” (Manuel –Fidel). I gesuiti che hanno trasformato l’Istituto in Congregazione religiosa agiscono invece all’interno del movimento di restaurazione. A livello di vita religiosa si favoriva una rigida gabbia giuridica. Praticamente la santificazione e’ posta nell’osservanza della regola. ( Pio XI: “datemi un religioso che abbia osservato costantemente la sua regola e io ve lo faccio santo”).

Le tappe del cammino : da “ io vivo (per la missione).. al …e’ Cristo che vive in me (per la missione)… Prendiamo per guida “uno degli apporti più interessanti di questi ultimi anni (1994)”.  La ricerca di P. Arnaldo, condotta con criteri scientifici vuole ricostruire la genesi storica e le fonti del testo delle Regole che Comboni ha scritto per il suo Istituto.

  1. Ambiente mazziano. – Il periodo mazziano ha segnato la nascita della “Passione” per la Missione. Una formazione “maschia, solida, di uomini veramente apostolici”. Educava al senso e alla ricerca costante della Volontà di Dio. “La  Missione vostra e la vostra chiamata a questa , e’ volonta’ di Dio. non c’e’ da dubitare. Deve e vogliamo che sia solo opera sua e niente nostra, perciò per questa parte niente  ci deve fermare” (Don Mazza al Don Dal Bosco ). La missione fin dal principio e’ vissuta in una prospettiva di fede eroica. Spunta la “mistica dell’eroismo”.
  2. La decisione vocazionale (13 Agosto 1857) : La “passione” per la missione diventa “Consacrazione”.

Il dinamismo vocazionale non e’ l’energia del desiderio ma la “forza di un amore ricevuto”. Durante l’intensa esperienza spirituale degli Esercizi (che gli hanno cambiato la vita) si e’ trovato nel mezzo di una relazione d’amore col Crocifisso che lo chiamava a partecipare alla sua passione e lo portava a donare tutto se stesso al compimento della volontà del Padre per la salvezza degli uomini: di qui la certezza e la decisione come risultato di un processo di consacrazione a Cristo. (seconda lettera a D. Pietro Grana parroco di Limone). Il linguaggio  sacrificale usato nelle lettere del periodo della  prima esperienza missionaria (1857-59) identifica la “consacrazione” come irrevocabile “offerta di sé. In questa sede basterà ricordare quanto scrive a suo Padre : “La nostra vita e’ nelle mani di Dio: ci faccia quel che vuole: noi l’abbiamo con irrevocabile dono sacrificata a Lui.

  1. Esperienza carismatica (14 settembre 1864). La “consacrazione” diventa “Identificazione” a Cristo. Al di là della novità programmatica del Piano, c’e’ una nuova dinamica : qui l’esistenza missionaria diventa una sublime effusione della carità del Cuore di Cristo. “Sentì battere più frequenti i battiti del suo cuore”. In questa luce, la donazione totale di sé non e’ solo un patire  con Cristo per la salvezza delle anime, ma Cristo  che patisce in noi per… Da qui nasce la serietà e l’incrollabile certezza dell’opera intrapresa: il sangue di Cristo non può fallire. “Questo peculiare mondo spirituale e’ consegnato alle Regole” (A. Baritussio p.42)

Il nostro Mondo di valori a partire  da due eventi catalizzatori: La svolta conciliare e una miglior conoscenza del Fondatore che abbiamo oggi nell’Istituto e che altri prima di noi non hanno avuto.

  1. La svolta conciliare alla luce di EG – 1°- La centralità riconosciuta alla persona  del religioso e’ stata una delle decisioni più audaci del Concilio. La “persona” e’ stata anche una delle tre tematiche del Capitolo. 2°- La libertà come valore cristiano. Capacità di determinarsi per qualche scopo, secondo un principio dinamico interiore. Non e’ più la norma ma l’evento a guidare la nostra vita. Serve allora ritrovare la capacità di ascolto dello Spirito. Di qui segue: 3°- Il ritorno all’esperienza come luogo teologico di ricerca della “Volontà di Dio”. Questa la si trova non  in un processo discorsivo, ma nell’esperienza di un incontro (con Dio e la realtà), confermato nel discernimento. Lo Spirito di Cristo e’ un dono per ogni giorno, una voce viva per ogni circostanza.

Eppure le norme ci sono: L’amore di Dio , nel realizzarsi in noi, si fa condotta, struttura di vita che sempre dovremmo convertire all’amore e mai potrà essere obbedita senza di esso. Nella tensione tra le due  spiritualità (dell’osservanza e dell’incontro) si gioca la nostra  storia .

  1. Sulle orme del Fondatore – 1°- La sua esperienza mistica di trasformazione interiore e’ la strada da percorrere 2°- Bisogno di essenzialità. Non si perde nei dettagli. Lo dice subito nella   prefazione. “Le Regole… debbono basare sopra principi generali. Se fossero “troppo minute…potrebbero riuscire giogo… e peso grave per chi le deve osservare” ...Essendo oltremodo vario il campo sul quale il candidato deve lavorare.. 3°- La sua valenza innovatrice . Gli eredi di un Fondatore carismatico non sono chiamati a ripetere ne’ a clonare le sue parole.  Lo Spirito e’ la forza del nuovo . Da’ la capacita’ (empowerment) di ripartire da capo per un nuovo inizio. La novita’ nasce dalla crisi. Si intravvedono gia’ segni di rinascita : cose nuove nascono.

Conclusione parziale: - Quali le indicazioni di una configurazione che sia più vicina al Fondatore?

Integrare consacrazione e missione : il testo della Regola conduca direttamente a vivere l’ideale di Comboni.

2° Integrare vita fraterna e evangelizazione : Un modello di Vita fraterna intessuta di solidarieta’di  ideali e progetti.

Integrare lo stile di preghiera con la finalita’ apostolica . E’ significativo che “la. Oggi la tensione esiste ancora ma forse per motivi differenti. Possibili soluzioni orientative? prima crisi che si e’ generata nell’Istituto, trasformato in Congregazione religiosa, e’ nata dalla tensione tra seguire le esigenze della consacrazione e le esigenze della missione, le indicazioni della vita consacrata e le richieste della vita missionaria

Incontro con la Regola di Vita

IL FONDATORE E L’ISTITUTO

Carisma del Fondatore e Istituto comboniano

Preambolo

“Si avverte una concatenazione molto significativa. La volontà salvifica di Dio e’ percepita operante nella storia dei popoli e rivelata in Gesù’ Cristo. La Chiesa vi partecipa mediante la missione attivata con una pluralità di carismi. I comboniani danno il proprio contributo: il servizio all’uomo e la testimonianza della loro consacrazione e vita comunitaria. Non e’ causale, senza dubbio, questa priorità di approccio antropologico, ne’ l’evidenziare la vita comunitaria. (Silva ).

Piste di approfondimento:

  1. Perche’ il testo costituzionale (sussidio) non lo riporta? E’ essenziale chiarire la questione del sussidio.
  2. Cambiare la frase : “la testimonianza della loro consacrazione e vita comunitaria” con la testimonianza della loro consacrazione alla missione e la solidarietà di ideali e di intenti nel vivere la missione. E’ maggiormente evocativa degli Scritti di Comboni

Carisma del Fondatore: (n.1-9)

La definizione dell’Istituto e’ incentrata con chiarezza sul carisma del Fondatore nella sua peculiare sequela di Cristo, di cui si sottolinea  la donazione totale alla causa missionaria. Il modo in cui si ritaglia il testo evidenzia il profondo legame tra compito missionario e motivazione spirituale personalizzata nel Cuore di Gesù’. Impossibile fare un connotato riduttivamente devozionale.

Ancora si riafferma la scelta dei popoli dell’Africa, che in quel momento storico gli apparivano “ i più necessitosi e derelitti dell’Universo”. La precisione, “specialmente riguardo alla fede”, legge bene la fonte, nei confronti di pensabili derive sociologiche. Conseguentemente, l’impresa risponde a una visione di fede.

Mette pure in risalto il protagonismo stabilito dal “Piano” per la rigenerazione dell’Africa con l’Africa, in cui propose che gli Africani fossero missionari dei loro fratelli e sorelle. La designazione molto più che un’eredita’ da mantenere, indica  un indirizzo da proseguire.

Queste ed altre originalità nella figura di Comboni danno un colore inconfondibile alla sua fedelta’ verso la Chiesa come componente operativa attraverso suo carisma missionario.

Pista di approfondimento: n. 1 …vissuto nella consacrazione per la Missione. Evidenzia meglio la specificità.

Istituto Comboniano (n. 10-19)

La sezione si apre stabilendo: “I Missionari Comboniani del Cuore di Gesù’ sono una comunità di fratelli” . Magnifico superamento della divisione canonica in  Istituti laicali e clericali. D’altronde il riferimento storico alla prima comunità risulta inoppugnabile: “I nostri missionari, siano Sacerdoti o laici, vivono insieme da fratelli nella medesima vocazione, senza gare o pretensioni, pronti a tutto quello che viene ordinato loro di fare, disposti a compatirsi  e aiutarsi vicendevolmente”.

Nell’impianto apostolico il criterio dirimente e’ l’attività’ missionaria conforme al carisma del Fondatore. Non vale tutto e qualsiasi cosa. La citazione del decreto missionario lo puntualizza.

Guardando a tale contesto, si dimostrano pertinenti le indicazioni sulla disponibilità. Il missionario comboniano, e’ pronto a recarsi tra quei popoli in mezzo ai quali l’Istituto svolge il lavoro di evangelizzazione. Questo potrebbe ritenersi scontato. Ma prende tutt’altra portata quando i superiori sono obbligati a dare al missionario questa possibilità, in conforme al carisma e allo scopo dell’Istituto. C’e’ un dialogo, nel quale i missionari hanno capacità di iniziativa e, quindi, sollecita da coloro che detengono l’autorità, una doverosa valutazione, ma pure il necessario accoglimento.

Come apertura verso il futuro, bisogna leggere i segni dei tempi. “L’istituto nel suo cammino di fede nel mondo e per il mondo e’ intimamente legato all’umanità’ e alla storia”. Si avverta come il principio di fede viene sottoposto a una doppia immersione. Per questo, i missionari interpretano gli avvenimenti alla luce del Vangelo : immersione nel Vangelo e nella storia.

Pista di approfondimento: n. 13 Togliere “o non sufficientemente..” Lo esigono il Fondatore, Il Vat. II, i “segni dei tempi”.

Regola di vita

REVIVAL DELL’ANIMAZIONE MISSIONARIA

Per un “legame appassionato” col Fondatore

Premesse: per una presenza più specifica e stimolante nelle Chiese di origine.

Oggi  il tema dell’animazione missionaria può diventare di estrema attualità. Dossier dal titolo molto significativo C’erano una volta gli Istituti Missionari pubblicato a ridosso di un evento eccezionale, quale il Festival della Missione a Brescia, riflette bene un clima abbastanza imbarazzante: gli Istituti vivono una fase di “caos” interpretativo circa la loro specificità. Sono presi nella morsa.  Da un lato l’incombente minaccia di estinzione (almeno in Occidente) per mancanza di vocazioni e  dall’altro una montante mentalità dove la specificità della missione ai popoli non ancora evangelizzati tende ad essere sempre più sbiadita. E’ in gioco la loro sopravvivenza e la loro specificità. Il loro futuro dipende dalla capacità di rivisitare creativamente l’esperienza fondazionale. Di qui quello che abbiamo intitolato il Revival dell’Animazione Missionaria. Daniele Comboni e’ stato un grande animatore Missionario di Chiese e Società. Nell’ indice analitico degli Scritti troviamo ben due pagine di riferimenti alla voce Animazione Missionaria e vocazionale. La “Positio” riserva 80 pagine all’esame  dei suoi Viaggi di animazione Missionaria  . Per lui, animazione e Missione erano due facce della stessa medaglia. In realtà, si tratta di far prendere coscienza alla Chiese del mandato missionario del Signore nel contesto specifico del tempo.

  1. La persona dell’animatore.
    1. In ascolto del mondo e dei segni dei tempi con un forte senso della storia. – Al centro dell’animazione missionaria di Comboni c’era l’Africa. Comboni conosceva l’Africa dei suoi tempi come pochi. E con questa conoscenza e’ sceso in campo e ha impostato la sua azione missionaria a favore del suo Piano: Salvare l’Africa con l’Africa . Oggi e’, ancora una volta l’ora dell’Africa!  L’Europa e’ presa d’assalto quotidianamente da migliaia di Africani sedotti dal fascino di una vita migliore. I seguaci del Comboni devono essere presenti, con la stessa metodologia: aiutare gli Africani ad aiutare se stessi.  Tre vescovi della Nigeria scendono in campo contro la migrazione di tanti loro giovani. : “Le somme pagate ai trafficanti per finire schiavi in Libia avrebbero potuto creare posti di lavoro in Nigeria”. L’editoriale di Febbraio di Nigrizia dell’anno scorso parlava di come in Congo l’autorità’ morale di cui gode la Chiesa, può contribuire, attraverso la conferenza episcopale, alla transizione democratica . “Necessita però, - dice l’editoriale - della solidarietà delle nostre Chiese, a partire dalla conferenza episcopale italiana e la conferenza episcopale europea. E’ il nostro augurio”. Le  conferenze episcopali della Chiesa in Africa vanno incoraggiate ad  alzare il tono  per  Salvare l’Africa con l’Africa. E’ possibile! Comboni ci ha sempre creduto e i comboniani non hanno ancora cambiato idea. Lo sviluppo esponenziale dei media ci offre una straordinaria opportunità per cogliere risultati vistosi nella nostra campagna a favore dell’Africa.  Ispirati dal Comboni guardiamo alla storia che evolve. Veramente l’animazione missionaria non conosce confini nazionali o continentali, in un mondo che per il progresso tecnico e’ diventato Global village.  .
    2. In ascolto dello Spirito con il coraggio di cambiare e tentare vie nuove – “ Le novita’ e le grandi idee del Comboni, sia per l’evangelizzazione che per l’animazione missionaria nascono da un atteggiamento di ricerca e di ascolto dello Spirito (Mons. Franzelli , in A che serve la Missione se… p. 121). Dopo l’esperienza fallimentare della prima missione, Comboni si mette in attesa di “nuovi movimenti dello Spirito”. Gli insuccessi del passato lo interrogano e lo spingono. Nasce “Il Piano”. Il suo atteggiamento e’ un’ispirazione per noi. Ci auguriamo che nella RdV diventi evidente questo legame appassionato. Da questa creatività nasce una animazione nuova e  rigenerata.
  2. Il contenuto dell’animazione.
    1. Missione integrale: “rigenerazione” – Comboni non peccava di Spiritualismo. Rigenerazione spirituale e materiale vanno di pari passo. “Fede e civiltà” era il vocabolario del tempo. Oggi noi parliamo di una missione che libera e promuove la persona in tutte le sue dimensioni, spirituale, materiale, economica, politica e sociale senza appiattirsi nel sociale. La gente che ci ascolta ha bisogno e diritto di sapere con chiarezza Chi ci muove e che cosa andiamo a fare in missione. Tanto più se invitiamo i giovani a fare la stessa scelta di vita.
    2. Missione ecclesiale : restituire al popolo di Dio il compito di “Missione ad Gentes”. Per Comboni infatti la rigenerazione dell’Africa e’ compito di tutta la Chiesa e di tutte le sue forze. C’e’ la visione di una Chiesa tutta in Missione. E’ anche il “sogno missionario” di Papa Francesco.
    3. La missione si fa insieme: contro la permanente tentazione di autoreferenzialità oggi più che mai e’ urgente re-impossessarsi del Vademecum della solidarietà . Mai “senza” l’altro. “Qui al termine del giorno ci si raduna “si propone, si discute, e si prega”. (Comboni al padre: 8 Marzo 1858).
  3. La metodologia – Tre punti tipicamente comboniani dovrebbero caratterizzare la nostra AM.
    1. Formare leaders locali protagonisti dell’animazione missionaria ai vari livelli.
    2. Collaborare con tutte le forze disponibili contro il “maledetto egoismo religioso e fratesco” (S.2387, 6989). Gli Istituti religiosi “sono le braccia della Chiesa”.
    3. Elaborare un piano globale e unitario – La metodologia comboniana non da “via libera” a qualunque iniziativa, basata sulle preferenze e progetti personali, all’insegna dell’individualismo.

P. Danilo Castello