Giovedì 25 settembre 2025
Uno dei temi che hanno ricevuto particolare attenzione nell’Assemblea intercapitolare, in corso a Roma dall’8 al 26 settembre, è stato quello della riorganizzazione delle circoscrizioni a livello di Istituto. La necessità di riunificare alcune circoscrizioni è un argomento discusso da circa vent’anni nei diversi incontri, assemblee e capitoli generali. [Nella foto: Fr. Alberto Lamana]

Fr. Alberto Lamana, assistente generale, ha presentato un’introduzione al tema dell’accorpamento, con l’obiettivo di guidare i lavori dei giorni 23 e 24 settembre. In particolare, ha illustrato le radici storiche e i motivi principali che hanno spinto l’Istituto a rivedere la propria organizzazione, ossia:

  • la diminuzione dei membri attivi nell’Istituto;
  • la necessità di affermare la ministerialità secondo un nuovo stile di missione;
  • la valorizzazione delle pastorali specifiche, l’importanza di GPIC e l’impegno per l’ecologia integrale (cf. Capitolo generale del 2022);
  • i ripetuti richiami dei capitoli generali precedenti, in particolare quello del 2022.
Fr. Alberto Lamana, assistente generale, ha presentato l’introduzione al tema dell’accorpamento.

Fr. Lamana ha sottolineato che «allo stato attuale delle cose, le province hanno difficoltà a portare avanti ministeri che consideriamo fondamentali a livello ecclesiale. Anche a livello comboniano non riusciamo a garantire la presenza di Fratelli in tutte le province, né di confratelli specializzati in grado di svolgere adeguatamente tutti i servizi specifici necessari. In particolare, è difficile assicurare programmi adeguati di formazione di base e permanente. In tale situazione diventa problematico poter contare sulla sussidiarietà e liberare energie per attività missionarie più ampie».

Ha poi ribadito che «l’accorpamento vuole essere a servizio della fedeltà al carisma, delle nuove esigenze della missione, dei diversi talenti presenti nell’Istituto, dell’integrazione di stili diversi di vita e di ministero che possono arricchirsi reciprocamente, del rinnovamento e della flessibilità nel ricambio del personale».

Pubblichiamo di seguito la versione integrale del testo del Consiglio generale, distribuita ai superiori di circoscrizione.

Accorpamento per una missione rinnovata

È un dato di fatto che, come Istituto, non siamo soddisfatti dell’elevato numero di circoscrizioni e del ridotto personale presente in ciascuna di esse. Hanno riconosciuto questo gli ultimi tre Capitoli generali, che ne hanno discusso e preso decisioni in merito, orientandosi verso l’accorpamento di circoscrizioni.

Inizialmente, il fattore che ha motivato la riflessione è stata la diminuzione del personale e l’impossibilità di mantenere l’attuale numero di circoscrizioni. Il Capitolo del 2015 ha aggiunto un tema molto rilevante, cioè la ministerialità, insistendo sulla necessità di ripensare la nostra missione da questa prospettiva. Così, alla questione del personale si è affiancata l’urgenza di approfondire la dimensione ministeriale della nostra attività pastorale, il che implica una nuova lettura della realtà ecclesiale e sociale in comunione con le Chiese locali in cui operiamo.

Il Capitolo del 2015 ha saputo cogliere le trasformazioni in atto nella Chiesa e ha invitato a riconfigurare la missione in risposta al nuovo paradigma missionario indicato da Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium.

Il Capitolo del 2022 ha ripreso questo orientamento ministeriale e lo ha concretizzato in vari aspetti, tra i quali un maggior rilievo dato alle pastorali specifiche. Inoltre, ha lanciato un forte appello a recuperare la dimensione “Giustizia, Pace e Integrità del Creato” (JPIC), con particolare attenzione all’ecologia integrale, e a rilanciare l’animazione missionaria come elemento fondamentale della nostra missione, ripensando linguaggi e mezzi. In sintesi, non possiamo più continuare a svolgere la nostra missione come in passato.

Nella struttura del nostro Istituto, la circoscrizione è il livello fondamentale da cui l’azione missionaria è articolata e pianificata. È in tale “locus” che la missione diventa concreta e viva – grazie all’immersione nel territorio – e le persone sono alle comunità per svolgere un lavoro specifico. È la Provincia che ha “governo” vicino alla missione e attraverso i suoi consigli offre una rappresentanza ministeriale e geografica.

Il Consiglio generale (CG) non costituisce un livello fondamentale: è necessario, sì, ma secondario rispetto all’esecuzione della missione; il suo ruolo è più a livello di coordinamento, supervisione e gestione delle risorse umane, in particolare attraverso la destinazione di confratelli alle province.

Da Roma si osserva che la maggior parte delle circoscrizioni non dispone di personale sufficiente per rispondere alle sfide e ai nuovi appelli della missione. Corriamo, pertanto, il rischio di diventare sia irrilevanti all’interno della Chiesa locale in cui operiamo sia “attori sociali” incapaci di generare trasformazioni nello spirito del Vangelo. Alcune province non hanno Fratelli, e questo rappresenta un limite importante per la missione secondo la visione di Comboni. L’appello dell’ultimo Capitolo generale a sviluppare pastorali specifiche, iniziative JPIC e di ecologia integrale e un rinnovato impegno nell’animazione missionaria è rimasto in gran parte inascoltato in molte circoscrizioni, non per mancanza di volontà, ma per scarsità di personale qualificato o di confratelli con i necessari talenti per operare in questi settori. Di conseguenza, tendiamo a orientarci verso ministeri ordinari già svolti dalla Chiesa locale, perché non abbiamo la capacità di sviluppare pienamente il nostro contributo specifico come comboniani (cfr. la recente Lettera sulla missione).

Anche dal punto di vista dell’amministrazione ordinaria, i superiori provinciali si sentono impotenti di fronte a situazioni di emergenza a causa della scarsità di personale. Ogni minimo imprevisto finisce sul tavolo del Consiglio generale. Le nostre circoscrizioni mancano delle competenze necessarie semplicemente perché sono troppo “piccole” in termini numerici. Un’altra conseguenza è che nei governi provinciali spesso siedono persone prive delle capacità richieste per responsabilità tanto importanti. Da tutto questo deriva una crescente centralizzazione a Roma e una crescente tensione rispetto al principio di sussidiarietà, poiché l’amministrazione generale è costretta a intervenire in questioni che spetterebbero ai consigli provinciali.

L’unificazione delle circoscrizioni è anzitutto una risposta al desiderio comune di vivere la missione con fedeltà e spirito rinnovato, incarnando maggiormente il Vangelo nella realtà socio-ecclesiale in cui siamo immersi. È un’opportunità per costruire nuove forme di presenza, partendo dall’ampliamento delle unità organizzative e valorizzando meglio doni e capacità. Ad esempio, si aprirebbe la possibilità di creare un Segretariato della Missione che comprenda tutti i settori indispensabili ad una odierna evangelizzazione: un traguardo, questo, difficile da raggiungere per gruppi di 35 persone, ma molto più realistico per gruppi di 70, in cui sarebbe più semplice trovare le competenze necessarie. Anche sul piano personale, ciascuno avrebbe maggiori possibilità di trovare il proprio ruolo e il proprio posto, potendo così dare il proprio contributo secondo i propri talenti e i suggerimenti dello Spirito.

Una delle critiche più frequenti fatte all’accorpamento di circoscrizioni riguarda il timore che un gruppo che ha elaborato un proprio stile e il proprio approccio alla missione, rischi di sparire nella nuova provincia. Sorge, tuttavia sorge una domanda: perché dovrebbero andare perdute ricchezze maturate nella propria esperienza missionaria? E perché, invece, non vedere la fusione di più gruppi come una opportunità per arricchirci a vicenda?

Pertanto, è fondamentale lavorare insieme nella progettazione della nuova provincia a partire dalla redazione dei piani sessennali, direttori e statuti dei segretariati, così da trasformare l’esperienza accumulata in saggezza, grazie a un sapiente e misurato processo di integrazione.

Siamo consapevoli che, dal punto di vista della vita fraterna, esiste anche il problema del nazionalismo, poiché la maggior parte delle province è configurata entro confini nazionali. L’unificazione ridurrebbe questa caratteristica, dando vita a province che abbracciano territori di diverse nazioni.

Le nostre province sono realtà molto fluide nella composizione del personale: alcuni partono, altri arrivano. In questo senso, l’unificazione è un processo che si concretizzerà progressivamente, parallelamente al rinnovamento del personale. Nell’immediato, ciascuno continuerà in parte il proprio impegno, ma sarà con l’arrivo di nuovi membri che si potranno dare priorità a determinate opzioni. Pertanto, non sono giustificati i timori di cambiamenti radicali nelle attività quotidiane. La nostra responsabilità verso il futuro è quella di porre le basi per nuovi processi di riconfigurazione.

Alcuni affermano che sia troppo presto e che, per ora, si debba puntare solo a migliorare la collaborazione. Certamente dobbiamo collaborare molto più di quanto facciamo oggi. Ma dobbiamo riconoscere che il livello di collaborazione interprovinciale è scarso e dipende da iniziative personali, che spesso non hanno continuità. Lo vediamo chiaramente nella continentalità, dove molte iniziative rimangono impigliate in nodi burocratici che lasciano incerto chi decida cosa.

L’unificazione delle province andrà avanti solo se accompagnata da un serio impegno di riconfigurazione della missione: lasciandoci interrogare dalla realtà alla luce del carisma e avendo il coraggio di stabilire priorità ministeriali. In questo modo, il processo ci aiuterà a riflettere sulla missione, integrando esperienze diverse. È un’opportunità per superare modelli o presenze ormai superati e, nello stesso tempo, aprirci a nuove periferie dove la missione comboniana ha un contributo specifico da offrire.

Siamo consapevoli della forte resistenza che molti confratelli manifestano nei confronti del processo di unificazione delle circoscrizioni. Il nostro compito è aiutarli a superare questo atteggiamento conservatore e immobilista, frutto della paura del cambiamento e dell’uscire dalla zona conosciuta. Nei confratelli più anziani questa paura si manifesta maggiormente. Allora dobbiamo rassicurarli che ciò non comporterà cambiamenti significativi nelle loro condizioni di vita.

Di fronte ai segni dello Spirito che abbiamo cercato con umiltà per lungo tempo, riteniamo sia giunta l’ora di passare all’azione. Molte altre congregazioni hanno già intrapreso questo cammino. Perché non imparare da loro? Siamo chiamati a superare la visione ristretta in cui ognuno vede solo ciò che lo circonda e aprirci al presente e al futuro della missione. Non si tratta di un processo dettato da un istinto di autoconservazione, ma di un cammino motivato dall’amore per la missione.

Cosa guadagniamo da tutto questo? Non è facile rispondere: dipenderà dall’impegno che ci metteremo e da fattori non sempre sotto il nostro controllo. Una cosa, tuttavia, è chiara: stiamo già perdendo molto in termini di qualità e capacità operativa, e questo sta gradualmente indebolendo “il fuoco del carisma”.

L’accorpamento di circoscrizioni non è un semplice “esercizio demografico”: è invece un cammino appassionante di ascolto e rinnovamento, volto a dare più vita alla missione per il Regno. La metodologia del Capitolo generale del 2022 – la cosiddetta “indagine apprezzativa” – ci ha insegnato ad affrontare le difficoltà partendo dai segni di vita già presenti nel nostro cammino, da ciò che ci unisce e ci rafforza nella passione per l’annuncio del Vangelo, che rimane l’unica ragione della nostra esistenza di missionari comboniani.

Conclusione dei lavori – 23 e 24 settembre

Alla presentazione di fratel Lamana è seguito un lungo e proficuo dibattito, prima di passare all’ascolto delle riflessioni già elaborate da ciascuno dei continenti (Africa anglofona e Mozambico–APDESAM, Europa, America-Asia e Africa francofona–ASCAF).

Il pomeriggio del 23 settembre è stato dedicato al lavoro dei gruppi continentali. Padre David Domingues, vicario generale, ha invitato i partecipanti a compiere un autentico discernimento, ascoltando ciò che lo Spirito ci vuole dire oggi, e presentare in aula una proposta concreta e il più possibile dettagliata.

Ogni gruppo continentale è stato chiamato a:

  1. richiamare le ipotesi concrete di accorpamento già formulate;
  2. selezionare una di queste ipotesi e proporre percorsi che conducano all’accorpamento entro tre anni, tenendo conto del processo decisionale e del periodo di transizione;
  3. individuare quali elementi del percorso proposto possano essere applicati anche alle altre ipotesi di accorpamento.

La mattina del 24 settembre, ciascun gruppo continentale ha presentato le proprie proposte concrete in seduta plenaria. A ogni partecipante è stata data la possibilità di porre ulteriori domande e di esprimere osservazioni su ciascuna delle proposte presentate.

Ora si attende che il Consiglio generale definisca i prossimi passi da compiere.