XXVII Domenica del Tempo Ordinario – (B): L’uomo e la donna nel disegno di Dio

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Dopo la catechesi agli apostoli sul servizio e lo scandalo (domenica scorsa), Gesù questa domenica da insegnamenti sul matrimonio, e la seconda parte del brano evidenzia la figura accogliente dei bambini.

Ritorniamo bambini – come sollecita il Vangelo – impegnati a riscoprire, cercare, inseguire la fiducia, l'amore e la sollecitudine. Le cose materiali non bastano. Lo ha capito profondamente San Francesco, di cui il 4 ottobre celebriamo la memoria. Anche oggi, come al tempo del Santo, c’è bisogno di ridare un’anima alla nostra società sconvolta da una crisi non solo finanziaria ed economica, ma soprattutto etica e morale. È evidente il tentativo di emarginare Dio dalla nostra società, illudendosi di sostituirlo col profitto e col possesso ad ogni costo, col benessere e l’individualismo a scapito del bene comune, col soggettivismo etico che impoverisce la coscienza e spesso l'annulla.

San Francesco anche oggi ci indica la via: sollecitandoci una vita più sobria, onesta e solidale, favorendo quei valori più preziosi per la nostra società: il rispetto della vita, la salvaguardia della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, il diritto al lavoro per tutti, la solidarietà, l’accoglienza e l'integrazione di ogni persona, in altre parole, il rispetto e la dignità di tutti. Egli, San Francesco, è ripartito da coloro che meno contavano e di essi si è fatto compagno nell’affrontare le loro necessità, ridando a tutti la speranza e la fiducia. Buona domenica!

L'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto

Gn 2,18-24; Salmo 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16

Dopo la catechesi agli apostoli sul servizio e lo scandalo (domenica scorsa), Gesù questa domenica da insegnamenti sul matrimonio, e la seconda parte del brano evidenzia la figura accogliente dei bambini.

I farisei chiedono a Gesù: "E' lecito a un marito ripudiare la propria moglie?". Questa domanda ha lo scopo di mettere Gesù alla prova e obbligarlo a schierarsi dalla parte di una delle scuole rabbiniche che si scontravano in quella materia. Infatti il divorzio era comunemente ammesso nell'ebraismo. La discussione consisteva quindi sui motivi che lo potevano autorizzare. Ma Gesù non si lascia coinvolgere nella casistica in particolare di Shammai (quasi rigorista, e la sua linea tutelava maggiormente la dignità della donna contro l'arbitrario del marito) e Hillel (che aveva un atteggiamento più permissivo, che di fatto legittimava perfino i capricci del marito). A riguardo della "concessione" di Mosè che essi interpretano come una conquista e un segno della benevolenza divina, Gesù rivela le ragioni profonde che ne stanno alla base. "Per la durezza del vostro cuore..., cioè perché si sono dimostrati incapaci di vivere l'amore nel rapporto uomo-donna come lo vive Dio nell'alleanza stretta col suo popolo.

Superando il legalismo dei farisei, Gesù riporta la questione al principio della creazione per proporre in termini nuovi il rapporto di coppia: "Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola...". In queste parole di Gesù sono fusi insieme i due racconti biblici della creazione dell'essere umano (Gn 1,27 et 2,24), ed egli sostiene che la volontà di Dio è una unione permanente. Aggiunge una nota esegetica rilevante, come deduzione del testo biblico "Sicché non sono più due, ma una carne sola”. E da questa importante formula (una sola carne), che esprime la volontà divina, egli deduce un imperativo etico-morale che riguarda il comportamento dell'uomo. "L'uomo dunque non separi ciò Dio ha congiunto". L'uomo non deve intendersi come "legislatore umano" o "autorità giudiziaria". Gesù appare come l'autentico interprete delle Scritture, evocando l'intenzione originaria del Creatore. Rivela anche che ormai viene rimosso l'impedimento a quella volontà originaria di Dio, cioè la durezza del cuore, e riporta l'uomo a un cuore nuovo, capace di amare in pienezza.

A caso egli equipara la nuova unione dopo il ripudio ad un adulterio. Questi principi giuridici annullano quindi il vecchio istituto del ripudio. Gesù rifiuta pure di mettersi sul piano di una concezione del matrimonio come contratto, dove è questione di patto, proprietà e diritti. Lui si colloca sul piano della dignità della persona, della ricalcare, lo schema dell'Alleanza di Dio con il suo popolo, e costituisca appunto una unione stabile, a dispetto delle contingenze varie e nonostante la fragilità e le debolezze umane.

L'insegnamento di Gesù appare ancora più vincolante ed impegnativo, poiché non è inserito nell' involucro protettivo della legge, che rappresenta spesso la copertura più prestigiosa dell'egoismo, e dinanzi alla quale è sempre possibile trovare sotterfugi, scappatoie ed accomodamenti. In realtà, Gesù non chiede di prolungare un legame puramente esteriore o di tener in piedi un rapporto come corda-al-collo, svuotato di gioia ed allegria. Egli esige un impegno che rappresenta una sfida al provvisorio, che si inserisce nella linea dell'amore (non della legge) e dell'alleanza (non del contratto-commercio).

Certo i legami si attenuano e si logorano col tempo, emergono i difetti dell'altro (quasi mai i nostri); le difficoltà sono reali e qualche volta ci viene a dire "in queste condizioni non si può andare avanti, è impossibile continuare". Anche Dio ha conosciuto parecchie difficoltà nella sua alleanza con l'uomo. Però, Dio non si è mai stancato dell'uomo. Quando sembrava non poterne più. Egli è venuto i cercare l'uomo. Con l'Incarnazione Dio non viene a consegnarci a domicilio il libello di ripudio, ma la buona e gioiosa notizia del suo inguaribile amore per l'uomo. Questo stile di Dio è proposto ad ognuno dei suoi discepoli e figli.
Don Joseph Ndoum

 Missione è non vergognarsi di chiamarli fratelli

Gen  2,18-24; Sl  127; Ebrei  2,9-11; Mc  10,2-16

Riflessioni
Con linguaggio poetico e mitico, la Parola di Dio ci rivela verità luminose circa l’essere umano - uomo e donna - circa la famiglia e il cosmo. La prima verità è che Adamo non si è creato da sé: è Dio che l’ha creato (I lettura). La parola Adamo, in questo caso, vuol dire l’uomo e la donna. Questo Adamo (l’uomo e la donna) vive nella solitudine, alla quale Dio stesso pone rimedio: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (v. 18). Al limite, stando al testo biblico, si potrebbe dire che neppure Dio sia sufficiente per riempire la solitudine di Adamo. Per la sua esistenza storica, Adamo ha bisogno anche di cose, di animali, piante… che il Creatore gli fornisce in quantità nel fascino dell’universo, dandogli anche il potere di imporre il nome agli esseri viventi, cioè il potere di tenerli sotto la sua custodia (v. 19). In base alla teologia biblica, tale potere di dominio sulle cose create da Dio corrisponde, naturalmente, all’essere umano nella sua completezza di uomo e donna, con uguale dignità. Dominio-custodia significa uso, non abuso.

Dio, che ha chiamato Adamo alla vita, lo chiama ora alla comunione, ad una vita di incontri e di relazioni che portino la persona umana alla crescita, alla pienezza e maturità. Adamo, infatti, non è soddisfatto con il dominio sulle cose: cerca un aiuto che gli corrisponda (v. 20), in piena alterità e uguaglianza. Dio stesso presenta all’uomo tale aiuto, la donna, Eva, alla quale l’uomo sente di non poter imporre un nome, cioè di appropriarsene, di dominarla, perché la riconosce uguale a sé, parte di se stesso: “osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne” (v. 23). Sono ambedue uguali in dignità, chiamati a una piena comunione di vita. Il primigenio progetto del Creatore era splendido, ma il peccato umano è venuto a rompere l’equilibrio dei rapporti tra eguali: al rispetto sono subentrate la volontà di dominio e la violenza di un coniuge sull’altro, con le risapute sequele dolorose. Gesù (Vangelo), dopo aver rimproverato la sua gente “per la durezza del cuore” (v. 5), ha cercato di riportarli al progetto iniziale di Dio. Purtroppo, con scarsi risultati, allora e fino ai nostri giorni.

Il Concilio Vaticano II ha parole che illuminano la dignità e la santità del matrimonio e della famiglia: “L'intima comunità di vita e d'amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dall'alleanza dei coniugi, vale a dire dall'irrevocabile consenso personale. E così, è dall'atto umano col quale i coniugi mutuamente si donano e si ricevono, che nasce, anche davanti alla società, l'istituzione del matrimonio, che ha stabilità per ordinamento divino. In vista del bene dei coniugi, della prole e anche della società, questo legame sacro non dipende dall'arbitrio dell'uomo. Perché è Dio stesso l'autore del matrimonio, dotato di molteplici valori e fini: tutto ciò è di somma importanza per la continuità del genere umano, il progresso personale e la sorte eterna di ciascuno dei membri della famiglia, per la dignità, la stabilità, la pace e la prosperità della stessa famiglia e di tutta la società umana” (Gaudium et Spes, 48). A tal fine, la preghiera della Chiesa si fa insistente, “perché l’uomo e la donna siano una vita sola, principio dell’armonia libera e necessaria che si realizza nell’amore” (orazione colletta). La vita condivisa dell’uomo e della donna nel matrimonio non è soltanto in vista del bene della coppia, ma ha una irradiazione missionaria sui figli, sull’ambiente sociale ed ecclesiale.

Dopo aver parlato della famiglia, Gesù si rivolge subito ai bambini, e più in generale ai deboli e ai poveri, agli esclusi e scartati dalla società, dando loro affetto, protezione, stima, benedizioni (v. 13-16). Gesù è entrato pienamente nel tessuto e nei meandri della storia degli uomini, facendosi solidale con essi, condividendone l’origine e le sofferenze. Fino al punto che l’autore della lettera agli Ebrei (II lettura), con parole commoventi, afferma che Cristo “per questo non si vergogna di chiamarli fratelli” (v. 11). Cristo non esclude nessuno da questa relazione fraterna. Fosse anche una persona biasimevole e lontana! È sempre Lui il modello più radicale per ogni cristiano. È un appello forte per tutti nel mese missionario. (*)

Parola del Papa

(*) «La storia dell’evangelizzazione comincia con una ricerca appassionata del Signore che chiama e vuole stabilire con ogni persona, lì dove si trova, un dialogo di amicizia (cfr. Gv 15,12-17). Gli Apostoli sono i primi a riferirci questo, ricordando perfino il giorno e l’ora in cui lo incontrarono: “Erano circa le quattro del pomeriggio” (Gv 1,39). L’amicizia con il Signore, vederlo curare i malati, mangiare con i peccatori, nutrire gli affamati, avvicinarsi agli esclusi, toccare gli impuri, identificarsi con i bisognosi, invitare alle beatitudini, insegnare in maniera nuova e piena di autorità, lascia un’impronta indelebile, capace di suscitare stupore e una gioia espansiva e gratuita che non si può contenere… L’amore è sempre in movimento e ci pone in movimento per condividere l’annuncio più bello e fonte di speranza: “Abbiamo trovato il Messia” (Gv 1,41)».
Papa Francesco
Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2021

Sui passi dei Missionari

3     Ss. Ambrosio Francisco Ferro, sacerdote, e 27 compagni martiri, uccisi nel 1645 per la loro fede, sulle rive del fiume Uruaçu (Natal, Brasile). Appartengono al gruppo dei primi martiri del Brasile, assieme ai Ss. Andrés de Soveral, Domingos Carvalho e altri laici. (Vedi 16/7).

·     B. Josef Mayr-Nusser (1910-1945), martire italiano di Bolzano, padre di famiglia ed esponente dell’Azione cattolica, attivo nelle opere assistenziali. Morì a Erlangen (Germania), mentre veniva portato nel campo di concentramento di Dachau, perché si rifiutò di fare il giuramento di fedeltà a Hitler, dicendo: «Sono cristiano e la mia fede non me lo permette».

·     B. Jesús E. Jaramillo Monsalve (1916-1989), martire colombiano, dell’Istituto per le missioni estere di Yarumal. Come vescovo di Arauca, prese posizione in difesa dei poveri e contro la guerriglia comunista dell’Esercito di liberazione nazionale, che lo sequestrò e uccise.

·     Anniversario del naufragio di Lampedusa (2013), nel quale persero la vita 368 migranti eritrei ed etiopi, a poche miglia da quel porto italiano.

* A ricordo di questa terribile tragedia marittima nel Mediterraneo, si celebra oggi la giornata nazionale per le Vittime dell’Immigrazione. (Vedi 8/7).

4     S. Francesco d’Assisi (1182-1226), amante di Cristo povero, del prossimo e del Creato, fondatore dei francescani, e patrono d’Italia. Inviò gruppi di frati a evangelizzare diverse regioni del mondo. Nel 1219, lui stesso si recò a Damietta (Egitto) per un incontro fraterno e pacificatore con il sultano al-Malik al-Kāmil. È ispiratore di sempre nuove associazioni, cristiane e non, per la pace, la fraternità e la salvaguardia del Creato.

·     B. Francesco Saverio Seelos (1819-1867), sacerdote redentorista tedesco, missionario in varie regioni degli Usa. Morì di febbre gialla a New Orleans, Louisiana (Usa).

·     Ricordo di Carlo Carretto (1910-1988), laico italiano, educatore, militante nell’Azione cattolica giovanile. Nel 1945, assieme a Luigi Gedda (presidente dell’Azione cattolica), creò l'Associazione nazionale maestri cattolici. Nel 1954, parte per l’Algeria ed entra nel noviziato dell’istituto dei Piccoli Fratelli di Gesù. Per dieci anni, vive una vita eremitica nel Sahara, fatta di preghiera, silenzio e lavoro; è un’esperienza che esprimerà in Lettere dal deserto. Rientrato in Italia nel 1965, si stabilisce a Spello (Umbria), e per 20 anni anima un centro di preghiera e vita eremitica. È autore di numerosi libri di spiritualità cristiana.

5     Ss. Froilano († 905), vescovo di Léon, e Attilano († 916), vescovo di Zamora, in Spagna, ambedue prelati illustri per la loro virtù. Lasciarono la vita eremitica per dedicarsi alla evangelizzazione delle regioni liberate dal dominio degli arabi musulmani.

·     S. Maria Faustina Kowalska (1905-1938), religiosa polacca, destinataria di speciali rivelazioni di Gesù. Il culto della Divina Misericordia di cui divenne portavoce, si è difuso rapidamente in Polonia e nel resto del mondo, attirando molte persone a Cristo.

·     Ricordo di Annalena Tonelli (1943-2003), laica missionaria italiana, per 35 anni attiva in Kenya e soprattutto in Somalia. Fu uccisa a Borama (Somalia) da uno sconosciuto, appartenente a una cellula terrorista. Scrisse: «Scelsi di vivere per gli altri da quando ero bambina: per i poveri, per i sofferenti, per gli abbandonati, per coloro che nessuno ama, e spero di poter continuare così sino alla fine della mia vita… Ho fatto una scelta di povertà radicale… Un giorno il bene trionferà».

·     Assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2018 a: Denis Mukwege e Nadia Murad, per i «loro sforzi volti a mettere fine all’uso della violenza sessuale come arma da guerra e di conflitto armato». Mukwege (n. a Bukavu, 1955), ginecologo, ha curato varie migliaia di donne vittime di soldati e ribelli nell’est della Rd Congo. Nadia Murad (n. a Kocho, nord dell’Iraq, 1993), una delle 6.700 donne yazide (dell’etnia curda) fatte prigioniere dell’Isis, è oggi attivista per i diritti umani e prima ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani.

6     S. Bruno (1030-1101), sacerdote tedesco di Colonia, fu professore di teologia per 18 anni a Reims (Francia), poi eremita. Nel 1084, fondò presso Grenoble, in una valle solitaria nel cuore del massiccio chiamato all’epoca Cartusia, la ‘Grande Certosa’ (in francese chartreuse), da cui il nome dei Certosini, ordine di vita monastica eremitica e cenobitica. Negli ultimi anni della sua vita, fu chiamato a Roma come consigliere e aiutante del Papa. Morì a Serra San Bruno (Calabria), dopo avervi fondato altri due monasteri.

·     Bb. 52 Martiri di Kyoto (Giappone), uccisi nel 1619 presso Arima; erano laici giapponesi della diocesi di Funai. Tra di loro anche alcune coppie di sposi, uccici con i loro bambini. Da rilevare il caso di Giovanni Hashimoto e sua moglie Tecla, la quale fu crocifissa con i loro cinque figli a lei legati: Caterina (13 anni), Tommaso (12), Francesco (8), Pietro (6) e Ludovica (3). Quest 52 laici furono beatificati nel 2008, unitamente ad un gruppo di 188 martiri giapponesi. (Vedi 24/11).

7     Festa della B.V. Maria del Rosario, memoria mariana di origine devozionale, collegata alla vittoria di Lepanto (1571), che arrestò la grande espansione dell’impero ottomano. Il rosario è una preghiera popolare atta a far rivivere i misteri della vita di Cristo e di Maria, in sintonia con le gioie, i dolori, i problemi e le speranze del mondo intero.

·     Ricordo di Desmond Tutu (n. a Klerksdorp, 1931), teologo sudafricano, arcivescovo anglicano emerito di Città del Capo. È stato attivista contro il sistema dell’apartheid, battendosi in favore dei diritti umani. Ricevette il Premio Nobel per la Pace 1984, il Premio Pacem in Terris 1987, e altri riconoscimenti internazionali.

8     S. Giovanni Calabria (873-1954), sacerdote di Verona, nato in una famiglia povera. Fondò i Poveri Servi e le Povere Serve della Divina Provvidenza, aprendo istituti per assistere orfani, emarginati e ammalati, con il programma di cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia (cfr. Mt 6,33), confidando per il resto nella Provvidenza del Signore. Diceva: «Il malato è, dopo Dio, il nostro vero padrone».

9     S. Ludovico Bertrán (1526-1581), sacerdote domenicano spagnolo, missionario in Colombia, dove evangelizzò i popoli indigeni e ne prese le difese davanti agli oppressori.

·     S. Giovanni Leonardi (1541-1609), fondatore dei Chierici regolari della Madre di Dio. Con il prelato spagnolo G. B. Vives, fondò a Roma una scuola per futuri missionari ad gentes, primo nucleo del Collegio di Propaganda Fide (1627).

·     S. John Henry Newman (1801-1890), filosofo e teologo inglese, convertitosi dall’anglicanesimo, poi cardinale. Fondò l’Oratorio di san Filippo Neri in Inghilterra. La liturgia lo ricorda oggi nell’anniversario della sua conversione alla fede cattolica nel 1845. Due suoi motti: «La santità prima di tutto»; «Il cuore parla al cuore».

·     Ven. Pio XII (Eugenio Pacelli, 1876-1958). Fu Papa dal 1939 al 958. Operò per la pace durante la Seconda guerra mondiale. Il suo vasto e illuminato magistero pontificio, orale e scritto, offrì abbondante materiale per i documenti del Concilio Vaticano II. Con l’enciclica Fidei Donum (1957) lanciò un appello in favore delle missioni, specialmente in Africa, coinvolgendo anche il clero diocesano.

9-10  Il Papa a Roma apre il Sinodo ecclesiale dal titolo: «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione»; il 17/10 si apre il Sinodo in ogni Chiesa particolare. Una tappa fondamentale sarà l’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi a Roma (ottobre 2023), a cui farà seguito la fase attuativa, che coinvolgerà nuovamente le Chiese particolari. 

10   S. Daniele Comboni (1831–1881), primo vescovo e vicario apostolico dell’Africa Centrale. Elaborò un Piano per la Rigenerazione dell’Africa (1864), con l’idea centrale di salvare l’Africa per mezzo degli stessi africani. Fondò due istituti, per missionari e per missionarie (vedi 1/6). Morì a Khartoum (Sudan) all’età di 50 anni. Il suo motto: «Africa o morte!». Giovanni Paolo II lo proclamò beato (1996), santo (2003) e “insigne evangelizzatore e protettore del continente nero”.

P. Romeo Ballan

Mc 10,2-16

L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto

Commento di Paolo Curtaz

"L'uomo dunque non separi ciò Dio ha congiunto"

Al tempo di Gesù il divorzio era un fatto consolidato, addirittura attribuito a Mosè, quindi intangibile. Il divorzio, però, era un divorzio maschilista: solo l’uomo, stancatosi della moglie, poteva rimandarla a casa con un libello di ripudio.

Nessuno avrebbe mai osato mettere in discussione una norma così favorevole ai maschi: la domanda che viene posta a Gesù è retorica, tutti si aspettano che, ovviamente, Gesù benedica questa norma. O forse no: la domanda viene posta proprio come un tranello, per far diventare Gesù improvvisamente antipatico alle folla che lo ha così presto elevato al rango di profeta.

La risposta di Gesù è una rasoiata: voi fate così, ma Dio non la pensa così, Dio crede nell’amore come unico, crede nella possibilità di vivere insieme ad una persona per tutta la vita. Senza sopportarsi, senza sentirsi in gabbia, senza massacrarsi: l’obiettivo della vita di coppia non è vivere insieme per sempre, ma amarsi per sempre!

Gesù dice che è possibile amarsi per tutta la vita, che Dio l’ha pensata così l’avventura del matrimonio, che davvero la fedeltà ad un sogno non è utopia adolescenziale ma benedizione di Dio! Quando due persone decidono di sposarsi e parliamo della fedeltà, non stiamo disquisendo di una norma anacronistica di una struttura reazionaria che propone un modello superato: stiamo parlando del sogno di Dio.